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GIACOMO LEOPARDI- ANTOLOGIA

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2007 12:21
27/07/2007 23:19
 
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XVIII

ALLA SUA DONNA



Cara beltà che amore

Lunge m'inspiri o nascondendo il viso,

Fuor se nel sonno il core

Ombra diva mi scuoti,

O ne' campi ove splenda

Più vago il giorno e di natura il riso;

Forse tu l'innocente

Secol beasti che dall'oro ha nome,

Or leve intra la gente

Anima voli? o te la sorte avara

Ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara?

Viva mirarti omai

Nulla spene m'avanza;

S'allor non fosse, allor che ignudo e solo

Per novo calle a peregrina stanza

Verrà lo spirto mio. Già sul novello

Aprir di mia giornata incerta e bruna,

Te viatrice in questo arido suolo

Io mi pensai. Ma non è cosa in terra

Che ti somigli; e s'anco pari alcuna

Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,

Saria, così conforme, assai men bella.

Fra cotanto dolore

Quanto all'umana età propose il fato,

Se vera e quale il mio pensier ti pinge,

Alcun t'amasse in terra, a lui pur fora

Questo viver beato:

E ben chiaro vegg'io siccome ancora

Seguir loda e virtù qual ne' prim'anni

L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse

Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;

E teco la mortal vita saria

Simile a quella che nel cielo india.

Per le valli, ove suona

Del faticoso agricoltore il canto,

Ed io seggo e mi lagno

Del giovanile error che m'abbandona;

E per li poggi, ov'io rimembro e piagno

I perduti desiri, e la perduta

Speme de' giorni miei; di te pensando,

A palpitar mi sveglio. E potess'io,

Nel secol tetro e in questo aer nefando,

L'alta specie serbar; che dell'imago,

Poi che del ver m'è tolto, assai m'appago.

Se dell'eterne idee

L'una sei tu, cui di sensibil forma

Sdegni l'eterno senno esser vestita,

E fra caduche spoglie

Provar gli affanni di funerea vita;

O s'altra terra ne' supremi giri

Fra' mondi innumerabili t'accoglie,

E più vaga del Sol prossima stella

T'irraggia, e più benigno etere spiri;

Di qua dove son gli anni infausti e brevi,

Questo d'ignoto amante inno ricevi.


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