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FIORI DI PENSIERO: poesie, racconti, riflessioni... Fiori di Pensiero è nato per permettere agli autori dilettanti di pubblicare le loro emozioni principalmente con la parola scritta, ma anche con immagini e suoni, usando il supporto più moderna che esista: Internet. La poesia è la principale rubrica del forum, ma trovano posto adeguato anche racconti, pensieri, riflessioni, dediche, lettere e tutto ciò che il cuore può dettare ed il pensiero esprimere.

Quel giorno a Dresda...

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    alberto_58
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    00 28/06/2008 00:21
    Paolo era stato catturato dai tedeschi dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, assieme ad altri coetanei della sua età, diciannove anni, tutti promossi carabinieri pochi mesi prima a Roma, sotto i bombardamenti.
    Si trovava già da quasi due anni in Germania. Non erano considerati veri prigionieri di guerra, ma come “internati militari italiani”, IMI. Perciò godevano di particolari privilegi. Il privilegio di lavorare fuori del campo di prigionia e di rientrarvi solo la notte, per dormire. Il privilegio di lavorare nelle campagne, nelle fattorie, rimpiazzando i contadini tedeschi arruolati, mangiare lo stesso cibo delle loro famiglie, al loro stesso tavolo.
    Quando le cose cominciarono ad andare male per la Germania e gli alleati si avvicinavano ogni giorno sempre di più ai suoi confini, i prigionieri venivano lentamente spostati in altri campi, viaggiando su treni e su camion. Spesso venivano impiegati come manodopera per recuperare rottami di aerei alleati abbattuti dalla contraerea.
    I rottami venivano portati alle acciaierie Krupp, fusi e riutilizzati per costruire cannoni e panzer.
    Durante uno di questi spostamenti, il treno dei prigionieri si era fermato a Dresda, una città bellissima, mai bombardata dagli alleati. Paolo guardava a bocca aperta le chiese gotiche, i palazzi, le case e i giardini. Ignorava la storia e gli stili, ma, nonostante la fame e la stanchezza, che non lo abbandonavano mai, si rendeva conto di essere davanti a qualcosa di veramente bello.
    E quell’atmosfera di pace, di pulizia e serenità erano come un balsamo per il suo animo e per quello dei suoi compagni.
    Persino la scarsa razione di pane di segala duro, consumata seduti per terra, sembrava più buona.
    Paolo pensava alla sua casa in Italia, alla sua famiglia, che non aveva più avuto sue notizie e che sicuramente lo credeva morto.
    Pensava che fra pochi giorni, il diciassette febbraio, avrebbe compiuto ventuno anni.
    Era il tredici febbraio 1945.
    Il cielo si oscurò su Dresda, coprendosi di rumori. Ma non erano le nuvole di un temporale.
    I soldati tedeschi che scortavano i prigionieri e quelli locali guardarono in alto meravigliati : nessun aereo alleato aveva mai sorvolato Dresda dall’inizio della guerra e ora sembravano tutti sopra di loro. Suonarono penosamente le sirene d’allarme, come lamenti inutili. Ancora non succedeva niente, ma una cappa pesante di aria incombeva su di loro sempre più bassa e satura di sentori minacciosi. Poi esplose.
    Per tre giorni consecutivi solo esplosioni, fiamme, esplosioni.
    Il cielo non si vedeva più. Era scomparso. Solo polvere rovente.
    Paolo, alcuni suoi compagni e un gruppo di soldati tedeschi si erano nascosti sotto un ponte stradale. Non osarono muoversi per tre giorni e tre notti, anche perché erano convinti che era giunta la fine del mondo. Non vedevano nulla. Polvere. Un vento caldo come in Africa scottava la loro pelle, ardeva la gola e non avevano niente da bere. La terra tremava in continuazione, il ponte barcollava come ubriaco, perdendo pezzi, ma non osavano uscire da li sotto. Non volevano vedere l’inferno.
    Al terzo giorno, con la testa dolorante, le orecchie che fischiavano come per una caduta da incommensurabili altezze, si trascinarono fuori, sentendo delle voci. Qualcuno diede loro dell’acqua e del pane, si riunirono, si incamminarono in silenzio, come se sapessero dove andare. Vagarono in un mare di rovine in fiamme.
    File di morti dappertutto. Uomini in uniforme dappertutto. Camion pieni di morti dappertutto. Montagne di rovine scalfite da migliaia di mani silenziose e febbrili.
    Mani che recuperavano sagome sporche e immobili, che una volta erano state esseri umani, ora solo materia carbonizzata.
    Molte sagome erano tanto piccole.
    “Italiani!”
    Si girarono a fatica, scossi da quella voce stentorea dall’accento tedesco.
    Era un ufficiale della Wehrmacht, i capelli bianchi scompigliati, l’uniforme piena di polvere.
    “Italiani…in nome di Dio…aiutateci…”
    E si coprì il viso con le mani scorticate, piangendo.
    Paolo e i suoi compagni si unirono agli altri.
    Si sentivano degli spari.
    Estrassero dalle macerie tanti morti, li mettevano in fila dove veniva loro detto, prendevano le pompe dell’acqua dei vigili per srotolarle verso montagne di detriti in fiamme, dirigendo l’acqua sul fuoco che non si spegneva mai.
    Si sentivano degli spari.
    Paolo e un suo amico, Andrea, videro un bambino che si muoveva dentro una pozza d’acqua nera, a fianco di un palazzo sventrato.
    Era immerso quasi completamente per tutto il fianco sinistro, compresa la guancia, che non staccava dall’acqua.
    Sembrava sforzarsi a rimanere in quella posizione, a non uscire dalla pozza d’acqua. Era tutto sporco, come di catrame. Solo gli occhi, gli occhi avevano una luce disperata. Non emetteva un lamento dalla sua bocca chiusa. Severa. Offesa.
    “Aiutiamolo a uscire” disse Andrea dirigendosi verso la pozza.
    Paolo lo seguì lentamente, perché zoppicava.
    Vide Andrea chinarsi sul bambino, afferrarlo a un fianco e sollevarlo. Dalla parte immersa di quel corpo, appena fuori dall’acqua, si sprigionarono fiamme arancioni, che fecero urlare il bambino e Andrea, che lo mollò immediatamente, scuotendosi con forza e tossendo, mentre il bambino rotolava nell’acqua fino a immergere nuovamente la parte in fiamme, rimanendo immobile, con la bocca semiaperta gli occhi fissi.
    Si avvicinò un soldato. Indossava l’uniforme nera delle SS.
    Guardò il bambino. Gli sorrise. Si chinò su di lui dicendogli qualcosa, lo accarezzò. Estrasse la pistola. Si sentì uno sparo.
    Si girò verso Andrea, che alzò le mani. Il soldato rimase a guardarlo, inebetito, ripose la pistola nel fodero e guardò il bambino, che si era parzialmente girato e ardeva a tratti, di un fuoco che non si spegneva e si accendeva sempre a contatto con l’aria. Fece cenno ad Andrea e Paolo di tornare al lavoro.
    Aveva uno sguardo duro, nonostante, sulla faccia impolverata, ci fosse il solco di una lacrima.
    Si sentì un altro sparo.
    Non si sapeva come spegnere l’effetto delle bombe incendiarie sulla pelle…






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    ELIPIOVEX
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    00 29/06/2008 20:25
    Un racconto tremendo come tremenda è stata la guerra.
    Veramente toccante.
    E' un racconto tratto dalle testimonianze di quei giorni?
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    alberto_58
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    00 02/07/2008 19:16
    Grazie Eli per averlo letto.
    E' un racconto vero, alcuni particolari li ho aggiunti io su fatti realmente accaduti per poterlo trasformare quasi in una storia.
    Uno dei due carabinieri di diciannove anni catturati dai tedeschi era mio padre...ma lui non parlava troppo di quei giorni.
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    ELIPIOVEX
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    00 02/07/2008 21:56
    Lo capisco. Sono drammi che restano nel profondo per tutta la vita.
  • ariadipoesia
    00 02/07/2008 22:03
    Una pagina di storia che hai scritto con la mente e con il cuore
    l'ho letta tutta d'un fiato ripercorrendo con la mentte le serate passate a parlare davanti aò caminetto, con mio nonno maresciallo dell'aereonautica militare, mi sembrava risentire la sua voce rotta a tratti dall'emozione al ricordo di volti di soldati e di civili che immancabilmente gli facevano compagnia nelle sue storie dal fronte. Storie di gente semplici, di prsone qualunque, catapultate in un aberrazione che coinvolse il mondo intero. [SM=x142892]

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    Cobite
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    00 03/07/2008 14:43
    A Dresda non c'erano obbiettivi militari, non erano ammassate truppe, solo profughi. Non c'era neppure una contraerea. C'erano solo i civili. Dresda era una città lasciata fuori dai meccanismi di guerra e tutti lo sapevano.
    Tutti lo sapevano, anche gli alleati.
    Perché allora quel terribile bombardamento?
    Per puro, semplice calcolato TERRORISMO.

    Gli americani vollero dare una dimostrazione della loro crudeltà senza rimetterci un solo aereo e senza correre alcun pericolo bombardando ignobilmente persone assolutamente innocenti ed indifese e lo fecero per scoraggiare la resistenza tedesca. Fu una delle piu grandi stragi di innocenti che si conosca, superata solo, ma di poco, o dagli altri due atti di terrorismo portati a termine sempre dagli americani, con le bombe atomiche in Giappone


    cronologia.leonardo.it/storia/a1945n.htm

    Grazie per averci ricordato questi fatti. [SM=g1602844]

    Giancarlo
    [Modificato da Cobite 03/07/2008 15:03]


    ...

    - Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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    alberto_58
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    00 03/07/2008 17:10
    Grazie Giancarlo. Condivido assolutamente le tue parole.
    Alberto.
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    caiobritannico
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    00 18/07/2008 09:22
    Re:
    alberto_58, 03/07/2008 17.10:

    Grazie Giancarlo. Condivido assolutamente le tue parole.
    Alberto.




    Sono un militare, spesso all'estero in missione...Ho visto tante sofferenze, tanto dolore, rabbia. Ho visto bambini piangere e bambini che sorridevano. La tristezza negli occhi di una anziana signora mentre la casa era in fiamme. Ancora non riesco a capire lo scopo, l'utilità di una guerra.....
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    Cobite
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    00 18/07/2008 09:56
    Re: Re:
    caiobritannico, 18/07/2008 9.22:




    Sono un militare, spesso all'estero in missione...Ho visto tante sofferenze, tanto dolore, rabbia. Ho visto bambini piangere e bambini che sorridevano. La tristezza negli occhi di una anziana signora mentre la casa era in fiamme. Ancora non riesco a capire lo scopo, l'utilità di una guerra.....




    Ti capisco, ma qualche volta forse la guerra di difesa ci vuole e certamente non si può andare disarmati in certe località e in mezzo a certe situazioni.

    Ma i fatti ricordati sopra non hanno niente a che vedere con una guerra. Sono aberrazioni, crudeltà ignobili.
    Non sono meno delle stragi dei campi di concentramento, anzi sono molto peggio perché ispirate solo dal desiderio di dimostrare la propria potenza facendo delle stragi incalcolabili di civili dove sia resistenza militare che obbiettivi militari mancavano: terrorismo puro. [SM=g27812]


    Giancarlo


    ...

    - Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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    caiobritannico
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    00 18/07/2008 10:36
    Re: Re: Re:
    Cobite, 18/07/2008 9.56:




    Ti capisco, ma qualche volta forse la guerra di difesa ci vuole e certamente non si può andare disarmati in certe località e in mezzo a certe situazioni.

    Ma i fatti ricordati sopra non hanno niente a che vedere con una guerra. Sono aberrazioni, crudeltà ignobili.
    Non sono meno delle stragi dei campi di concentramento, anzi sono molto peggio perché ispirate solo dal desiderio di dimostrare la propria potenza facendo delle stragi incalcolabili di civili dove sia resistenza militare che obbiettivi militari mancavano: terrorismo puro. [SM=g27812]


    Giancarlo




    mi fanno piacere i tuoi commenti, non a caso sei un attivissimo in questo forum. Certo, c'è guerra e guerra, nessuna bella e tutte brutte. Sono PIENAMENTE daccordo con te, in missione, anche se di pace non ci si può andare con fionde o con mazzi di rose. Italiano brava gente è una cosa che è finita tanto tempo fa, il mito del soldato bonaccione, che mette daccordo tutti col piatto di pasta, il fiasco di vino e due canzoni strimpellate alla chitarra (credimi, abbiamo fatto anche questo). Poi sono venute le bombe vigliacche di Nassirya (ci sono stato), i vari attentati in giro per il mondo, ma noi, soldati italiani non abbiamo mai piegato la testa. La paura c'è, sempre. Sarebbe da incoscienti non averne, da menti malate, ma è dalla paura che nasce il coraggio, non credi? Il fatto che dicevi che non si può andare in certi posti o situazioni senz'armi è giusto. Aiutati che Dio t'aiuta, ma se te le vai a cercare, ad un certo punto, manco il Padreterno può fare più di tanto, e questa è una cosa che vorrei dire soprattutto a tutti quelli che vanno sventolando dietro bandiere della pace, tanta gente che critica il nostro operato, senza pensare che tanti anni fa soldati venuti da lontano hanno dato la vita per la nostra LIBERTA', ed oggi, noi che viviamo in un mondo libero, dove tutti hanno il diritto di criticare un Governo, dove si può bruciare una bandiera senza andare in carcere, dove è diventato legale anche il Vaffa, abbiamo il diritto di dare la stessa libertà, la stessa democrazia anche a popoli più sfortunati, se mi è concesso il termine. Hanno voglia a dire che sono persone che in fondo stanno bene così, che non hanno chiesto la nostra opera (e manco è vero). Se non conoscono il nostro modo di vivere, come potranno mai desiderarlo?
    Scusa se sono uscito fuori dall'argomento, ma a volte uno sfogo ci vuole [SM=x142852]
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    Cobite
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    00 18/07/2008 12:07


    Devo dire che in linea di principio, personalmente sono d'accordo con te. [SM=x142846]

    Ciao

    [SM=x142848] Giancarlo


    ...

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    alberto_58
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    00 19/07/2008 15:54
    Caiobritannico, anchio sono un militare e sono stato all'estero.

    Quando ero più giovane (sono della classe 1958) ero perfettamente convinto di essere nel giusto e che solo le Giacche Blu avessero ragione.
    Il resto dell'umanità, incivile e coperta di stracci, DOVEVA necessariamente fare capo a noi, alle Giacche Blu. Portavamo pace, ordine, prosperità, giustizia e riparavamo i torti. E avevamo ragione perchè la nostra storia, la nostra missione era unica, troppo bella, troppo nobile.
    Quante illusioni perdute... parafrasando il titolo di un vecchio film.... almeno per quanto mi riguarda.
    Ti spiego il motivo : conosco la lingua araba oltre i termini da posto di blocco e convenevoli e ho parlato con parecchie persone che avevano assistito ai fatti.
    Non intendo parlare di politica, nè intendo raccontare episodi cruenti recenti. (Il racconto di Dresda è del passato ormai).
    Ma se in una regione italiana, mettiamo la mia, la Sardegna, si trovasse il petrolio e la Sardegna decidesse di staccarsi dall'Italia e mettersi sotto il protettorato di una grande Potenza Straniera, diventasse straricca, e il governo italiano decidesse, dopo anni, di riprendersi la Sardegna usando il suo esercito, la chiamereste invasione?
    Tale da giustificare lo scatenarsi di una guerra?
    Per il Kuwait è successo esattamente così. E da lì è cominciato tutto.
    A mio parere, certo irrilevante, dove noi vediamo INGIUSTIZIA e TORTO, ci può essere la GIUSTIZIA e la RAGIONE di qualcun'altro.
    Non mi sono mai vergognato di essermi commosso davanti a bambini musulmani che pregavano in una moschea.
    Pregavano in modo diverso dal mio. Dio in arabo si chiama Allah.
    Per concludere, penso che noi Italiani siamo un grande popolo. La nostra storia, la nostra cultura sono uniche. Come sono uniche e grandiose le culture degli altri popoli. Molti di noi non lo hanno capito.
    Penso che il degrado della nostra civiltà sia cominciato proprio da questa incomprensione. Speriamo nella cultura. Non nei ragazzi che ambiscono un titolo di studio per potere e ricchezza, ma in ragazzi che desiderano la conoscenza per desiderio di conoscenza reciproca fra i popoli, comprensione, tolleranza e collaborazione. E pace.

    Speriamo ci siano ragazzi così, per risollevare la nostra fantastica Italia.

    Alberto
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    ELIPIOVEX
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    00 19/07/2008 16:18
    Re:
    alberto_58, 19/07/2008 15.54:



    Speriamo ci siano ragazzi così, per risollevare la nostra fantastica Italia.

    Alberto



    Come mamma lo spero anch'io.
    Caro Alberto soldi potere (e quindi petrolio e forse fra poco l'acqua) scatenano un sacco di brutture nell'animo dell'uomo.
    E questi animi corrotti portano guerre, distruzioni genocidi e stupri.
    E' triste vivere in un mondo così, ancora più triste consegnarlo ai nostri figli.
    Un applauso a Caiobritannico per quello che ha fatto per noi. [SM=x142887]


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    Cobite
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    00 13/02/2012 09:26


    Non dobbiamo dimenticare.

    Giancarlo


    ...

    - Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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    novaintheforest
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    00 18/02/2012 01:23
    Una narrazione stupenda, hai saputo raccontare i giusti particolari per descrivere in maniera bellissima l'orrore di una guerra senza idee, una guerra per la guerra, una guerra per la paura, ricollegandomi al commento di cob.

    Penso a tuo padre con tenerezza, quelle immagini incendiare hanno marchiato il suo animo, cuore e memoria.

    Un applauso, e un augurio a tuo padre con il cuore, che possa trovare pace da quelle immagini.

    Piaciutissima

    Un saluto
    Francesco [SM=x142897]


    ...

    Nelle vene scorre chimica poesia, il terribile jack cercò di farla schiava dell'arte più distorta, eppure non posso non ammirare la sua ricerca verso l'origine dell'uomo in quanto arte.
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    alberto_58
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    00 03/05/2012 21:41
    Ti ringrazio per le belle parole Francesco e scusa il ritardo.
    Purtroppo mio padre non c'è più da tanto tempo, ma le tue parole mi hanno fatto piacere e mi hanno commosso.
    Grazie.
    Alberto.
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    novaintheforest
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    00 03/05/2012 23:20
    Tranquillo, avevo già notato la data un po' vecchiotta del post, quindi non mi aspettavo neanche che rispondessi. Grazie per l'apprezzamento, e riaffermo i miei complimenti. La bellezza del testo sta nella sua introspettività senza critica o morale, ma cruda e sincera. La sensibilizzazione verso tali argomenti va condotta innanzi tutto con il sentimento, poi possiamo parlarne ed esprimere i nostri giudizi. E di fatto è quello che sei riuscito a fare con questo racconto. Sono ancora più sincero: sono un po' cinico, non per disinteressamento a tali questioni, anzi, ma perché i mezzi d'informazione hanno ormai sfruttato questi eventi in show televisivi annuali, pertanto per commuovermi, per farmi sentire di essere presente, partecipe del dolore e della battaglia, ho bisogno di persone che sanno realmente esprimere, evocare, e non sermoni di etica scontata.

    Questo per farti capire quanto apprezzo realmente il tuo scritto.

    Concludo con sincere condoglianze e una lacrima per tuo padre, con la speranza che, dovunque egli sia, ci sia una flebile brezza che curi le ustioni del suo animo.

    Un abbraccio e un saluto
    Francesco [SM=x142897]


    ...

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