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ROBERTO VECCHIONI, UN POETA TRA I CANTANTI

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2007 01:47
08/02/2004 01:18
 
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EL BANDOLERO STANCO




» El bandolero stanco «


Sarà forse il vento
che non l'accarezza più,
sarà il suo cappello
che da un po' non gli sta su,
sarà quella ruga
di ridente nostalgia,
o la confusione
tra la vita e la poesia:
non assalta treni
perché non ne passan mai;
non rapina banche,
perché i soldi sono i suoi;
vive di tramonti
e di calcolati oblii
e di commoventi,
ripetuti lunghi addii
struggenti addii...

el bandolero stanco
col cuore infranto
stanotte va;
va, su un cavallo bianco,
col suo tormento
lontano va,

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...
dov'è silenzio,
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...

ha una collezione
insuperabile di taglie;
molte, tutte vuote
già da tempo, le bottiglie;
dorme sul cavallo
che non lo sopporta più,
e si è fatto un mazzo
per la pampa su e giù.

Ogni notte passa
e getta un fiore a qualche porta,
rosso come il sangue
del suo cuore di una volta,
poi galoppa via
fino all'inganno dell'aurora,
dove qualche gaucho
giura di sentirlo ancora,
cantare ancora...

Ah bandolero stanco,
stanotte ho pianto
pensando a te:
c'è un po' della mia vita
nella tua vita
che se ne va

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove

Se chiudo gli occhi, dentro gli occhi
sei di nuovo quello vero,
quando sorridevo, quando ti credevo:
ascoltami, guardami, sta' fermo:
è ancora vivo questo amore,
tutto questo amore, tutto il nostro amore:
e tu lontano non ci vai
a morire come una puttana,
prima del mio cuore,
al posto del mio cuore:
non mi lasciare solo in questa
notte che non vedo il cielo:
torna bandolero! torna bandolero!
torna bandotero!

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...


» La stazione di Zima «


C'è un solo vaso di gerani
dove si ferma il treno,
e un unico lampione
che si spegne se lo guardi,
e il più delle volte
non c'è ad aspettarti nessuno,
perché è sempre troppo presto
o troppo tardi.
-Non scendere- mi dici,-
continua con me questo viaggio!-
e così sono lieto di apprendere
che hai fatto il cielo
e milioni di stelle inutili
come un messaggio,
per dimostrarmi che esisti,
che ci sei davvero:
ma vedi, il problema non è
che tu sia o non ci sia:
il problema è la mia vita
quando non sarà più la mia,
confusa in un abbraccio
senza fine,
persa nella luce tua
sublime,
per ringraziarti
non so di cosa e perché

Lasciami
questo sogno disperato
di esser uomo,
lasciami
quest'orgoglio smisurato
di esser solo un uomo:
perdonami, Signore,
ma io scendo qua,
alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima
qualche volta c'è il sole:
e allora usciamo tutti a guardarlo,
e a tutti viene in mente
che cantiamo la stessa canzone
con altre parole,
e che ci facciamo male
perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s'innamora
due volte
di uno stesso uomo;
abbiamo la consistenza lieve
delle foglie:
ma ci teniamo la notte, per mano,
stretti fino all'abbandono,
per non morire da soli
quando il vento ci coglie:
perché vedi, l'importante non è
che tu ci sia o non ci sia:
l'importante è la mia vita
finché sarà la mia:
con te, Signore
è tutto così grande,
così spaventosamente grande,
che non è mio, non fa per me

Guardami,
io so amare soltanto
come un uomo:
guardami,
a malapena ti sento,
e tu sai dove sono...
ti aspetto qui, Signore,
quando ti va, alla stazione di Zima.


» La corazzata Potemkin «


Siamo i poeti, i nani sui giganti,
non si direbbe, eppure siam viventi;
metaforiamo, metaforiamo tutto,
da non capirci più se c'era un senso sotto.
Abbiamo in testa idee meravigliose,
che raramente coincidono con le cose:
voliamo alto, se non capite niente
peggio per voi, mica scriviamo per la gente...

e parte la corazzata Potemkin
in un tripudio di bandiere festanti,
e si consegnano premi,
e si proclamono geni
e gli altri tutti dietro
in barca a remi...
qua e là sul ponte gira un verso d'amore
un po' spaesato in mezzo a tanto splendore:
sinestesie fulminanti,
allitterati non sensi,
mani morte senza complimenti,
due battutine sui colleghi assenti,
piccole piccole, così innocenti:

tira l'ancora, gira l'elica,
com'è bello andar
liberi sul mar!

Non hanno scampo le goffe imitazioni
di 4 o 5 scribacchini di canzoni:
loro non sanno scavare la parola
fino a ridurla come un torsolo di mela!

Giù nella stiva, fra i topi e l'olio cuore
c'è ancora posto per qualche cantautore
e qualche critico, parziale od imparziale
secondo il ritmo della sua vita sessuale...

che bella la corazzata Potemkin!
La ciurma impavida non teme confronti:
in mezzo stanno i veggenti,
a prua le nuove correnti,
a poppa le correnti ricorrenti;
ti ruba gli occhi mentre fila sul mare,
se andasse a sbattere sarebbe immortale
mentre Giovanni declama,
"Zanzi" va fuori tema,
ed Edoardo mette lì un poema
col cruciverba della settimana
e i logaritmi della sera prima...

ehi, voi di lassù,
bella gioventù,
c'è qualcuno che
è rimasto giù!
Butta l'ancora!
Ferma l'elica!
Vergognatevi,
manca Laura P.!
manca Laura P.,
manca Laura P.,
senza Laura P.
nun se pò partì...
senza Laura P.
nun se pò partì!


» Canto notturno (di un pastore errante dell'aria) «



Il navigante si perse in un sogno
di stelle irrangiugibili;
da allora tutti i dati trasmessi
sono illeggibili:
ogni tanto ci arrivano segni
che registra solo il cuore:
forse, forse, non c'è stato mai,
e sono tutte storie.
In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda è la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno è una falsa partenza,
l'illusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.

Troppo cielo;
troppe foglie ha buttato il pensiero;
troppi nomi per dirne uno solo;
troppe, queste lezioni di volo:
fammi scendere, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre,

via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo di ombre,
solo di ombre.

Nella memoria del mondo ci sono battaglie
e nostalgie del cielo,
grandi navi portano a spasso
la luce del pensiero:
ma io ricordo soltanto quel bacio,
quel giorno di primavera:
tutta la storia non vale
il tuo bacio di una sera.

Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre

via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo ombre,
e adesso...


» Quest'uomo «


Com'è difficile
avervi dato il cuore,
la pelle, i nervi, gli occhi, i piedi...
perfino il mio odore
e nemmeno una sola ragione,
una sola, qualunque,
anche vaga ragione
di essere qui.
Sembro invincibile,
quando uscite la sera
senza darmi un bacio;
sembro invisibile,
perso nei miei pensieri,
quando vi incrocio:
«nostro padre
ha una tale riserva di sogni
che non è possibile batterlo:
lui non può perdere mai ... »
Ma guardate quest'uomo,
che vi ha insegnato a vivere
fermando il tempo,
con un solo vestito
per tutte le stagioni,
che vi ha insegnato a correre
controvento,
e che vedete sul palco
a sbranare emozioni,
a serrare nei pugni
le cose che vanno via,
perché il bello degli uomini
è che non hanno mai perso,
e vi ha insegnato la grandezza
della malinconia,
perché siamo i soli padroni
dell'universo,
ma guardate quest'uomo,
guardatelo adesso, guardate
questo buffo uomo ridicolo
che sta sulla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che fuma dietro alla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che aspetta solo che torniate
e tutto il resto è un puttanaio
di puttanate...
un puttanaio di puttanate.
Così fa il tempo,
e non insegna a nessuno
come restargli dietro;
così fa il tempo
e ti mette nelle tasche
diamanti di vetro...
il ragazzo guardava le stelle,
le stelle guardavano il buio,
nel buio vi ho dato la mano...
non badate a quest'uomo,
che sarà forse il freddo,
sarà forse il fumo,
ha chiuso gli occhi ma dentro
ci continua a vedere,
come il suo vecchio perso
nel bosco di Colono,
o il suo Valerio sfinito
di gotta e d'amore,
quest'uomo mai finito
e avvinghiato ad un sogno,
rivenduto in pacchetti
di musica e parole,
che scorreva la vita
e non trova più il segno
dove stava per leggere
il senso dei dolore,
ma guardate quest'uomo,
guardatelo adesso,
guardatelo, guardate
questo buffo uomo ridicolo
che sta sulla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che fuma dietro la porta,
questo buffo uomo ridicolo
che si aspetta che voi amiate
proprio quello stesso puttanaio
di puttanate,
il suo puttanaio...

» La gallina Maddalena «

Venne con la luna rossa,
venne con la luna piena,
dalle ceneri di Gramsci
democratica e serena.
Mangia, mangia per la strada
si credette faraona,
e fu invece solamente
la gallina Maddalena.
Era una gallina vecchia,
ma sembrava sempre nuova,
e ingrassò per quarant'anni,
senza fare mai le uova;
ma un bel giorno venne il giorno
di ridare tutto indietro:
è rimasta Maddalena
senza penne sul di dietro.

E si dispera
mattina e sera:
"papà rubbava
ma io sso bbrava!"

Tutta colpa dei tacchini,
delle papere e dei polli,
se da grandi i miei pulcini
non diventeranno uccelli;
Maddalena dei lamenti,
che stà lì, che aspetta e spera,
Maddalena senza denti,
vittimista di carriera;
Maddalena dei padroni
che van bene tutti quanti:
le stan tutti sui coglioni,
però manda gli altri avanti

cambia bandiera
e si dispera,
la cambia ancora
e dura un'ora...
Maddalena, Maddalé
Maddalena dei miracoli
paghi uno e ne vuoi tre
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé
Maddalena dei colpevoli
tutti quanti tranne te
Maddalena, Maddalé
cambia bandiera
e si dispera,
la cambia ancora
e dura un'ora...

coro: chi non salta è una gallina Maddalena;
figurarsi se me ne va bene una;
chi non salta è una gallina Maddalena;
io mi sbatto dalla sera alla mattina;
chi non salta è una gallina Maddalena;
mi fregate perché sono una gallina
chi non salta è una gallina Maddalena;
sono un pollo ma non sono mica scema;
questo amore per il gallo mi consuma;
tutta colpa della gente che sta a Roma;
chi non salta è una gallina Maddalena;
io mi sbatto dalla sera alla mattina;
chi non salta è una gallina Maddalena;
mi fregate perché sono una gallina
chi non salta è una gallina Maddalena;
sono un pollo ma non sono mica scema;

parlato: qui si fanno tutti i loro porci comodi:
io mi faccio solamente i fatti miei.
Al suo posto mi sarei fatta sentire:
io, le cose, non le mando mica a dire...
Io, le cose, non le faccio alle spalle:
sono buona e tutti quanti ne approfittano.
Vado via di casa per cercare me stessa:
se mi trova qualcun altro avvertimi.
Non è vero che io non abbia mai torto:
sono gli altri che non hanno mai ragione.


E non ha pane e non ha vino,
e becca il cane
e il contadino

Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei funamboli:
prima c'era e poi non c'è,
Maddalena, Maddalé,
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei tuoi comodi:
basta che va bene a te,
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei pronostici:
"io l'avevo detto che..."
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei colpevoli:
tutti quanti tranne te,
Maddalena, Maddalé.


» Celia de la cerna «


Non scrivi più
e non ti sento più,
so quel che fai
e un po' ho paura, sai.
Son senza sole
le strade di Rosario,
fa male al cuore
avere un figlio straordinario:
a saperti là
sono orgogliosa e sola,
ma dimenticarti...
è una parola...
bambino mio,
chicco di sale,
sei sempre stato
un po' speciale,
col tuo pallone,
nero di lividi e di botte,
e quella tosse, amore,
che non passava mai la notte;
e scamiciato, davanti al fiume ore e ore,
chiudendo gli occhi,
appeso al cuore.

O madre, madre,
che infinito, immenso cielo
sarebbe il mondo
se assomigliasse a te!
Uomini e sogni
come le tue parole,
la terra e il grano
come i capelli tuoi.

Tu sei il mio canto,
la mia memoria,
non c'è nient'altro
nella mia storia;
a volte sai,
mi sembra di sentire
la "poderosa"
accesa nel cortile:
e guardo fuori:"Fuser,
Fuser è ritornato",
e guardo fuori, e c'è solo il prato.

O madre, madre,
se sapessi che dolore!
Non è quel mondo
che mi cantavi tu:
tu guarda fuori,
tu guarda fuori sempre,
e spera sempre
di non vedermi mai;
sarò quel figlio
che ami veramente,
soltanto e solo
finché non mi vedrai.


» Companeros «

Saludos compañeros
de mi vida e de mi muerte,
forse un po' rincoglioniti
dalla "coca" e dalla suerte:
Felipe è diventato un
un pezzo grosso della destra,
Sebastiano vende idee,
Ramon lattine di minestra
Juliano ha il suo giornale
di previste previsioni,
Pancho è l'unico rimasto
sulla nuvola in calzoni.
E in fondo a quella strada
non ci sono mai arrivati,
per malinconia del tempo,
o, forse, il tempo li ha ingannati.

Avevan gli occhi stretti
a furia di guardare il sole,
il sole,
che non sorgeva mai sul mare.
Avevan mani grandi
a furia di abbracciare il mondo,
e il mondo,
non si faceva mai abbracciare:
parlavano cantando
e innamoravano ragazze belle
e perse dentro i loro occhi
scintillanti come stelle
compañeros
compañeros
compañeros,oh, oh.

Però non v'illudete,
non passiamo mai la mano,
nella luce del tramonto
più ne partano e più siamo.
Compañeri si è dentro
e non abbiamo vie d'uscita:
è il sogno d'esser uomo
in questa e non nell'altra vita.

amore, amore, amore
metti un fiore alla finestra,
che continuino a vederlo
e che chinino la testa:
in fondo a quella strada
c'è un campo di mimose;
forse non ci arriveremo...
ma non cambiano le cose.

Abbiamo gli occhi stretti
a furia di guardare il sole,
e questo
è solo un modo di guardare,
abbiamo mani grandi
a furia di abbracciare il mondo,
e questo è il solo modo di
abbracciare:
e siamo in ogni strada
in ogni angolo del tempo, vivi,
e ci riconosciamo da un sorriso
che non è mai spento:
compañeros,
compañeros,
compañeros, oh, oh.


» O primm'ammore «

S'io fusse stato, ammore,
'o primmo nnmmurato tuje,
nun me tuccasse i nierve
chillo tiempo senz'e nuje;
ch'aggia sunnà cumm'ere
quanno nun penzav'a mme:
'na dia 'e guagliona che runzava
'munno attuorn'a tte;
ch'aggia sunna quanno tenive
sule sirici anni,
e s'abbruciava ll'aria e mare
ca te steva attuorno...
t'aggia rrubba nu vase doce,
doce comme'a luna;
aggia a pruvà ch'e mmane
che re 'o fatto da suttana:
t'avesse a sbattere int'o scuro
a 'o cinema Eccelsior
cu sti capille ca profumano
'e Christian Dior;
t'aggia vedé nt'all'uocchie
bella comme a chella llà,
pecché vurria sapé si mmo
tu si chiu bbella assaje:
e tutt'o iuorno
penz'a tte comme a chell'ata
penz'a tte si fusse stata:
comme fusse stata tu

'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".

S' i' fusse stato, ammore,
'o primmo nnammurato tuje,
nun me truvasse mo' a sunnà
'stu tiempo e tut'e duje,
addò putesse chiagnere pe tte
dint'a na sera,
n' appiccicata 'e niente,
'ntussecato 'a 'sta manera;
e o iuorno roppo fora a scola
cu o cappiello 'n mano,
i' me facesse perdunà
parlanno chiano, chiano.
E mmo me vire:
penzo a tte comm'a chell'ata
penz'a tte si fusse stata,
comme fusse stata tu

'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".

(lei) Ammore, songo sempe nnammurata
comme 'na guagliona,
ma 'o tiempo perzo
quanno nun ce stive,
nun mo dà nisciuno:
i' te vurria veré cumm'ere,
pe ssentì stu core,
che sbatte forte comme l'onna
scura dint' o mare.

E tutto o iourno
penz'a tte comm'a chell'ata
penz'a tte pecché si statta,
penz'a tte pecché si ttu:
'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".


» Love song «
Vai, ora vai,
ora, sai,
va tutto bene:
ho forti stelle,
ho chi mi dà la mano;
non ha più senso
che stiamo insieme.
Tu sei con me,
dentro me,
da quando vivo,
da quando inseguo
tutto questo amore,
da quando piango,
da quando scrivo,

ma non c'è più tempo,
non ho più tempo
per seguirti ancora,
mi resta un momento
soltanto,
per una frase sola:
sono grande, ora!"

Ho gli occhi tuoi
la tua voce,
gli stessi sguardi:
questo mi porterò di te
per sempre
ora che parti,
ora che è tardi:

e non c'è più tempo;
nel tempo
ho una strada sola;
ma dentro i miei sogni,
i tuoi sogni
sono come allora:
e che voglia di vivere,
ancora!

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