ROBERTO VECCHIONI, UN POETA TRA I CANTANTI

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fiordineve
00giovedì 29 gennaio 2004 04:36
ROBERTO VECCHIONI (in ordine cronologico)
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album PARABOLA




Lui se ne è andato
(Vecchioni)




Lasciate andare un attimo le carte
per aiutarmi
lo ricordate quello
che veniva sempre da noi?
Oh certo, Sergio,
certo che sto bene, perchè mi guardi?
e tu cretino con quell'asso in mano
non chiami il tre?

Aveva gli occhi tristi di novembre
ma ci credeva
gli abbiamo fatto forse qualche sgarbo?
Penso di no
possibile che non lo ricordiate,
state scherzando
e tu, Francesco, piantala di dire sarà a New York,
a New York!

Poteva almeno andarsene in un giorno di sole
poteva far rumore come sempre
poteva non lasciare solo me e la sua paura
poteva dirmi col dolore ho chiuso questa sera,
stendi le mani...

Che stupido che sono
la sua donna chissà che pena!
Avrà già perso tutte le speranze di rivederlo;
bisognerà avvertirla che qui almeno non si fa vivo,
ma darle la notizia con prudenza, non si sa mai...
possibile che non lo ricordiate, state scherzando?
E tu, Francesco, piantala di dire sarà a New York,
a New York!
È quel ragazzo che veniva sempre a dirci ho vinto
e poi perdeva sempre, ma era sempre, meglio di noi!

Poteva almeno andarsene in un giorno di sole,
poteva far rumore come sempre
poteva non lasciare solo me e la sua paura
poteva dirmi: col dolore ho chiuso questa sera,
stendi le mani...

E adesso, sì, vi cadono le carte ma è troppo tardi
ve l'hanno ucciso e voi non potevate dire di no,
che anzi è andato via senza neppure lasciare un segno
un indirizzo, un francobollo, un gesto per chi sta qui.

E adesso voi quardate me negli occhi per rivederlo
perchè fra tutti voi gli assomigliavo un po' di più
inutili gli occhiali alla memoria: è un'ombra scura!
Aveva troppe bande, pochi amori, meglio così.

Poteva almeno andarsene in un giorno di sole
poteva far rumore come sempre
poteva non lasciare solo me e la sua paura
poteva dirmi: col dolore ho chiuso questa sera...
stendi le mani sul nostro amore, non ci lasciare mai.

Povero ragazzo

(Vecchioni - Lo Vecchio)

Povero ragazzo, sapessi dov'è adesso la tua donna
povero ragazzo, sì, la tua bambina,
quella che tu credevi una bambina
povero ragazzo, povero ragazzo
sapessi cosa dice la tua donna
povero ragazzo
qui, fra le mie mani
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più.

Povero ragazzo, sapessi quanta voglia avrei
stasera di non farti male
tu che in questo istante starai pensando a lei
starai dicendo:"Come dorme bene!"
Povero ragazzo! E a lei neppure passi per la mente
mentre grida t'amo
qui, fra le mie mani
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più.

Povero ragazzo, io quasi quasi prendo
e te la porto a casa
ma ne val la pena? Oggi son io
domani sarà un altro o un altro ancora
povero ragazzo, sapessi cosa
dice la tua donna, povero ragazzo
qui, fra le mie mani
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più.

Povero ragazzo, io sono con la
donna che tu ami e un tempo amavo
ma vorrei morire piuttosto di sapere
che stasera la stai piangendo
povero ragazzo, sapessi come odio
la tua donna, povero ragazzo
qui, fra le mie mani,
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più.


Io non devo andare in via Ferrante Aporti

(Vecchioni - Lo Vecchio)>


Scusi, lei ch'è pratico di queste parti
io non devo andare in via Ferrante Aporti
dovunque, ma non davanti a lui:
senta, guardi che non sto scherzando affatto
qui se non mi ferma io ci vado dritto
davanti a dirgli: hai vinto tu!

E per una sera che son giù di vena
provi a immaginarsi un po' che razza di scena:
io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere!
Qui se se ne accorge Dio
ci perdo anche il posto alla destra del suo.

Senta, lei m'aiuti, lei lo so è un brav'uomo
ecco, sì, mi mandi a visitare il duomo
dovunque ma non in quella via...
certo ne convengo non è affatto strano
perdere la donna per un pubblicano
ma il guaio è che dò ragione a lui.

E per una sera che mi faccio pena
provi a immaginarsi un po' che razza di scena:
io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere.
Qui se se ne accorge Dio
ci perdo anche il posto alla destra del suo.

Io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere
qui se se ne accorge Dio
ci perdo anche il posto alla destra del suo


Speranza

(Vecchioni - Pareti)

Anche se nella vita voltandomi un mattino io non titroverò
accanto a me basta soltanto la tua felicità
lo conosco il tuo dolore credevi che oltre il monte ci fosse
un giardino e invece hai trovato soltanto ilfango di una città.

Io non posso giurarti che questo amore ti salverà
e non posso aspettarmi che la ferita si chiuderà
ma mi basta darti speranza, ma mi basta darti speranza,
ma mi basta darti speranza, tu devi vivere.

Nessuno ti ricorda a nessuno tu manchi quel ragazzo non
può tornare e per questo soltanto vorresti finirla lì
ma guarda che la vita non è la prima porta aperta in fretta
senza bussare; è il balcone più grande che guarda sul mare.


Io non posso giurarti che questo amore ti salverà
ma mi basta darti speranza


Improvviso paese

(Vecchionì)

Venezia bella, nei tuoi canali
festival chiuso ho perso ancora
allora parto, vado a trovare
un vecchio amico ch'è militare
giù nel Piceno, Fulvio Benetti
farò la costa c'è tanto mare
la sabbia copre povera e i figli tristi
di ogni dipendente
e all'improvviso mi salta fuori con le sue case
mi copre il mare, giuro, credevo che fosse altrove,
settembre
è tardi, sono le nove

io lo ricordo questo paese,
ragazza bionda, ragazza bella
non ho più in mente le tue parole
ma quel tuo viso non si cancella
avevi gli occhi rotondi e strani
bruciavi come la paglia al sole
strozzavo l'urlo di aver vent'anni
nell'antracite del tuo calore
ed era il tempo che ci credevo
a questo schifo di mondo cane
avevo tutto, ti sorridevo
adesso è tardi per ritornare
ma mi rivedo com'ero all'ora
senza promesse da mantenere
senza persone da sviolinare
e te che sei stata il solo amore;
e all'improvviso qui grida il sole
non è settembre di aver trent'anni
e luglio come quando credevo
che tu m'avessi dato l'amore

si alzi la prego qui non può stare
sì è fatto tardi vada a dormire
mi volto, è l'uomo col cane lupo
l'uomo di guardia agli ombrelloni
e non c'è sole nel vostro tempo
è il mio settembre di aver trent'anni
mica avrò pianto, mi vien da dire
mentre risalgo per ripartire.

Ascoli arrivo, corro di notte
ed ecco, piove, piove sul mare
ho la camicia piena di gocce
ho l'acqua in faccia per non sognare
Fulvio, mi aspetti e parleremo
sì, delle nostre quattro avventure
di quelle donne lasciate e prese
senza l'amore di far l'amore
berremo vino fino a domani
e mi dirai: "Tu ci sai fare
quante hai saputo prenderne in giro
di tutto e tutti puoi fare a meno!"

È vero, Fulvio, dimmi ch'è vero
questa è la vita, io ci so fare
devi gridarlo come la pioggia
che prendo in faccia per non sognare
È vero Fulvio, dimmi ch'è vero
questa è la vita, guai ricordare
devi gridarlo come la pioggia
che prendo in faccia per non morire.


Luci a San Siro

(Vecchioni)

Hanno ragione, hanno ragione
mi han detto: "È vecchio tutto quello che lei fa,
parli di donne da buon costume,
di questo han voglia se non l'ha capito già"
E che gli dico:"Guardi, non posso, io quando ho amato
ho amato dentro gli occhi suoi,
magari anche fra le sue braccia
ma ho sempre pianto per la sua felicità"?


Luci a San Siro di quella sera
che c'è di strano, siamo stati tutti là:
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
Ma stai barando, tu stai gridando,
così non vale, è troppo facile così
trovarti, amarti, giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui.

Ma il tempo emigra, mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no.
Ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
Fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
non ti ho capita, non mi hai capito mai.

Scrivi, Vecchioni, scrivi canzoni
che più ne scrivi più sei bravo e fai danè
tanto che importa a chi le ascolta
se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è?
Fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo e più ti dicono di sì
e se hai le mani sporche che importa
tienile chiuse e nessuno lo saprà.

Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio, prenditi pure
quel po' di soldi, quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia Seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai.
Milano, scusa, stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno più.


Il tamburo battuto

(Vecchioní)


Lo so d'aver vissuto in altri tempi
la gioia d'essere vivo e stanco ma giovane, la gioia del tamburo battuto
la mia vita difesa pensando ad alta voce.

Ma poi calò la piana gioia del tamburo battuto
l'aria mi si estingue,
mio Dio, la voglia di gridare
e solo un grido, oscuro sogno è in me
l'essere vivo, come al gioco del domino interrotto
come la notte se improvvisa mi sveglia la luna fra le dita.

Lo so d'aver vissuto in altri tempi
per tutto ciò che amavo e sentivo mio
con tante parti di domino diverse
e l'incerto sorriso di una donna nel cuore.

Ma poi calò la piana gioia dei tamburo battuto
l'aria mi si estingue,
mio Dio, la voglia di gridare
e solo un grido, oscuro sogno è in me
l'essere vivo, come al gioco del domino interrotto,
come la notte se improvvisa mi sveglia la luna fra le dita.

Per la cruna di un ago


(Vecchioni - Lo Vecchio)


Tu sei beato già in partenza
hai qualcosa in più, la sofferenza
l'ha detto lui sulla montagna
sei povero, ti aspetta la cuccagna
tu tenta pure di salire, mal
che ti vada hai sempre da pietire
"Non ho mangiato mai la crema
e se fallisco è colpa del sistema",
e ti vien buona anche la fame
per pianger sul destino infame
mentre secondo te chi ha tutto
che cosa porta a fare il lutto?

Lui non passerà per la cruna di un'ago.
Lui non passerà per un ago.

Hai tante cose oggi da cantare
le hai mai contate? Dimmi, sai contare?
Le voci fuori al ballatoio
tua madre stanca sopra il lavatoio
la tua miseria sulla scena
tira l'applauso grasso della pena
il mio dolore non fa chiasso
è un fiore al giorno che mi schiaccio addosso
e finchè sono io il padrone
a te perdere va benone
finchè ti tiran via la lana
hai sempre quella scusa buona.

Lui non passerà per la cruna di un'ago.
Lui non passerà per un ago
No, non passerà, lui non passerà per la cruna di un ago.


Che pacchia avere due talenti
devi restituirne solo venti
tu prova un po' ad averne cento
e Dio che ti sta al pelo con il conto
e adesso dimmi un po' chi è solo
sei tu che non hai niente
e canti in coro, oppure sono io
che ho tutto e guardo giù:
mi butto o non mi butto?
dài prendi a calci la mia noia
che a te da fuori sembra gioia
dài, pecora, ch'è il tuo momento
fa presto se no cambia il vento.

E lui passerà per la cruna di un ago
alla faccia tua e del mondo.
E lui passerà per la cruna di un ago
alla faccia tua e dei mondo.
E lui non passerà per la cruna di un ago
e lui non passerà...


Parabola


(Vecchioni - Lo Vecchio)


Con la moglie del quale ruppe subito,
ma non in tempo per evitare
che gli nascesse un figlio naturale.
Era vecchio, era saggio e non sbagliava mai
e benché fosse falsa moneta
tacque con tutti e lo chiamò Poeta.
Da sua moglie poi ebbe un figlio vero
uno che aveva sempre ragione
e Ragioniere per questo fu il suo nome.
Ragioniere cresceva molto algebrico
Poeta aveva lo sguardo assente
parlava tanto ma non rendeva niente.

Ragazza, ragazza, perché tu quella sera
giravi da sola per tutta la brughiera?
Ragazza, dovevi restare a casa muta
adesso c'è chi piange d'averti conosciuta

e Poeta le disse: "Margherita, qui c'è la luna
che ci fa lume, vieni a giocare
inventeremo un fiume".
Come attore non era proprio l'ultimo
e le confuse tutte le idee
facendo sfoggio di rose e di azalee:
E poi corse dal padre subito a dirgli:
"Ho fatto un fiume di primavera,
oltre la valle, dentro la brughiera"
"Che scemenza è mai questa, figlio mio,
no, non c'è un fiume nella brughiera,
lo so per certo, li ho fatti tutti io".

"Io, padre, ti sfido, se tu sei il creatore
tu prova a levarlo quel fiume dal suo cuore
io padre ti sfido, se sei l'imperatore
tu prova a levarci quel fiume e questo amore".

Era vecchio, era saggio e non sbagliava mai
prese da parte il figlio accorto
gli tolse il libro cassa e lo mandò nell'orto
là, nell'orto, piangeva Margherita
soffriva tanto che lui la portò al mare
il mare è facile, c'è poco da inventare
e fu il vecchio a benedir le nozze dicendo:
"Andate figli della terra
voi siete giusti e non avete guerra"
Poi, rivolto all'infame parolaio
lo cacciò via col gesto di una mano
la giara vuota non serve più a nessuno.
"Per il mondo ch'è mio ti maledico
avrai vent'anni tutta la vita
ma non potrai che amare Margherita".


Cambio gioco


(Vecchioni)

La pallina gira a vuoto, il mio numero non c'è
tolgo la cravatta e nuoto,come tutti come te,
cerco un pulpito ogni giorno per dimenticare me
ma tu, almeno tu che puoi non dimenticarmi mai.
Se qualcuno viene a dirti:" È cambiato non è lui"
tu rispondigli:" Non ci credo, lui non può cambiare mai.
Se un amore? Me lo chiedi? Certo, e grande più di te
sono un uomo, non lo vedi? So la vita che cos'è:
è viaggiare in capo al mondo, dire" Prego prima lei"
se oggi vesto da leopardo non dimenticarmi mai.
Se qualcuno viene a dirti:" È cambiato non è lui"
tu rispondigli:" Non ci credo, lui non può cambiare mai".
Tutto bene, resto a galla ed è facile lo sai
fuggo dove non si tocca, fuori a largo non sto mai,
guardo fuori e all'improvviso tutti parlano di me
ma quell'altro che tu sai non dimenticarlo mai.
Se qualcuno viene a dirti" È cambiato non è lui
tu rispondigli;" Non ci credo, lui non può cambiare mai
Prendo quella che sorride per sembrare come voi
coi ricordi faccio l'asta, c'è chi compera e chi no
vendo a tutti il crocefisso di un dolore che non ho
ma tu, almeno tu che sai non dimenticarmi mai.
Se qualcuno viene a dirti" È cambiato non è lui"
tu rispondigli:" Non ci credo, lui non può cambiare mai".
La pallina gira a vuoto, il mio numero non c'è
quasi quasi cambio gioco, tutta colpa dei croupier.
Giocherò con la pistola come quando ero cowboy
solo invece che alle vacche
sparerò fra gli occhi miei.

FIORE


[Modificato da fiordineve 02/02/2004 11.56]

fiordineve
00giovedì 29 gennaio 2004 04:43

album SALDI DI FINE STAGIONE



Archeologia

(Vecchioni)

Chissa perchè ricordo te stasera
non vale più la scusa dell'amore
eppure mi succede che la mano
stavolta non la trova la parola
il mio mestiere è fatto di testate
sul muro della gente che lavora
per un'idea dò il regno, dò il cavallo
ma quando non mi viene alla malora
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Vuoi ridere? Oggi penso all'avvenire
io che se la sera avevo mille lire
me le bruciavo come punizione
perchè ogni giorno vale una canzone
e mentre mi si spengono le stelle
e il mondo fa le macchie sulla pelle
tu non mi hai chiesto niente in quel cortile
oggi l'amore è un lascito mensile
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Rallegrerò l'inverno di mio padre
con un bambino eletto re di spade
farò felice quella che mi ha amato
l'asino resta in piedi finchè ha fiato;
ma quando rivedrò la primavera
saltarmi addosso come un'avventura
scusatemi se scenderò le scale
c'è un piano che non so dimenticare
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Sarà perchè ricordo te stasera
sarà perchè sei stata la più sola
come un pagliaccio che non dice niente
non sa come far ridere la gente
sarà, ma c'è l'inverno di mio padre
l'amore di una donna che ci crede
o forse è stata solo una parola
che come te mi resta nella gola
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Aiace


(Vecchioni-Pareti)

E non sembravi più quello
che dalle porte Scee guardando il cielo
gridava a Dio con tutta la sua voce
"Sterminaci se vuoi, ma nella luce..."
E il mare è grande quando vien la sera
e Dio è lontano per la tua preghiera
qui c'è chi parla troppo e c'è chi tace
tu sei ti questi, e al popolo non piace.
Chi ha vinto è là che vomita il suo vino
e quel che conta in fondo è l'intestino.


La la la la la la Aiace la la la la la la

È il coro degli achei che si diletta
hai perso e questo è il meno che ti aspetta
ti stanno canzonando mica male
va' un po' a spiegare quando un uomo vale.
Dovevi vincer tu, lo sanno tutti
tu andavi per nemici e lui per gatti
ma il popolo è una pecora che bela
gli fai passar per fragola una mela.
Chi ha vinto è là che vomita il suo vino
e quel che conta in fondo è l'intestino.


La la la la la la Aiace la la la la la la

E tu fai fuori mezzo accampamento
ne volano di teste cento e cento
salvo far l'inventario e veder poi
che non sono i tuoi giudici, son buoi.
Allora per un mondo che è un porcile
ti val bene la pena di morire;
duimmi cosa si prova in quel momento
con la spada sul cuore e intorno il vento?
Fa grande sulla tenda le ombre il fuoco
ma dài, che è stato solamente un gioco


La la la la la la Aiace la la la la la la

Per tirare avanti


(Vecchioni)

E i ragazzi parlano, parlano, parlano
dico niente,e parlano parlano se parlano,
sanno tutto loro, sì, ora ci salvano
stiamo qui da bravi che loro ci salvano
sputano nel piatto ma se han fame ci mangiano
fatemeli smettere, i miei figli piangono
per tirare avanti quando passa l'avventura
per tirare avanti quando il giorno fa paura.

E i ragazzi crescono, crescono, crescono
rompono il soffitto e su crescono, crescono
han la testa in cielo e lì vedono, vedono
e siccome Dio non c'è fumano, fumano
dicono che amarci può salvar capra e cavolo
non potevo averla io 'sta grande idea del diavolo
per tirare avanti quando passa l'avventura
per tirare avanti quando il mondo fa paura.

Ma i ragazzi credono, credono, credono
loro almeno credono, questo sì, ci credono
dopo come uomini andranno a rotoli
passa il fiume e leviga, leviga i ciottoli
ne verranno altri con parole bellissime
altri dopo gli altri, ma siam sempre qui a contarcela
per tirare avanti quando passa l'avventura
per tirare avanti quando il mondo fa paura
per tirare avanti quando hai già creduto a tutto
per tirare avanti quando quando guardi sotto il letto


se c'è niente sotto il letto.

La leggenda di Olaf


(Vecchioni - Lo Vecchio)

Fu allora che madonna gli disse:" Hai gli occhi belli
vorrei che accarezzassi stanotte i miei capelli"
Fu allora che rispose: "Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò"
E a lei non valse niente comprare la memoria
di sentinelle e servi mandati a far baldoria
e a lui negli occhi grigi l'amore ritornò
l'attesa di una vita per dover dire no
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
poi, come tutti, si risvegliò
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
poi, come tutti, si risvegliò.

Tornò di lì a tre giorni il re dalla gran caccia
e lei gli corse incontro graffiandosi la faccia
l'ira le fece dire: "Puniscilo perchè
lui non portò rispetto alla moglie del re".
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
Rocroi, la spada e il sole sul viso nei duelli
quando sentì di dire di dover dire sì
con un cavallo e l'acqua fu cacciato di lì.
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
poi, come tutti, si risvegliò
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
poi, come tutti, si risvegliò.

Capì d'aver ucciso per essere qualcuno
capì d'aver amato il giorno di nessuno.
La strada all'improvvíso, la strada si accorciò
e sotto un fico moro la gola s'impiccò.
Sentì tagliar la corda, gli tesero una mano
ma dentro c'era l'oro, l'oro del suo sovrano
il re ti paga e chiede di non parlare mai
monta il cavallo e fila più lontano che vai.
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
ma quella volta non si svegliò
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
ma quella volta non si svegliò
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
ma quella volta non si svegliò
sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò,sognò
ma quella volta...

Fratelli


(Vecchioni)


Partire insieme ed esser tanti
la luce è quella là davanti
per settimane e settimane
dividi il vino, spezza il pane
e dove andiamo cosa importa
più siamo e più la strada è corta
per settimane e settimane
amarci e bere alle fontane.

Amore, il mondo è solo amore
siamo diversi di colore
ma cosa importa se non è diverso il cuore.

Ma il viaggio è lungo e il giorno viene
e c'è chi si chiede: "mi conviene?"
Jahvè lo guida dal passato
e fissa i prezzi del mercato;
quegli altri nascon perdenti
sarà che i labbri li han pendenti
il bianco sfrutta e fa il padrone
per un rimorso a colazione.

L'amore muore e dove muore
non è che nasca sempre un fiore.
L'amore muore e dove muore c'è dolore.

E mentre volano i coltelli
che bello dirsi "Siam fratelli!
Avanti, su, ricominciamo,
siam tutti uguali e poi ci amiamo".
Amiamoci che poi vuol dire:
"Amate voi per cominciare"
ognuno pensa a sè soltanto
e se va male giù col pianto.

Ragazzo, passami da bere
li metto tutti nel bicchiere
le loro facce, i loro dei e le bandiere.
E cantavamo una canzone
la cantavamo tutti insieme
ma passa il tempo, brucia il sole
chi le ricorda più le parole?

La tua assenza

(Vecchíoní)


È nel gesto di un vecchio colto stanco
nel suo paltò che manca di tintura
è nei poveri svegli la mattina
venuti a portar via la spazzatura;
è nel volto di un bimbo che sorride,
come per dirmí: "Vedi, ti saluto"
è nella corsa ansante di sua madre
perchè di qualche macchina ha temuto.

Ma che cosa vedevi sul soffitto
oltre il mio corpo, oltre il mio respiro?
Sono forse guerrieri alla deriva
le lunghe ombre di chi fa l'amore?
Di chi fa l'amore...

Mia madre dissacrata è la tua assenza
si è capovolto il fiume con la barca
mia madre ricreata è la tua assenza
è lei che guida un cieco coi suoi occhi;
è sulle nostre scale la tua assenza
quando apparivi lungo la ringhiera
ma è un santo non riuscito la tua assenza
l'unico santo senza una preghiera.

Ma che cosa vedevi sul soffitto
quando stringevi lacrime e parole?
sono forse cavalli fra le onde
le lunghe ombre di chi fa l'amore
di chi fa l'amore...

È nel sette del dado la tua assenza
ho sempre dato il cinque e il sei agli amici
è nell'olio dei quadri la tua assenza
son morti i miei paesi suggeriti
tu eri il vespro, il vespro e non la messa
eri il compieta e non l'elevazione
a messa si va pure senza fede
ma il vespro è veramente di chi crede.

Ora so cosa hai visto sul soffitto
l'ultima volta che ti sei distesa
sbarrasti gli occhi e ti spezzasti il cuore.
Tu l'hai visto finire il nostro amore...
Il nostro amore...

Sarà nella mia vita la tua assenza
il figlio a cui vorrò più bene, credi.

Ragazzo che parti, ragazzo che vai

(Vecchioni)


E quello che credevi dov'è?
forza, inventa qualche scusa
i figli, l'amore, la strada che va
tra i fiori, verso casa. Non so,
neppure io so perchè t'ho invitato
a questa cena.
Siamo di fronte adesso io e te.
Siamo la stessa persona

Ragazzo Che parti, ragazzo che vai
quest'uomo fa pena, fa pena e lo sai
voleva tenersi le tue verità
ma poi gli hanno detto "non esca di qua".
Ragazzo, ricordi, ricordi Lucia?
Fa' presto,ti prego, mi portano via
su, dimmi, era bella, adesso che fa?
Ma tu sei passato, non vedi fin qua.

Che buffa cosa rivedere me,
col sorriso di una volta
con addosso la rabbia di dirgli "Chi sei?"
a questa gente qua
portano il dolce e tu te ne vai
va' là, che sei il migliore,
il Pinocchío a rovescio sono io
però sono un dottore.

Ragazzo che parti, ragazzo che vai
quest'uomo fa pena, fa pena e lo sai
voleva tenersi le tue verità
ma poi gli hanno detto "Non esca di qua".
Ragazzo, ricordi, ricordi Lucia?
Fa' presto, ti prego, mi portano via
su, dimmi, era bella, adesso che fa?
Ma tu sei passato, non vedi fin qua.


I pazzi sono fuori

(Vecchioni-Pareti)


Fuori col pigiama
Napoleone a Waterloo
passa l'uomo bianco
e chiede a tutti "State bene o no?"
Venga qui, dottore
c'ho un raffreddore che non passa più
la mia Nina scrive:
"Ad ammazzarmi non sei stato tu".

E i pazzi sono fuori
non cercateli qui
il mondo dietro i muri
è più disperato di qui.

Nebbia la mattina
il vecchio rosso non discute più
scalda la panchina
mirava in alto adesso guarda giù.
Non gli puoi parlare
si accende in cuore, grida, salta su
via di qui, dottore
voglio morire almeno in libertà.

E i pazzi sono fuori
non cercateli qui
il mondo dietro i muri
è più disperato di qui.

Oggi a colazione
ci sono i dolci che volevi tu:
Rocco Sansimone
è smorto come l'ultimo Gesù.
Pensa all'anarchia
e quella bomba che gli si inceppò
nella fantasia
diventa grande grande sempre più.

E i pazzi sono fuori
non cercateli qui
il mondo dietro i muri
è più disperato di qui.

Visite, parenti
un'elemosina di carità
facce sorridenti
vedrai, tra poco vieni via di qua.
Chiedi a quel ragazzo
perchè sua madre non ci viene mai
dice: "La nascondo,
su nell'armadio tra i vestiti miei".

E i pazzi sono fuori
non cercateli qui
il mondo dietro i muri
è più disperato di qui.

FIORE


[Modificato da fiordineve 11/02/2004 2.07]

fiordineve
00giovedì 29 gennaio 2004 04:52
Album L'UOMO CHE SI GIOCA IL CIELO A DADI




L'uomo che si gioca il cielo a dadi

(Vecchioni)



Chi guarda dalla strada
non ci crederebbe mai
io vado a letto adesso
e tu sei in piedi dalle sei
tu stai pescando ed io,
sta notte ho amato chissà chi
ho la camicia fuori e sono qui,



Ti leggo dentro gli occhi:
"Figlio mio come ti va?"
E come vuoi che vada,
come sempre, siamo qua:
ti vedo così poco
ma soltanto tu sei tu,
con quelli là non ce la faccio più



Papà, lasciamo tutti e andiamo via
Papà, lasciamo tutto e andiamo via


Tu li hai giocati tutti
senza avere in mano i re,
pien e cavalli o niente:
tutto il resto che cos'è?

Ti sei giocato donne
che impazzivano per te,
eppure un giorno hai pianto in un caffè



Ci sono stati giorni
da piantare tutto lì&i
eppure li hai giocati
sorridendomi così
per te l'estate non comincia
e non finisce mai
è vivere la vita come fai



papà, lasciamo tutti e andiamo via
papà, lasciamo tutto e andiamo via






scommetto che ti giochi
il cielo a dadi anche con Dio
e accetterà lo giuro
perchè in cielo, dove sta,

se non ti rassomiglia che ci fa?



Luci a San Siro

(Vecchioni)



Hanno ragione, hanno ragione
mi han detto:"E' vecchio tutto quello che lei fa,
parli di donne da buon costume,
di questo han voglia se non l'ha capito già"
E che gli dico:"Guardi non posso, io quando ho
amato
ho amato dentro gli occhi suoi,
magari anche fra le sue braccia
ma ho sempre pianto per la sua felicità"



Luci a San Siro di quella sera
che c'è di strano siamo stati tutti là,
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
Ma stai barando, tu stai gridando,
così non vale, è troppo facile così
trovarti amarti giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui



Ma il tempo emigra mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no
Ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
Fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
ti ho capita, non mi hai capito mai




Scrivi Vecchioni, scrivi canzoni
che più ne scrivi più sei bravo e fai danè
tanto che importa a chi le ascolta
se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è?
Fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo più ti dicono di si
e se hai le mani sporche che importa
tienile chiuse e nessuno lo saprà

Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio prenditi pure
quel po' di soldi quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno più.



Sono solamente stanco da morire

(Vecchioni - Pareti)



Tutti i muri sono buoni per restare su
la cravatta l'ho lasciata a chissà chi
pieno d'alcool fumo dentro l'anima
devo andare ma son sempre qui
ho venduto la mia croce per non essere io
questo amore che fa male non c'è più



Fammi passare, fammi capire...
sono solamente stanco da morire!
Fammi passare, fammi capire...
sono solamente stanco da morire!
Forse sto sognando, fate qualcosa per me
perchè io sto perdendo lei!
perchè io sto perdendo lei!



Che grand'uomo, sono i fili che mi muovono!
non amato chi dovevo non c'è più
la mia storia è stata scritta già
e alla fine c'è chi applaudirà!
steso al buio dopo la recita ricorderò
di esser stato un giorno un uomo pure io!



Fammi passare, fammi capire...
sono solamente stanco da morire!
Fammi passare, fammi capire...
sono solamente stanco da morire!
Forse sto sognando, fate qualcosa per me
perchè io sto perdendo lei!
perchè io sto perdendo lei!



(ad libitum)

perchè io sto perdendo lei!



Povero ragazzo


(Vecchíoni - Lo Vecchio)



Povero ragazzo, sapessi dov'è adesso la tua donna
povero ragazzo, si, la tua bambina,
quella che tu credevi una bambina
povero ragazzo, povero ragazzo,
sapessi cosa dice la tua donna,
povero ragazzo,


qui, fra le mie mani, le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più


Povero ragazzo, sapessi quanta voglia avrei
'sta sera di non farti male
tu che in questo istante starai pensando a lei
starai dicendo:"Come dorme bene!"
povero ragazzo! e a lei neppure passi per la mente
mentre grida t'amo


qui, fra le mie mani,
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più


Povero ragazzo, io quasi quasi prendo
e te la porto a casa
ma ne vai la pena? oggi son io,
domani sarà un'altro o un'altro ancora
povero ragazzo, sapessi cosa
dice la tua donna, povero ragazzo


qui, fra le mie mani,
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più


Povero ragazzo, io sono con la
donna che tu ami e un tempo amavo
ma vorrei morire piuttosto di sapere
che 'sta sera la stai piangendo
povero ragazzo, sapessi come odio
la tua donna, povero ragazzo


qui, fra le mie mani,
le stelle che le bruciano negli occhi
le braccia strette forte sul mio cuore
per non pensarti, non pensarti più



Il fiume e il salice


(Vecchioni - Pareti)


La musica è parola
buttata fra la gente:
suonarmela da solo
non porta proprio niente
il salice ha bisogno
del fiume che lo bagna
e il fiume nasce al sole
che scioglie la montagna
e in questo senso d'armonia profondo
vorrei che si vivesse sempre al mondo


Facciamo come il salice
facciamo come il fiume
cerchiamoci davvero
chiamiamoci per nome


Ma si fa presto a dire:
"Io canto e tu m'ascolti"
Io c'ho provato e ho avuto
risate, sputi, insulti
e passi per le pietre
e i gesti con la mano
ma il nome che mi han dato
non vale il mio: Tristano
Dov'è quel senso d'armonia profondo
quando t'accorgi d'esser solo al mondo?


E quando muore il salice
e quando muore il fiume
chiamiamoci, se serve
ma non col vero nome


"Che belle" - mi dicesti -
son le canzoni tue,
non siamo ancora tutti,
ma t'amo e siamo in due"
E mentre ascoltavamo
insieme il nostro fiato
il drago ci ha lasciato
E dove noi ci siamo addormentati
nascono fiori per gli innamorati


E adesso siamo il salice
e adesso siamo il fiume
cerchiamoci davvero
chiamiamoci per nome



La tua assenza


(Vecchíoní)

È nel gesto di un vecchio colto stanco
nel suo paltò che manca di tintura
è nei poveri svegli la mattina
venuti a portar via la spazzatura;
è nel volto di un bimbo che sorride,
come per dirmí: "Vedi, ti saluto"
è nella corsa ansante di sua madre
perchè di qualche macchina ha temuto.

Ma che cosa vedevi sul soffitto
oltre il mio corpo, oltre il mio respiro?
Sono forse guerrieri alla deriva
le lunghe ombre di chi fa l'amore?
Di chi fa l'amore...

Mia madre dissacrata è la tua assenza
si è capovolto il fiume con la barca
mia madre ricreata è la tua assenza
è lei che guida un cieco coi suoi occhi;
è sulle nostre scale la tua assenza
quando apparivi lungo la ringhiera
ma è un santo non riuscito la tua assenza
l'unico santo senza una preghiera.

Ma che cosa vedevi sul soffitto
quando stringevi lacrime e parole?
sono forse cavalli fra le onde
le lunghe ombre di chi fa l'amore
di chi fa l'amore...

È nel sette del dado la tua assenza
ho sempre dato il cinque e il sei agli amici
è nell'olio dei quadri la tua assenza
son morti i miei paesi suggeriti
tu eri il vespro, il vespro e non la messa
eri il compieta e non l'elevazione
a messa si va pure senza fede
ma il vespro è veramente di chi crede.

Ora so cosa hai visto sul soffitto
l'ultima volta che ti sei distesa
sbarrasti gli occhi e ti spezzasti il cuore.
Tu l'hai visto finire il nostro amore...
Il nostro amore...

Sarà nella mia vita la tua assenza
il figlio a cui vorrò più bene, credi.



Io non devo andare in via Ferrante Aporti


(Vecchioni - Lo Vecchio)



Scusi, lei ch'è pratico di queste parti
io non devo andare in via ferrante aporti
d'ovunque, ma non d'avanti a lui
senta, guardi che non sto scherzando affatto
qui se non mi ferna io ci vado dritto
davanti a dirgli: hai vinto tu!



E per una sera che son gi@ di vena
provi a immaginarsi un pò che razza di scena
io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere



Qui se se ne accorge dio
ci perdo anche il posto alla destra del suo



Senta, lei m'aiuti, lei lo so è un brav'uomo
ecco, si, mi mandi a visitare il duomo
d'ovunque ma non in quella via
certo ne convengo non è affatto strano
perdere la donna per un pubblicano
ma il guaio è che do ragione a lui



E per una sera che mi faccio pena
provi a immaginare un pò che razza di scena
io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere
qui se se ne accorge dio
ci perdo anche il posto alla destra dei suo



Io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere
qui se se ne accorge dio
ci perdo anche il posto alla destra dei suo



Io che vinco per mestiere
calar le braghe davanti a un ragioniere
qui se se ne accorge dio

ci perdo anche il posto alla destra del suo


Archeologia


(Vecchioni)


Chissa perchè ricordo te stasera
non vale più la scusa dell'amore
eppure mi succede che la mano
stavolta non la trova la parola
il mio mestiere è fatto di testate
sul muro della gente che lavora
per un'idea dò il regno, dò il cavallo
ma quando non mi viene alla malora
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Vuoi ridere? Oggi penso all'avvenire
io che se la sera avevo mille lire
me le bruciavo come punizione
perchè ogni giorno vale una canzone
e mentre mi si spengono le stelle
e il mondo fa le macchie sulla pelle
tu non mi hai chiesto niente in quel cortile
oggi l'amore è un lascito mensile
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Rallegrerò l'inverno di mio padre
con un bambino eletto re di spade
farò felice quella che mi ha amato
l'asino resta in piedi finchè ha fiato;
ma quando rivedrò la primavera
saltarmi addosso come un'avventura
scusatemi se scenderò le scale
c'è un piano che non so dimenticare
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.

Sarà perchè ricordo te stasera
sarà perchè sei stata la più sola
come un pagliaccio che non dice niente
non sa come far ridere la gente
sarà, ma c'è l'inverno di mio padre
l'amore di una donna che ci crede
o forse è stata solo una parola
che come te mi resta nella gola
chissà perchè ricordo te stasera
chissà perchè ricordo te stasera.




Fratelli



(Vecchioni)


Partire insieme ed esser tanti
la luce è quella là davanti
per settimane e settimane
dividi il vino, spezza il pane
e dove andiamo cosa importa
più siamo e più la strada è corta
per settimane e settimane
amarci e bere alle fontane.

Amore, il mondo è solo amore
siamo diversi di colore
ma cosa importa se non è diverso il cuore.

Ma il viaggio è lungo e il giorno viene
e c'è chi si chiede: "mi conviene?"
Jahvè lo guida dal passato
e fissa i prezzi del mercato;
quegli altri nascon perdenti
sarà che i labbri li han pendenti
il bianco sfrutta e fa il padrone
per un rimorso a colazione.

L'amore muore e dove muore
non è che nasca sempre un fiore.
L'amore muore e dove muore c'è dolore.

E mentre volano i coltelli
che bello dirsi "Siam fratelli!
Avanti, su, ricominciamo,
siam tutti uguali e poi ci amiamo".
Amiamoci che poi vuol dire:
"Amate voi per cominciare"
ognuno pensa a sè soltanto
e se va male giù col pianto.

Ragazzo, passami da bere
li metto tutti nel bicchiere
le loro facce, i loro dei e le bandiere.
E cantavamo una canzone
la cantavamo tutti insieme
ma passa il tempo, brucia il sole
chi le ricorda più le parole?

fiordineve
00giovedì 29 gennaio 2004 05:02

album IL RE NON SI DIVERTE



Intervallo (I)


(Vecchioni)


Han fucilato ieri un professore
e tutti i suoi pensieri
l'esecuzione si è estesa
a tutte le vecchie Lucie disoccupate
senza più rami di laghi
o manie di fidanzati coi capponi in mano.


Teatro


(Vecchioni)


Ed arrivai mezzo truccato
che già calavano la scena
al primo atto e in piena luce
l'avevan tutto sbottonato
tutto gli avevano levato
tranne la maschera e la voce
e mi guardava e sorrideva
e mi guardava e mi diceva:
"Continua tu che tanto è un gioco
che sia una farsa o una tragedia
meglio che stare su una sedia
per dopo battere le mani
fa' la mia parte e lì vedrai
son lì che non protestan mai
è troppo comodo quel posto
e si accontentano di questo:

tre passi avanti, due a sinistra
rimani sempre bene in vista
e non guardarli mai negli occhi
di? solo cose che san già
che sia Romeo o Pulcinella
la fin del viaggio resta quella
ringrazia, sei un artista
questa è la loro realtà".

Non è che abbia strabiliato
nessuna volta in un teatro
ma è qui, mi parla e sta morendo
ed è con lui che ho cominciato
e quella sera l'ho adorato
che pianse, rise, improvvisando.

"Io quella sera non ho riso
e tanto meno ho pianto
l'avrai creduto tu, io
stavo solo lavorando".
"No, non è vero, ci credevi
è stata la tua vita ed è la mia
e se non è così il teatro è una follia".

Tre passi avanti, due a sinistra
rimani sempre bene in vista
e non guardarli mai negli occhi
di? solo cose che san già
che sia Romeo o Pulcinella
la fin del viaggio resta quella
ringrazia, sei un artista
questa è la loro verità
tre passi avanti
tre passi avanti
tre passi.

Intervallo (II)


(Vecchioni)


Han fucilato ieri un professore
e tutti i suoi pensieri
l'esecuzione si è estesa
a tutte le vecchie Lucie disoccupate
senza più rami di laghi
o manie di fidanzati coi capponi in mano.

Con facce da studenti
ma le divise da carabinieri
l'han fatto fuori: sul maciapiedi
colavano lente le declinazioni
e morì bene pensando:
"Per oggi non ho lezioni, né correzioni".




Il re non si diverte


(Vecchioni)


Per divertirlo, giuro, abbian chiamato
buffoni, nani, gente di teatro
sua moglie ride nel suo bel vestito
e che si sappia non l'ha mai tradito.
Il vescovo gli ha pure perdonato
peccati di cui non si è mai pentito..

E allora perché
se ha tutto, il mio re
stasera si è nascosto sotto il tavolo?
Presto, che già dalle scale sale
profumo di torta di mele, mele,
qualcuno lo deve tirare fuori
insomma non fanno così i signori
oggi è il compleanno di sua maestà
e il popolo alla porta bussa già
lo vuole vedere con scettro e corona
e vuole che abbia sorrisi alla buona
tiratelo fuori da sotto la panca
mettetegli in viso un aria meno stanca.


"I campi ormai non fioriranno più
che resti qui o che ritorni su
non è per me che i giorni vanno via
e l'aria non è mia
di campi, poi, io non ne ho visti mai
soldati sì, battaglie quante vuoi
può chieder tutto e tutto gli darai
ma il re non si diverte, mai".

Vinceva ma gli ha dichiarato pace
il re nemico per farlo felice
il suo più grande amore abbiam cercato
e coi capelli sciolti adesso è qui
il suo più grande amore si è abbassato
e sotto la tovaglia gli ha parlato:
"Vieni facciamo l'amore come una volta,
come una volta".

E allora perché ha detto di no,
grida che il suo Posto è sotto il tavolo?
Tardi, adesso si è fatto tardi
la fiamma si è spenta nei candelieri
vi prego, scusatelo, cavalieri, viziato
ma questo lo è sempre stato
fuori la luna nel cielo è alta già
dormono i cavalli di sua maestà
da sotto la tavola il vino sta uscendo
è certo ubriaco, starà già dormendo
la macchia si allarga, si spande pian piano
ma Dio, ma che strano colore quel vino.



Giuda
(Se non hai capito...)



(Vecchioni)

È bello avere i tuoi trentatre anni
e accarezzare il capo di Giovanni
e dire a Pietro:"Queste son le chiavi
e ti perdono il monte degli Ulivi".
Manca soltanto lui e ben gli sta
come ci insegnano si impiccherà.
Ma il primo a uccidersi
per farti re è stato quello che non salverai
e ti serviva un uomo da usare e gettar via
appeso ai nostri buoni "Così sia".

Messina


(Vecchioni)


Amore grande, amore eterno
di più di questo non sai dare
con te ho salito i sette piani
cercando appigli con le mani
ma non trovare all'improvviso
la tua presenza e il tuo viso

Sarebbe come una mattina
svegliarsi ed essere a Messina
città ch'è degna d'ogni stima
ma che vuoi che ci faccia io a Messina?

Buon usuraio dal naso storto
chiedi pietà e un passaporto
con me hai sbagliato posta e gioco
tu vendi troppo io compro poco
d'amarti non mi domandare
ti mando a buco quest'affare, perché

sarebbe come una mattina
svegliarsi ed essere a Messina
città ch'è degna d'ogni stima
ma che vuoi che ci faccia io a Messina?

Potrei provare le tue illusioni
o su acque chiare far canzoni
ma in India non ci sono stato
e il tema non l'ho mai copiato
potrei far quello che non rischia
e come scarpe inventar dischi
ma fare credere alla gente
che se mi compra è intelligente

sarebbe come una mattina
svegliarsi ed essere a Messina
città ch'è degna d'ogni stima
ma che vuoi che ci faccia io...



Ninna nanna

(Vecchioni)


Invecchierai senza cambiare mai
perdonerai a tutti e non a te
aspetterai come è tuo solito
finché verrà la luna a prenderti
e parlerai di me con tutti quanti
so che parlerai e che ci credo
e che son l'unico dirai, ma sbaglierai.
Invecchierai, sarà difficile
vederti più, quasi impossibile
e non dovrai star con le carte su
non tornerò mai più per ultimo,
ricorderai di me le sere
che parlavo insieme a te
di un vecchio amore che non è finito mai
e il mio dolore rivedrai.
Invecchierai guardando fuori ma
cucinerai cipolle insipide fin quando puoi
leggera come sei tu volerai, oh sì che volerai
e sognerai, che tanto
non ti costa niente, sognerai
che io sia grande come mi vorresti tu
e piegherai la testa, e allora dormirai.


Sabato stelle

(Vecchioni)


Il tempo d'essere un equilibrista
e per entrare aprire una finestra
e mentre ho quattro piani sotto i piedi
tu dal tuo letto salti su e mi chiedi:
"Che cosa fai sul filo?"
"Io? Mi alleno, e invece a te ne dànno di veleno".
"Dài, vieni dentro, che vorrei toccarti
le senti, le ricordi le mie mani?
Domenica son libera di uscire
domenica, domenica è domani..."

"Domani faccio solo figli giusti
domani vado nelle Due Sicilie".
"Ma dove vai, ma dove vai senza di me?
Oh, certo, hai cose che non so
e che non ti chiedo, così sei tu:
perdonerai, ti illuderai, ci morirai
e non ricorderai perché
e brucerai tutte le stelle
non del sabato, soltanto dentro te
sarò felice, sai
però tu mi hai amato
tu mi hai amato e non mi aspetterai
mancava così poco, sai
ero quasi guarita
eppure tu mi hai amatotu mi hai amato e non mi aspetterai".


"Che vuoi? Qui dentro sei così tranquilla
felice no, ma in fondo chi è felice?
E poi ti trovo come sempre bella
io devo stare al passo con i tempi
succede a tutti, noi non siamo i primi
così va il mondo e non si può cambiare
vedessi come è dura star là fuori
tu no, ma io ci devo ritornare".
"Ma dove vai?
Ma dove vai senza di me?"

"Che cosa credi? Sai la gioia
andare via, lasciarti qui?"
"Ma cosa dici, come vivi
cosa inventi, non ti riconosco più".

"Sta' zitta, smettila di urlare
che non serve
cosa vuoi capire tu?
Io vivo a modo mio, io, io ti ho amato
io ti ho amato, non t'aspetterò
mancava poco, è vero che eri guarita
eppure io, io ti ho amato, io ti ho amato
e non t'aspetterò".

fiordineve
00giovedì 29 gennaio 2004 05:04
album BARBAPAPA'



Ecco arrivare i Barbapapà

Come è divertente aiutare papà

Chi ce l'ha un'idea

Il miglior amico degli animali

Barbapapà rock

La canzone di Barbapapà

La famiglia di Barbapapà

fiordineve
00lunedì 2 febbraio 2004 02:47
ALBUM IPERTENSIONE



Irene


(Vecchioni - Des Rossiers)


Oh, certo che può sembrare inutile
una stazione a chi non parte mai
ma i treni che davvero portan via
non han fiori sui sedili
ma da fuori non lo sai
devi entrarci per sapere dove vai.
Irene, non aspettare più
la spiaggia era d'oro per illuderci
col vantaggio di non pensarci su
non è il tempo della volpe
ora è il corvo il mio dio,
questo niente nella mano sono finalmente io.

Corri via, scappa via
ma devi farlo da te
senza starlo a chiedere
come fai, sempre fai
con tutto quel che hai.
Corri via, via, scappa via
insieme o contro di me
non importa, basta che
cerchi tu, solo tu
di scegliere chi sei.

I gufi che porti sulla spalla tua
ti mangiano gli occhi e non li mandi via
(c'è il vantaggio di non pensarci su)
è una vita che ti dicono:
"Da sola tu non puoi"
che ti dicono: "poi ci ringrazierai..."
E a volte la musica non viene più
e allora vorrei che mi capissi tu,
e guardassi con rabbia insieme a me
tutto il tempo da borghesi
perso a coltivar ninfee
senza mai capire gli uomini e le idee.


Corri via, scappa via
ma devi farlo da te
senza starlo a chiedere
come fai, sempre fai
con tutto quel che hai.
Corri via, via, scappa via
insieme o contro di me
non importa, basta che
cerchi tu, solo tu
di scegliere chi sei.

Canzone per Laura


(Vecchioni)

Al primo amore si fermò
scese dalla filovia
e allora il mondo gli sembrò
una drogheria, una drogheria.
L'ultima volta che lo videro
era col circo del "pensateci un po' voi"
dove leoni, clown e acrobati,
stavan fermi come lui:

va da sé che Laura non crede,
non crede più,
passa il sale, chiacchiera, siede
e guarda giù.

Fu re Riccardo il primo che
salutò la compagnia,
si tolse l'elmo e disse "Tiè!"
ma con cortesia, ma con cortesia
era una guerra un po' del cavolo,
mancava un senso , un apriscatole, un'idea,
eppure tutti comandavano
a che cosa non si sa: va da sé che Laura non crede,
non crede più,
passa il sale, chiacchiera, siede
e guarda giù.

E Marco Polo li fregò
doge, moglie, turchi, idee
partì da Chioggia ed arrivò
non più giù di Bari,
non più giù di Bari
poi disse "Ho visto Orienti magici",
ma almeno aveva avuto della fantasia;
i veneziani che applaudivano
solo invidia e ipocrisia: va da sé che Laura non crede,
non crede più,
passa il sale, chiacchiera, siede
e guarda giù.

Poi quel bimbo si voltò
e contò le nostalgie
scese dal palco e disse "No!"
Sono cose mie, solamente mie".
E mentre tutti si aspettavano
la giravolta, il salto doppio, la poesia
gridò a chi stava a capotavola:
"Stacci attento e fila via!".
Perché adesso Laura ci crede
ci crede sì
Perché adesso Laura ci crede
ci crede sì
chiude gli occhi e dentro sorride
adesso sì.


I poeti

(Vecchioni)

I poeti son giovani e belli
e portano in cuore
la luce del sole
e un canto d'uccelli
e la strada del borgo natio
la pioggia sui tetti
la povera gente amata da Dio.

Poesia, poesia,
deh proteggimi ovunque io sia
poesia, poesia.

I poeti son vecchi signori
che mangian le stelle
distesi sui prati
delle loro ville
e s'inventano zingare e more
per farsi credibili agli occhi del mondo
col loro dolore.

Poesia, poesia, poesia, poesia.

I poeti si fanno le pippe
coi loro ricordi
la casa, la mamma, le cose che perdi
e poi strisciano sui congiuntivi
se fossi, se avessi, se avessi e se fossi,
se fossimo vivi.

Poesia, poesia
deh, proteggimi ovunque io sia
poesia, poesia.

I poeti hanno visto la guerra
con gli occhi degli altri
che tanto per vivere han perso la pelle
così scrivon piangendo cipolle
su barbe profetiche intinte nel vino
che pure gli serve.

Poesia, poesia, poesia, poesia.

I poeti son liberi servi di re e cardinali
che van ripetendo: noi siam tutti uguali
e si tingono di rosso vivo
ciascuno pensando:""Il giorno del nobel
farò l'antidivo".

Poesia, poesia,
deh, proteggimi ovunque io sia
poesia, poesia.

I poeti sono litri di vino bevuti per noia
per scriver parole davanti al mattino
mentre sognano bambine nude
che uscendo da scuola
li prendon per mano e gli dànno la viola.

Poesia, poesia, poesia, poesia.

I poeti son giovani stanchi che servon lo Stato
sputandogli in faccia perché sia dannato
e sbandierano cieli e fontane
messaggi e colombe
a noi le campane, ai ricchi le trombe.

Poesia, poesia.

Canzonenoznac

(Vecchioni)


Il leader della parte scura
dietro una barba quasi nera
diceva cose alla sua gente
a voce bassa come sempre
e ricordava cose antiche
proibite ma pur sempre vive
come il Martini con le olive.
Dal millenovecentottanta
anno di grazia e d'alleanza
felice e immobile la gente
viveva solo del presente.
ma lui a quei pochi che riuniva
come una nenia ripeteva
quel suo programma che chiedeva
Fosse permesso ricordare
fosse permesso ricordare
poi ricordò che era vietato
nel mondo nuovo anche il passato.

Il leader della parte chiara
con quella cicatrice amara
sul mento a forma di radice
gridava:"Abbasso questa pace".
Coi pochi giovani insultava
la polizia che costringeva
soltanto ad essere felici
ed abbatteva e rifaceva
palazzi d'arte e di cultura
e delle bibite e del niente
sì, ma soltanto con la mente
e all'occorenza le prendeva
 davanti ai giudici abiurava,
ma appena uscito risognava
fosse possibile cambiare
fosse possibile sperare
ma la speranza era un difetto
nel mondo ormai così perfetto.

E il leader con la cicatrice
credeva l'altro più felice
e l'altro, quello con la barba,
di lui diceva "È pieno d'erba".
Si sospettavano a vicenda
di fare solamente scena
d'essere schiavi del sistema
e l'uno l'altro beffeggiava
e l'altro l'uno ricambiava
pur descrivendo alla rinfusa
due volti di una stessa accusa
che era impossibile cambiare,
tornare indietro, andare avanti
avere voglia di sbagliare.
Come ad esempio ricordare
Come ad esempio ricordare
questo ricordo era un difetto
nel mondo ormai così perfetto
né si poteva più cambiare
né si poteva più sperare
questa speranza era un difetto
nel mondo ormai così perfetto.

E il leader della parte chiara
pianse di rabbia quella sera
seduto sopra la sua vita
perduta come una partita
ma il servofreno dentro il cuore
che scatta al minimo segnale
gli eliminò tutto il dolore.
E il leader della parte scura
contando i passi e la paura
si avvicinò alle parti estreme
dove correva un giorno il fiume
ricostruendo da un declivio
l'ultima chiesa, un vecchio bivio,
l'acqua e l'amore che non c'era.
Si sentì stanco in quel momento
tolse la barba e sopra il mento,
apparve a forma di radice
quella sua vecchia cicatrice.



Alighieri

(Vecchioni)


Quando tornerai,
mi decevo, e sai,
ci si mangia il cuore a volte
per resistere
ma poi vivi e dài
e ti accorgi che
non è tempo più
di bandiere appese
E si cambia, sai,
non si aspetta più quando tornerai.
Tu quel giorno avrai
mille anni in più
tutti gli anni messi in conto
all'abitudine,
e mi accorgerò
che non basta più
camuffare il tempo per sentirsi
quelli che
che si amavano, che ridevano.

Cinquantamila e non h aperto...
e che può avere? Tre fanti?
Chissà perché Francesco
non capisce mai gli altri.
Signora, non posso fare sempre canzoni
che piacciono a tutti, andare incontro
facilitare, semplificare...
O forse tre donne, eh, potrebbe avere
anche tre donne quello lì.
Egregio professore, questo Provveditorato,
presa visione dei suoi metodi d'insegnamento
è spiacente di comunicarle che deve
destituirla dall'incarico di...

Aspettarti, sai,
mi fa ridere,
a vent'anni aveva un senso
adesso è inutile,
e poi il fegato
non mi regge più
e la faccia mia
non la reggo io...
E se fossi in te
non ci proverei
non ritornerei
ma tu tornerai
senza dirmelo
e ad un tratto avrai quel gesto
che non scordo più
e risentirò
quella forza mia
di spaccare il mondo
insieme a te
ma non basterà
per sentire che
sono ancora io.

- Alle otto e mezza, Perfetto, vengo alle
otto e mezza a cena son lei
siamo d'accordo, sì, siamo d'accordo.
- Le aragoste sono come i poveri:
le parti migliori sono le braccia.
- Buona questa colonnello!
- Ma cosa vogliono questi studenti, sono
quattrocento anni che fanno casino, un casino
immemorabile!
-Certo, sì, lei ha ragione colonnello, ma vede,
lei ha sempre le cinque lire di resto...
Le sale affollate, i leccapiedi, pardon,
i pratici, si dice "i pratici",
e questa donna, questa donna che ho sposato
avrà ragione anche lei, sì, mi fanno un po' senso
quei due gufi che ha sulle spalle... ma è
giusta, no, no, no, io non la cambierei
affatto, è giusta così com'è, è giusta, lei almeno
mi capisce, a volte, tu invece niente, niente.

Non ti ho amato mai,
non ti ho amato mai.
Ma che cosa ti credevi, vecchia stupida!
Figurarsi se,
uno come me,
fa il pupazzo per le cosce tue
e poi gli anni e poi
non ne ho voglia, sai
non ti aspetto più.

Nei tre canti di Cacciaguida
si descrive una Firenze "sobria e
pudica", quando non era, "ancor giunto
Sardanapalo" a mostrar ciò che in
camera si puote. E da Firenze il discorso
si espande a tutto il mondo: diventa
universale. Ed è qui che l'Alighieri troneggia,
in un crescendo di malinconia
e passione che definirei come... che definirei
quasi... che definirei come...





Tutta la vita in un giorno


(Vecchioni)

Gioia e lavoro è il motto della gioventù tedesca, noi daremo
un primo esempio, noi prendiamo ora l'iniziativa,
molti dei migliori giovani di tutte le fabbriche faranno
una crociera verso le regioni del Nord,
gioia e lavoro è il motto della gioventù tedesca
e così oggi in centinaia di officine e scuole speciali i giovani si
preparano per esplicarvi poi con buon successo i compiti loro affidati
dalla patria, ci sono poi le scuole professionali, le adunate
sociali e le ditte-scuola del mondo del lavoro.(Discorso tenuto in occasione del giuramento della polizia motorizzata tedesca).
Ah, ecco Miss Italia nel salone dell'hotel Regina, quella sera
vi fu una vera kermesse d'eleganza, superbi abiti, alcuni dei quali
ricchissimi indossati dalle concorrenti, le più note case di moda
hanno vissuto anch'esse un po' la loro battaglia, dalla piccina che
li ha recapitati, al modellista, alla sartina che li ha cuciti e ha
sognato forse in cuor suo di poterli indossare almeno una volta nella
vita in una occasione come questa.
Miss Italia è stata eletta, la giuria, rappresentata da uomini di
lettere, artisti, impresari, si fa attenta, perché l'esame è più
laborioso e complesso di quanto si possa credere.
Ileana Mammarella, rappresentante l'Abruzzo, Letizia Rega, anche lei l'Abruzzo,
la romana Maria Gheffai... le è stato affidato il soprannome
di "gattina", un'altra romana, la signorina Paolucci, rappresenta il Lazio.
Un'ultima occhiata alla pettinatura, un ultimo sorriso allo specchio
prima di quello finale ai giudici e poi l'incoronazione di quella che la
giuria avrà decretato la più bella d'Italia. Un nuovo volto si è
aggiunto alla collezione già numerosa di fanciulle cui la Giviemme
organizzatrice del concorso ha come il re della favola antica,
cambiato il corso della vita con un tocco magico di bacchetta,
sfogliando le riviste della raccolta dell'archivio Giviemme, vediamo
come quasi tutte le partecipanti al concorso Miss Italia abbiano
avuto fortuna.
Miss Italia è stata eletta...
Tutta la vita in un giorno
tutta la vita in un giorno
tutta la vita in un giorno...

Pesci nelle orecchie

(Vecchioni)


A parte che nel mare c'era
gente insospettabile,
(persino gli idealisti
ci nuotavano benissimo)
e poi cambiavo pelle
e non sapevo e non capivo che
andarci dentro è facile
tornare no;
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho.

la verità nel bosco è
dare un senso a tutti gli alberi
e per sentieri assurdi
cercar posti delle fragole.
ma c'è un'uscita sempre
ed io d'uscire non l'ho chiesto mai
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho
contarli forse sì
levarli più non so.

E forse invidio i giovani
che sanno sempre tutto già
il vero, il bello, il giusto, quel che
ha un senso e quel che non ne ha
si fanno addosso frasi
che continuamente applaudono
le loro stanze non han muri
questo no
ma per entrarci
paghi i loro "io lo so".

Amico amico mio di Spagna
amico uomo, amico libertà
amico mio di Grecia
amico sangue, amico senza età
amico, non ti ho visto
né cercato, amico, scusami,
ma per amare il mondo come l'ami tu
dovevo odiare troppo
odiare un po' di più.

Padroni grassi sempre in cerca
di montagne magiche,
di religioni, filtri
e assoluzioni per difendervi
di vendo, vendo, vendo
vendo, vendo, e piùvendo e sono io
avere pesci nelle orecchie
che vi fa?
Voi ve li nascondete ma
vi puzzan già.

Amico mio di vino, di canzoni
e grandi alibi
amico sbronzo fatto e poi
fumato sopra i tavoli,
tu che sei tanto bravo, che alzi il pugno
e fai l'anarchico,
insegnami a cantare come canti tu
mezzo milione a sera
o perdi la virtù.

E quante madri,
madre, ho sovrapposto alla tua immagine
per ritornarti in ventre
con la voglia di essere piccolo,
per non sentirmi idiota
quando canto e non capiscono,
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho,
contarli forse sì
levarli più non so.

Ragazza mia, che invecchi
lentamente, come Dorian Gray,
ti ho disegnato barba e baffi
per potermi dire che
le luci di San Siro sono state solo fatti miei
dicevo: nelle mani quanti sogni ho
li vuoi cantar con me?
Da solo io non so.

Amore mio di oggi
sei la gaffe di un altro uguale a me
lui si era accorto che vendevo l'aria
a prezzi altissimi
e quando mi ha sparato
lo faceva per difendersi
sì ma la palla
dalla testa non va via
e lui fa il grande adesso
con la vita mia.

Amore mio che prendo
come scusa molto abile,
amore mentalmente
fatto a pezzi rimontabili,
amore non è vero
amore t'amo, amore ascoltami
quante volte ti volevo dire, sai
":se non ci fossi tu"
poi non l'ho detto mai.

fiordineve
00lunedì 2 febbraio 2004 02:54
SAMARCANDA



Samarcanda

(Vecchioni)

C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato
le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.


Ridere, ridere, ridere ancora
ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà
musica di tamburelli fino all'aurora
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera Signora
vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano
fammi fuggire, fuggire di qua
alla parata leimi stava vicino
e mi guardava con malignità".
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re
presto, più presto, perché possa scappare
dategli la bestia più veloce che c'è.

"Corri, cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò
non ti fermare, vola, ti prego
corri come il vento che mi salverò...
oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh".

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera Signora
stanco di fuggire la sua testa chinò.
"Eri tra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale
son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli, soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà.
"Oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh".



Vaudeville


(Vecchioni)


E spararono al cantautore
in una notte di gioventù,
gli spararono per amore
per non farlo cantare più
gli spararono perché era bello
ricordarselo com'era prima,
alternativo, autoridotto,
fuori dall'ottica del sistema.

Scemo, scemo...

Mentre cadeva giù dalle tasche
gli rotolavan di qua e di là
soldi di Giuda, bucce di pesche
e tante altre curiosità,
mentre cadeva,buono tra i buoni
e si anniebbiava vieppiù la vista
fece di getto due o tre canzoni,
segno che era un grande artista.

Scemo, scemo...

E spararono al cantautore
in un eccesso di gioventù,
gli spararono per ricordarlo
com'era stato e non era più.
E con il mento fra le due assi,
steso sul palco con gli occhi bui,
sentì gridare dietro quei passi:
"Se lo mangiamo siam come lui".



Due giornate fiorentine

(Vecchioni)


E fu proprio mentre portavo due bicchieri
che mi dicesti: "Indovina chi è venuto ieri?"
Io chiesi: "Chi?", però sapevo di sapere,
e il primo amante in fondo è come il primo amore.

Pomeriggio: da solo in un po' troppa Toscana,
ho pensato: "Ma brava", vabbe', ho pensato: "Puttana",
poi che io non c'entravo e che eri stata felice
con chi non importa e la storia non dice.

Le mie tasche eran piene di varie ed eventuali
ma i tuoi giorni con me sono stati tutti uguali:
con lui eri Firenze, i monumenti, il cielo, il letto;
con me oggi una noia da sala d'aspetto.

E la sera per cena mi sono pure travestito,
per spiare quel gesto che ti avrebbe tradito;
ma il naso a palla e gli occhiali con la corda
mi segavano in due la parte che ricorda.

E sono esperimenti questi da non più tentare,
perché andando a svestirmi per tornar normale,
non seppi più che togliermi di vero e di finto
e confusi me stesso con la barba al mento:

come avevo confuso per giorni e giorni e giorni
il senso dei sorrisi e quello dei ritorni
senza aver capito che tu stavi cambiando
e gridavi da sola e poi stavi vivendo...

All'uomo della Chevron
che non aveva capito
ripetei sillabbando:
"Ho paura del lupo, paura
paura, paura del lupo".

E lui con la pompa in mano
e con il tappo nel guanto
come stesse nel mondo
a dar benzina soltanto
mi guardava stupito
chiedendomi: "Quanto?"

"Tanto che a Lodi non ci arrivo mai
si nasconde là dietro finché sto qui, ma poi
quello m'insegue fino a casa mia,
stia qui, mi faccia un pò di compagnia..."

E l'uomo della Chevron
che non aveva capito,
fece tre passi indietro,
non pulì neanche il vetro,
disse: "Mamma mi aspetta",
e fuggì nella notte.

E adesso che sto fermo e sento meglio il vento,
adesso che non ne parliamo più da tanto tempo
c'è tua madre che non sbaglia mai e la cena con gli amici
e a volte a far l'amore siamo quasi felici:
le mie tasche sono piene di varie ed eventuali

ma i miei giorni con te son quasi sempre uguali
e un giorno ti dirò: "Indovina chi è venuto?"
Ora son cresciuto: "Guarda, non è bello il mio lupo?"



Blu(e)Notte

(Vecchioni)

E il vecchio con gli occhiali di tartaruga
mi regalò sei sigarette e mi disse:
"Guarda, ho tante porte indietro,
tante porte avanti,
ma è sempre la stessa cosa. I
I bar sono tutti uguali".
E il barman si toccò l'orecchio
come per dirmi: "Non ci faccia caso, è pazzo".
E io, io gli avrei preso la testa
e gli avrei fatto mangiare il banco...
E il vecchio capì e mi disse:
"Perché te la prendi tanto?
Uscito di qui, tornerari a casa come tutti;
non dirmi che non hai anche tu
una bella famiglia che ti aspetta e quello che
in fondo vale, e una figlia, e un po'
di stima per il mondo normale..."



Per un vecchio bambino
(Vecchioni)


E il tempo diventava ieri
e con il tempo non crescevi
eri la mia disperazione...
Io ti dicevo: "Non si fa,
insomma un po' di serietà";
e rispondevi: "Stà tranquillo,
adesso è presto, adesso no,
ma un giorno o l'altro crescerò".

E tutto quello che volevi
giusto o sbagliato lo prendevi
senza pensarci su un minuto,
e poi non obbedivi mai
e combinavi sempre guai...
Che si trattasse di una gara,
un colpo il mondo e un colpo tu,
a chi stupiva un po' di più?

Bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
che strano sogno
voltarsi intorno
e non vederti più.

E una domenica i cavalli,
le carte, le scommesse, i sogni,
vennero a dirmi: "Lo lasciamo:
adesso è grande, adesso, sai
non ha bisogno più di noi"
ed io con tutte le parole
che in vita ho scritto, ho pianto e so
non li ho convinti a dire no.

E a volte un po' soprapensiero
in qualche foglio, in qualche cielo
non riesco a disegnar le stelle,
ho voglia di vedere te,
soltanto il tempo di un caffè,
e la tua faccia e l'allegria...
Ma al bar mi dicono che tu
sei sempre appena andato via.

Bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
Bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
che strano sogno
voltarsi intorno
e non vederti più.

E a volte penso che io e Sergio
a dirti ciao quel pomeriggio
eravamo un po' bevuti:
e io tiravo mamma in qua
e lui pendeva un po' di là,
vabbe', l'ammetto, si è mancato,
si è mancato in serietà,
l'avresti fatto pure tu...

Bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
Bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio,
che strano sogno
voltarsi intorno
e non vederti più
bimbo, bimbo mio, bimbo, bimbo mio.

Tornava una rondine al nido
l'uccisero, cadde tra spini,
portava nel becco un insetto,
la cena dei suoi rondinini.

Hai mai perso un ragazzo, ragazzo?
Ha detto; "Ciao", è andato,
ha detto: "Sono stanco d'amare".
È diventato abbastanza lontano
su quella sua bicicletta.
Quand'ero giovane dicevo "Perduto",
certo piangevo, ma perduto lui ce n'era
un altro; però da vecchio pesa il respiro.
Lo vedevo giocare, lo guardavano tutti.
Quante volte ho pensato:
" Basta sto male". quante volte ho detto:
"Basta, camminami avanti..."
Ma il fanciullo che avanti a te cammina
e non lo chiami, non sarà più quello...




Canzone per Sergio


(Vecchioni)


Il ladro di cavalli non era lui,
ma fu impiccato per comodità
e l'uomo di profilo non si bastò
partì cercando l'altra sua metà
il capitano Achab non torna più
dal viaggio contro l'impossibile...
Oh Sergio, non ho tempo di scriverti,
ma, d'altra parte, non ti ho scritto mai
e come ti potevo sorridere?
Erano stati tutti amici miei.

A volte sentono che bussano:
non è niente, niente, niente;
non sono loro che tornano:
solo vento, vento, vento...
Ne avrò di tempo per amare
prima che entri lei?

Il grande orologiaio non passa più
e gli orologi li aggiustiamo noi;
adesso costruiamo le macchine,
vedessi, come sono belle, sai;
a volte c'incontriamo sugli argini,
e ci contiamo, e manchi sempre tu...
Oh, Sergio, non ho tempo di scriverti,
ma d'altra parte non ti ho scritto mai,
oh, sì, di cose qui ne succedono
ma ci illudiamo d'inventarle noi

Siamo un passaggio di allodole:
con un colpo andiamo giù;
mentre cerchiamo di scegliere
se volare a nord o a sud...
E gli anni indietro, e gli anni ,Sergio,
e quando c'eri tu...

Il tempo mischia bene le bibite
gli imperativi e quel che mando giù
qualcuno vede ancora negli occhi miei
quel che gli specchi non rifletton più:
si spezza la collana, le idee van gi&ugrve;,
stan rotolando un po' di qua e di là
e tutti a dirmi come raccoglierle,
non c'è nessuno qui che non lo sa;
non riesco a immaginarmi di vivere
illuminato dalla verità,
la risposta nel vento dov'è, dov'è?
Sarà la stessa per ognuno di noi?
Oh , Sergio, non ho tempo di scriverti,
ma un giorno o l'altro mi rincontrerai.

Ci appoggeremo sui gomiti
quando il sole viene giù,
mi accadrà di sorridere,
come non speravo più...
E l'occhio azzurro avrà un momento
uguale all'occhio blu...



L'ultimo spettacolo

(Vecchioni)


Ascolta,
ti ricordi quando venne
la nave del fenicio a portar via
me, con tutta la voglia di cantare
gli uomini, il mondo, e farne poesia...
Con l'occhio azzurro io ti salutavo
con quello blu io già ti rimpiangevo
e l'albero tremava e vidi terra,
i greci, i fuochi e l'infinita guerra...

Li vidi ad uno ad uno
mentre aprivano la mano
e mi mostravano la sorte
come a dire: "Noi scegliamo,
non c'è un dio che sia più forte".
E l'ombra nera che passò
ridendo ripeteva: "no..."

Ascolta,
ero partito per cantare
uomini grandi dietro grandi scudi
e ho visto uomini piccoli ammazzarre
piccoli, goffi, disperati e nudi...
Laggiù conobbi pure un vecchio aedo
che si accecò per rimaner nel sogno
con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa dentro il muro
quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi...

Ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l'amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto...
E son tornato per vederti andare
e mentre parti e mi saluti in fretta
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi: "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so
ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via:
perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua.

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale
e chi ci passa su non sa di farmi male:
ma non venite a dirmi
adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia
tu non andresti via.

fiordineve
00lunedì 2 febbraio 2004 03:01

CALABUIG



Stranamore (Pure questo è amore)

(Vecchioni)


E lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere
e quel silenzio tra noi due che sembra non finire
quando lo svesto, lo rivesto e poi lo metto a letto,
e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi...
forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi.


E tu che hai preso in mano
il filo del mio treno di legno
che per essere più grande avevo dato in pegno:
e ti ho baciato sul sorriso per non farti male
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perché non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo
l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino
combatte bene e muore meglio
solo quando è pieno.

E il primo disse: "Ah sì?
non vuoi comprare il nostro giornale?!"
E gli altri: "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensavo: "Ora gli dico: Sono anch'io fascista" -
ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perchè più in là
non si poteva conquistare niente;
e tanta strada per vedere un sole disperato
e sempre uguale e sempre
come quando era partito.

Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave
ha più ferite che battaglie, e lui ce l'ha la chiave.
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio
io che non parto e sto a guardarti
e che rimango sveglio.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.



A te


(Vecchioni)

A te che avevi un gatto
indifferente il giorno
che son venuto a dirti
domani non ritorno.

A te che immaginavi
ad ogni mia parola
la vita di mia moglie
che forse è sola:
e ti sforzavi di non ricordare
quell'uomo che tornava
soltanto per picchiare
tua madre che aspettava,
quando scappavi a letto
dicendo a tua sorella:
"Vedrai che passa tutto
la vita è bella".

A te che gli anni e gli occhi
si mentono ogni sera
anche se negli specchi
la vita è dura.

A te che mi hai ascoltato
cercando di capire
uno che parla al buio
e non sa cosa dire.

A te che mi hai truccato
il mazzo delle carte
perchè vincessi ancora
da qualche parte.

A te con i tuoi forse
e la tua Valentina
che in fondo è solo il nome
di una bambina.

A te che non c'è un solo uomo
a cui non hai creduto,
amando il suo dolore anche
se si era addormentato.

A te che nascondevi
ridendo la paura
che fosse solamente
un'avventura.

A te che mi dicevi:
"Sai chi ho scopato ieri?"
per non farmi capire
che ero nei tuoi pensieri.

A te che mi hai contato
i passi sulle scale
e viene sempre il giorno
che non si sale.

A te nemmeno un sogno
nemmeno un'emozione
a te non ho lasciato
che una brutta canzone.

Calabuig (strumentale)


Sette meno uno
(il cane, la volpe, la cívetta, il fagiano, il cavallo, il falco)


(Vecchioni)

Sette cavalieri,
sette, giacche rosse,
sette cani neri
come pensieri;
e le loro donne
hanno sette gonne,
sette gli stallieri
amati ieri;
suona cupo il corno,
manca un dito al giorno,
e a giocar la sorte
di una volpe.

Scura come il cielo,
chiara come un velo,
grida sulla vetta
una civetta;
noia di risate,
noia di bevute
noia di castelli
e di duelli;
guarderanno indietro,
guarderanno il vetro
della loro vita
sempre più vuota.

Guarderanno tutti, capirà uno solo
guarderanno tutti, capirà uno solo
rivedrà le lunghe cene sotto il tiglio
il fagiano che non copre lo sbadiglio.
Torneranno tutti, mancherà uno solo
torneranno tutti, mancherà uno solo
non sarà la morte, non sarà una fuga,
correrà nel vento insieme ad una strega.

Sette cavalieri,
sette finte giacche
finte come i loro
sette pensieri
suona falso il corno,
falso pure il giorno
e di vero forse
solo la volpe
vanno verso il ponte
vanno all'orizzonte
d'illusione fieri
come guerrieri.

Torneranno tutti, mancherà uno solo
torneranno tutti, mancherà uno solo
troveranno il suo cavallo mentre beve
troveranno solo un guanto nella neve.
Torneranno tutti, mancherà uno solo
torneranno tutti, mancherà uno solo
non un passo, non un segno tutt'intorno
solo un falco nero in un silenzio eterno.



Il Capolavoro

(Vecchioni)

Si svegliò, guardò nell'alba e l'alba
era lì senza memoria;
camminò la Terra ormai da anni
senza tempo e senza storia.
E fin dove gli occhi andavano
non un suono, non un fiore.

Rise e raddrizzò le sagome
dei suoi alberi in cartone;
strinse in tasca i semi inutili
come il torto e la ragione.
Nel cervello già sfumava l'ombra
e con l'ombra ci viveva...
S'infilò come abitudine
l'ago, quello di ogni sera
e i fantasmi ritornarono
per tenerlo vivo ancora.

"Dormi ora, dormi piano:
sei bambino sui sentieri,
l'orzo cresce, l'aria è buona
proprio come ieri;
dormi, forse c'è qualcuno
dormi, forse non sei solo;
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro,
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro".

Ma il silenzio dei fantasmi intorno
si riempì con un rumore
e un cavallo appena nato un giorno
lo guardò senza capire;
annusò quel poco d'alba
fece un passo ma cascò.

Gli cercò per valli e giorni e mesi
l'erba e l'erba non trovò:
e sudò per farlo stare in piedi
ci provò e ci riprovò
qualche favola degli uomini
ogni sera gli inventò.

ma era disperato e inutile
dargli fiato lì vicino,
era come allontanarsi un po'
la pistola di un mattino...

"Dormi ora, dormi piano,
che le stelle vanno via;
dormi, ti alzerai domani
cosa vuoi che sia?
Dormi e tornerà la neve
dormi, il grano sarà d'oro;
dormi e vivi, tu sei l'ultimo capolavoro
tu sei l'ultimo possibile capolavoro".


Il castello


(Vecchioni)


E se passate fate piano
che Fata dorme dal mattino
che l'uomo per la guerra le partì
e dietro la collina si sbiadì
e nel castello sopra il fiordo,
la luce sfiora per ricordo
le coppe che restarono così;
e il vento smuove le vetrate
e a volte un'eco di risate
un tempo risuonavano da lì
ma non passateci d'aprile
che non potreste più vedere
le rose come quando lui era qui;.

E quando c'era lui le sale
erano piene mille sere
di gente e luci e scherzi di buffoni,
e feste fino all'alba e poi canzoni;
e lui stringeva fra le dita
la pietra verde della vita
e chi partiva sempre ritornò
tornò anche un figlio trovatore
scappato senza far rumore
per altre luci che poi non capì
e un drago fatto con la paglia
bruciava all'alba sulla soglia
perche il dolore non entrasse lì.


Tu che ne sai che passi e guardi
di Fata e tutti i suoi ricordi
del sogno che ha battuto la realtà?
La polvere si è fatta antica
e sul sentiero c'è l'ortica
ma Fata non ci crede e non lo sa.
Ha fretta e l'abito è sgualcito
ma è la gran sera che ha aspettato
e il conto della sabbia è fermo già
e lui che bussa e lui che torna qua,
e si riaccendono le luci
ad una ad una stanze e voci
e servi e cani ancora tutti là:
è lui, sorride sulla porta
è lui, lo stesso di una volta
ma chiede scusa e non l'abbraccerà;
ha gli occhi stanchi, è sempre bello
ma tiene addosso quel mantello
che non si toglie e non si toglierà.


L'estraneo (infiniti ritorni)


(Vecchioni)


Lontano, lontano
qualcuno mi darà la mano
lontanto, lontano...

Dai dottori di Smirne ho imparato
il triangolo e il libro della vita
scorreva piano fra le dita;
coi mercanti di Tebe ho giocato
tutti i sensi di scacchi e di pedine
coi chicchi bianchi e le palline;
e dai profughi celti ho visto segni
per capaire le stelle e aprire un velo
e far salire menhir al cielo.

Sotto i portici di Toledo
ho preso un bimbo sero per la mano
e mi portavano lontano i suoi occhi;
e correvo nelle mille sere,
con i dadi fermi nel bicchiere
e intorno amore, amore, amore, amore...

E in un attimo di Granada
ho ucciso per due volte uno stesso uomo
e non chiedevano perdono i suoi occhi...
e correvo nelle mille sere,
con i dadi fermi nel bicchiere
e intorno amore, amore, amore, amore...

E il mio vecchio che sa la verità
guarda il tramonto dalla collina:
da qualche punto lontano
suo figlio tornerà.

E ho imparato le mille posizioni
fra le gambe di donne e di bambini
le loro bocche come fiori
e ho giocato le cento rivoluzioni
la mia rabbia e le cento delusioni
che son mille e son tante
e son belle e son sante il giorno dopo.
E provai ogni droga più che vino,
il linguaggio del bruco e l'assassino
e a saper tutto senza parole.

E in una sera di Gerusalemme
dal vecchio ebreo che contrattava gemme
ho visto un dio che mi veniva incontro
e ho provato tutto per scappare,
ma lui insisteva: "Dài, fatti salvare,
ho tanto amore, amore, amore...".

E in un cortile di Gerusalemme
che aveva sceltto lui da chissà quanto
mi abbracciò e baciò e stava delirando,
e aver capito tutto in un istante
fu come morir le morti tutte quante
e non volere essere più niente, niente, niente...

E il mio vecchio che sa la verità
guarda il tramonto dalla collina:
da qulache punto lontano
suo figlio tornerà.

fiordineve
00lunedì 2 febbraio 2004 11:55
ROBINSON



Signor giudice (Un signore così così)


(Vecchioni)



Signor giudice
le stelle sono chiare
per chi le può vedere
magari stando al mare.
Signor giudice
chissà chissà che sole
si copra, per favore
che le può fare male
immaginiamo che avrà
cose più grandi di noi
forse una moglie
troppo giovane
e ci scusiamo con lei
d'importunarla così
ma ci capisca
in fondo siamo uomini così così.

Abbiamo donne, abbiamo amici così così
leggiamo poco, leggiamo libri così così
e nelle foto veniamo sempre così così.

Signor giudice
lei venga quando vuole
più ci farà aspettare
più sarà bello uscire.
Signor giudice
si compri il costumino, si mangi l'arancino
col suo pomodorino
noi siamo tanti, siam qua, già la chiamiamo papà
di quei papà
che non si conoscono
quel giorno quando verrà giudichi senza pietà
ci vergognamo tanto d'essere uomini
così così.

Sogniamo poco, sogniamo sogni così così
abbiamo nonne, abbiamo mamme così così
e quasi sempre sposiamo mogli così così
se ci riusciamo facciamo figli così così.
Abbiamo tutti le stesse facce così così
viaggiamo poco, vediamo posti così così
ed ogni sera ci ritroviamo così così.

Signor giudice, noi siamo quel che siamo
ma l'ala di un gabbiano può far volar lontano.
Signor giudice, qui il tempo scorre piano
ma noi che l'adoriamo col tempo ci giochiamo.
L'ombra sul muro non è una ragazza
però ci fai l'amore per abitudine
lei certamente farà quello che è giusto
per noi che ci fidiamo e continuiamo
a vivere così così così.

Sappiamo poco, sappiamo cose così così
ci accontentiamo perchè noi siamo così così
a casa nostra ci sono quadri così così
e se c'è sole è sempre sole così così.
Sogniamo poco, sogniamo sogni così così
e nelle foto veniamo sempre così così
ed ogni sera ci ritroviamo così così.


Roland (Chanson de geste/Chanson sans geste)


(Vecchioni)


Chanson de geste
Piangete passeri, piangete fiori,
tutte le lacrime che non so versare
che io non veda più luci e colori,
senza la luce dei mio amore
Roland che sorrideva
Roland con gli occhi di rugiada
Roland coi suo cavallo e la sua spada
Se l'è portato il vento
Se l'è portato il vento.

Chanson sans geste
Piccola pietra, piccola canzone
vento di Francia e donne affatturate
lui vi servì di uguale devozione
in guerra e nelle stanze più appartate
donne, Roland fu come non sapete
cappone e leccapiedi dei cristiani
e grande solamente in spacconate
dei tipo: "Valgo dieci musulmani"
Roland è fort
Roland è fort
Roland è mica tanto fort.

"Mamma, li turchi sono proprio tanti"
disse guardando in ogni direzione
non fece in tempo ad infilarsi i guanti
che si trovò già eroe nella canzone...
volevo solo vivere la vita
quello era pazzo, sadico e cretino
ma un giorno finalmente l'ha pagata
e ha finito di fare l'assassino.
Roland è fort
Roland è fort
Roland è mica tanto fort
Roland è mort
Roland è mort
Roland è finalmente mort.

Mi manchi
(Vecchioni)

Così a distanza d'anni aprì la mano
e aveva tre monete d'oro finto
forse per questo non sorrise
forse per questo non disse: "ho vinto".
Richiuse il pugno, roba di un minuto
per non sentirlo vuoto
e mi manchi.

E la ragazza fece op-là una sera
e fu un op-là da rimanerci incinta
vestì di bianco ch'era primavera
e nella polaroid sorrise convinta
fecero seguito invitati misti
e dodici antipasti
e mi manchi, mi manchi, e mi manchi.

E quando dodici anni fa dal bagno
gli disse: "È tardi, devo andare..."
pensò che si trattasse di un impegno
non dodici anni senza ritornare.
Da allora vinse quasi sempre tutto
e smise di pensare
e mi manchi, mi manchi, e mi manchi.

Ma finché canto ti ho davanti
gli anni sono solo dei momenti
tu sei sempre stata qui davanti.


Luci a San Siro


Come salvarsi la vita

(Vecchioni)

Salvarsela con un Martini
salvarsela con i cretini
salvarla quando gira il vento
giurare il falso incrociando le dita
però salvarsela la vita.

Salvarla con el figurine
salvarla con le patatine
con il rimorso di arrivaare
soltanto quando la nave è partita
però salvarsela la vita.

Lettera da Marsala


(Vecchìoni)


Lettera da Marsala
ad un'ipotesi di donna
che non ricorda più in che posto sia
lettera da Marsala
per dirle che la penso sempre
ma non è proprio tutta 'a vita mia
e fuori ci sarà qualcuno
('a vita mia m'a porto 'n pietto)
qualcuno fuori ascolterà
('o core mio fa oilì oilà)
mica saremo tutti...

Lettera da Marsala
solo tre righe di biglietto
il resto l'ho pensato ma non l'ho scritto
lettera da Marsala
a un amicizia ch'è finita
ma che m'mporta, i' canto e chesta è 'a vita
'a vita mia m'a porto 'n pietto
(e fuori ci sarà qualcuno)
'o core mio fa oilì oiià
(mica saremo tutti qua)
e nun va dongo pe' dispetto
'sta libertà...



Robinson

(Vecchioni)


Il bambino segue un sogno
l'avventura fuori dal cortile
onda piena nelle notti chiare
la sorpresa di una fata
che dal niente fa una palizzata
una nave persa fra le stelle
quando il grillo dal camino canta e non si sa dov'è
ma l'eroe sorride ed è con te
quando il vento ha il suono di una voce dentro l'albero
e la luna fa sognare io da grande sarò
come Robinson, Robinson, Robinson...

L'orologio dei trent'anni
batte colpi che non lascian segni
e non ne ha lasciati il tuo fucile;
qui la notte è solo vento
roba consumata, è un fuoco finto,
chi non dorme aspetta le astronavi
qui l'amore passa e passa il tempo di cantarselo
nel cortile chi ti aspetta più?
Sotto il cielo, sulla spiaggia, un vecchio mago zingaro
e la luna fa pensare; " io da grande sarò
come Robinson, Robinson, Robinson..."

Ma il bambino sulla nave non ha fantasia
quando torna crede di andar via
ora chiude a chiave la sua roba per difenderla
ha il fucile nella mano
e dallo specchio gli sorride
Robinson, Robinson, Robinson...


Lo stregone e il giocatore

(Vecchioni)

Quando arrivò lo fece molto piano
e il vecchio con la mente era lontano
e poi neppure il cane si svegliò,
non abbaiò, rimase immobile.

Così pensò che fosse qualche amico,
o una rondine, o lo spirito dei lupo,
o il vento, perchè il vento
quando entra è svelto più di una lucertola.

E niente più da perdere
e niente da aspettare
gli disse: "Appendi pure il tuo cappello
facciamo finta di giocare".

Gli anziani gliel'avevan raccontato:
portava i dadi e il gioco era truccato
ma t'incantava il fondo di un sorriso,
su quel viso ancora giovane.

E poi sentì ululare forte il lupo
e quando aveva già quasi perduto,
vide che sulla luna gli sfuggì
la sua vita e se ne innamorò.

"Io sono un vecchio inutile
puoi prendere di meglio
tu dammi ancora un giorno
e in cambio ti darò
mio figlio".

Allonsanfan

(Vecchioni)


Allonsanfan de la patrie
allonsanfan de la patrie
allonsanfan allonsanfan
de la patrie.

Salvarsela con un ricordo
salvarsela con un ritardo
salvarsela con vigliaccheria
tradire tutti facendo la spia
però salvarla perché mia.

Allonsanfan de la patrie
allonsanfan de la patrie
allonsanfan allonsanfan
de la patrie.

Salvarsela con un'illusione
salvarsela con una canzone
salvarsela scrivendo t'amo,
scrivendo t'odio soltanto a matita
però salvarsela la vita.

Allonsanfan de la patrie
allonsanfan de la patrie
allonsanfan allonsanfan
de la patrie...

Vorrei

(Vecchioni)


Tu sei bella anche se non ridi
sai cadere quasi sempre in piedi
io non ho la giacca ed il coltello
ma sul muro il tuo sorriso è bello.

Io vorrei
rivederti per tutte le sere
che ho guardato
la tua foto in un vaso di mele.

Non ti ho mai voluto tanto bene
vedi, quasi quasi ti conviene;
ti ho mai scritto lettere d'amore
quando stavi sveglia ad aspettare?

Sì lo so
che poi sei ritornata, lo so
ma qui dentro
io continuo a vederti partire...

Io vorrei
fare a pezzi il ricordo di un treno
i tuoi treni
e quell'uomo che vedi e che tieni...

Io vorrei
ammazzarlo per farti tornare
sulle scale
con la voglia di ricominciare.

Hai ragione, forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano.

Io vorrei
rivederti per fare l'amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire.

Io vorrei
fare il cambio con te per scoprire
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali.

E vorrei contare i tuoi capelli
fino all'ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare.

fiordineve
00martedì 3 febbraio 2004 01:21
MONTECRISTO



La Città Senza Donne

Stavolta parto davvero
Con un vento leggero
Che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
Dove vado lo sanno
Solo le stelle.
Una città senza donne
Una città senza amori
E senza fortuna
Una città senza tempo
Una città senza musica
E senza luna.

Amore amore lontano
Amore del quinto piano
E ballerino
Sei solo un'ombra sul cuore
Se ti penso di sera
Ma ci dormirò...
Mi porto dietro soltanto
II tuo fischietto d'argento
Io, poi, le cose le perdo
II giorno che mi hai sorriso
II giorno che mi hai deluso
Nessun altro ricordo

Amore dietro la porta
Amore con la valigia
Ti senti solo?
Amore fotocopiato
Amore parli d'amore
Oppure no
Amore troppo vicino
Amore che sei lontano
Solo un anno e un giorno

Ma mi abituerò

Amore senza rimorsi
Amore all'ultimo piano
E ballerino
Mi giuri forse domani
Se diventi lontana
Ti avrò vicino
Amore se lo volessi
Amore, amore a due passi
Mi sento solo...
Dal giorno che mi hai sorriso
Al giorno che mi hai deluso
Ma mi abituerò.

Una città senza donne
Una città senza amori
E portafortuna
Una città senza tempo
Una città senza musica
E senza luna.

Stavolta parto davvero
Quanto vento stasera
Che mi soffia alle spalle
C'è solo un'ombra sul cuore
Silenziosa e leggera
Ma ci dormirò.


» Ciondolo «
E tintinnò, da dove non si sa, lei lo portava al
piede
E tintinnò dietro di lui che la vide e le sorrise
Poi si trovò ad appendere i quadri alle cornici
E a decidere se erano meglio i topi o gli amici
Da navigante prese barca ma non andò lontano
A chi intendeva "Hai due sette solamente" disse
"Era un'altra mano"
A chi intendeva "Ricordi" disse "Non ho più
monete
Le ho spese tutte in baci perugina nelle ore liete"

E se qualcuno lo chiamava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo fermava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io

E cambiò faccia e sussurri e maniera di fare
l'amore
Fece la punta al suo coltello per difendere il suo
soffio al cuore

Tirò col naso dove si sa che ha sede l'intelligenza
Per annusare molto meglio la gente con più
pazienza

E ogni volta che una donna gli diceva "E' ora che
io vada"
Le regalava i sassolini per farle ritrovare la
strada
Ma le infilava nella tasca la foto di un altro uomo
Perchè chiedesse indifferentemente scusa o
perdono

E se qualcuno lo chiamava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo fermava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io
E i pompieri dì Milano ogni tanto lo vanno a
cercare
Per quello scherzo della casa da cui disse "Me ne
voglio andare"
E se non fosse per questo avrebbe avuto la
coscienza pura
E non avrebbe mai avuto odore di magistratura

Ma aveva scritto tante buone parole da meritarsi
un santuario
E poi reggeva i palloni sul naso in un modo
straordinario
Sapeva ridere quando non succedeva proprio
niente
E una ragazza sarda lo trovò persino intelligente

E se qualcuno lo fermava
E se qualcuno lo riconosceva
E se qualcuno lo chiamava
Sapete cosa rispondeva?
Non sono io, non sono io, non sono io, non sono
io

E tintinnò da dove non si sa, lei lo portava ai
piede
E tintinnò nella sua testa da sbronzo un martedì
di fine mese
E tintinnò come la prima volta che lei venne a
letto
Quel suo ciondolo, ciondolo d'oro, maledetto

E allora prese molto bene la mira perchè era un
entusiasta
E lo fece nel preciso momento di calare la pasta
E lo fece tirando, tirando dritto nel naso
Perchè sparire a tutti sembrasse proprio un caso
se qualcuno lo ha chiamato
se qualcuno lo ha fermato
se qualcuno lo ha parlato

e se qualcuno lo ha deluso

non sono io non sono io
non sono io non sono io
non sono io


» Montecristo «


Visto dall'alto mi sembrava un paradiso in mezzo
a quei sentieri
Di tutto mi aspettavo tranne che una spiaggia di
carabinieri
Ci han chiuso dentro tutti tranne l'avvocato
Che si porta a letto la sua scimmia
Chissà in che mari ne ha lanciati di messaggi
Chiusi bene dentro la bottiglia
Sorrido sempre sto aspettando che mi cresca il
mio primo dentino
Non apro più gli armadi per non incontrare quelli
di torino
Da un po' di tempo c'è al mio posto
Quando viene gente un manichino di cartone
Così lui ascolta gli altri e io mi posso
Dedicare in pace alla masturbazione

Montecristo Montecristo Montecristo...

Il tuo ritratto me lo tengo stretto stretto
con la mano sopra il cuore
0 grande amore solo amore
per fortuna mio finito amore
Nella mia cella non si stava tanto male
C'era il frigo con le noccíoiine
Ed ogni tanto mi veniva a visitare per studiarmi
Un gruppo di bambine

Hanno sparato cento volte
in cento posti ad ottime persone
Sinceramente non mi ha mai colto
una crisi di disperazione
Sono sconvolto dagli insetti
Che continuano a far figli tutti a casa mia
Per non parlare della piccola cinese
Che mi ha dato solo un bacio e via

Montecristo Montecristo Montecristo...

Oggi ho scavato un buco
che non porta in nessun posto come ieri
Ho messo sotto terra il frigorifero
ed un po' dei tuoi pensieri
Le ballerine di provincia ballano
Due volte al giorno senza fantasia
E tu mi vieni a dire che quel rosso
Nei miei occhi è stata solo malattia


Il vento non ha mai sfiorato i tuoi capelli
(che sciocchezza è questa?!?)

Al vento, s'è un po' serio,
certe idee non vengono neanche in testa
E il vecchio intanto mi diceva:
"fuggi dentro il sacco, fuggi, questa è una
prigione"
e il vecchio mi diceva: "fuggi che ti faccio ricco
questa si ch'è un'occasione!"

Montecristo Montecristo Montecristo...


» Reginella (e cinquecento catenelle d'oro) «


Reginè quanno stive cu mmico,
nun magnave che pane e cerase
nuie campavamo 'e vase - e che vase!
tu cantave e chiagnive per me... e 'o cardillo cantava cu ttico: lireginè 'o vo bene a stù re"
T'aggio bene a te...
Tu maie coluto bene a me!
Mo nun 'nce amammo cchiù!
A 'e vvote, tu, distrattamente, pienze a me!

(e cinquecento catenelle d'oro hanno legato il tuo cuore con il mio e l'hanno fatto così stretto il nodo che non lo scioglierà ne tu ne io e l'hanno fatto un nodo così forte che non si scioglierà fino alla...


L'anno che è venuto via

Caro amico non scrivermi, vado via
Da stasera non abito a casa mia
Il disordine arriva già fino al tetto
Qui restare significa finire matto
Sento voglia di vivere la mia vita
La sua faccia di rimmel si è scolorita
Per le antiche scale c'è un poeta nuovo
Troppo giovane per dire "mi sento solo..."

Lei ritorna tardissimo dal dentista
Io la spio dietro i sacchi dalla mia finestra
Ha due gambe da musica giapponese
E una bocca ch'è buona per tutte le scuse

Bella la sua testa da assassina
Da senza sogni, da malandrina
Ha cambiato tutto cambierà mariti
Cambieranno i suoi amici travestiti

E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è venuto
E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è passato
E l'anno che è passato
E' solo un anno che se n'è andato via...

Caro amico non scrivermi vado via
Da bambino giocavo con la nostalgia
Oggi lascio da autentico gentiluomo
E pensandoci bene, poi, forse non l'amo...

Belle le sue calze, bello il suo balcone
Il suo letto, la sua conversazione
Non avrò più paura di farmi male

E l'anno che è venuto
E' solo un anno che è venuto
E l'anno che è venuto
solo un anno che è passato
E l'anno che è passato
E' solo un anno che ho vissuto
E l'anno che è passato
E' solo un anno che se n'è andato via.


» Canzone da lontano «


Il passero ti seguirà
Non sarai piccola sempre, piccola sempre
Ma ti seguirà, ti seguirà
Il falco ti difenderà
Non sarai debole sempre, debole sempre
Ma ti difenderà, ti difenderà
"Lontano" mi chiedi
"Ma dov'è questo lontano
Lontano è un paese che non ti do la mano
Com'è lontano questo lontano...

La volpe ti incanterà
Le volpi vestono bene, le volpi parlano bene
Ma non le ascolterai, non le ascolterai
E il vento ingarbuglierà
I tuoi pensieri, l'amore e i tuoi capelli
E ti cambierà, ti cambierà

Lontano vuoi dire che
Domani non ritorno
Lontano vuo, dire sempre un altro giorno
Com'è lontano questo lontano

La luna ti sorveglierà
Quando avrai sonno e nel sonno avrai paura
E ti passerà, ti passerà
E il grillo ti racconterà
Che mi assomigli negli occhio e nelle stelle
E gli chiederai, gli chiederai

E quando ti sento dire:
"Fa presto che ti aspetto"
Quando so che mi pensi andando a letto
Non è lontano questo lontano


» La strega «



È vestita d'argento e di sonaglierre
ma se bussa alla porta non farla entrare
è venuta per farti dimenticare
un uomo, un ricordo, un amore...

Con le ali di porpora e d'amaranto
voi farfalle volatele tutte incontro
lei che vive di notte, di dentro e di fuori
è grigia: non sopporta i colori.

Chi la ferma la strega sulla strada di casa
di casa mia?
Chi la ferma la strega sulla porta di casa
dic asa mia?
Chi la brucia la strega, chi la caccia di casa
chi la caccia via?
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa
casa, casa, casa, casa mia...

Principessa, va bene che donna è bello
ma il mio letto è diverso dal tuo castello
non ti pungere ancora con l'arcolaio
non bere, non mangiaaaare le mele.

Principessa, quei giorni sono lontani
non ricordi nemmeno i sette nani
questa strega vuol farti dimenticare
un uomo, una storia, un dolore...

Chi la ferma la strega sulla strada di casa
di casa mia?
Chi la ferma la strega,chi la salva la sposa
la sposa mia?
Chi la brucia la strega, chi la caccia di casa
via da casa mia?
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa
casa, casa, casa, casa mia...

Gatto, gatta, gattini, restate all'erta
aspettatela tutti sulla mia porta
accendetele gli occhi come tizzoni
di luce, non sopporta la luce...

Sette anni di lacrime che ho versato
sette paia di scarpe che ho consumato
sette boschi di querce che ho attraversato
da solo, per poterla incontrare...

Chi la ferma la strega sulla strada di casa?
La fermo io!
Chi la ferma la strega sulla porta di casa?
la brucio io!
Chi la ferma la strega, chi la caccia di casa?
La caccio io!
Fuori da casa mia
fuori da casa mia
fuori dai piedi
fuori di casa

casa, casa, casa, casa mia...



» La città senza donne (Finale) «

Una città senza donne
Una città senza amori
E portafortuna
Una città senza tempo
Una città senza musica
E senza luna.
Stavolta parto davvero
Quanto vento stasera
Che mi soffia alle spalle
C'è solo un'ombra sul cuore
Silenziosa e leggera...
ma ci dormirò.

fiordineve
00martedì 3 febbraio 2004 01:32

HOLLYWOOD HOLLYWOOD



Hollywood Hollywood

(Vecchioni-Paoluzzi)


E vieni amore che ti diverti
e vieni vieni con gli occhi aperti
ti dò una notte da ricordare
ti dò un ricordo da raccontare
siamo gente veramente molto divertente.

La festa inizia con il finale
la fine cambia ma è sempre uguale
io la mia parte la so a memoria
e a volte penso che è poco seria
ma la storia è molto divertente.

E bussa forte, bussa forte
che la porta una notte sola si aprirà
la mia bambina solamente un anno prima
non sapeva quello che ora sa.

Nella taverna dei sette mari
c'è la mia donna dagli occhi chiari
c'è la mia donna con i fidanzati:
sette peccati dimenticati
torna indietro molto piano che li rivediamo.

Sette ubriachi nella taverna
per la mia donna che non ritorna
ad uno ad uno se li è giocati
ma i sette anelli me li ha lasciati
è una donna veramente molto divertente.

E bussa forte, bussa forte
che la porta una notte sola si aprirà
la mia bambina solamente un anno prima
non sapeva quello che ora sa.

Hollywood, Hollywood, Hollywood,
Hollywood, Hollywood, Hollywood.

Ma se ci pensi non era amore
lei ti ha cercato due notti sole
due notti sole in sette anni
e le altre tutte con i donGiovanni
bella gente veramente molto divertente.

E voi qui sotto, voi fate finta
qualcuno copia qualcuno inventa
la vita è sogno, la luce è accesa
però la porta rimane restano a guardare.

E stai correndo lungo il viale dei tramonto:
foglie gialle dove passi tu
il vecchio canta, e come al solito gli manchi
ma era peggio quando c'eri tu.

Hollywood, Hollywood, Hollywood
Hollywood, Hollywood, Hollywood.



Ricetta di donna, (Fellini 8 1/2)

(Bardotti - Vanoni - Savio - Cassella - Zarrillo)



Costano
le donne costano
più dei gioielli, dei motori e delle lacrime.

Ballano
le donne ballano,
ma quelle vere sono rare e non ritornano.

puoi farle piangere,
ma non rimpiangere...

Robert, Robert, Robert, Robert...


Dentro gli occhi


(Vecchioni)


Noi ci ritroveremo ancora insieme
davanti a una finestra,
ma molte, molte lune in là
e poche stelle in meno

e forse sarai stanco per la corsa del topo
probabilmente vecchio per inventare un nuovo gioco
dimmi come t'inganni
e quando avrò i tuoi anni?

Lei ci avrà già lasciato
in fondo a qualche data
probabilmente a maggio
ma lei per te sarà meno di un'ombra
l'ombra di un'altro viaggio
perchè i ricordi cambiano come cambia la pelle
e tu ne avrai di nuovi e luminosi come le stelle
e comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi.

E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
e non verranno i pirati
ad aboordare la nave
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare.

E non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro Land Rover,
con le loro Toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte
le botte anche a quelli.
E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.

E i nostri figli se ne andranno per il mondo
come fogli di carta
sopra lunghi stivali silenziosi
e li avremo già persi
ed una incontrerà tutti quelli che io sono già stato
e ci farà l'amore come in un sogno disperato
scriverà sui cerini
parole da bambini.

E le parole invece tu
le mischierai tutte dentro un cappello
alla tua età scrivere una canzone
non sarà più che quello
e non so che vedrai, chi farai,
se crederai a qualcuno,
se ci sarà una donna con te
o forse - meglio - nessuno
ma comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi.

E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
non verranno i pirati
ad abbordare la nave
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare
e non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro Land Rover,
con le loro Toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte, le botte
anche a quelli.

E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.

Sestri Levante


(Vecchioni)



Poi Forse quest'inverno sarà freddo
e ci sarà la neve
e conterò ordinatamente i figli
quelli persi in teatro
quelli lasciati agli altri
mi curerò le zampe dalle schegge di vetro
farò più lunghi i passi
per non guardare indietro.
Parlerò con le stelle
parlerò con le stelle
parlerò con le stelle.

E la ragazza andava via leggera
che pareva volare
si portò via ordinatamente i sogni
a ogni passo piccina
così bene lontana
guardandola di schiena
pensai: "È la prima volta
che lei sta con un altro
e che non me ne importa"
e ho finito di amarla
oggi ho smesso di amarla
ho finito di amarla.

Darei unn soldino per un tuo pensiero
se pesasse una piuma
ed è un po' poco quando in altri tempi
ti ho promesso la luna
e l'ho presa fra i denti:
così ho detto ai soldati
che non c'è più battaglia
molti scrivono a casa
qualcuno se la squaglia.
Ma faranno l'amore
ma faranno l'amore
ma faranno l'amore.

Io èerderò i capelli lentamente
vicino a qualche donna
lei sarà lei d'estate fra la gente
come un granchio di sabbia
felice finalmente
e guardandola uscire dall'ultimo concerto
pensai che forse è meglio
per lei avermi perso
oggi a Sestri Levante
oggi a Sestri Levante
oggi a Sestri Levante.


Parigi (o cara)


(Vecchionì)


Per cercare le stelle chiuse nella tua mano
quante volte nel buio io l'ho stretta ma piano
trovai forse mille, forse più
forse più forse più parole
cantai così tanto
che la notte gridò che così non vale
non è più amore:
e il sole di maggio ricomincia a bruciare
non aspetto i tuoi passi, non le guardo le scale
di quando partivi senza più
senza più senza più tornare
adesso ritorni e ora che, ora che, ora che mi parli
sai che mi perdi.

Parigi, Parigi
Parigi, Parigi è lontana
ma oramai ci so arrivare
io la vedo e tra un momento
la potrò toccare.
Parigi, Parigi
Parigi, Parigi è vicina,
è una stella nella sera
dove fuggono i ricordi di una notte scura
e vanno via.

Fino a quando mi lasci, fino a dove mi aspetti
sono tanti i miei giochi per passare le notti
ma dopo ogni notte riapro e richiudo la porta
e fuori è già l'alba,
non c'eri e non c'è nessun'altra eri la sola;
e cammina cammina solo per i tuoi occhi
li vedevo vicini ma era un gioco di specchi
o forse fu in sogno, forse fu, forse fu, forse fu in sogno
o forse era vero quello che, quello che, quello che sognavo
ed io non c'ero.

Parigi, Parigi
Parigi, Parigi è lontana
è una luce sopra il mare
è l'amico che hai lasciato
e che ti sa aspettare.
Parigi, Parigi,
Parigi Parigi è un momento
è una stella nella sera
dove fuggono i ricordi di una notte scura
e vanno via.

Parigi, Parigi
Parigi Parigi è lontana
è una stella nella sera
e il tuo viso che mi manca non mi fa paura.
Parigi, Parigi
Parigi, Parigi è vicina
e oramai ci so arrivare
io la vedo e tra un momento la potrò toccare.

Robert, Robert, Robert, Robert...
Duchamp, les amants, les boulevards,
Montmartre, Sartre, Baudelaire, Jarry,
è tempo di riaccendere le stelle consigliere
là sopra le lamiere della Tour Eiffel
expo, metrò, bistrot, gigolo,
Rimboud veleggerà sul tetto della città
nuvola artificiale di alluminio.
E costruiremo riformatori più grandi e luminosi
i delinquenti di oggi saranno i dirigenti di domani
Duchamp, les amants, les boulevards,
la prima volta che mi uccisi, là,
sopra le lamiere della Tour Eiffel
lo feci solamente per far rabbia alla mia amante
ormai son solo al mondo e se muoio anch' io
non avrò più nessuno.
Robert, Robert, Robert, Robert...




Hollywood Hollywood (seconda parte)

(Vecchioni - Paoluzzi - Vecchioni)


La carrozzina va per le scale
la corazzata non vuol partire
la carrozzina si è rovesciata
non è partita la corazzata
è una scena veramente molto commovente
e vieni amore che ti diverti
e vieni, vieni se vuoi vederti
il primo piano è da rifare
ma il resto è bello da ricordare
è una storia veramente molto divertente
torna indietro piano piano che la rivediamo...


Casa dolce casa


(Vecchioni - Romano)



Al terzo piano c'era scritto
"Vado e torno" proprio sulla soglia.
Entrava gente ed ogni tanto
uno chiedeva: "Sì, ma tu chi sei?"
Ed io coi fiori in una mano
e dentro l'altra sempre la bottiglia
pensavo: "Guarda com'è bello
stare tutti insieme, noi".
Ma venne l'uomo del destino
e da quel giorno non staccò il cappello.
Vide la donna, poi la casa
e di tutt'e due s'innamorò.
Misero insieme un grande sogno
in due vetrine ed era tanto bello
che lei mi disse: "Adesso è meglio
che tu vada, per un po'..."

Casa, dolce casa mia
dove passa qualcuno e fa l'amore
io cantavo e tu restavi ad ascoltare
casa, dolce casa mia
non ricordo nemmeno più chi sei
io che ti camminavo al buio senza lei.

E cambio strada, cambio gioco
cambio modo di restare insieme.
La donna indiana innamorata
per sei mesi in volo mi portò
poi chiese: "Caro, ti dispiace
se ti tolgo dalla porta il nome?"
Ed io con la bottiglia in mano
le risposi: "Non lo so".
E lei cantava e le passava
quella strana luce dentro gli occhi.
"Vivremo sempre insieme"
stava già per dire ed io pensai:
"Nessuna donna può fermare
quelli fatti come noi, my darling"
volto il cavallo e addio per sempre nel tramonto
non pensarmi più.

Casa, dolce casa mia
quante notti eravamo io e te da soli
e nel silenzio io scrivevo e tu ascoltavi.
Casa, dolce casa mia
t'allontani nel sole in un momento
e adesso, amica mia, tu sei soltanto vento.

Casa, nuova casa mia, dove
forse qualcuno sta aspettando
noi due faremo un viaggio
grande intorno al mondo.
Casa, vecchia casa mia
se la notte qualcuno fa l'amore
fa' pure finta di dormire insieme a me.



Morgana (Luce di giorni passati)


(Vecchioni - Romano)


E come sempre arrivo al solito posto
a raccontarle quello che non ho visto
e come sempre questo giorno è passato
e non ricordo come e quando sia stato
lei nel fuoco si vede e non si vede
non conosco i suoi anni ma sorride:
è la sua mano come un velo sottile
e mi piega il capo per farmi bene
e come tutte le altre volte nel letto
fa l'amore, mi addormenta sul petto
mi accarezza alla luce di una fiamma
e mi canta una strana ninna nanna.

Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
sono giorni, sono sogni
tu ritorni ma non torni mai.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
ora dormi, che se dormi
mentre sogni forse tornerai.

Ho un solo tempo quando il cielo è già scuro
e sono un servo, un saltimbanco, un guerriero
ma non ricordo le figure del giorno
ed ogni volta è sera quando mi sveglio
oggi ho quasi vent'anni e sono biondo
l'altra volta quaranta e l'altra cento
e mi risveglio mentre sono a cavallo
e sfioro gli alberi aggrappato al suo collo
e le racconto sempre un'altra mia vita
e lei fa finta che non l'abbia inventata
ora è piena di luci la capanna
e lei canta una vecchia ninna nanna.

Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
sono giorni, sono sogni
tu ritorni ma non torni mai.
Tu che torni, quando torni
non ritorni, tu non torni mai
ora dormi, che se dormi
mentre sogni forse tornerai.

fiordineve
00martedì 3 febbraio 2004 01:43
IL GRANDE SOGNO




» Il grande sogno «


E naviga, naviga, musica naviga va
tienimi forte stasera qualcuno verrà
ma perché in questa notte di luna tu dimmi perché
vado in giro a pescare ricordi e a scordarmi di te
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

voglio Pepita Moreno la diva del jazz
voglio ballarle sul seno nell'atrio del Ritz
voglio tutto, lo voglio stanotte, ne voglio di più
voglio subito, lo voglio adesso, puoi darmelo tu?

E voglio la donna che ride, la voglio di più
noi due soli nell'alba dorata dei mari del sud
e fatine dagli occhi turchini, zecchini per me
e portamele tutte nell'isola che adesso c'è
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

Mamma mia, ma che notte di stelle stanotte per noi
canta tu, canto io, l'importante è non smettere mai
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle e di idee
sempre quelle, però sono belle perchè sono mie

l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

Mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?
Guardami, parlami, aspettami, canto per te
per te che adesso mi ascolti e sei pazza di me
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?


» Lettera da Marsala «


Lettera da Marsala ad un'ipotesi di donna
che non ricorda più in che posto sia
lettera da Marsala per dirle che la penso sempre
ma non è proprio tutt'a vita mia
'A vita mia m'a porto n'pietto
'o core mio fa oili oilà
e nun v'à rongo pé dispietto
'sta libertà.

» Signor giudice «

Signor giudice
le stelle sono chiare
per chi le può vedere
magari stando al mare.
Signor giudice
chissà chissà che sole
si copra per favore
che le può fare male
immaginiamo che avrà
cose più, grandi di noi
forse una moglie
troppo giovane
e ci scusiamo con lei
d'importunarla così
ma ci capisca in fondo siamo uomini così, così
abbiamo donne abbiamo amici così, così
leggiamo poco leggiamo libri così, così
e nelle foto veniamo sempre così, così
Signor giudice
lei venga quando vuole
più ci farà aspettare
più sarà bello uscire
signor giudici
si compri il costumino si mangi l'arancino col suo pomodorino
noi siamo tanti siam qua, già la chiamiamo papà
di quei papà
che non si conoscono
quel giorno quando verrà giudichi senza pietà
ci vergognamo tanto d'essere uomini
così, così
sogniamo poco sogniamo sogni così, così
abbiamo nonne abbiamo mamme così, così
e quasi sempre sposiamo mogli così, così
se ci riusciamo facciamo figli così, così
abbiamo tutti le stesse facce così, così
viaggiamo poco, vediamo posti così, così
ed ogni sera ci ritroviamo così, così

signor giudice noi siamo quel che siamo
ma l'ala di un gabbiano può far volar lontano
signor giudice qui il tempo scorre piano
ma noi che l'adoriamo col tempo ci giochiamo
l'ombra sul muro non è una ragazza
però ci fai l'amore per abitudine
lei certamente farà quello che è giusto
per noi che ci fidiamo e continuiamo
a vivere così, cosìcosì, cosìcosì, cosìcosì, così
così, così

Sappiamo poco sappiamo cose così, così
ci accontentiamo perché noi siamo così, così
a casa nostra ci sono quadri così, così
e se c'è sole è sempre sole così, così
sogniamo poco sogniamo sogni così, così
e nelle foto veniamo sempre così, così
ed ogni sera ci ritroviamo così, così.


» Mi manchi «


Così a distanza d'anni aprì la mano
e aveva tre monete d'ora finto
forse per questo non sorrise
forse per questo non disse "ho vinto"
richiuse il pugno, roba di un minuto,
per non sentirlo vuoto
e mi manchi.
E la ragazza fece op-là una sera
e fu un op-là da rimanerci incinta
vestì di bianco ch'era primavera
e nella polaroid sorrise convinta
fecero seguito invitati misti
e dodici antipasti
e mi manchi, mi manchi, e mi manchi

e quando dodici anni fa dal bagno
gli disse " È tardi, devo andare..."
pensò che si trattasse di un impegno
non dodici anni senza ritornare
da allora vinse quasi sempre tutto
e smise di pensare
e mi manchi, mi manchi, e mi manchi

Ma finché canto ti ho davanti
gli anni sono solo dei momenti
tu sei sempre stata qui davanti.


» Dentro gli occhi «

Noi ci ritroveremo ancora insieme
davanti a una finestra
ma molte molte lune in là
e poche stelle in meno
e forse sarai stanco per la corsa del topo
probabilmente vecchio per inventare un nuovo gioco
e dimmi come t'inganni
e quando avrò i tuoi anni?
Lei ci avrà già lasciati in fondo a qualche data
probabilmente a maggio
ma lei per te sarà meno di un'ombra
l'ombra di un altro viaggio
perché i ricordi cambiano come cambia la pelle
e tu ne avrai di nuovi e luminosi come le stelle
e comunque vada

guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi

E non verranno i briganti a derubarti di notte
perché tutti i briganti prenderanno le botte
non verranno i pirati ad abbordare la nave
perché tutti i pirati andranno in fondo al mare

non verranno i piemontesi ad assalire Gaeta
con le loro Land Rover con le loro Toyota
e se verranno gli indiani con i lunghi coltelli
noi daremo le botte le botte anche a quelli

E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo

E i nostri figli se ne andranno per il mondo
come fogli di carta
sopra lunghi stivali silenziosi
e li avremo già persi
e una incontrerà tutti quelli che io sono già stato
e ci farà l'amore come in un sogno disperato
scriverari sui cerini
parole da bambini

E le parole invece tu le mischierai
tutte dentro un cappello
alla tua età scrivere una canzone
non sarà più che quello
e non so chi vedrai, che farai, se crederai a qualcuno
se ci sarà una donna insieme a te o forse
-meglio- nessuno
ma comunque vada

guardami dentro gli occhi
gli occchi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi.

E non verranno i briganti a derubarti di notte
perché tutti i briganti prenderanno le botte
non verranno i pirati ad abbordare la nave
perché tutti i pirati andranno in fondo al mare

non verranno i piemontesi ad assalire Gaeta
con le loro Land Rover con le loro Toyota
e se verranno gli indiani con i lunghi coltelli
noi daremo le botte le botte anche a quelli

E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo


» La città senza donne «


Stavolta parto davvero
con un vento leggero
che mi soffia alle spalle.
Tu dormi bene il tuo sonno
dove vado lo sanno
solo le stelle.
Una città senza donne
una città senza amori
e senza fortuna
una città senza tempo
una città senza musica
e senza luna.

amore amore lontano
amore del quinto piano
e ballerino
sei solo un'ombra sul cuore
se ti penso di sera
ma dormirò...

Mi porto dietro soltanto
il tuo fischietto d'argento
io, poi, le cose le perdo:
il giorno che mi hai sorriso
il giorno che mi ha deluso
nessun altro ricordo

Amore dietro la porta
amore con la valigia
ti senti solo?
Amore fotocopiato
amore parli d'amore
oppure no
amore troppo vicino
amore che sei lontano
solo un anno e un giorno
sei come un'ombra sul cuore
silenziosa e leggera
ma mi abituerò

Amore senza rimorsi
amore all'ultimo piano
e ballerino
mi giuri forse domani
se diventi lontana
ti avrò vicino
amore se lo volessi
amore, amore a due passi
mi sento solo...
dal giorno che mi hai sorriso
al giorno che mi hai deluso
ma mi abituerò.

Una città senza donne
una città senza amori
e portafortuna
una città senza tempo
una città senza musica
e senza luna.

Stavolta parto davvero
quanto vento stasera
che mi soffia alle spalle
c'è solo un'ombra sul cuore
silenziosa e leggera
ma ci dormirò.


Samarcanda


C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.


ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro ilfuoco di sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è

"corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh,

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma vide tra la folla quella nera signora
e stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grillie alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh


» Calle mai più, II «

Correvano i bambini
si sentivano tranquillamente stonare i violini
le mogli degli artisti
i giovani leoni
e gli ottimisti
da quando cambio casa
io parlo con le scimmie e i pappagalli
e noto con sorpresa
che meno penso e più divento bello
Da piccolo ero grande
e riconosco modestamente che le ho pensate tutte
ma desso non fa niente
se vinco, perdo, prendo e do le botte
rimangono dei figli
gli lascerò la strada per un sogno
e molti, molti fogli
di queste cose non c'è bisogno

In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più
In calle mai più.


» Ridi Laura «

» A. R. «


La miseria di una stanza a Londra
le fumerie di Soho:
già si buttava via.
E sua madre nel fienile, nel ricordo:
vecchia, scassata borghesia.
Ribaltare le parole, invertire il senso
fino allo sputo,
cercando un'altra poesia.
E Verlaine che gli sparava e gli gridava:
"non lasciarmi, no, non lasciarmi, vita mia"...
E nave, porca nave vai
la gamba mi fa male, dai
le luci di Marsiglia non arrivan mai.
Un hydrolat lacrimal lave les yeux vert-chou, les yeux vert-chou,
sous l'arbre tendronnier
qui bave vous cautchous...

Portoghesi, inglesi e tanti altri
uccelli di rapina
scelse per compagnia;
quella voglia di annientarsi, di non darsi,
e basta, basta poesia;
e volersi far male al punto di finire, lui,
mercante d'armi
fra l'Egitto e la follia,
e una negra grande come un ospedale
da aspettare
e poi la gamba e l'agonia

e nave, porca nave vai,
fa freddo e manca poco, dai,
le luci di Marsiglia non arrivan mai:
Ho visto tutto e cosa so,
ho rinunciato, ho detto "no",
ricordo a malapena quale nome ho:
Arthur Rimbaud,
Arthur Rimbaud,
Arthur Rimbaud,
Arthur Rimbaud...


» Ulisse e L'Aamerica «

Ulisse
ecco uno che tutto sommato ha la faccia
salato tritato begli anni negli Hilton d'Arabia
e Dio, se scopava...
e Mery
mi ha chiesto la strada, lo svicolo, il ponte, l'imbuto
e poi si è sorpresa, correva? Guardava le stelle?
L'America è senza ricordi
e che lingua strana per dire
"Le voglio parlare"
le voci non erano più quelle

Ho preso dai figli moltissimi vizi
succhiarmi le dita
sapere che questo è un sapore da amare
guardare la luna dall'angolo retto
sporcarmi, pulirmi
ripetere sempre le stesse parole che aspetto.


» Pagando, s'intende «
E il conte al sommo della gloria
fece a pezzi la sua vita,
a pezzi la memoria,
a pezzi i rubinetti e il sole,
anche il cavallo si mangiò;
gridando "adesso so chi sono,
più mi ci abituerò".
Di quello che non ho fermato
e che valeva oggi mi pento;
ma è tardi e non ho pianto.
Forse qualcosa muore dentro
forse è perché non amo più;
ho perso tutto questo tempo
e non vi abbraccerò mai più.

E tutto quello che so dire
è che sovente il mio dolore
sa farmi divertire;
la rabbia mi mantiene calmo,
e abbasso questa libertà;
un vecchio amico, un vecchio incontro
oggi sarebbe sì una novità.

Vorrei dirti sempre che t'amo
ma non quando è facile oppure
le braccia conserte
si guarda quel muro davanti
si ascolta il rumore
vorrei lo sapessi non sono il migliore
ho un patto con gli anni
cavalco, ho paura,
mi tengo da sempre una mano sul petto
dovesse mai smettere, ascolta, di battermi il cuore


» Il grande sogno «


E naviga, naviga musica, naviga va
tienimi forte stasera qualcuno verrà
mamma mia, ma che notte di stelle e di idee
sempre quelle però sono belle, però sono mie
L'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

Voglio scappare con quella che ride di più
voglio amarla al tramonto dorato dei mari del sud
oh Calcutta dai lunghi battelli tra i fiori di thè
voglio correre nudo, verrò a San francisco con te

E voglio arrivare per primo da solo però
voglio ritornare bambino per dire di no
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?

L'importante è chi il sogno ce lpha più grande
l'importante è di avercela la gioventù


» Canzone in cerca d'autore «

Chi è,
ma guardatelo adesso
con quell'aria da stiro
e ti ammiro
chi è ama solo se stesso
e si porta ogni tanto
un pò in giro
Così
starò tutta la vita
a levargli quel sasso dal cuore
perché
quando arriva quell'ombra
lui confonde
la gioia e il dolore

Ma tu
non lasciarmi la mano
forse è solo questione d'amore.


» Carnival «


Si diventa grandi
sulla propria pelle
sulle proprie palle e su poche stelle
si diventa grandi
e niente fa più male al cuore
e se provi a cercare
le tue parole
non fanno nostalgia
come quello che è stato
o non è stato
che resta e che va via
E ci trucchiamo per Carnival
e ci vestiamo da Carnival
e ci trucchiamo da Carnival

Si diventa grandi
a guardarle il culo
si diventa vecchi a sentirsi solo
e col passare del tempo
non t'importa nemmeno
chi le bacia gli occhi chi le tocca il seno
senza di lei soltanto
un anno prima
credevi di morire
e all'improvviso
non ne vale più la pena
nemmeno di capire

E ci trucchiamo per Carnival
e ci vestiamo da Carnival
e ci trucchiamo da Carnival

si diventa vecchi
come un vecchio indiano
e di finge forte e si canta piano
non c'è nessun ricordo
a cui ti puoi impiccare
perchè nessun ricordo ormai ti fa più male
tutte le idee tutti gli amori tuoi di prima
finiti sulla luna
col tempo la sua faccia
e la sua pelle scura
te le ricordi appena

E ci trucchiamo per Carnival
e ci vestiamo da Carnival
e ci trucchiamo da Carnival
finché val.

fiordineve
00martedì 3 febbraio 2004 01:50

BEI TEMPI



» Bei tempi «

Era tanto tempo fa
poi è già poi
sul portone non c'è più lei
forse ho sognato
forse tutto si è già fermato
d'estate quando c'era il mare
e avevo voglia di guardare
Era tanto tempo fa
poi c'ero io
che pensavo vedrai domani
io che leggevo
e facevo discorsi strani
a Laura quando le dicevo
che il mondo è bello e ci credeva

Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvo che rompevo e che scappavo
e coi tuoi occhi ci giocavo

Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvano da sole
ed era veramente amore

Era tanto tempo fa
io con la radio
e mio padre con il giornale
io con l'esame
e che parlo con il mio cane
però d'estate c'era il sole e avevo voglia di scappare.

Era tanto tanto tempo fa
io con la radio
e mio padre con il giornale
io con l'esame
e che parlo con il mio cane
però d'estate c'era il sole
e avevo voglia di scappare

Era tanto tanto tempo fa
io, io con voi
quando non dormivamo mai
e quante sere
a parlarci del primo amore
e Laura che mi sorrideva
e Laura che non ritornava

Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvo che rompevo e che scappavo
e coi tuoi occhi ci giocavo

Erano tempi erano bei tempi
erano tempi di parole che correvano da sole
ed era veramente amore.


» Livingstone «

Freulein darf ich mit sie glukich sein?)
(Signorina posso essere felice con lei?)
Lo so
può succedere a tutti
di passare un'estate a Riccione
però
lui non era previsto
col costume da bagno arancione

E corre
col pallone di gomma
ma lo sa che è in età da marito
e in fondo
basterebbe una donna
per dimenticare un amico

Che brutta gente senza cuore
che brutta gente senza onore
che poi ti passa anche la voglia di cantare
gente che è meglio non sapere
gente che è meglio non vedere
meriterebbe di soffrire per amore
ma di un amore quello vero
ma di un amore quello che

È lei
con quegli occhi sinceri
che gli stira camicie e pensieri
gli brucia
la sua vena migliore
e lui ride beato d'amore
ed io non riesco a dormire
e ogni notte lo sento cantare


» La mia ragazza «

La mia ragazza è alta
e ha lunghi sguardi duri
si voltano a guardarla
per i suoi occhi scuri
si mangiano le mani
quelli che non ce l'hanno
che l'hanno conosciuta
e non la rivedranno
La mia ragazza ha un figlio
e lunghe calze nere
si mette un dito in bocca
prima di far l'amore
si muove come il mare
fra l'Africa e la Spagna
voi non ci crederete
la mia ragazza sogna.
Amore mio che sogni
amore ballerino
che corri sopra il filo ed io cammino
legato al tuo sorriso
cammino sopra il fuoco
prendi una carta che ti insegno un gioco

Amore come il vento
amore divertente
che corri sui pensieri della gente
qualcuno ti ha sorriso
qualcuno dice che
la mia ragazza è
la mia ragazza è

La mia ragazza è bella
bella che non ragiono
bella che più ci parlo
e più mi sembra un uomo
si mangiano le mani
quelli che non ce l'hanno
che l'hanno conosciuta
ma non la rivedranno

Amore mio che sogni
amore ballerino
tu corri sopra il filo ed io cammino
capelli neri neri
capelli rosso fuoco
gira la carta che cambiamo gioco

Gira la carta e sogna
il vento e la fortuna
la mia ragazza vola sulla luna
ma chi l'ha vista giura
che rassomiglia a me
la mia ragazza è
la mia ragazza è
il mio mestiere
è il mio mestiere


» Piccolo amore «


Piccolo amore piccolo amore
che pena quelli con un grande amore
quelli con la pistola in mano
se guardi un altro oppure ci lasciamo
che bella novità
la prossima carezza che verrà
Piccolo mondo
dove ti prendo
e piccolo tornare sorridendo
piccolo letto
dove puoi dormire
che è un altro modo poi di far l'amore
e stare insieme a te
con tutta la dolcezza che c'è in me

Ma in fondo son parole
che il giorno che ti ho perso
chissà che cada a pezzi
l'universo
e non farei che dire
e non saprei che fare
di tutti i giorni che ti ho detto amore

Di tutti i giorni che ti ho detto amore
di tutti i giorni che ho pensato amore
di tutti i giorni che ho inventato amore
sognato amore
cantato amore
di tutti i giorni che ti ho detto amore
di tutti i giorni che ti ho scritto amore
piccolo amor non c'è niente al mondo
più grande in fondo
di questo amore

Che piano piano muove i tuoi capelli
e si risveglia nei tuoi occhi belli
e che ogni giorno come fosse il primo
si guarda intorno come un bambino

Piccolo amore
piccolo amore
che bravi quelli con un grande amore
verrà l'inverno e chi ci vuol male
per noi non sarà niente di speciale
e se ci lasceremo
sarà per poco sai
ci rivedremo

Ma queste son parole
che il giorno che ti ho perso
chissà che cada a pezzi l'universo
e non farei che dire
e non saprei che fare
di tutti i giorni che mi hai detto amore

Di tutti i giorni che ti ho detto amore
di tutti i giorni che ho pensato amore
piccolo amore non c'è niente al mondo
più grande in fondo
di questo amore
che muove l'aria e muove i tuoi capelli
e si risveglia nei tuoi occhi belli
e che ogni giorno come fosse il primo
si guarda intorno come un bambino.


» Gaston e Astolfo (La vera storia di) «


Partiamo partiamo
partiamo partite
partiamo partiamo
partiamo partite
evviva bambini
ci son le crociate
Partiamo partiamo
partiamo partite
partiamo partiamo
ci son le crociate
Partiamo partiamo
partiamo partite
partiamo partiamo
partiamo partite
partiamo partiamo
partiamo partite
E quando só partiti li crociati
con mille e mille e mille bei vestiti
Gaston francese e Astolfo l'italiano
s'innamoraro d'un amore amaro
s'innamoraro d'un amore amaro

E só passati gli anni e só tornati
Astolfo la sua donna s'è sposato
e di Gerusalemme s'è scordato ...
di Gaston de la Seine
non si seppe plus rien


Millenovantanove

Il male del ritorno Astolfo
è questo non trovarsi più
percorrere gli spalti fino all'alba
senza sonno su e giù
non sentire una voce
se non l'eco nella sala d'armi
e chiedersi i ritratti sul muro
cosa avranno da guardarmi
il male non è stare senza donne
di puttane ne ho da non poterne più
il male è quella finestra
dove dietro c'è la donna che eri tu
il giorno che mi vestivi e dicevi
la guerra non è un fatto tuo
e il giorno che mi insegnavi
Gerusalemme la prendiamo per Dio
per Dio
per Dio
non è perché lo voglio io
amore amore amore amore mio
per Dio
per Dio
ma la sera ti baciavo io
amore amore amore
amore mio

Se devo credere ai mercanti di Fiandra
stai con quella che ride di più
tiri la spada con la tua ombra
e sei felice, va bè o suppergiù
chissà se stai scrivendo ancora poesia
chissà con che sorriso le dici anima mia
Gaston è vecchio, Gaston è sempre bello
beve ogni sera quanto vale il tuo cuore
Gaston ricorda tutto ogni duello
e i nemici e le tue ferite amore
e ricorda parole che il vento era una brezza
e la prima volta che ti ha dato una carezza

E Dio
e Dio
quella tua storia insieme a Dio
amore amore amore amore mio
e Dio
e Dio
va bene si perfino Dio
però la sera
ti baciavo io

Se dormo sogno di sfidarti sempre
e farti un buco proprio dentro il cuore
farti sentire tutto il senso
di questo inutile avere dolore
e riempirti la pancia con la tua stessa spada
perché tu non sei più lo stesso
e perché non ti veda

E Dio
e Dio
ti salverebbe adesso Dio
amore amore amore amore mio
e Dio
e Dio
tientilo stretto Dio
amore amore amore
amore mio



» Fata «


E i vecchi parlano di fata
che sta aspettando addormentata
l'uomo che per la guerra le partì
e dietro la collina si sbiadì
E nel castello sopra il fiordo
la luna sfiora per ricordo
le coppe che restarono così
e l'albero di mele che fiorì

e fata tiene fra le dita
la pietra verde della vita
la pietra verde che le regalò
quando le disse "un giorno tornerò"

E lei correva nelle sale
e illuminava le sue sere
di gente giochi e scherzi di buffoni
e le feste fino all'alba e poi canzoni

Ma il drago fatto con la paglia
si è bruciato sulla soglia
e fata se ne è andata non è qui
e torna il figlio trovatore
pensando le ho spezzato il cuore
e maledice il giorno che partì

Ma nel castello sopra il fiordo
la fata non me la ricordo
non c'è mai stata o forse non capì
o forse avran sognato che era lì
o forse avran sognato che era lì.


» Fratel coniglietto «


Vi ho mai parlato di fratel coniglietto
che si credeva perfetto perfetto
e dell'orecchio che teneva dritto
e lo zampino rotto
sfidava tutte le tartarughe
credendosi un leprotto
e non voleva mai
farsi la tana sotto
farsi la tana sotto
E vi ho mai detto di quel passerotto
che gli volava sul tetto sul tetto
e della volta che gli aveva scritto
mi sembri tutto matto
e questo correre
piace soltanto al gatto
piace soltanto al gatto

Ma quando venne Trudy la farfalla
presero tutt'e due una bella sberla
uno ci andava insieme tutto il giorno
l'altro faceva il turno
ma poi arrivarono la stessa notte
volarono le botte
e se ne andarono
senza più darsi retta
senza più darsi retta
con tutte le ossa rotte

E vi ho mai detto che ora stanno insieme
e che si vogliono perfino bene
uno non pensa d'esser più leprotto
l'altro ha trovato un tetto
e sfidano insieme le tartarughe
facendogli dispetto
e poi si contano
le stelle sopra il letto
le stelle sopra il letto
le stelle sopra il letto.


» Calle mai più «


E tornano le mode
e passano tranquillamente i suoi occhi sulle strade
e passa nei suoi letti
la storia universale degli insetti
qui l'unica avventura
è ricordarti senza aver paura
è cambiare al mattino
tutto Moravia per un Paperino
E passano le mode
e ritornano continuamente i tuoi occhi nella notte
coi saluti dal mare
dell'uomo che mi odia e che mi aspetta
ho fatto anche dei figli
e gli darò magari il tirassegno
con molti molti fogli
di queste cose non ce n'è bisogno

In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più
In Calle mai più.


» Pesci nelle orecchie «


A parte che nel mare
c'era gente insospettabile,
persino gli idealisti
ci nuotavano benissimo,
e poi cambiavo pelle
e non sapevo
e non capivo che
andarci dentro è facile,
tornare no;
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho,
la verità nel bosco
è dare un senso a tutti gli alberi,
e per sentieri assurdi
cercar posti delle fragole,
ma c'è un'uscita sempre,
ed io d'uscire
non l'ho chiesto mai
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho
Contarli forse sì,
levarli più non so.

E quante madri, madre,
ho sovrapposto alla tua immagine,
per ritornarti incontro
con la voglia di essere piccolo,
per non sentirmi idiota
quando canto e non ascoltano,
e quanti pesci nelle orecchie
adesso ho
e quante madri madre
che capir non so

Ragazza mia
che invecchi, lentamente,
come Dorian Gray,
ti ho disegnato barba e baffi
per potermi dire che
le luci di S. Siro
sono state solo fatti miei,
dicevo "Nelle mani quanti sogni ho,
li vuoi cantar con me?
Da solo io non so."

Amore mio di ieri
in qualche tempo, in qualche posto fa,
hai sospettato che
vendevo l'aria a prezzi altissimi
e quando mi hai sparato
è stato solo
per difenderti,
ho dato mille notti
della vita mia
e tu ti accontentavi
di una botta e via

Amore mio
che prendo come scusa
molto abile
amore mentalmente
fatto a pezzi rimontabili
amore non è vero
amore t'amo
amore ascoltami
quante volte ti volevo dire
sai
"Se non ci fossi tu"...
poi non l'ho detto mai.

fiordineve
00venerdì 6 febbraio 2004 01:14
IPPOPOTAMI



Sogni d'oro


E ti saluto, perché sono stufo
va avanti tu, mi vien da ridere stasera
per aver scritto tante parole
solo per dire:"Mi ricordo di un amore".
Ninna oh, ninna oh,
il mio bimbo a chi lo do?

E arrivederci, è l'ora di scordarci
di quelle donne che han pensato di lasciarci
di quelle sere che c'è mancato il cuore
di aver creduto o fatto credere o sognare.

Ninna oh, ninna oh,
il mio bimbo a chi lo do?

E ti saluto per quello che hai voluto
e ti saluto per il tempo che hai buttato
per le tue mille contraddizioni
e per il buffo coso che hai nei pantaloni.

E buonanotte, e se non dormi bene
cambia la posizione, il sonno poi ti viene
domani è adesso, domani è già passato:
scrivi una bella canzoncina per chi hai amato.

Ninna oh, ninna oh,
il mio bimbo a chi lo do?
Lo daremo all'orco nero
o alla fata se è sincero.


» Indiscreto «


Quando ti vesti e poi ti spogli
e ti domandi a chi assomigli
quando ti guardi dimmi: cosa sogni?
Quando sorridi e ti nascondi
quando ti parli e ti rispondi
quando cammini dimmi: cosa sogni?

E dimmi cosa sogni
quando non puoi dormire
ti chiudi nello specchio e non vuoi uscire.

E dimmi cosa sogni
quando ti senti sola
e tiri calci sotto le lenzuola.

Lontano più lontano
qualcuno sta cantando
qualcuno nella strada sta correndo.

Lontano più lontano
dove comincia il mondo
dove la notte quasi sta finendo.

E un po' ti sembra amore
e un po' non lo vuoi dire
che cosa sogni se non puoi dormire.

E cerchi la tua stella
capelli come il mare
poi t'addormenti
ed io
ti sto a guardare.


» Aimez vous Chopin? (Una serata normale) «




Non sono stanco di guardare te
scendo soltanto a prendere un caffè
è tanto tempo che non dico più bugie
Dove lo porto il portachiavi?
Al porto per veder le navi
quando lo chiamo mi risponde
e la sua voce è dolce fra le onde
oh, mama sweet mama

Con un poeta non parlare
racconta storie senza uscita
vuole una donna che scompare
la sola musica della sua vita
oh, mama, sweet sweet mama

Un'automobile cammina tra la polvere
e il sudore
e il tempo batte lentamente l'orologio
e le sue ore...
se andate a letto zitti zitti
vi verrò a cullare
c'era una volta un uomo che rideva
per amore oh, mama, sweet mama
oh, mama, sweet sweet mama

Il resto è quella musica sentita
da bambino...
il resto è solo musica
e una voce da lontano...


» Oltre il giardino «




Papà
voglio ancora giocare
ma se sparo non devi cadere
non devi farmi vincere sempre
io lo so che sei tu il migliore
...E poi
mi lasciavi la mano
poi le voci, la strada, il rumore.


» Chiari di luna «
C'est un jour de joie que je viens de vivre
c'est un jour d'ennui que je vais d'avoir:
Le premier qui passe comme
le dernier qui vient
sont toujours deux jours que je sais d'aimer.
Nous aurons deux jours: et voilà le vivre
le premier en avril
le dernier comme en hiver
parmi le souris d'une femme
qui va et qui vient
parmi les enfants
qui sommes nous memes.

J'ai seulment deux jours: et voilà le vivre
ce sont deux jours trop courts pour pouvoir chanter
mais je suis un homme et je ne veux rien oublier
ce sont tuojours deux jours que je sais d'aimer

Nous aurons seulment des reves à vivre
le premier c'est l'amour
le dernier c'est ton amour
mal joui comme un ami
qui va et qui vient
e joui vite
pour n'etre pas nous memes.

(È un giorno di gioia che ho appena vissuto
è un giorno di noia che sto per incontrare:
il primo che se ne va così
come l'ultimo che viene
sono sempre due giorni che so d'amare.

Noi avremo due giorni: e "voilà le vivre"
il primo in aprile
l'ultimo come in inverno
fra i sorrisi di una donna
che parte e che torna
in mezzo a quei bambini
che siamo proprio noi.

Io ho solo due giorni: e "voilà le vivre"
sono due giorni troppo brevi per poter cantare
ma io sono un uomo e non voglio dimenticare niente
sono sempre due giorni che so d'amare.

Noi avremo soltanto sogni da vivere:
il primo è l'amore
l'ultimo il tuo amore
goduto male come un amico
che viene e va
e goduto in fretta
per non essere noi stessi).


» Ippopotami «



Gli ippopotami vivono: e non sono molto contenti
a fotografarli mostrano tutti i denti
e dimenano i sederi
oggi molto più di ieri
gli ippopotami ti sorridono volentieri.
Si racconta che un tempo eran pallidi ed impulsivi
ma era il tempo che c'erano i buoni e i cattivi
i più vecchi ogni tanto
rimpiangono la fanghiglia
i più giovani stanno benissimo in famiglia.

Gli ippopotami non hanno pensieri, ma sembrano meditare
e si dicono tutti che ogni ippopotamo è uguale
anche tra loro c'è chi suda
chi scende e chi sale
ma un ippopotamo vero resta normale
ma un ippopotamo serio resta normale.

Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
d'estate in montagna, d'inverno in riviera
li vedi passare vestiti da sera
Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
discendono il fiume se c'è la corrente
si stancano poco, pochissimo o niente...

Gli ippopotami ballano quando nessuno li vede
e ogni tanto ballando ballando si pestano un piede
ma si chiedono scusa perché
maleducati non son
e poi quelli che sanno il francese dicon pardon.

Gli ippopotami non fanno niente, basta la presenza
ippopotami non si nasce, si diventa
e se li vedi con gli occhi socchiusi
non è vero che stanno a dormire
fanno finta per non farsi infastidire.

Gli ippopotami una volta litigavano con le jene
ma anche quelle per loro oramai sono bestie per bene
e poi questa è una libera scelta
e va rispettata
perché l'acqua che hanno bevuto è acqua passata
tutta l'acqua che hanno bevuto è acqua passata.

Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
galleggiano lenti, rotondi e contenti
la faccia però è solo quella coi denti
Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
annusano il vento di terre lontane
si accoppiano stanchi contando le lune...

Gli ippopotami li puoi dividere in padri, madri e figli
però in fondo non ce n'è uno che si assomigli
quando mangiano è l'ora più bella
mangiano di tutto
solo un altro ippopotamo può dire a un ippopotamo: "Sei brutto".

E alla fine si riuniscono tutti a guardare le stelle
perché uno gli ha detto una volta:"Noi veniamo da quelle".
Ma siccome nonhanno le mani
per farsi una scala
tornan tutti nell'acqua aspettando la prossima sera
tornan tutti nell'acqua aspettando la prossima sera.

Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
il primo dell'anno van tutti in crociera
e cantando in coro "bel tempo di spera".
Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
e sognano dietro gli occhiali da sole
domani si cambia, domani si vola.
Ippopotami, pà pà potami
Ippopotami, pà pà potami
dichiarano seri alla televisione
che i giovani vogliono un mondo migliore
Ippopotami, pà Pà potami
Ippopotami, pà Pà potami
distesi nel sole sbadigliano piano
e sembrano fermi, ma vanno lontano...


» Notturno «


Lontano
qualcuno stanotte cammina
va oltre le luci, le insegne, gli hamburgher,
le scarpe in vetrina
va oltre lo sport in diretta, la moglie, i bambini,
la cena, la pioggia, le vecchie canzoni
va oltre le facce di quelli che tornano a casa
aggrappati al volante
intorno c'è tutto di tutto ed il meglio di niente
intorno la notte
e stanotte
qualcuno cammina.

» Nel Regno di Napoli «
a) Miseria e nobiltà
Paese di sole, paese di cielo, paese di mare,
paese di una noia mortale
io, pieno di nostalgia per la mia Parigi,
sono qui, a Napoli, circondato da barbari
e mangio pesce
cucinato senza amore.

Quelquefois
moi, le prince d'Artois
pour le vouloir du roi
comandant à Naples; qualquefois
quand j'ai mangé très mal
ce poisson de barbars
cuit sans amour..

En voyant Paris
dans un jour d'avril
je me desepère
mais seulment quelquefois...

...E sempre stu mare passa e va
e sempre ce ricon'e cantà
e passa e vva la storia
e nuie stamm'à guardà
e sempe, senza sapé pecché
tenimm'a meglio spigola po'rre...
nuie simm' gente'e core
e' o core nun vo' sapé...

Qulquefois
je fais bien ma toilette
et depuis je m'apprette
j'ecris des lettres quelquefois
qualquefois
dans le rues de sa ville
je me sens mourir
ceux sont des primitifs...
Je me souviens de Paris
a droite et à gauche
oh, les vols au vent, oh mes brioches!

. b) L'oro di Napoli.

Eran belli quei signori che venivan da fuori
tu che hai visto solo il mare ti facevano sognare
e parlavano un po' strano (son venuti da lontano),
ti hanno preso per il cuore e pensavi: "forse è amore".

Nenna Nè, ma com'è bello l'amore con te,
Nenna Nè, ma com'è bello l'amore con te.

E passò l'americano con le stelle sulla mano
era bello come un santo e ti ha preso il sentimento
e promesse e cioccolata per l'Italia liberata
torna l'onda e torna il mare, tu non vuoi più ritornare.

Nenna Nè, tu fai l'amore e l'amore dov'è?
Nenna Nè, tu fai l'amore e l'amore non c'è:

Eran belli quei signori che venivano da fuori:
qualche volta fu un inglese, qualche volta fu un francese...

c)Le voci di dentro
Quelquefois
quand le sjours &afrave; Naples
sont des miracles
pleins de soleil
quelquefois
qualche giovane dolce
come un succo di noce
m'insegnan l'italien...

Pe mme c'o tiempo pass'e vva pe mme nun ce sta maje qualquefois
ce sta stu sempe, e che male ca fa.


» Così lontani dalla riva «


Così lontani dalla riva
e più lontani dal rumore
rapiti dalla luna nuova
che ci confonde le parole
Dove ti giri è sempre mare
la notte passa nelle vele
ma continuiamo a navigare
c'era una volta un viaggiatore...


» E noi, le voci e le parole «
E noi le voci e le parole
e noi lontani dal rumore
e un libro ancora da sfogliare
e una coperta e il suo calore...
Così lontani dal rumore
che neanche il vento si sentiva
e il tempo, quello, ci sfiorava
ma poi una notte un viaggiatore...

fiordineve
00venerdì 6 febbraio 2004 01:41
CAMPER





» Voglio una donna «


Una canzone di Natale che le prenda la pelle
E come tetto solo un cielo di stelle;
abbiamo un mare di figli da pulirgli il culo:
Che la piantasse un po' di andarsene in giro
La voglio come Biancaneve coi sette nani,
noiosa come una canzone degli "Intillimani"
Voglio una donna "donna",
donna "donna"
donna con la gonna,
gonna gonna
Voglio una donna "donna"
donna "donna"
donna con la gonna
gonna gonna

Prendila te quella col cervello,
che s'innamori di te quella che fa carriera,
quella col pisello e la bandiera nera
la cantatrice calva e la barricadera
che non c'e mai la sera.....

Non dico tutte: me ne basterebbe solo una,
tanti auguri alle altre di più fortuna
Voglio una donna, mi basta che non legga Freud,
dammi una donna così che l'assicuro ai "Lloyd"
preghierina preghierina fammela trovare,
Madonnina Madonnina non mi abbandonare;

Voglio una donna "donna"
donna "donna"
donna con la gonna
gonna gonna
Voglio una donna "donna"
donna "donna"
donna con la gonna
gonna gonna

Prendila tu la signorina rambo
che fa l'amore a tempo
che fa la corsa all'oro
veloce come il lampo
tenera come un muro
padrona del futuro. ...

Prendila te quella che fa il "Leasing"
che s'innamori di te la Capitana Nemo,
quella che va al "Briefing",
perchè lei è dei ramo,
e viene via dai Meeting
stronza come un uomo
sola come un uomo.


» Stranamore (pure questo è amore) «

E' lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere
e quel silenzio tra noi due che sembra non finire,
quando lo svesto. lo rivesto e poi lo metto a letto,
e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi...
forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi
E tu che hai preso in mano
il filo del mio treno di legno,
che per essere più grande avevo dato in pegno:
e ti ho baciato sul sorriso per non farti male,
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perchè non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti:

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo,
l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino,
combatte bene e muore meglio
solo quando è pieno.

E il primo disse "Ah sì,
non vuoi comprare il nostro giornale?!"
e gli altri "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensai - ora gli dico "Sono anch'io fascista" -
ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.

Forse non lo sai ma pure questo è amore

Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perchè più in là
non si poteva conquistare niente:
e tanta strada per vedere un sole disperato,
e sempre uguale e sempre
Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave,
ha più ferite che battaglie, e lui ce l'ha la chiave,
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli,
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio,
io che non parto e sto a guardarti
e che rimango sveglio.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.


» La mia ragazza «

La mia ragazza è alta
e ha lunghi sguardi duri
si voltano a guardarla
per i suoi occhi scuri
si mangiano le mani
quelli che non ce l'hanno
che l'hanno conosciuta
e non la rivedranno
La mia ragazza ha un figlio
e lunghe calze nere
si mette un dito in bocca
prima di far l'amore
si muove come il mare
fra l'Africa e la Spagna
voi non ci crederete
la mia ragazza sogna.
Amore mio che sogni
amore ballerino
che corri sopra il filo ed io cammino
legato al tuo sorriso
cammino sopra il fuoco
prendi una carta che ti insegno un gioco

Amore come il vento
amore divertente
che corri sui pensieri della gente
qualcuno ti ha sorriso
qualcuno dice che
la mia ragazza è
la mia ragazza è

La mia ragazza è bella
bella che non ragiono
bella che più ci parlo
e più mi sembra un uomo
si mangiano le mani
quelli che non ce l'hanno
che l'hanno conosciuta
ma non la rivedranno

Amore mio che sogni
amore ballerino
tu corri sopra il filo ed io cammino
capelli neri neri
capelli rosso fuoco
gira la carta che cambiamo gioco

Gira la carta e sogna
il vento e la fortuna
la mia ragazza vola sulla luna
ma chi l'ha vista giura
che rassomiglia a me
la mia ragazza è
la mia ragazza è
il mio mestiere
è il mio mestiere.

» Dentro gli occhi «


Noi ci ritroveremo ancora insieme
davanti a una finestra.
ma molte molte lune in là
e poche stelle in meno
e forse sarai stanco per la corsa del topo
probabilmente vecchio per inventare un nuovo gioco
dimmi come t'inganni
e quando avrò i tuoi anni?
Lei ci avrà già lasciato
in fondo a qualche data
probabilmente a maggio
ma lei per te sarà meno di un'ombra
l'ombra di un'altro viaggio
perchè i ricordi cambiano
come cambia la pelle
e tu ne avrai di nuovi e luminosi
come le stelle
e comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi
E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
e non verranno i pirati
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare.
E non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro land rover,
con le loro toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte le botte
anche a quelli
e adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.

E i nostri figli se ne andranno per il mondo
come fogli di carta
sopra lunghi stivali silenziosi
e li avremo già persi
ed una incontrerà tutti quelli
che io sono già stato
e ci farà l'amore
come in un sogno disperato
scriverà sui cerini
parole da bambini.
E le parole invece tu
le mischierai tutte dentro un cappello
alla tua età scrivere una canzone
non sarà più che quello
e non so che farai, chi vedrai,
se crederai a qualcuno,
se ci sarà una donna con te
o forse - meglio - nessuno
ma comunque vada
guardami dentro gli occhi
gli occhi ch'eran bambini
guardami dentro gli occhi.

E non verranno i briganti
a derubarti di notte
perchè tutti i briganti
prenderanno le botte
e non verranno i pirati


e non verranno i pirati
ad abbordare la nave
perchè tutti i pirati
andranno in fondo al mare
e non verranno i piemontesi
ad assalire Gaeta
con le loro land rover,
con le loro toyota
e se verranno gli indiani
con i lunghi coltelli
noi daremo le botte
le botte anche a quelli.
E adesso chiudi i tuoi occhi
chiudi gli occhi che ho sonno
son vent'anni che guardo
e che non dormo.


» Milady «


Passano gli anni passano
crescono i bimbi crescono
Ritorni come un brivido
su questo palcoscenico
però ti sento timida, timida

Tu che tenevi tutti i fili del cuore
con due mani così lievi
che sentivo dolore solo un po'...
Non ti ho più vista piangere
Non ti ho più vista ridere
eri una voce fragile, fragile

Abbiamo smesso d'inventare parole
senza mai trovare quella che voleva dire
vivere, vivere

Milady non lasciarmi mai,
ti voglio bene come sei,
Milady madre amante e figlia,
la sola che mi rassomiglia;
Milady smettila di bere,
ti spacco in testa quel bicchiere,
sei vecchia e sembri un bambina,
e vesti ancora da regina,
Milady goccia su una foglia
Milady... io non ne ho più voglia...

Sono cambiato? Dimmelo;
sei tu diversa? Parlami,
sei sempre stata piccola, piccola:

Io ti perdevo e mi sentivo vincente,
ma non c'è stato mai verso
di cambiarti con niente come te;
non ti ho venduto l'anima,
lasciami in pace, lasciami
come mi sento stupido, stupido:

Voglio una storia d'amore più vera,
una donna che mi parla
e che mi aspetta la sera vattene,
vattene

Milady non lasciarmi mai,
senza di te cosa farei,
Milady cipria sotto gli occhi,
Milady persa negli specchi;
Milady non hai voce e canti,
in un teatro a fari spenti,
Milady bolla di sapone,
e ballerina di balcone:
Milady il tempo è un soldatino
che scrive lettere a nessuno

Milady non lasciarmi mai,
ti voglio sempre come sei,
Milady strada di Parigi,
Natale con i tre re magi;
Milady ho perso la tua spilia
Milady, Dio, come sei bella.


» Mi manchi «

Così a distanza d'anni aprì la mano
E aveva tre monete d'oro finto
Forse per questo non sorrise
Forse per questo non disse "ho vinto"
Richiuse il pugno, roba di un minuto
Per non sentirlo vuoto
E mi manchi.
E la ragazza fece op-là una sera
E fu un op-là da rimanerci incinta
Vestì di bianco ch'era primavera
E nella polaroid sorrise convinta
Fecero seguito invitati misti
e dodici antipasti
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi

E quando dodici anni fa dal bagno
Gli disse "è tardi, devo andare..."
Pensò che si trattasse di un impegno
Non dodici anni senza ritornare
Da allora vinse quasi sempre tutto
E smise di pensare
E mi manchi, mi manchi, e mi manchi

Ma finchè canto ti ho davanti
Gli anni sono solo dei momenti
Tu sei sempre stata qui davanti.




Per amore mio (Ultimi giorni di Sancho P.) «


Ragazzo noi siamo bugie del tempo
appesi come foglie al vento di Mistral
non eri ancora nata e già ti avevo dentro
come stanotte in questa casa di Alcazar
ma più bello di averti
è quando di disegno
niente ha più realtà del sogno
il mondo non esiste
il mondo non è vero
e ho sognato di me.
Per amore , solo per amore
dei miei occhi, delle mie parole
con la frutta marcia fra le mani
con la donna che non c'è domani.
Per amore, solo per amore
del bambino perso sulle scale
per tenermi se le gambe tremano
e vedere dove gli altri guardano
no, Sancho non muore.

Ho combattuto il cuore dei mulini a vento
insieme a un vecchio pazzo che si crede me
ho amato Dulcinea insieme ad altri cento
ho cantato per lei, ma perché?
In un paese d'ombre
fra la terra e il cielo ora sogno di te.
Per amore, solo per amore
dei miei gesti, delle mie parole
delle notti che me li confondo insieme
e del vino lento fiume nelle vene.
Per amore, solo per amore
di quel viso che non può tornare
della stella che non può cadere già
la tua mano che non sa tenermi più.
Per amore, solo per amore
di quel viso che non può tornare
della stella che non può cadere giù
la tua mano che non sa tenermi più.
Per amore, solo per amore mio
ho giocato sempre a strabiliare.
Per amore, solo per amore mio
dietro un velo che non puoi arrivarci tu.
Per amore, solo per amore mio



» Vorrei «

Tu sei bella anche se non ridi
sai cadere quasi sempre in piedi
io non ho la giacca ed il coltello
ma sul muro il tuo sorriso è bello
Io vorrei
rivederti per tutte le sere
che ho guardato
la tua foto in un vaso di mele

Non ti ho mai voluto tanto bene
vedi, quasi quasi ti conviene
ti ho mai scritto lettere d'amore
quando stavi sveglia ad aspettare?

Si lo so
che poi sei ritornata lo so
ma qui dentro
io continuo a vederti partìre...

Io vorrei
fare a pezzi il ricordo di un treno
i tuoi treni
e quell'uomo che vedi e che tieni...

Io vorrei
ammazzarlo per farti tornare
sulle scale
con la voglia di ricominciare
hai ragione forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano

Io vorrei
rivederti per fare l'amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire

io vorrei
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali

E vorrei contare i tuoi capelli
fino all'ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare.


» Tommy «


Tommy era lì davanti
e sorrideva
ma sul quel piatto di riso
mi lasciava
per non farsi capire
parlò dei denti
e che avevo bisogno
di altri appuntamenti.
Se l'hai messo vicino
a un assassino
toglilo di lì Signore.
Tommy non aveva niente
da sognare
aveva già passato tutto
il suo avvenire
nel suo giardino degli alberi incrociati
dove i dolori non sono segnati.
Notte lunga notte breve
notte impossibile per la neve
notte nera come il mare
notte che correvo senza mai arrivare.
Ora facciamo due conti
io e te Signore
quel giorno Tommy tirò
una corda al cielo
poi non si vide più
non c'era niente
così metterla al collo
gli sembrò divertente
ma Tommy è smarrito
così piccino
che non puoi abbracciarlo... almeno.
Fa che sia una notte breve.
Fa che l'inverno gli sia lieve
quando poi sarà il momento
digli che io c'ero e non ho fatto in tempo.
Dagli un attimo di madre
contro i tuoi regolamenti
fallo, tanto chi ti vede
toglilo dai miei che ne ho già avuti tanti.


» Samarcanda «

C'era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All'alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.
ridere, ridere, ridere ancora,
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro ilfuoco di sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è

"corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh,

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma vide tra la folla quella nera signora
e stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grillie alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh



» Il grande sogno «


E naviga, naviga, musica naviga va
tienimi forte stasera qualcuno verrà
ma perché in questa notte di luna tu dimmi perché
vado in giro a pescare ricordi e a scordarmi di te
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

voglio Pepita Moreno la diva del jazz
voglio ballarle sul seno nell'atrio del Ritz
voglio tutto, lo voglio stanotte, ne voglio di più
voglio subito, lo voglio adesso, puoi darmelo tu?

E voglio la donna che ride, la voglio di più
noi due soli nell'alba dorata dei mari del sud
e fatine dagli occhi turchini, zecchini per me
e portamele tutte nell'isola che adesso c'è
l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

Mamma mia, ma che notte di stelle stanotte per noi
canta tu, canto io, l'importante è non smettere mai
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle e di idee
sempre quelle, però sono belle perchè sono mie

l'importante è chi il sogno ce l'ha più grande
l'importante è di avercela la gioventù

Mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?
Guardami, parlami, aspettami, canto per te
per te che adesso mi ascolti e sei pazza di me
mamma mia, ma che notte stanotte di stelle per noi
sempre quelle, però così belle le hai viste mai?


» Il capolavoro «

Si svegliò, guardò nell'alba e l'alba
era lì senza memoria;
camminò la terra ormai da anni
senza tempo e senza storia:
e fin dove gli occhi andavano
non un suono, non un fiore
rise e raddrizzò le sagome
dei suoi alberi in cartone;
strinse in tasca i semi inutili
come il torto e la ragione:

nel cervello già sfumava l'ombra
e con l'ombra ci viveva...
s'infilò come abitudine
l'ago, quello di ogni sera
e i fantasmi ritornarono
per tenerlo vivo ancora

"Dormi ora, dormi piano:
sei bambino sui sentieri,
l'orzo cresce, l'aria è buona
proprio come ieri;
dormi, forse c'è qualcuno
dormi, forse non sei solo;
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro,
dormi, è l'ultimo possibile capolavoro"

Ma il silenzio dei fantasmi intorno
si riempì con un rumore
e un cavallo appena nato un giorno
lo guardò senza capire;
annusò quel poco d'alba
fece un passo ma cascò.

Cercò per valli e giorni e mesi
l'erba e l'erba non trovò:
e sudò per farlo stare in piedi
ci provò e ci riprovò
qualche favola degli uomini
Ogni sera gli inventò:
ma era disperato e inutile
dargli fiato vicino,
era come allontanarsi un po'
la pistola di un mattino...

"Dormi ora, dormi Piano,
che le stelle vanno via;
dormi, ti alzerai domani
cosa vuoi che sia?
Dormi e tornerà la neve
dormi, il grano sarà d'oro;
dormi e vivi tu sei l'ultimo capolavoro:
tu sei l'ultimo Possibile capolavoro"


Ninni

» Tema del soldato eterno e degli aironi «


Ho sparato nel profumo
delle viole a Waterloo
fra le rose
sulla linea Maginot
cavalcavano ragazze
muli lenti sui sentieri
con le gambe larghe
per i nostri cuori.
Sono stato vecchio ad Alamo
bambino a Mantova.
Ogni idea. l'ultima,
era buona.
Ho tradito sempre tutti
tutti mi hanno perdonato
non l'ho fatto
e mi hanno fucilato.
Tornerò a settembre
tornerò a novembre
un giorno tornerò
e farò l'amore
mi farai capire il senso
che non so.
Tu sola in tutto il mondo puoi
spiegarmi cos'è vero.
Passerà settembre
passerà novembre
ed io non tornerò
forse manca poco
forse è solo un gioco
poi ti abbraccerò
amore, amore aiutami
io non so più chi sono
ma so chi sei

questa guerra di Crimea
è piena dei tuoi occhi
che non ho
e domani contro franco
morirò.
Dormono gli aironi dormono
come fiori su un gambo solo
troppo grande il cielo
per capirlo al volo.
Scrivimi stanotte scrivimi
stanotte parlami di te.
Non lasciarmi solo, scrivimi
ti prego spiegami perchè
soltanto tu puoi dirmelo
io non so più chi sono.
Passerà settembre
passerà novembre
io non tornerò
non mancava poco
no non era un gioco
non ti abbraccerò
amore, amore è inutile
io ti ho inventata
e non ci sei



» Velasquez «



Ahi Velasquez, dove porti la mia vita?
un fiore di camposi è impigliato fra le dita,
e tante stelle, tante nelle notti chiare,
e mille lune, mille dune da scoprire.
Ahi Velasquez, non ti avessi mai seguito,
con te non si torna una volta sola indietro:
in mezzo ai venti, sempre genti da salvare,
sei morto mille volte senza mai morire.

Un vecchio zingaro ungherese
di te parlando mi giurò
che c'eri prima di suo padre,
più in là nel tempo non andò.
I cerchi del tuo tronco sono
ferite d'armi e di parole
che mai nessuno vendicò

Ahi Velasquez, com'è duro questo amore.
Mi pesa la notte prima di ricominciare:
e tante veglie, come soglie di un mistero,
per arrivare sempre più vicino al vero...

Ahi Velasquez certe sere quanta voglia,
fermare la vela e ritornare da mia moglie;
e tu mi dici: "Fatti scrivere", è normale,
per te bisogna sempre scrivere e lottare.

E la tempesta ci sorprese
due miglia dopo Capo Horn:
se ne rideva delle offese,
in mezzo al ponte si distese
e fino all'alba mi cantò
Ragazze, terre, contadini,
da sempre popoli e padroni,
fu lì che tutto comincò.

Ahi Velasquez fino a quando inventeremo
un nido di rose ai piedi dell'arcobaleno,
e tante stelle, tante nelle notti chiare
per questo mondo, questo mondo da cambiare?

ahi Velasquez, ahi chitarra come spada,
mantello di sabbia, orecchio mozzo, antica sfida,
eterna attesa, corda tesa da spazzare,
e tanta voglia, tanta voglia di tornare...



» Signor giudice «


Signor giudice
Le stelle sono chiare
Per chi le può vedere
Magari stando al mare
Signor giudice
Chissà chissà che sole
Si copra per favore
Che le può fare male
Immaginiamo che avrà
Cose più grandi di noi
Forse una moglie
Troppo giovane
E ci scusiamo con lei
D'importunarla così
Ma ci capisca
In fondo siamo uomini così così
Abbiamo donne abbiamo amici così così
Leggiamo poco leggiamo libri così così
E nelle foto veniamo sempre così così

Signor giudice
Lei venga quando vuole
Più ci farà aspettare
Più sarà bello uscire
Signor giudice
Si compri il costumino si mangi l'arancino
coi suo pomodorino
Noi siamo tanti siam qua, già la chiamiamo papà
Di quei papà
Che non si conoscono

Quel giorno quando verrà giudichi senza pietà
Ci vergognamo tanto d'essere uomini
così così

Sogniamo poco sogniamo sogni così così
Abbiamo nonne abbiamo mamme così così
E quasi sempre sposiamo mogli così così
Se ci riusciamo facciamo figli così così
Abbiamo tutti le stesse facce così così
Viaggiamo poco, vediamo posti così così
Ed ogni sera ci ritroviamo così così

Signor giudice noi siamo quel che siamo
Ma l'ala di un gabbiano può far volar lontano
Signor giudice qui il tempo scorre piano
Ma noi che l'adoriamo coi tempo ci giochiamo
L'ombra sul muro non è una regola
Però ci fai l'amore per abitudine
Lei certamente farà quello che è giusto
Per noi che ci fidiamo e continuiamo
A vivere così così così

Sappiamo poco sappiamo cose così così
Ci accontentiamo perchè noi siamo così così
A casa nostra ci sono quadri così così
E se c'è sole è sempre sole così così
Sogniamo poco sogniamo sogni così così
E nelle foto veniamo sempre così così
Ed ogni sera ci ritroviamo così così


» Robinson «

Il bambino segue un sogno
l'avventura fuori dal cortile
onda piena nelle notti chiare
la sorpresa di una fata
che dal niente fa una palizzata
una persa fra le stelle
quando un grillo dal camino canta
e non si sa dov'è ma l'eroe sorride ed è con te
quando il vento ha il suono di una voce dentro l'alber
la luna fa sognare
io da grande sarò
come Robinson Robinson Robinson.,.
L'orologio dei trent'anni
batte colpi che non lasciano segni
e non ne ha lasciati il tuo fucile
qui la notte è solo vento
roba consumata, un fuoco finto
chi non dorme aspetta le astronavi
qui l'amore passa e passa il tempo di cantarselo
nel cortile chi ti aspetta più?
sotto il cielo sulla spiaggia un vecchio mago zingaro
e la luna fa pensare io da grande sarò
come Robinson Robinson Robinson...

Ma il bambino sulla nave non ha fantasia
quando torna crede di andar via
ora chiude a chiave la sua roba per difenderla
ha il fucile nella mano
e dallo specchio gli sorride
Robinson Robinson Robinson...


» Montecristo «



Visto dall'alto mi sembrava un paradiso in mezzo
a quei sentieri
Di tutto mi aspettavo tranne che una spiaggia di
carabinieri
Ci han chiuso dentro tutti tranne l'avvocato
Che si porta a letto la sua scimmia
Chissà in che mari ne ha lanciati di messaggi
Chiusi bene dentro la bottiglia
Sorrido sempre sto aspettando che mi cresca il
mio primo dentino
Non apro più gli armadi per non incontrare quelli
di torino
Da un po' di tempo c'è al mio posto
Quando viene gente un manichino di cartone
Così lui ascolta gli altri e io mi posso
Dedicare in pace alla masturbazione

Montecristo Montecristo Montecristo...

Il tuo ritratto me lo tengo stretto stretto
con la mano sopra il cuore
0 grande amore solo amore
per fortuna mio finito amore
Nella mia cella non si stava tanto male
C'era il frigo con le noccíoiine
Ed ogni tanto mi veniva a visitare per studiarmi
Un gruppo di bambine

Hanno sparato cento volte
in cento posti ad ottime persone
Sinceramente non mi ha mai colto
una crisi di disperazione
Sono sconvolto dagli insetti
Che continuano a far figli tutti a casa mia
Per non parlare della piccola cinese
Che mi ha dato solo un bacio e via

Montecristo Montecristo Montecristo...

Oggi ho scavato un buco
che non porta in nessun posto come ieri
Ho messo sotto terra il frigorifero
ed un po' dei tuoi pensieri
Le ballerine di provincia ballano
Due volte al giorno senza fantasia
E tu mi vieni a dire che quel rosso
Nei miei occhi è stata solo malattia

Il vento non ha mai sfiorato i tuoi capelli
(che sciocchezza è questa?!?)

Al vento, s'è un po' serio,
certe idee non vengono neanche in testa
E il vecchio intanto mi diceva:
"fuggi dentro il sacco, fuggi, questa è una
prigione"
e il vecchio mi diceva: "fuggi che ti faccio ricco
questa si ch'è un'occasione!"

Montecristo Montecristo Montecristo...


» L'ultimo spettacolo «

Ascolta, ti ricordi quando venne
la nave del fenicio a portar via
me, con tutta la voglia di cantare
gli uomini, il mondo, e farne poesia...
con l'occhio azzurro io ti salutavo,
con quello blu io già ti rimpiangevo,
e l'albero tremava e vidi terra,
i Greci, i fuochi e l'infinita guerra
li vidi ad uno ad uno
mentre aprivano la mano
e mi mostravano la sorte
come a dire "Noi scegliamo,
non c'è un Dio che sia più forte"
e l'ombra nera che passò,
ridendo ripeteva no...

Ascolta, ero partito per cantare
uomini grandi dietro grandi scudi,
e ho visto uomini piccoli ammazzarre,
piccoli, goffi, disperati e nudi...
laggiù conobbi pure un vecchio aedo
che si accecò per rimaner nel sogno,
con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro:
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi...

E ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l'amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto...
e son tornato per vederti andare,
e mentre parti e mi saluti in fretta,
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so;
ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via,
Perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.



» Luci a San Siro «


Hanno ragione, hanno ragione
mi han detto:"E' vecchio tutto quello che lei fa,
parli di donne da buon costume,
di questo han voglia se non l'ha capito già"
E che gli dico:"Guardi non posso, io quando ho
amato
ho amato dentro gli occhi suoi,
magari anche fra le sue braccia
ma ho sempre pianto per la sua felicità"
Luci a San Siro di quella sera
che c'è di strano siamo stati tutti là,
ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
Ma stai barando, tu stai gridando,
così non vale, è troppo facile così
trovarti amarti giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui

Ma il tempo emigra mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no
Ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
Fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
ti ho capita, non mi hai capito mai

Scrivi vecchioni, scrivi canzoni
che più ne scrivi più sei bravo e fai danè
tanto che importa a chi le ascolta
se lei c'è stata o non c'è stata e lei chi è?
Fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo più ti dicono di si
e se hai le mani sporche che importa

tienile chiuse e nessuno lo saprà

Milano mia portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio prenditi pure
quel po' di soldi quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando,
luci a San Siro non ne accenderanno più.

fiordineve
00venerdì 6 febbraio 2004 01:46
MILADY




» Alessandro e il mare «


Il tramonto era pieno di soldati ubriachi di futuro
fra i dadi le bestemmie e il sogno di un letto più sicuro;
ma quando lui usciva dalla tenda non osavano
nemmeno guardare:
sapevano che c'era la sua ombra sola davanti al mare.
Poi l'alba era tutta un fumo di cavalli,
gridi e risate nuove;
dove si va, passato il Gange,
Generale, parla, dicci solo dove:
e lui usciva dalla tenda bello come la mattina il sole:
come in una lontana leggenda,
perduta chissà dove...

tornava bambino,
e tornava bambino,
quando stava da solo a giocare nei viali
di un immenso giardino;
la fontana coi pesci
dai riflessi d'argento,
che poteva soltanto guardarla,
mai buttarcisi dentro.

Non un capello fuori posto
mentre entrava a cavallo nel mare,
e il cuore, il cuore gli batteva addosso
come a una donna che si va a sposare;
e tutti lo seguirono cantando
senza nemmeno sospettare,
e gli andarono dietro contenti
di dover annegare.

tornava bambino,
e tornava bambino,
quando stava da solo a giocare nei viali
di un immenso giardino;
la fontana coi pesci
dai riflessi d'argento
che poteva solo guardarla
mai buttarcisi dentro.

E mentre si voltava indietro
non aveva niente da vedere;
e mentre si guardava avanti
niente da voler sapere;
ma il tempo di tutta una vita
non valeva quel solo momento:
Alessandro, così grande fuori, così piccolo dentro.


» Poesia scritta in un bar «


Poesia scritta in un bar
sopra l'onda dei mar
butta male corsar:
la luna è piena
Tutti quelli che dan
tutti questi che san
caravan caravan
l'aria è serena

Tu mi cerchi di dir
jo no quiero entendir
voglio solo tenir
la mia cabeza

Strette strette le man
per fermare ma invan
i pensieri che van
con la cerveza

Sono stata puttana
coi miei dieci mariti
uno per settimana
ma li ho tutti traditi
non ho fatto godere
mai l'amore a nessuno
mi son fatta pagare dieci per uno
Dove cresce il limon
lì c'è l'uomo che è bon
canta tante canzon
e un po' si incazza

Dove cresce il milion
lì c'è l'uomo che è bon,
gli altri tutti coglion:
l'è un'altra razza

Si potrebbe anche far
quasi come aspettar
tanto sono una star
e chi m'ammazza?
Poesia scritta in un bar
sul Martini a versar
basterebbe trovar
una carezza.

Sono stata puttana
coi miei dieci mariti
uno per settimana
ma li ho tutti traditi
non ho fatto godere
mai l'amore a nessuno
mi son fatta pagare
dieci per uno

Sono stata puttana
coi miei dieci sorrisi
uno per settimana
e li avevo decisi
non li ho fatti godere
mai per niente a nessuno
ma li ho fatti pagare
uno per uno.


» Certezze «



» Mariù «


È passato anche il tempo peggiore
è passato anche il tempo creduto migliore
è passato fischiando, come il treno per Yuma;
sollevando la polvere, un fiore, una spina, una piuma.
Serenata leggera, che leggera è la sera,
e i bambini rimangono in piedi
a guardare la luna;
serenata serena, che serena è la sera,
ma quel rosso nel fondo dei cielo
mi fa solo paura...
Parlami d'amore Maríù
Parlami d'amore Mariù
E stanotte non voglio
né carezze né baci,
e non voglio nemmeno sapere
se mi credi o mi piaci, solo
parlami d'amore Mariù
parlami d'amore Mariù.

E lontano lontano in un sogno,
sono stato bambino chissà in quale regno
dove il tempo era un mago
con la voce incantata
e la notte era un principe,
un drago, un gigante, una tata,
serenata leggera, che leggera è la sera.
E mi alzavo in silenzio a vedere
com'è bella la luna,
serenata serena, che serena e la sera,
ma quel rosso nel fondo dei cielo
mette solo paura...

Parlami d'amore Mariù
parlami d'amore Mariù.
E stanotte non voglio ne carezze ne baci
e non voglio nemmeno sapere
se mi credi o mi piaci, solo
parlami d'amore Mariù
parlami d'amore Mariù.


» Milady «



Passano gli anni passano
crescono i bimbi crescono
Ritorni come un brivido
su questo palcoscenico
però ti sento timida, timida

Tu che tenevi tutti i fili del cuore
con due mani così lievi
che sentivo dolore solo un po'...
Non ti ho più vista piangere
Non ti ho più vista ridere
eri una voce fragile, fragile

Abbiamo smesso d'inventare parole
senza mai trovare quella che voleva dire
vivere, vivere

Milady non lasciarmi mai,
ti voglio bene come sei,
Milady madre amante e figlia,
la sola che mi rassomiglia;
Milady smettila di bere,
ti spacco in testa quel bicchiere,
sei vecchia e sembri un bambina,
e vesti ancora da regina,
Milady goccia su una foglia
Milady... io non ne ho più voglia...

Sono cambiato? Dimmelo;
sei tu diversa? Parlami,
sei sempre stata piccola, piccola:

Io ti perdevo e mi sentivo vincente,
ma non c'è stato mai verso
di cambiarti con niente come te;
non ti ho venduto l'anima,
lasciami in pace, lasciami
come mi sento stupido, stupido:

Voglio una storia d'amore più vera,
una donna che mi parla
e che mi aspetta la sera vattene,
vattene

Milady non lasciarmi mai,
senza di te cosa farei,
Milady cipria sotto gli occhi,
Milady persa negli specchi;
Milady non hai voce e canti,
in un teatro a fari spenti,
Milady bolla di sapone,
e ballerina di balcone:
Milady il tempo è un soldatino
che scrive lettere a nessuno

Milady non lasciarmi mai,
ti voglio sempre come sei,
Milady strada di Parigi,
Natale con i tre re magi;
Milady ho perso la tua spilia
Milady, Dio, come sei bella


» Leonardo Cohen «


C'è soltanto un albergo a Venezia
è l'albergo di quando mi ami
quando i figli non c'erano ancora
ed io solo baciavo i tuoi seni
quando i fogli volavano in alto
quando tutto quel poco era molto
perché ti amavo
oh se ti amavo
quanto ti amavo
E la gente sorride a Venezia
si ricorda di quando passavi
coi pensieri che avevano fretta
e le gambe che non le mostravi
ricorda che c'era anche un uomo
due occhi di un altro mattino
Perché ti amava
se ti amava
quanto di amava

c'è un vecchio cortile a Venezia
dove vanno a finire i ricordi
se hai voglia di quella carezza
ci porto perché sono verdi
gli alberi di quella sera
la luna che c'era e non c'era
Perché mi ami
e non mi ami
quanto mi ami

Ho imparato che il tempo è bellezza
ho imparato anche a fare l'amore
noi due siamo rimasti a Venezia
ci saremmo capiti ugualmente
Perché ti amo
Oh se ti amo
Quanto ti amo


» Gli anni «


Cos'è rimasto delle gioie
e dei miei improbabili dolori?
dov'è finito il tempo
dei miei straordinari batticuori?
avessi inventato qualcosa,
si fa per dire una pietanza;
fossi stato un genio
o almeno un terzino dell'Atalanta;
mia madre mi diceva sempre:
"Smettila di bere!"
e non sapeva ancora
che dovevo ancora cominciare
io mi toccavo freneticamene
pensando alle sue amiche
alle idee già
da allora le mie preferite
Gli anni t'inseguono
quando sei solo
gli anni ti parlano
ma non è vero

Gli anni rimangono
silenziosi, leggeri,
stanno dove li metti
e si nascondono
negli odori, nei fogli,
nel wysky, nei cassetti
gli anni si impigliano
e si aggrovigliano

Vorrei parlarti
vorrei spiegarti
vorrei lasciarti
e poi cercarti

Vorrei sognare
che è stato solo un sogno
che mi hanno raccontato
senza dormire
perché il mondo non c'è
quando io sono addormentato
e poi dormire
con una poesia
che da sempre so a memoria
senza sognare
e la ragazza usciva
lentamente dalla storia

gli anni continuano
telefona almeno per dirmi
come ti va la scuola
fatti guardare
come ti sei fatta bella,
è vero, il tempo vola
gli anni t'imbrogliano
io non so più se
sono buoni o cattivi gli indiani
però non vale
che stavo in piedi a vedere
con chi usciva lei domani
gli anni sorridono
e un'altra donna leggera
leggera danza sulle dita
corrono avanti
e colori, persone,
giochi giorni, l'Inter, la partita

Gli anni che passano
non sono mai tanti
gli anni miei...
gli anni, gli anni, gli anni.


» Polo sud «

Ma chi ce l'ha fatto fare
di partire e non tornare
a me e a te?
Com'è bianco questo bianco
cosi bianco che più bianco
non si può, o no...
cosa c'era da provare,
cosa c'era da giocare
per chi, e proprio qui?
in quest'angolo banale
l'orizzonte è sempre uguaie:
dov'è? chissà se c'è"

Solo qualche steila fredda
che non brilla e non ti guarda

e poi chi siamo noi?,
Noi seduti nella sera a sfidare la bufera:
gli eroi!
lo qui ai poio che ci faccio,
non nìi piace neanche il ghiaccio
e il pack, fa crack;
forse a far i'esploratore
era meglio i'Equatore
e là, che caldo fa!
Qui i'estate non arriva
c-è un pinguino alla deriva
che va, ma dove va?
io ho imparato ad abbaiare
per potere chiacchierare
e tu, non parli Più
ma confondo cani e vento,
quando ho riso e quando ho pianto
e lei, e lei dOV'è?
così uno fa l'amore solamente a ricordare
com'è...

atesta in giù
da due mesi ho un occhio chiuso
poi mi cola sempre il naso
e tu, dove sei tu?
Sarà bella l'avventura
sarà bello ma non dura
chi va un po' più in là
ma vuoi mettere il calore
di una strada, di un rumore
coi blu di quaggiù!

Quando andranno sulla Luna,
io quel giorno per fortuna
io no, non ci sarò:
sulia Luna c'è un castello
che finché lo sogno e bello poi no...

Ma chi ce l'ha fatto fare
ai partire e non tornare
a me e a te?
com'è bianco questo bianco
cosi bianco che più bianco
non si può o no...
o no o no....
Polo Sud Polo sud
Polo sud Polo sud
non finisce mai la sera
Polo sud
poi la notte è bianca e nera
Polo sud
ma noi, noi siamo eroi!
Polo sud
cosa c'era da cercare?
Polo sud
cosa c'era da scoprire?
Polo sud
lassù o quaggiù
Polo sud
a me prima di partire
Polo sud
mi sembrava d'impazzire
Polo sud
chissà come sarà?
Polo sud...

fiordineve
00venerdì 6 febbraio 2004 01:54
» Blumùn «




» Blumùn «


parlato Gene Gnocchi:
Vecchioni, Vecchioni... già il nome che hai avuto in sorte,
Vecchioni... ma non ti dice niente? E continui a
rubarmi giorno dopo giorno, anno dopo anno... e io
a concederli questi anni e sai perché?
Ogni anno che passa, mi piace vedere la tua faccia
da viaggiatore di commercio che ha scoperto al
casello che c'è lo sciopero e non si paga e fa la
faccia seria ma dentro... ride.

Non mi dire più niente, sì lo so!
che ti ho fregato sugli anni, se lo so!
Ma gli anni io li ho amati da incosciente,
ad uno ad uno senza preferenze:
e ridarteli indietro brucia un po'.

Non rimpiango le cose che non ho, oh no,
sono molte, molte di più quelle che ho;
da Viaggiatore di malinconie
mi trovo a corto di furfanterie:
le stelle della mia sera sono mie

Blumun, evanescente Blumun blu
Blumun, un po' invadente Blumun blu
Blumun, Blumun blu

Questa luna nel cielo sembra panna,
che voglia di una lontana ninna nanna!
Ho tanti amori, tanti figli addosso,
che pare brutto salutarli adesso:
sono un uomo felice, lo confesso.

I marinai che se ne vanno via
non hanno limiti di nostalgia:
vado nella mia sera, perchè è mia

Blumun, è la mia sera, Blumun blu,
Blumun, è la mia vita, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu

Blumun, a luci spente, Blumun blu,
Blumun, dolore niente, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu

Quando ci vedremo (spero tardi
e non m'importa come),
mettimi in un posto con la donna
e con gli amici miei;
lasciami un buco
per guardare in fondo,
vorrei vedere
qualche volta il mondo,
il mio mondo...

Blumun, ti voglio bene, Blumun blu,
Blumun, vi voglio bene, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu
Blumun, ho tanto sonno, Blumun blu,
Blumun, in questo sogno, Blumun blu,
Blumun, Blumun blu


» Angeli «


Angeli vi guardo
e mi ricordo
quand'ero insieme luce
e approssimato sgorbio
Angeli veri
e angeli di merda
tenuti su dal cielo
con la corda

Angeli musicanti
e soli
mandati a scuola
per imparare i cori

Carichi di sperma
e di segnali
ma cosÌ lenti
a strascicar le ali

Fragili, fragili, fragili, fragili:
non sanno cosa
svanirà,svanirà,svanirà.

angeli splendenti
e replicanti
moltiplicati per il raggio
dei loro denti

angeli d'allevamento
nutriti bene
per diventare uomini
o sirene

Sogni di mezza estate,
sogni,
frusciare d'ali;
a casa dopo i temporali

Angeli incoscienti,
lascia che sia,
la morte è solo un salto
di corsia

Fragili, fragili, fragili, fragili:
non sanno cosa
svanirà,svanirà,svanirà.

angeli ragazzi strepitanti
naviganti al sole,
malinconia di cavalcare l'aria

come voi:
angeli che rabbia che mi fate
disperato amore
degli anni che non ci capivo niente
e che nemmeno mi saltava in mente
d'esser uomo.

angeli in amore
e disamore:
stesso modo di
stracciarsi il cuore

Angeli mitragliati
di parole
che non li aiutano
a capire

Angeli indifesi
e generosi,
perciò fregati sempre
in tutti i casi

angeli di sera:
c'è chi fa le foglie
e qualcun altro spara
sulla moglie

Fragili, fragili, fragili, fragili:
non sanno cosa
svanirà,svanirà,svanirà.

Angeli ragazzi travolgenti
naviganti al sole,
polvere e stelle americane
che non rivedrò:
angeli che rabbia che mi fate
belli da lontano,
luce di stelle che mi arriva in mano,
quando oramai le stelle non ci sono
e c'incontriamo;
angeli, cadere mai, ma scivolare sul cielo,
facendo finta di seguire l'onda
che non c'è
angeli che gioia che mi date
quando vi rivedo,
perché continuo a non capirci
niente
e questo è il solo modo,
finalmente, d'esse uomo.


» Euridice «


Morirò di paura
e venire là in fondo,
maledetto padrone
del tempo che fugge,
del buio e del freddo:
ma lei aveva vent'anni
e faceva l'amore,
e nei campi di maggio,
da quando è partita,
non cresce più un fiore ...
E canterò,
stasera canterò,
tutte le mie canzoni canterò,
con il cuore in gola canterò:
e canterò la storia delle sue mani
che erano passeri di mare,
e gli occhi come incanti d'onde
scivolanti ai bordi delle sere;
e canterò le madri che
accompagnano i figli
verso i loro sogni,
per non vederli più, la sera,
sulle vele nere dei ritorni;
e canterò finché avrò fiato,
finché avrò voce di dolcezza e rabbia
gli uomini, segni dimenticati,
gli uomini, lacrime nella pioggia,
aggrappati alla vita che se ne va
con tutto il furore dell'ultimo bacio
nell'ultimo giorno dell'ultimo amore;
e canterò finché tu piangerai,
e canterò finché tu perderai,
e canterò finché tu scoppierai
e me la ridarai indietro.

Ma non avrò più la forza
di portarla là fuori,
perché lei adesso è morta
e là fuori ci sono la luce e i colori:
dopo aver vinto il cielo
e battuto l'inferno,
basterà che mi volti
e la lascio nella notte,
la lascio all'inverno...

e mi volterò
le carezze di ieri
mi volterò
non saranno mai più quelle
mi volterò
e nel mondo, su, là fuori
mi volterò
s'intravedono le stelle
mi volterò perché l'ho visto il gelo
che le ha preso la vita,
e io, io adesso, nessun altro,
dico che è finita;
e ragazze sognanti m'aspettano
a danzarmi il cuore,
perché tutto quello che si piange
non é amore.
e mi volterò perché tu sfiorirai,
mi volterò perché tu sparirai,
mi volterò perché già non ci sei
e ti addormenterai per sempre.


» Rossana Rossana (Berg e Rac) «


Rossana, Rossana,
non ce la faccio più
a vivere col cuore
dentro il naso;
lontana, lontana
bellezza che eri tu,
lo specchio per sorridere di me
Io sono quello di ieri
che ti cantava nella notte,
e ho nelle mani soltanto
stelle rotte:
l'ombra perduta tra i rami
che non potevi mai vedere,
mentre quell'altro saliva
e ti faceva l'amore, l'amore, l'amore...
Rossana, Rossana,
il tempo vola e ah,
non è più tempo
di chiamarti amore;
Rossana, rossana,
che brutta eternità
desiderarti e non averti mai.

Io sono l'altro di ieri
che non cantava nella notte,
aprivo solo la bocca,
facevo finta forte;
e ti ho bagnato d'amore
che non ne ho più nessuna voglia:
mentre quell'altro sognava,
sognava dietro la soglia, sognava

Rossana, Rossana,
che fame, amore mio,
ma quante bocche avevi
e quante mani?
vicina, vicina
ancora e sempre più
che bello fu distruggerci così

Rossana, Rossana,
adesso non lo so
se ho vinto io
o lui che ti sognava:
Rossana, canzone
che non ho scritto mai,
ma ripeteva all'infinito te


» Paco «


Dormi dormi amico mio
vecchio ladro di conigli,
scopatore senza fine,
zio e nonno dei tuoi figli;
ti ho pescato in mezzo ai fiumi,
con le spine nel sedere,
navigante nei pattumi
con gli amici di quartiere;
mi sei morto cento volte
e sei vivo non so come,
sublimando come un'arte
la rapina e l'evasione;
sì lo so che c'era amore
quando mi mettevi sotto,
e che stavi sempre in piedi
quando non andavo a letto...

ma con quegli occhi da pazzo
spalancati nella notte,
a te andava soltanto
di scopare e fare a botte:

Dormi, ma perché non dormi mai?
Pensavo: dormi, pure tu ti stancherai!":
non dormivi mai

Ma sei stanco e il tempo passa,
fai fatica se ti chiamo,
sulla tua poltrona rossa
come un vecchio gentiluomo;
come se volessi ancora
far le corse contro il treno;
come quando ti accorgevi
dei miei passi da lontano;

Stai tranquillo che abbiamo chiuso
tutte le persiane;
e bambini nessuno te li tocca,
stanno bene:

Dormi, sei stato un grande cane
adesso dormi, hai fatto tutto bene:
ora è il turno mio, resto sveglio io.


» Saggio di danza classica e moderna «


L'ora preferibile è la sera prima delle nove,
l'ideale poi sarebbe farlo mentre fuori piove;
lei dovrebbe stare perlomeno nella stessa stanza;
pare strettamente indispensabile la sua presenza:
anche se un'altra scuola di pensiero
dice che sia meglio senza.
Per la posizione, quand'è comoda, io la rispetto,
ma personalmente preferisco stare sempre sotto;
molto poi dipende anche da come ti risponde il letto:
e non rovinare la finzione, che è metà di tutto;
e non accendere la luce:
questo scherzo può costarti brutto

Su e giù, va beh, ma su e giù
va pure un ascensore,
non basta andare dentro e fuori
per chiamarlo amore;
non bisogna aver la pretesa
di voler strafare:
essere porci perlopiù,
però poeti nel momento clou.

Ma la condizione indispensabile è di non parlare,
fino alla finezza irraggiungibile di non pensare;
devi prendere l'esempio dalle trote che
ci sanno fare,
ché non si è mai visto di una trota che
non sa godere:
o almeno credo supponendo
che non abbiano un granché da fare.

Su e giù, va beh, ma su e giù
va pure un ascensore,
questo "dimmi dammi che ti do"
non puoi chiamarlo amore;
sei o no la punta di diamante
dell'evoluzione?
essere porci perlopiù,
però poeti nel momento clou.

quando sei partito e niente al mondo
ti può più fermare,
qualche variazione laterale non ci sta poi male;
ma per carità non la lasciare sola in mezzo al mare
per l'insopprimibile bisogno di voler finire:
ché dopo tutta sta canzone
ti fai dare pure del coglione.


» Gli amici miei «


In questa storia che diventa tempo
in questo tempo che diventa amore,
ho conosiuto ragazze ridenti fuggenti
nel giro di poche ore,
e con due ali di cera mi sono permesso
di andare a toccare il sole;
qualche sorriso di madre fa
crescere in fretta
fa bene alla pelle e al cuore.
E adesso ho vinto, se pure si vince
che è tutto da dimostrare;
ho ereditato la terra che aveva
mio padre,
ovvero le sue parole;
e guardo l'alba che insegue il tramonto,
che insegue la notte per far l'amore;
e sento te che mi riempi la stanza
e la vita
ché niente può farmi male,
e penso

Dove saranno gli amici miei,
quelli del tempo che c'era lei?
come vorrei... cosa darei...
dove saranno gli amici miei?

amore, amore, tienimi forte la mano
e aiutami a ricordare:
io sono un piccolo uomo sotto un
piccolo vetro
che non si può più spezzare;
vorrei mandare in frantumi
memoria, pensieri, almeno per un
saluto;
e avere ancora vent'anni, ancora
tutto da dire per un minuto.

E chiudo gli occhi più forte del tempo,
però tu non mi lasciare; e
all'improvviso li vedo: lontani, vicini,
gli stessi di mille sere;
e sento tutte le voci: la dolce,
l'acuta, la tenue la disperata;
e devo chiedere scusa a qualcuno,
ricordo... ma forse è una puttanata,
stasera

Tornano tutti gli amici miei,
forse non sono partiti mai:
erano qui dentro di me
e non l'avevo capito mai;
tornano tutti gli amici miei,
noi non ci siamo lasciati mai,
e sono qui dentro di me,
tornano tutti gli amici miei.


» Mago della pioggia «


Io lo farò per te,
perché ho soltanto te;
quando qualcuno se ne andrà,
se un tuo figlio soffrirà,
dove quell'ombra tornerà...
Mi basta solo un gesto, sai?
non credi? Guarda e lo vedrai:
io so cambiare la realtà
e vivera sarà
farti sorridere sorridere con me:
io sono il mago della pioggia,
niente è impossibile per me...

Guarda, guarda,
batterò le mani e finirà il dolore;
dove tu piangevi inventerò un amore
grande, grande;
così grande che nemmeno mi sta
addosso,
che vorrei abbracciarlo tutto, ma
non posso

Io lo farò per te
sì lo farò per te!
Per tutto quello che tu sei,
per le carezze che mi dai
e quelle che dimenticai.

Io lo farò per te,
perché ho soltanto te!

Con un mio gesto riderai,
con un soffio volerai,
con un bisbiglio dormirai:
io sono il mago della pioggia,
niente è impossibile per me...

Guarda, guarda,
batterò le mani e finirà il dolore;
ma non vedi com'è forte questo
amore grande, più grande
delle pagine del tempo e di me stesso,
così grande che nemmeno mi sta
addosso,
Io lo farò per te,
Io lo farò per te,
Io lo farò per te.


» Tornando a casa (Nostalgia di odiare) «




A casa, si ritorna a casa
dopo il temporale;
la guerra c' è a chi dice bene
c' è a chi dice male;
signor nemico quel tuo ghigno
da animale morto
ficcatelo in quel posto;
non eri tu ad averlo duro
dentro i pantaloni?
La storia si è fermata
adesso che hanno vinto i buoni;
e paghi, caro mio se paghi,
tutte ce le paghi,
per i nostri sogni
e le tue visioni.
Le vedo già le nostre donne
ad aspettarci al porto;
staremo con i vecchi amici
dal sorriso aperto;
e giocheremo a carte fino all'alba
senza litigare,
scordando di pagare.
Daremo feste popolari con dei ricchi premi,
berremo meno vino
e molto succo di limoni,
perché saremo sempre buoni
solamente buoni, finalmente buoni
milioni di milioni!
Come saremo buoni!

Bella mia aspettami che torno;
via di qui, fuori da questo inferno;
senza te il mare sembra eterno;
da domani con te sarà
amore notte e giorno
A casa, si ritorna a casa
dopo il temporale,
e non c'è più un nemico al mondo
che può farci male:
il cane fa le feste a tutti
senza più abbaiare, si lascia
accarezzare;
ma stranamente il cieolo sembra
di una noia mortale,
il tempo è un orizzonte immobile
di vecchie suore;
e niente, niente più da perdere,
niente da vincere, non è possibile
che pareggiare...
Che voglia di un nemico vero
o perlomeno vivo,
bastardo come ai vecchi tempi,
meglio se cattivo:
di quelli che han ragione sempre,
che tu perdi sempre,
che son nati solo per fargli male:
che nostalgia di odiare...

Bella mia, aspettami che torno;
finirà pure 'sto mare eterno;
tienmi tu, quando verrà l'inverno;
non so come resisterò
senza un nemico intorno.
Bella mia, aspettami che torno;
metti via l'amore per l'inverno;
tienmi tu, quando verrà quel giorno;
non so come ce la farò
senza un nemico intorno.


» Fammi vedere tu «


C'è solo un po' d'amore
che mi è rimasto qui,
e non so dove metterlo
un amore così:
vedessi come canta,
vedessi come danza,
vedessi quante volte si sposta,
si muove per la stanza;
e dice di conoscermi,
di essere qui per me;
di tanto in tanto mi ricorda
qualcuno che non c'è:
però mi sembra strano
non rivederti più
conosci questo amore tu?
C'è un filo di dolore
che mi hai lasciato qui,
però non mi fa troppo male
un dolore così:
cammina con i passi lievi
di un bruco sopra il cuore,
se mi distraggo un attimo
e ti risento dire:
"Sali sul palco, muoviti,
fagli vedere tu!
dai, và là fuori e mangiali,
fagli vedere tu"
E allora adesso sbrigati,
fammi vedere tu,
come si fa per non pensarti
mai più.
Guarda se si può piangere,
per un amico, poi,
come nessuna donna al mondo
mi ha fatto pianger mai!
E vienilo a riprendere,
non lo lasciare a me;
è piccolo e mi chiede sempre di te.


» Blumun (Reprise) «

parlato Gene Gnocchi:
Ma non ti sei mai chiesto Roberto
se questi nuovi anni li hai avuti
come premio?
Ma io credo che capirai tutto
davvero soltanto all'ultimo pezzo
quando la
mano dell'ultimo amico o
dell'ultima donna ti sfiorerà
appena per salutarti.

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:10
IL CIELO CAPOVOLTO




» Le mie ragazze «


Hanno vent'anni in più
le mie ragazze:
questi vent'anni e un foglio
sopra il cuore,
dove c'è scritto
di aspettarle ancora,
sempre a quel posto,
sempre a quel dolore;
hanno vent'anni e un basco
con la stella,
un lampo
d'inguaribile sorriso,
e tenerezze
dietro un muro d'ansia;
ma sanno sempre dire
un "no" deciso.

E sono sempre belle da morire
che di più belle al mondo non ce n'è:
belle di sogni, belle da stordire,
perchè le mie ragazze
sono uguali a me.

Hanno vent'anni in più
le mie ragazze:
un uomo, nessun uomo
da aspettare,
e figli
ed altre simili scommesse,
perdute e vinte
senza mai mollare;
e parlano di una piccola
"seicento",
dov'era bello avere
mal di cuore,
e se ha tentato di fregarle
il tempo,
hanno fottuto il tempo
con l'amore.

Passano via così come acquiloni,
corrono dietro un vento che non c'è:
vincono a sogni, perdono a emozioni
le mie ragazze,
proprio come me;
una me la ricordo più di tutte:
che strano, è proprio quella che non c'è;
manca una luce sola questa notte;
però la vita, che gran cosa è!


» Dove? «


Nazarene chiare
che parlan d'amore,
Nazarene scure
che vanno lontano:
tutto questo vento,
tutto questo sole,
tutto questo amarsi,
frugarsi, lasciarsi,
aggrapparsi, socchiudere
porte, richiuderle
senza vedere...
tutto questo dolore...
via Giovanni Bormida,
piazza Leopardi,
corso Indipendenza,
via Giulio Rinaldi,
largo Cimarosa,
viale Gino Crosa...
dunque mi dicevi
ma il rosso era nero
ti cade il vestito
mi mangio la biro
qualcuno ha gridato
così, senza motivo
vogliono portarmi via,
vogliono portarmi via,
dove?
vogliono portarmi via,
vogliono portarmi via,
dove?

Tutti i miei sorrisi,
le volte che ho pianto:
io non sono stato
distratto un momento;
e i poeti greci,
tutte queste voci;
rabbia tra le gambe,
dolcezza nel cuore,
mia figlia che nasce,
mio padre che muore,
tu dentro il mio viaggio:
c'era, infine, un passaggio!

E mi porteranno via,
E mi porteranno via;
dove?
E mi porteranno via,
E mi porteranno via,
dove?

ad libitum...


» Le lettere d'amore (chevalier de pas) «

Fernando Pessoa chiese gli occhiali
e si addormentò
e quelli che scrivevano per lui
lo lasciarono solo
finalmente solo...
così la pioggia obliqua di Lisbona
lo abbandonò
e finalmente la finì
di fingere fogli
di fare male ai fogli...

e la finì di mascherarsi
dietro tanti nomi,
dimenticando Ophelia
per cercare un senso che non c'è
e alla fine chiederle "scusa
se ho lasciato le tue mani,
ma io dovevo solo scrivere, scrivere
e scrivere di me..."
e le lettere d'amore,
le lettere d'amore
fanno solo ridere:
le lettere d'amore
non sarebbero d'amore
se non facessero ridere;
anch'io scrivevo un tempo
lettere d'amore,
anch'io facevo ridere:
le lettere d'amore
quando c'è l'amore,
per forza fanno ridere.

E costruì un delirante universo
senza amore,
dove tutte le cose
hanno stanchezza di esistere
e spalancato dolore.

Ma gli sfuggì che il senso delle stelle
non è quello di un uomo,
e si rivide nella pena
di quel brillare inutile,
di quel brillare lontano...

e capì tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
c'era più vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia;
e che invece di continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardo...

e scrivere d'amore,
e scrivere d'amore,
anche se si fa ridere;
anche quando la guardi,
anche mentre la perdi
quello che conta è scrivere;
e non aver paura,
non aver mai paura
di essere ridicoli:
solo chi non ha scritto mai
lettere d'amore
fa veramente ridere.

Le lettere d'amore,
le lettere d'amore,
di un amore invisibile;
le lettere d'amore
che avevo cominciato
magari senza accorgermi;
le lettere d'amore
che avevo immaginato,
ma mi facevan ridere
magari fossi in tempo
per potertele scrivere...


» Il cielo capovolto «

Che ne sarà di me e di te,
che ne sarà di noi?
L'orlo del tuo vestito,
un'unghia di un tuo dito,
l'ora che te ne vai...
che ne sarà domani, dopodomani
e poi per sempre?
Mi tremerà la mano
passandola sul seno,
cifra degli anni miei...
A chi darai la bocca, il fiato,
le piccole ferite,
gli occhi che fanno festa,
la musica che resta
e che non canterai?
E dove guarderò la notte,
seppellita nel mare?
Mi sentirò morire
dovendo immaginare
con chi sei...

Gli uomini son come il mare:
l'azzurro capovolto
che riflette il cielo;
sognano di navigare,
ma non è vero.
Scrivimi da un altro amore,
e per le lacrime
che avrai negli occhi chiusi,
guardami: ti lascio un fiore
d'immaginari sorrisi.

Che ne sarà di me e di te,
che ne sarà di noi?
Vorrei essere l'ombra,
l'ombra che ti guarda
e si addormenta in te;
da piccola ho sognato un uomo
che mi portava via,
e in quest'isola stretta
lo sognai così in fretta
che era passato già!

Avrei voluto avere grandi mani,
mani da soldato:
stringerti forte
da sfiorare la morte
e poi tornare qui;
avrei voluto far l'amore
come farebbe un uomo,
ma con la tenerezza,
l'incerta timidezza
che abbiamo solo noi...

gli uomini, continua attesa,
e disperata rabbia
di copiare il cielo;
rompere qualunque cosa,
se non è loro!
Scrivimi da un altro amore:
le tue parole
sembreranno nella sera
come l'ultimo bacio
dalla tua bocca leggera.


» Il tuo culo e il tuo cuore «



La tua intelligenza
non ha limiti:
è fuori discussione.
Io però con quella,
amore scusami,
non ci faccio una canzone...
preferisco
quel tuo modo unico
di piangere e sognare,
ma confesserò
che non sottovaluto
di vederti camminare:

più del portamento
è quel modo di "sgabbiare";
più che l'indumento
è quel modo di ondeggiare
lento, lento,lento,lento

e tu ci sei, e tu mi fai,
e passano negli occhi tuoi
paesi lontanissimi
e un posto per sorriderti;
guardatela la sua allegria
di questa grande donna mia,
lasciatemela vivere
la gioia del suo culo
e del suo cuore!

Qando tu cammini
sembri un angelo
d'incerta tradizione;
quando tu t'inchini
è insostenibile,
disumana tentazione;

ci son notti che
starei a guardartelo
per ore ed ore, ed ore
altre notti che
vorrei farmi piccolo
tra le pieghe del tuo cuore

e guardarci dentro
per capire il tuo dolore,
il tuo sentimento,
quella voglia di sognare:
dimmi, dimmi, dimmi, dimmi

che tu ci sei, che tu non vai
e passano negli occhi tuoi
malinconie brevissime
e fuggitivo ridere;
ragazza mia,
grande donna mia,
non farti mai portare via
la gioia del tuo culo
e del tuo cuore!

Cos'avrò fatto mai
di tanto strano,
perché tu capitassi
proprio a me?
O sono
di un gran bello io,
o si era un po'
distratto Dio
quel giorno...

abbracciami
insegnami
malinconie brevissime
e fuggitivo ridere:
ragazza mia,
grande donna mia,
non farti mai portare via
la gioia del tuo culo
e del tuo cuore!


» L'amore mio «


E si svegliò
di un soffio impercettibile
che appena appena
se ne accorse il cuore;
e vide il mondo,
fino allora incomprensibile,
avere finalmente un senso
nelle tue parole...
e s'inventò la forza
di venirti a prendere
e reggerti ubriaco
sulle scale:
la tenerezza
di vederti piangere,
stringendoti
per farti addormentare:
che pensarlo al di fuori di noi
non è possibile:
per come l'hai voluto tu
e lo difendo io
l'amore mio.

Sono stata in ansia
per i tuoi ritorni,
viva nell'illuminarsi
dei tuoi giorni,
mi ha colpita la felicità
come un addio;
amore mio,
io dormivo sotto la tua mano
e il tempo
mi ha portato via qualcosa
qui da dentro,
come un piccolo ricordo
di quand'era mio
l'amore mio...

Sei così sempre tu
da togliermi il respiro,
e solo i sogni tuoi
son quelli buoni:
gli altri, i piccoli, i miei,
quelli che vivo,
sono biglietti persi
nei tuoi pantaloni:
chiudo gli occhi al riparo da te,
rincorro il tempo e scrivo;
e nonostante te
lo sento vivo
l'amore mio.

Ma non posso naufragare
nelle tue maree,
come una parola
dentro le tue idee,
questa notte è lunga, aiutami,
ci sono anch'io...
amore mio,
non so vivere, non voglio,
senza ricordare;
non so correre e nemmeno
forse camminare,
ma ho bisogno di trovarlo adesso
un posto mio,
il posto mio...

farà male, dovrai scegliere,
dovrai sparire,
insultarmi o consolarmi
prima di capire
che non sei soltanto tu,
ma sono anch'io
l'amore mio...

amore mio.


» Il mio piccolo genio «



Ha gli occhi nella notte
che non guardano niente:
può sembrare a tutti
un deficiente;
ma io che lo conosco
e che so leggergli dentro...
oh, se sapeste come sta soffrendo!
il tempo gli rimbalza addosso
come una palla,
per gli amori persi
lui ci sballa!
E piange mentre scrive
e scrive che sta piangendo:
mio dio, ma che mestiere tremendo!

Genio al lavoro, genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro...
Genio al lavoro, genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro...

Il mio piccolo genio
ha una piccola stella,
tu gli parli, lui ti guarda,
ma non c'è che quella;
non sa mai cosa mangia,
non sa cosa beve,
ha due occhi stretti come
pisci nella neve
quando è al lavoro,
quando è al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro
genio al lavoro, genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro.

Lui gioca co trenino
della letteratura,
lui non scrive mica
spazzatura!
I suoi dolori sono
i soli drammi del mondo:
gode... com'è profondo!

Guardatelo, sognatelo,
ma non toccatelo;
e per amor del cielo
non disturbatelo!
e non vi venga in mente
di parlargli dei figli, della moglie
o di altri vuoti dettagli!

Genio al lavoro, genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro...
non disturbate il lavoro,
il capolavoro
del mio piccolo genio al lavoro!

Il mio piccolo genio
ha una piccola luna,
tu gli pali, lui ti guarda,
ma non sei nessuna;
la tua voce è un fastidioso
inutile rumore
proprio mentre sta scrivendo
una canzone d'amore...
genio al lavoro, genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro...
genio al lavoro,
genio al lavoro,
il mio piccolo genio al lavoro!

ad libitum...


» Piccoli stupidi «


No, non svegliarmi,
sto sognando,
e in sogno vedo te
com'eri allora,
e tu sai quando,
che non credevo in me:
che mi tremava
anche il pensiero
di averti tutta lì...
e il sogno
è proprio così vero
che sembra adesso
e qui
com'eravamo piccoli,
com'eravamo stupidi,
e "dove vai? Ritorna!
Io non volevo...
scusa... è inutile;
dammi la mano,
ho freddo da morire:
toglimi questo assurdo
male al cuore...
per un lontano amore
che sta finendo qui..."

E ce ne vuole, sai,
per diventare
un uomo grande,
e non un grande uomo:
uno dei tanti
che sa un po' cantare,
ma il solo
che sa leggerti la mano;
il tempo sfuma tutte
le mie cose,
non quelle amate insieme:
quelle
son ferme nei tuoi occhi,
e io con loro
sto bene

e come siamo piccoli,
e come siamo stupidi,
a improvvisare i giorni,
e quando torni,
e chi non torna più;
e sempre lì
a commuoverci per niente,
e a credere nei sogni
della gente:
ma quando cambierai?
io non lo so, tu mai!

Saremo sempre piccoli,
saremo sempre stupidi,
e lascia che ti guardi
e faccia tardi
a misurarti il cuore:
io sono sempre lì,
lo stesso uomo,
e anche se può far ridere
qualcuno,
non ti ho tradito mai
e non ho amato mai
che te.


» Hotel dei giorni immobili «


All'hotel dei giorni immobili
non brillano le stelle:
qualche volta s'intravede appena
il fondo della valle;
c'è un odore di salsedine,
ma il mare non si vede...
dai sentieri che ci arrivano
non ripartono più strade...
All'hotel dei giorni immobili
da sempre c'è un soldato,
ma la guerra non spiegò
se c'era morto o c'era nato;
e se c'era nato o morto
non lo seppe mai il poeta
che perdeva il tempo a chiedersi
se un'entrata è anche un'uscita.

E una notte innominabile
ci transitò un mercante,
e vendeva tutto a tutti
e tutti non avevan niente;
e vendeva per non piangere
di non aver venduto
e le lacrime bagnavano
sciupavano il broccato.

Han mandato un messaggero,
forse arriva questa sera;
passsa i monti, passa il gelo,
passa il tuono e la bufera;
passa il fuoco dell'inferno
con un foglio tra le mani;
han mandato un messaggero,
forse arriverà domani.

All'hotel dei giorni immobili
ci venne anche un sovrano:
ordinò, salì con comodo,
prese tutto il terzo piano:
e ci venne un accademico
con un trucco madornale,
ma nel buio s'illuminarono
solo gli angoli e le scale.

E una notte senza nuvole
si presentò un pensiero;
e si cominciò a distinguere
buio falso e buio vero;
e una notte con le nuvole
lì si smarrì un ricordo,
e si continuò a confondere
l'apparenza di uno sguardo.

S'è perduto il messaggero
s'è perduto sul confine,
tra il principio delle cose
e le cose della fine;
s'è perduto il messaggero
col cavallo e con i cani,
tutto è ritornato nero
dietro il grido dei gabbiani;
s'è perduto il messaggero
con un foglio tra le mani:
non arriverà stasera
non arriverà domani.

All'hotel dei giorni immobili
nel sogno di una donna
tutto è chiaro, tutto è limpido,
la penombra non inganna;
e bastò guardarla un'attimo
per leggerle nel cuore
che lei già sapeva tutto
prima ancora di sognare:

e fu finalmente giorno,
fu bambino e fu canzone,
e fu gioia del ritorno
e fu "dormi",e fu persone;
e fu finalmente cielo
con la luna e con le stelle,
e fu finalmente mare
con il vento e con le vele...

e fu subito chitarra,
e fu abbraccio e fu ferita,
e fu "guardami!" e fu terra,
e fu vivere e fu vita;
così il giorno tornò giorno
e la notte fu la notte;
l'orizzonte all'orizzonte
e le stelle in cielo, tutte.


» Conversazione con una triste signora blu «



Felice di smentirti ancora
triste signora blu;
non è la vita ad ispirare le canzoni,
come credi tu...
son le canzoni che costringono la vita
ad essere com'è
e come non è...
E allora, mi dirai, perchè si piange?
Cosa si ricorda?
che i sentimenti a questo punto, i sentimenti,
sono solo merda...
e invece no, e invece no,
guarda come ti posso far soffrire
con una finzione...
senti qui che passione!

Tu, dove sarai
a disperare il volo
degli anni miei?
E ancora dove
ti perderai
da tutto questo amarti
che viene a sera
e muore?

E poi triste signora blu tutte le storie
nascono finite:
le ho già decise io soltanto
per averle immaginate...
e vivere è qualcosa come fingere
di aver dimenticato...
e ricordare

tu mi lascerai
perchè io sto scrivendo ora
che te ne andrai...
e allora tu,
in quel momento,
ripeterai un dolore
che già sto vivendo:
e non c'è niente,
non ci sarà mai niente
che non sia stato, prima,
nel cuore.

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:12
» Roberto Vecchioni raccolta «




CD 1

Luci a San Siro
L'uomo che si gioca il cielo a dadi
Morgana (luci di giorni passati)
Lui se n'è andato
La tua assenza
Dentro gli occhi
Il re non si diverte
La farfalla giapponese
Sestri Levante
Casa dolce casa
Aiace
Per la cruna di un ago
Ricetta di donna (Fellini 8 e mezzo)
Per tirare avanti
I pazzi sono fuori

CD 2

Signor giudice (Un signore così così)
Archeologia
Il fiume e il salice
Hollywood Hollywood
Ninna nanna
Leggenda di Olaf
Parigi (o cara)
Parabola
Mi manchi
Ragazzo che Parti, ragazzo che vai
Cambio gioco
Lo stregone e il giocatore
Vorrei
Fratelli?
Io non devo andare in via Ferrante Aporti

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:18
EL BANDOLERO STANCO




» El bandolero stanco «


Sarà forse il vento
che non l'accarezza più,
sarà il suo cappello
che da un po' non gli sta su,
sarà quella ruga
di ridente nostalgia,
o la confusione
tra la vita e la poesia:
non assalta treni
perché non ne passan mai;
non rapina banche,
perché i soldi sono i suoi;
vive di tramonti
e di calcolati oblii
e di commoventi,
ripetuti lunghi addii
struggenti addii...

el bandolero stanco
col cuore infranto
stanotte va;
va, su un cavallo bianco,
col suo tormento
lontano va,

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...
dov'è silenzio,
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...

ha una collezione
insuperabile di taglie;
molte, tutte vuote
già da tempo, le bottiglie;
dorme sul cavallo
che non lo sopporta più,
e si è fatto un mazzo
per la pampa su e giù.

Ogni notte passa
e getta un fiore a qualche porta,
rosso come il sangue
del suo cuore di una volta,
poi galoppa via
fino all'inganno dell'aurora,
dove qualche gaucho
giura di sentirlo ancora,
cantare ancora...

Ah bandolero stanco,
stanotte ho pianto
pensando a te:
c'è un po' della mia vita
nella tua vita
che se ne va

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove

Se chiudo gli occhi, dentro gli occhi
sei di nuovo quello vero,
quando sorridevo, quando ti credevo:
ascoltami, guardami, sta' fermo:
è ancora vivo questo amore,
tutto questo amore, tutto il nostro amore:
e tu lontano non ci vai
a morire come una puttana,
prima del mio cuore,
al posto del mio cuore:
non mi lasciare solo in questa
notte che non vedo il cielo:
torna bandolero! torna bandolero!
torna bandotero!

dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove
dov'è silenzio,
dov'è silenzio, dove...


» La stazione di Zima «


C'è un solo vaso di gerani
dove si ferma il treno,
e un unico lampione
che si spegne se lo guardi,
e il più delle volte
non c'è ad aspettarti nessuno,
perché è sempre troppo presto
o troppo tardi.
-Non scendere- mi dici,-
continua con me questo viaggio!-
e così sono lieto di apprendere
che hai fatto il cielo
e milioni di stelle inutili
come un messaggio,
per dimostrarmi che esisti,
che ci sei davvero:
ma vedi, il problema non è
che tu sia o non ci sia:
il problema è la mia vita
quando non sarà più la mia,
confusa in un abbraccio
senza fine,
persa nella luce tua
sublime,
per ringraziarti
non so di cosa e perché

Lasciami
questo sogno disperato
di esser uomo,
lasciami
quest'orgoglio smisurato
di esser solo un uomo:
perdonami, Signore,
ma io scendo qua,
alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima
qualche volta c'è il sole:
e allora usciamo tutti a guardarlo,
e a tutti viene in mente
che cantiamo la stessa canzone
con altre parole,
e che ci facciamo male
perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s'innamora
due volte
di uno stesso uomo;
abbiamo la consistenza lieve
delle foglie:
ma ci teniamo la notte, per mano,
stretti fino all'abbandono,
per non morire da soli
quando il vento ci coglie:
perché vedi, l'importante non è
che tu ci sia o non ci sia:
l'importante è la mia vita
finché sarà la mia:
con te, Signore
è tutto così grande,
così spaventosamente grande,
che non è mio, non fa per me

Guardami,
io so amare soltanto
come un uomo:
guardami,
a malapena ti sento,
e tu sai dove sono...
ti aspetto qui, Signore,
quando ti va, alla stazione di Zima.


» La corazzata Potemkin «


Siamo i poeti, i nani sui giganti,
non si direbbe, eppure siam viventi;
metaforiamo, metaforiamo tutto,
da non capirci più se c'era un senso sotto.
Abbiamo in testa idee meravigliose,
che raramente coincidono con le cose:
voliamo alto, se non capite niente
peggio per voi, mica scriviamo per la gente...

e parte la corazzata Potemkin
in un tripudio di bandiere festanti,
e si consegnano premi,
e si proclamono geni
e gli altri tutti dietro
in barca a remi...
qua e là sul ponte gira un verso d'amore
un po' spaesato in mezzo a tanto splendore:
sinestesie fulminanti,
allitterati non sensi,
mani morte senza complimenti,
due battutine sui colleghi assenti,
piccole piccole, così innocenti:

tira l'ancora, gira l'elica,
com'è bello andar
liberi sul mar!

Non hanno scampo le goffe imitazioni
di 4 o 5 scribacchini di canzoni:
loro non sanno scavare la parola
fino a ridurla come un torsolo di mela!

Giù nella stiva, fra i topi e l'olio cuore
c'è ancora posto per qualche cantautore
e qualche critico, parziale od imparziale
secondo il ritmo della sua vita sessuale...

che bella la corazzata Potemkin!
La ciurma impavida non teme confronti:
in mezzo stanno i veggenti,
a prua le nuove correnti,
a poppa le correnti ricorrenti;
ti ruba gli occhi mentre fila sul mare,
se andasse a sbattere sarebbe immortale
mentre Giovanni declama,
"Zanzi" va fuori tema,
ed Edoardo mette lì un poema
col cruciverba della settimana
e i logaritmi della sera prima...

ehi, voi di lassù,
bella gioventù,
c'è qualcuno che
è rimasto giù!
Butta l'ancora!
Ferma l'elica!
Vergognatevi,
manca Laura P.!
manca Laura P.,
manca Laura P.,
senza Laura P.
nun se pò partì...
senza Laura P.
nun se pò partì!


» Canto notturno (di un pastore errante dell'aria) «



Il navigante si perse in un sogno
di stelle irrangiugibili;
da allora tutti i dati trasmessi
sono illeggibili:
ogni tanto ci arrivano segni
che registra solo il cuore:
forse, forse, non c'è stato mai,
e sono tutte storie.
In questa notte seminata di nuvole
che non una luce trema,
ogni domanda è la risposta a una domanda
della risposta prima;
ogni ritorno è una falsa partenza,
l'illusione di un movimento,
come questo bagno di lacrime
che non ho pianto.

Troppo cielo;
troppe foglie ha buttato il pensiero;
troppi nomi per dirne uno solo;
troppe, queste lezioni di volo:
fammi scendere, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre,

via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo di ombre,
solo di ombre.

Nella memoria del mondo ci sono battaglie
e nostalgie del cielo,
grandi navi portano a spasso
la luce del pensiero:
ma io ricordo soltanto quel bacio,
quel giorno di primavera:
tutta la storia non vale
il tuo bacio di una sera.

Io ti amo:
ho paura ogni istante che abbiamo;
ho paura di averti di meno;
come un cieco ti ho dato la mano;
non lasciarmela, portami via, via, via,
portami via con te,
portami a casa mia,
tienimi sempre

via, via, via,
un tempo io sognai,
prima di te sognai,
solo ombre,
e adesso...


» Quest'uomo «


Com'è difficile
avervi dato il cuore,
la pelle, i nervi, gli occhi, i piedi...
perfino il mio odore
e nemmeno una sola ragione,
una sola, qualunque,
anche vaga ragione
di essere qui.
Sembro invincibile,
quando uscite la sera
senza darmi un bacio;
sembro invisibile,
perso nei miei pensieri,
quando vi incrocio:
«nostro padre
ha una tale riserva di sogni
che non è possibile batterlo:
lui non può perdere mai ... »
Ma guardate quest'uomo,
che vi ha insegnato a vivere
fermando il tempo,
con un solo vestito
per tutte le stagioni,
che vi ha insegnato a correre
controvento,
e che vedete sul palco
a sbranare emozioni,
a serrare nei pugni
le cose che vanno via,
perché il bello degli uomini
è che non hanno mai perso,
e vi ha insegnato la grandezza
della malinconia,
perché siamo i soli padroni
dell'universo,
ma guardate quest'uomo,
guardatelo adesso, guardate
questo buffo uomo ridicolo
che sta sulla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che fuma dietro alla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che aspetta solo che torniate
e tutto il resto è un puttanaio
di puttanate...
un puttanaio di puttanate.
Così fa il tempo,
e non insegna a nessuno
come restargli dietro;
così fa il tempo
e ti mette nelle tasche
diamanti di vetro...
il ragazzo guardava le stelle,
le stelle guardavano il buio,
nel buio vi ho dato la mano...
non badate a quest'uomo,
che sarà forse il freddo,
sarà forse il fumo,
ha chiuso gli occhi ma dentro
ci continua a vedere,
come il suo vecchio perso
nel bosco di Colono,
o il suo Valerio sfinito
di gotta e d'amore,
quest'uomo mai finito
e avvinghiato ad un sogno,
rivenduto in pacchetti
di musica e parole,
che scorreva la vita
e non trova più il segno
dove stava per leggere
il senso dei dolore,
ma guardate quest'uomo,
guardatelo adesso,
guardatelo, guardate
questo buffo uomo ridicolo
che sta sulla porta,
questo buffo uomo ridicolo
che fuma dietro la porta,
questo buffo uomo ridicolo
che si aspetta che voi amiate
proprio quello stesso puttanaio
di puttanate,
il suo puttanaio...

» La gallina Maddalena «

Venne con la luna rossa,
venne con la luna piena,
dalle ceneri di Gramsci
democratica e serena.
Mangia, mangia per la strada
si credette faraona,
e fu invece solamente
la gallina Maddalena.
Era una gallina vecchia,
ma sembrava sempre nuova,
e ingrassò per quarant'anni,
senza fare mai le uova;
ma un bel giorno venne il giorno
di ridare tutto indietro:
è rimasta Maddalena
senza penne sul di dietro.

E si dispera
mattina e sera:
"papà rubbava
ma io sso bbrava!"

Tutta colpa dei tacchini,
delle papere e dei polli,
se da grandi i miei pulcini
non diventeranno uccelli;
Maddalena dei lamenti,
che stà lì, che aspetta e spera,
Maddalena senza denti,
vittimista di carriera;
Maddalena dei padroni
che van bene tutti quanti:
le stan tutti sui coglioni,
però manda gli altri avanti

cambia bandiera
e si dispera,
la cambia ancora
e dura un'ora...
Maddalena, Maddalé
Maddalena dei miracoli
paghi uno e ne vuoi tre
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé
Maddalena dei colpevoli
tutti quanti tranne te
Maddalena, Maddalé
cambia bandiera
e si dispera,
la cambia ancora
e dura un'ora...

coro: chi non salta è una gallina Maddalena;
figurarsi se me ne va bene una;
chi non salta è una gallina Maddalena;
io mi sbatto dalla sera alla mattina;
chi non salta è una gallina Maddalena;
mi fregate perché sono una gallina
chi non salta è una gallina Maddalena;
sono un pollo ma non sono mica scema;
questo amore per il gallo mi consuma;
tutta colpa della gente che sta a Roma;
chi non salta è una gallina Maddalena;
io mi sbatto dalla sera alla mattina;
chi non salta è una gallina Maddalena;
mi fregate perché sono una gallina
chi non salta è una gallina Maddalena;
sono un pollo ma non sono mica scema;

parlato: qui si fanno tutti i loro porci comodi:
io mi faccio solamente i fatti miei.
Al suo posto mi sarei fatta sentire:
io, le cose, non le mando mica a dire...
Io, le cose, non le faccio alle spalle:
sono buona e tutti quanti ne approfittano.
Vado via di casa per cercare me stessa:
se mi trova qualcun altro avvertimi.
Non è vero che io non abbia mai torto:
sono gli altri che non hanno mai ragione.


E non ha pane e non ha vino,
e becca il cane
e il contadino

Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei funamboli:
prima c'era e poi non c'è,
Maddalena, Maddalé,
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei tuoi comodi:
basta che va bene a te,
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei pronostici:
"io l'avevo detto che..."
Maddalena, Maddalé.
Maddalena, Maddalé,
Maddalena dei colpevoli:
tutti quanti tranne te,
Maddalena, Maddalé.


» Celia de la cerna «


Non scrivi più
e non ti sento più,
so quel che fai
e un po' ho paura, sai.
Son senza sole
le strade di Rosario,
fa male al cuore
avere un figlio straordinario:
a saperti là
sono orgogliosa e sola,
ma dimenticarti...
è una parola...
bambino mio,
chicco di sale,
sei sempre stato
un po' speciale,
col tuo pallone,
nero di lividi e di botte,
e quella tosse, amore,
che non passava mai la notte;
e scamiciato, davanti al fiume ore e ore,
chiudendo gli occhi,
appeso al cuore.

O madre, madre,
che infinito, immenso cielo
sarebbe il mondo
se assomigliasse a te!
Uomini e sogni
come le tue parole,
la terra e il grano
come i capelli tuoi.

Tu sei il mio canto,
la mia memoria,
non c'è nient'altro
nella mia storia;
a volte sai,
mi sembra di sentire
la "poderosa"
accesa nel cortile:
e guardo fuori:"Fuser,
Fuser è ritornato",
e guardo fuori, e c'è solo il prato.

O madre, madre,
se sapessi che dolore!
Non è quel mondo
che mi cantavi tu:
tu guarda fuori,
tu guarda fuori sempre,
e spera sempre
di non vedermi mai;
sarò quel figlio
che ami veramente,
soltanto e solo
finché non mi vedrai.


» Companeros «

Saludos compañeros
de mi vida e de mi muerte,
forse un po' rincoglioniti
dalla "coca" e dalla suerte:
Felipe è diventato un
un pezzo grosso della destra,
Sebastiano vende idee,
Ramon lattine di minestra
Juliano ha il suo giornale
di previste previsioni,
Pancho è l'unico rimasto
sulla nuvola in calzoni.
E in fondo a quella strada
non ci sono mai arrivati,
per malinconia del tempo,
o, forse, il tempo li ha ingannati.

Avevan gli occhi stretti
a furia di guardare il sole,
il sole,
che non sorgeva mai sul mare.
Avevan mani grandi
a furia di abbracciare il mondo,
e il mondo,
non si faceva mai abbracciare:
parlavano cantando
e innamoravano ragazze belle
e perse dentro i loro occhi
scintillanti come stelle
compañeros
compañeros
compañeros,oh, oh.

Però non v'illudete,
non passiamo mai la mano,
nella luce del tramonto
più ne partano e più siamo.
Compañeri si è dentro
e non abbiamo vie d'uscita:
è il sogno d'esser uomo
in questa e non nell'altra vita.

amore, amore, amore
metti un fiore alla finestra,
che continuino a vederlo
e che chinino la testa:
in fondo a quella strada
c'è un campo di mimose;
forse non ci arriveremo...
ma non cambiano le cose.

Abbiamo gli occhi stretti
a furia di guardare il sole,
e questo
è solo un modo di guardare,
abbiamo mani grandi
a furia di abbracciare il mondo,
e questo è il solo modo di
abbracciare:
e siamo in ogni strada
in ogni angolo del tempo, vivi,
e ci riconosciamo da un sorriso
che non è mai spento:
compañeros,
compañeros,
compañeros, oh, oh.


» O primm'ammore «

S'io fusse stato, ammore,
'o primmo nnmmurato tuje,
nun me tuccasse i nierve
chillo tiempo senz'e nuje;
ch'aggia sunnà cumm'ere
quanno nun penzav'a mme:
'na dia 'e guagliona che runzava
'munno attuorn'a tte;
ch'aggia sunna quanno tenive
sule sirici anni,
e s'abbruciava ll'aria e mare
ca te steva attuorno...
t'aggia rrubba nu vase doce,
doce comme'a luna;
aggia a pruvà ch'e mmane
che re 'o fatto da suttana:
t'avesse a sbattere int'o scuro
a 'o cinema Eccelsior
cu sti capille ca profumano
'e Christian Dior;
t'aggia vedé nt'all'uocchie
bella comme a chella llà,
pecché vurria sapé si mmo
tu si chiu bbella assaje:
e tutt'o iuorno
penz'a tte comme a chell'ata
penz'a tte si fusse stata:
comme fusse stata tu

'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".

S' i' fusse stato, ammore,
'o primmo nnammurato tuje,
nun me truvasse mo' a sunnà
'stu tiempo e tut'e duje,
addò putesse chiagnere pe tte
dint'a na sera,
n' appiccicata 'e niente,
'ntussecato 'a 'sta manera;
e o iuorno roppo fora a scola
cu o cappiello 'n mano,
i' me facesse perdunà
parlanno chiano, chiano.
E mmo me vire:
penzo a tte comm'a chell'ata
penz'a tte si fusse stata,
comme fusse stata tu

'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".

(lei) Ammore, songo sempe nnammurata
comme 'na guagliona,
ma 'o tiempo perzo
quanno nun ce stive,
nun mo dà nisciuno:
i' te vurria veré cumm'ere,
pe ssentì stu core,
che sbatte forte comme l'onna
scura dint' o mare.

E tutto o iourno
penz'a tte comm'a chell'ata
penz'a tte pecché si statta,
penz'a tte pecché si ttu:
'o primm'ammore
'o primm'ammore
ca te fotte sempe,
e nun t'o lieve d'o core;

'o primm'ammore
'o primm'ammore
te fotte sempe,
ma 'o primm è sempe 'o "migliore".


» Love song «
Vai, ora vai,
ora, sai,
va tutto bene:
ho forti stelle,
ho chi mi dà la mano;
non ha più senso
che stiamo insieme.
Tu sei con me,
dentro me,
da quando vivo,
da quando inseguo
tutto questo amore,
da quando piango,
da quando scrivo,

ma non c'è più tempo,
non ho più tempo
per seguirti ancora,
mi resta un momento
soltanto,
per una frase sola:
sono grande, ora!"

Ho gli occhi tuoi
la tua voce,
gli stessi sguardi:
questo mi porterò di te
per sempre
ora che parti,
ora che è tardi:

e non c'è più tempo;
nel tempo
ho una strada sola;
ma dentro i miei sogni,
i tuoi sogni
sono come allora:
e che voglia di vivere,
ancora!

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:22
» Vecchioni studio collection «



Verrà la notte e avrà i tuoi occhi

Quando continuerà
il tempo dove tu manchi,
senza nostalgia
di strofinare i tuoi fianchi;
quando ti fermerò
tra i due miracoli
di averti amata e perduta,
e li ti schiaccierò
e li sarai finita...

Quando di questo amore
saranno sparse le foglie,
e morirà l'orgoglio
nel mio inventario di stelle;
quando ti avrò battuta,
cacciata sulla luna,
dimenticata per sempre
e avrò cantato il giorno
che tu non sei più niente...

Verrà la notte e avrà i tuoi occhi,
verrà la notte con i tuoi occhi.

Io viaggerò l'inverno
io giocherò con il mio cane;
mi vestirò di nuovo
sentirò sete e avrò fame,
quando aprirò la stanza
dov'ero chiuso a chiave
fra le tue immagini spente
e sarò "io": quel giorno
che non sarai più niente...

Verrà la notte e avrà i tuoi occhi,
verrà la notte con i tuoi occhi.


El bandolero stanco
La stazione di Zima
Il cielo capovolto
Il tuo culo e il tuo cuore
Le lettere d'amore
Le mie ragazze
Blumun
Angeli
Euridice
Gli amici miei
Per amore mio (Ultimi giorni di Sancho P.)
Piccole donne crescono
Tommy
Che dire di lei
Tema del soldato eterno e degli aironi
Voglio una donna
Stranamore
Velasquez
Samarcanda
Luci a San Siro
Milady
Ippopotami
Bei tempi
La mia ragazza
Piccolo amore
Il grande sogno
Signor giudice (Un signore così così)
Mi manchi
Dentro gli occhi

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:31
SOGNA, RAGAZZO SOGNA



» Sogna, ragazzo sogna «


E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento;
copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo sogna
quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;
sogna, ragazzo sogna,
non cambiare un verso
della tua canzone,
non fermarti tu...

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre;
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più ;
sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni,
passerrà l'amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu ...

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.


» Vorrei essere tua madre «


Per amarti senza amare prima me
vorrei essere tua madre...
Per vedere anche quello che non c'è
con la forza di una fede
per entrare insieme
nel poema del silenzio
dove tu sei tutto quello che sento;
per amarti senza avere una ragione,
tranne quella che sei viva,
e seguire il fiume della tua emozione
stando anche sulla riva;
leggerei il dolore
da ogni segno del tuo viso
anche nell'inganno di un sorriso.
Vorrei essere tua madre
per guardarti senza voglia,
per amarti d'altro amore;
e abitare la tua stanza
senza mai spostare niente,
senza mai fare rumore:
prepararti il pranzo
quando torni e non mi guardi,
ma riempire tutti i tuoi ricordi.

Ma il problema vero è se ci tieni tu
ad avermi come madre:
fatalmente non dovrei spiegarti più
ogni gesto, ogni mia frase:
mi dovresti prendere
per quello che io sono,
non dovrei più chiederti perdono.
Vorrei essere tua madre
anche per questo,
e mille e mille altre ragioni:
ti avrei vista molto prima,
molto presto,
e avrei scritto più canzoni:
forse ti avrei messo in testa
qualche dubbio in più,
cosa che non hai mai fatto tu...
Forse ti avrei fatto
pure piangere di più,
ma non hai scherzato neanche tu...


» Vedrai «


Mi senti?
Io non credevo di sentirti mai dire:
"come siamo distanti";
questo è l'amore che avevamo difeso
con le unghie e coi denti;
questo è l'amore che sfidava
un esercito di giganti;
non è possibile che debba finire
come uno dei tanti.
Ascolta:
dammi la mano per passare la notte
almeno questa volta;
ti lascio tutte le ragioni del mondo,
cosa me ne importa;
vedrai, domani rideremo di nuovo
come fosse niente;
vedrai ritorneremo quelli di prima,
come quelli di sempre,
di sempre, di sempre, di sempre

Vedrai
tutto l'amore che io non so spiegarti mai
tutto l'orgoglio che ho di vivere con te
tutti i ricordi delle cose uguali a noi
tutta la storia dei sorrisi tuoi per me.

Mi senti?
Ci sono giorni che mi sembra impossibile
andare avanti;
ci sono giorni che continuano ad uscire
numeri perdenti,
giorni di rabbia infinita, impotente,
giorni di dolore,
ma il solo giorno che mi segna la vita
è quando dici amore,
amore.

Vedrai
ti porterò per sempre dove tu non sai,
ti farò entrare dove non sei stata mai;
c'è un gran silenzio di parole dentro me:
ti prego, aiutami a capire che cos'è
Vedrai
ti porterò per sempre dove tu non sai,
ti farò entrare dove non sei stata mai;
c'è un gran silenzio di parole dentro me;
ti prego, aiutami a capire che cos'è.
Vedrai
tutto l'amore che non ti ho spiegato mai,
tutto l'orgoglio che ho di vivere con te;
il primo bacio uguale all'ultimo vedrai
in questo giorno interminabile tra noi.


» Canzone per Alda Merini «


Noi qui dentro si vive in un lungo letargo,
si vive afferrandosi a qualunque sguardo,
contandosi i pezzi lasciati là fuori,
che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori.
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi,
ora l'unico tempo è nel tempo che colsi:
qui dentro il dolore è un ospite usuale,
ma l'amore che manca è l'amore che fa male.
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato, raccolto, abbracciato;
ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo è voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora

Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana,
com'è dolce il ricordo di Dino Campana;
perchè basta anche un niente per essere felici,
basta vivere come le cose che dici,
e divederti in tutti gli amori che hai
per non perderti, perderti, perderti mai.

Cosa non si fa per vivere,
cosa non si fa per vivere,
guarda... Io sto vivendo;
cosa mi è costato vivere?
Cosa l'ho pagato vivere?
Figli, colpi di vento...
La mia bocca vuole vivere!
La mia mano vuole vivere!
Ora, in questo momento!
Il mio corpo vuole vivere!
La mia vita vuole vivere!
Amo, ti amo, ti sento!

Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato, raccolto, abbracciato;
ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo è voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora


» I commedianti «


Fu una notte di neve
una notte che intorno
ci sono gli elfi e i nani;
una notte che nel porto
di Malmoe stridevano
forte i gabbiani:
la notte che mio padre
ammazzava il maiale,
ed eravamo in tanti,
che per la prima volta
nella mia vita vidi
i commedianti.
Avevo dodici anni,
un bastone per le oche,
nessuna ragazza:
mi sembraron giganti,
sollevati dal suolo
nel fondo della piazza;
e come per incanto
sparirono le case
sparì tutta la gente;
e fu come se al mondo,
a parte io e loro
non ci fosse più niente...

Li avrei seguiti allora,
li avrei seguiti ovunque,
li avrei seguiti in capo al mondo,
ma ero soltanto un bambino
e non potevo fare di più;
si persero nel buio,
si persero nella notte,
nella voce di mia madre
che mi gridava di tornare indietro,
e non sarei tornato più,
perchè chiudevano il tempo
in una scatola d'oro,
e non so cosa avrei dato
per partire con loro.

Li rividi da uomo
che era appena finita
la guerra dei trent'anni;
preparano il palco
la sera per la festa
di San Giovanni:
e mi prese dal cuore
di quand'ero ragazzo
la stessa emozione,
come quando ricordi
le parole che hai perso
di una canzone...

Li avrei seguiti sempre
li avrei seguiti ovunque
in mezzo al cielo, in fondo al mare,
se non avessi avuto un figlio
e una donna da amare;
così li vidi partire
e li lasciai partire,
perchè dovevo scegliere
fra dividere il cuore
e fuggire con loro,
che nascondevano il tempo
in una sera infinita
a beffare il destino
e a inventare la vita

Ora non ho più niente,
mi porta in giro il tempo
come una foglia morta,
ora che vi rivedo
forse per l'ultima volta;
le luci sono spente,
la vita è finalmente
l'ombra di là, di un sogno:
adesso, questo è il momento
di non lasciarvi mai più:
se sono ancora in tempo
prendetemi per mano,
commedianti, vi prego,
portatemi lontano.


» Alamo «

Il generale Santa Ana
che si credeva Dio
ci diede una settimana
e fece suonare l'addio
per una resa senza condizioni...
Noi lo spernacchiavamo,
gli davamo del frocio,
gli facevamo vedere le corna
e le chiappe del culo
da sopra i bastioni...
...Ed erano i giorni del sole alto
e del cielo basso;
erano i giorni di Alamo
che non si arrendeva;
e a nessuno, a nessuno di noi due
sarebbe venuto in mente
di aprire quella porta
di consegnarsi al nemico
in quella primavera...

...Quando i tuoi capelli neri
mi bruciavano sopra il cuore
quando i tuoi capelli neri
non mi facevano respirare
quando ad Alamo c'eravamo
noi due soli in tutto il mondo:
e non mi accorgevo allora
non capivo di avere tanto.

E da Alamo
o si vien via coi piedi avanti
oppure ci si traveste da messicani:
e tu hai pensato che questo
fosse il modo migliore.
Così dicesti: scusami,
ma quelli sono così tanti
che avranno pure ragione;
non possiamo mica restare
tutta la vita qui
a fare l'amore ...

...E ti vidi per l'ultima volta
sulla tua piccola "Renault"
assassinare la strada
insieme a uno che mi assomigliava:
e rimasi lì, perchè Alamo c'è
finchè qualcuno ci crede;
rimasi come il guardiano
di un tempo che non ritornava...

...Quando i tuoi capelli neri
mi bruciavano sopra il cuore
quando i tuoi capelli neri
non mi facevano respirare:
quando non tornava il giorno
finchè noi non volevamo:
dov'è andato tutto questo,
tutto quello che eravamo?

E se passerai ricordati
di portarmi i miei vestiti,
chè qui ad Alamo fa freddo
e senza te non ne ho comprati;
e salutami quell'uomo
che ti ama e mi assomiglia:
io da qui ti penso sempre,
e tu scrivimi, se ne hai voglia.


» Incubi ricorrenti del sognatore Olsen «


Io l'ho incontrato:
aveva un viso
da uomo invecchiato,
un occhio chiuso
ed un altro sbarrato,
un solitario sorriso
annebbiato,
e non sapeva
di essere nato
coro: come si chiamava?
il sognatore Olsen
coro: cosa si sognava?
sognava cose perse
coro: e come si spiegava?
parlando fra la tosse
coro: e come si aiutava?
con bandierine rosse...

...Sognava sempre un uomo
col berretto da fantino
senza bocca, senza denti
che andava al mare con sua madre
per vedere i bastimenti,
e la metteva incinta
di un'artista senza troppa vocazione
che assomigliava ad Olsen,
era Olsen, era un suo doppione

"Ma chi sei, cosa vuoi?"
gridava Olsen nei deliri suoi,
"Ma chi sei? come fai,
che sono sveglio e non sparisci mai?
Oh madre, madre
hai concepito due volte
un solo figlio,
quasi come
tirar fuori un cilindro
da un coniglio, da un coniglio!"

coro:ma che storia triste
vi giuro è tutta vera
coro: non era lui l'artista
però lui lo credeva
coro: e come andò a finire?
che non sognò più quello
coro: ha smesso di dormire?
no, ha un incubo più bello ...


» Ho sognato di vivere «


Ho sognato di vivere
ed era un posto molto, molto strano:
tutte le cose lì si toccano,
s'intende da vicino, non da lontano.
Ho sognato di vivere:
è un posto col passato e col presente,
e le cose succedono
o prima o dopo, separatamente
Era un sogno di tramonti
rossi come le tue labbra,
di persone sorridenti,
di malinconie e di rabbia;
c'era pure il mal di denti
e qualcuno da evitare,
ma la musica era bella e poi
d'estate c'era sempre il mare;
e sembrava tutto vero:
il tuo viso, le tue mani,
i miei figli, il mio pensiero,
anche il sole di domani;
non sembrava che passasse,
non sembrava un'illusione:
ma tu vedi un pò che scherzi fa,
che scherzi ti può fare
la suggestione...

Ho sognato di vivere,
di far l'amore quasi tutti i giorni,
e di provare ogni male fisico,
compresa l'ansia quando tu non torni.
Gli altri uomini come me
suppongo che sognassero anche loro,
ma non sapendo che stavano a sognare
a volte si ammazzavan di lavoro.

E sembrava importantissima
una rete di Ronaldo,
o una lettera d'amore
che arrivava un po' in ritardo;
la canzone che scrivevo male
o che scrivevo bene,
e una sbronza con gli amici e poi
pisciare tutti quanti insieme;
ma eran cose senza senso,
di nessunissima importanza,
tra una luce limpidissima
e il buio di una stanza,
dove ti ricordo bella, in piedi,
a tenermi per la mano,
mentre ora son qui con Dio
che non ti rassomiglia nemmeno.

E sembrava importantissima
una rete di Ronaldo,
o una lettera d'amore
che arrivava un po' in ritardo;
la canzone che scrivevo male
o che scrivevo bene,
e una sbronza con gli amici e poì
pisciare tutti quanti insieme;
ma eran cose senza senso,
di nessunissima importanza,
tra una luce limpidissima
e il buio di una stanza,
dove ti ricordo bella, in piedi,
a tenermi per la mano,
mentre ora sono qui con Dio
che non ti rassomiglia nemmeno.


» Ritratto di signora in raso rosa «

Non scalerò montagne per te
e non attraverserò deserti:
e ci sono anche poche possibilità
che varchi gli oceani a nuoto, solo per vederti...
non t'illuminerò una piazza,
non scriverò il tuo nome nel cielo,
non ti andrò a prendere nessuna stella...
non combatterò per te né draghi,
né mulini a vento, né demoni dell'inferno...
no, per te non farò niente di tutto questo...


Per te mi venderò,
per te farò il buffone,
mi darò sempre torto
anche quando avrò ragione,
appenderò il violino
a una stella che tu sai,
perché soltanto tu,
soltanto tu lo suonerai;
sarò la tua signora
vestita in raso rosa,
antica come un quadro,
bella, altera, un po' sdegnosa,
il passero che a sera
danza sui ginocchi tuoi,
sarò l'eroe dei sogni
che nessuno ha fatto mai.

Perché mi batterò per te
con un esercito di idraulici
condomini, dentisti, rompipalle, bottegai,
mi coprirò delle ferite della noia,
quelle che nessuno vede
e non sanguinano mai,
per te... per te...
per te... per te...
per te... per te...
per te... per te...
Per te io mentirò
giurando su mia madre,
e laverò anche i vetri
agli incroci delle strade;
mi toglierò le ali
affittate a un baraccone,
perché volar da soli
è solamente un'illusione.

Non mi confonderò mai più
con questa compagnia di geni
sempre soli,
sempre con il «coso» in mano
a dirsi «quanto siamo bravi,
Dio, ma come siamo bravi...»
e che da piccoli era meglio
che giocassero al meccano:
è più difficile spostare l'esistenza
un po' più giù del cielo
e diventare un uomo, per te.


» Il più grande spettacolo del mondo «

Venghino, venghino signori, a vedere l'ottava meraviglia:
si chiama "uomo", muove pure le dita
e devo dire che mi rassomiglia.
Venghino, venghino, finch'é c'è eternità,
finché ci son biglietti a disposizione,
non si paga, è la mia più grande attrazione...
Però crearli non è stato niente facile,
ho messo insieme un pò di cacca e un pò di angeli,
e per fortuna non si sono rotti subito,
come le prime mie galassie e dinosauri;
cosa ci stanno a fare al mondo? Niente, amano:
non so perchè, ma mi piaceva questa regola;
ma la trovata più geniale è stata l'anima,
con quella lì chi se ne frega anche se muoiono

papaparaparapapapara
papaparaparapapapara
uhè,uhè,uhè,uhè,uhè

Ma la tua testa non viene fuori dalle nuvole
e le preghiere della sera non ci bastono;
e siamo soli qui, con tutta questa musica,
colori e versi che inventiamo per non perderci;
serpeggia un pò di confusione sulle origini
e non capiamo cosa mai ci stiamo a fare qui:
se è solo nostra o se è più tua la solitudine,
la tua infelicità di essere e non vivere
papaparaparapapapara
papaparaparapapapara
uhè,uhè,uhè,uhè,uhè

Beh, Dovete capirli... è la loro "prima",
sono un pò emozionati...
comunque dopo lo spettacolo si possono anche visitare...
siete pregati di non avvicinarvi troppo...
di non dargli niente da mangiare...
e di non dargli altre idee, chè hanno già le mie


Noi ci guardiamo in fondo agli occhi
per capire quanto tempo abbiamo,
se il giorno lasciato indietro
è proprio quello che volevamo;
se alla fine del viaggio
ci sarà qualcosa come una memoria,
se tutti i baci, gli abbracci, gli addii
resterenno sospesi nell'aria...
Ma ci guardiamo negli occhi,
non importa quanto tempo abbiamo;
non importa se il giorno lasciato indietro
è proprio quello che volevamo;
se alla fine del viaggio
nessuna delle tue stelle
ne avrà mai memoria,
perchè i baci, gli abbracci, gli addii
sono la nostra storia, sono noi, noi, noi
papaparaparapapapara
papaparaparapapapara
uhè,uhè,uhè,uhè,uhè

Eh, però, se ve la prendete così...
e allora me ne vado via...
insomma per Dio, la cosa più bella che faccio...
E la faccio male... Ma non è possibile...
Andavate così bene che avevo pensato anche di
è un'eternità che vi penso... siete venuti una schifezza?
Non vi faccio più... la prossima volta non vi faccio più,
e sono cazzi vostri...



fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:34
CANZONI E CICOGNE



» Canzoni e cicogne «


Ne ho aspettate canzoni,
ne ho aspettate di cicogne
che nascessero fuori o dentro il cuore;
ed erano i miei figli beduini,
venuti ad assomigliarmi
in parole d'amore.
Le canzoni hanno fame,
hanno freddo le cicogne
e il bambino ha lo sguardo troppo stanco;
e mai fu lungo un bacio
o breve un viaggio,
o ingannata la memoria
del suo dolore al fianco.

Com'era bello, quella sera
il tuo vestito giallo;
com'eri bella tu...
mi sembra quasi di toccarlo.

Sai, vorrei tornare indietro
e rivederti lì
mi basterebbe solo stringerti di più,
perché non c'ero,
non ci sono stato mai tutti quei giorni
che mi hai amato solo tu;
e vorrei dirti cose come "vita mia",
stronzate assurde tipo "fammi compagnia",
e che son solo
e so che pure tu lo sei,
vorrei, vorrei...
vederti giovane, vorrei.

Ho cantato da solo
questa vita per mestiere
per due lacrime
perse in un bicchiere...
E intanto se ne andavano i tuoi occhi

Com'eri bella, quella sera, Daria:
com'è lontana quella sera...

Sai, vorrei tornare indietro
e non lasciarti mai;
mi basterebbe
solo stringerti di più,
per tutti i giorni
che con te non c'ero mai,
per tutti i giorni
che mi hai amato solo tu.

Sarai la sera
quando non mi perderò,
la rabbia vera
di un pensiero che non ho,
l'ombra che scende per dimenticare me,
la ninna nanna
di un dolore che non c'è
la storia farà scempio
di uomini e parole,
gli uomini non saranno più
frasi d'amore,
ma nel continuo disperarci
che c'è in noi
io so per sempre che tu ci sei.


» Vincent «


Guarderò le stelle
com'erano la notte ad Arles,
appese sopra il tuo boulevard;
io sono dentro agli occhi tuoi,
Víncent.
Sognerò i tuoi fiori,
narcisi sparpagliati al vento,
il giallo immenso e lo scontento
negli occhi che non ridono,
negli occhi tuoi,
Vincent.

Dolce amico mio,
fragile compagno mio,
al lume spento della tua pazzia
te ne sei andato via,
piegando il collo
come il gambo di un fiore:
scommetto un girasole.

Sparpagliato grano,
pulviscolo spezzato a luce
e bocche aperte senza voce
nei vecchi dallo sguardo che non c'è
poi le nostre sedie
le nostre sedie così vuote
così "persone",
così abbandonate
e il tuo tabacco sparso qua e là.

Dolce amico,
fragile compagno mio
che hai tentato sotto le tue dita
di fermarla, la vita:
come una donna amata alla follia
la vita andava via:
e più la rincorrevi
e più la dipingevi a colpi rossi

gialli come dire "Aspetta!",
fino a che i colori
non bastaron più...
e avrei voluto dirti, Vincent,
questo mondo non meritava
un uomo bello come te!

Guarderò le stelle,
la tua, la mia metà del mondo
che sono le due scelte in fondo:
o andare via o rimanere via.

Dolce amico mio,
fragile compagno mio,
io, in questo mare,
non mi perdo mai;
ma in ogni mare sai
"tous le bateaux
vont à l'hazard pour rien".
Addio, da Paul Gauguin.

fiordineve
00domenica 8 febbraio 2004 01:39
IL LANCIATORE DI COLTELLI



» Figlio, figlio, figlio «

Figlio chi t'insegnerà le stelle
se da questa nave non potrai vederle?
Chi t'indicherà le luci dalla riva?
Figlio, quante volte non si arriva!
Chi t'insegnerà a guardare il cielo fino a rimanere senza respiro?
A guardare un quadro per ore e ore fino a avere i brividi dentro il cuore?
Che al di là del torto e la ragione contano soltanto le persone?
Che non basta premere un bottone per un'emozione?
Figlio, figlio, figlio, disperato giglio, giglio, giglio
luce di purissimo smeriglio, corro nel tuo cuore e non ti piglio
dimmi dove ti assomiglio figlio, figlio, figlio
soffocato giglio, giglio, giglio, figlio della rabbia e dell'imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
disperato figlio, figlio, figlio.

Figlio chi si è preso il tuo domani?
Quelli che hanno il mondo nelle mani.
Figlio, chi ha cambiato il tuo sorriso?
Quelli che oggi vanno in paradiso.
Chi ti ha messo questo freddo nel cuore?
Una madre col suo poco amore.
Chi l'ha mantenuto questo freddo in cuore?
Una madre col suo troppo amore.
Figlio, chi ti ha tolto il sentimento?
Non so di che parli, non lo sento.
Cosa sta passando per la tua mente?
Che non credo a niente.

Figlio, figlio, figlio, disperato giglio, giglio, giglio
luce di purissimo smeriglio, corro nel tuo cuore e non ti piglio
dimmi dove ti assomiglio figlio, figlio, figlio
spaventato giglio, giglio, giglio, figlio della rabbia e dell'imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
disperato figlio, figlio, figlio.

Figlio, qui la notte è molto scura,
non sei mica il primo ad aver paura;
non sei mica il solo a nuotare sotto
tutte due ci abbiamo il culo rotto:
non ci sono regole molto chiare,
tiro quasi sempre ad indovinare;
figlio, questo nodo ci lega al mondo:
devo dirti no e tu andarmi contro, tu che hai l'infinito nella mano
io che rendo nobile il primo piano;
figlio so che devi colpirmi a morte e colpire forte.

Figlio, figlio, figlio, disperato giglio, giglio, giglio
luce di purissimo smeriglio, corro nel tuo cuore e non ti piglio
dimmi dove ti assomiglio figlio, figlio, figlio
calpestato giglio, giglio, giglio, figlio della rabbia e dell'imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
adorato figlio, figlio, figlio.

Dimmi, dimmi, dimmi cosa ne sarà di te?
Dimmi, dimmi, dimmi cosa ne sarà di te?
Dimmi cosa, dimmi cosa ne sarà di me?


» Shalom «

C'è un tempo per combattere e un un tempo per sognare,
un tempo per raccogliere, uno per seminare;
e un tempo per andarsene:
ora quel tempo è mio, arrivederci padre, illuminato da Dio.
Un dio che sollevava il mare come una punizione,
per distinguere gli altri uomini dalla sua vera nazione:
ma padre, qui, c'era un popolo, piantato nella terra,
e la terra non può darla Dio, ma la fame, l'amore di averla.
Come mi pesa questo canto, padre, tu non sai quanto!
Ma non lo senti che è più forte la vita della morte?
Shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?

A furia di tenerci insieme per salvare quel che siamo,
ci mancan, padre, gli altri, gli altri,
quello che noi non siamo;
ci manca, anche se avessimo soltanto noi ragione,
l'umiltà di non vincere che fa eguali le persone.
E invece li strappiamo via in nome del signore,
come sterpaglia e funghi d'acqua,
nati qui per errore,
dovesse mai succederci,
ad esser troppo buoni di fare,
chissà poi per chi, la figura dei coglioni.
Arrivederci padre o forse addio: mio nonno, era mio nonno il padre mio!

Dio come brucia questo canto brucia più del mio pianto,
padre perdonami, ma è più forte la vita della morte;
shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?

Arrivederci padre o forse addio:
era mio nonno il vero padre mio,
cancellato come un numero dalla lista delle spese,
ma così tanto più grande delle offese.

Dio, se mi brucia questo canto brucia più del mio pianto,
ma tu non senti che è più forte la vita della morte;
shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?


» La bellezza (Gustav e Tadzlo) «



Passa la bellezza nei tuoi occhi neri,
scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri...
Venezia "inverosimile più di ogni altra città
è un canto di sirene, l'ultima opportunità
ho la morte e la vita tra le mani coi miei trucchi da vecchio senza dignità:
se avessi vent'anni ti verrei a cercare,
se ne avessi quaranta, ragazzo, ti potrei comprare,
a cinquanta, come invece ne ho ti sto solo a guardare ...
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri
e stravolge il canto della vita mia di ieri;
tutta la bellezza, l'allegria del pianto che mi fa tremare
quando tu mi passi accanto...
Venezia in questa luce del lido prima del tramonto
ha la forma del tuo corpo che mi ruba lo sfondo,
la tua leggerezza danzante come al centro del tempo e dell'eternità:
ho paura della fine non ho più voglia di un inizio;
ho paura che gli altri pensino a questo amore come a un vizio;
ho paura di non vederti più, di averla persa...
tutta la bellezza che mi fugge via e mi lascia in cambio i segni di una malattia.
Tutta la bellezza che non ho mai colto,
tutta la bellezza immaginata che c'era sul tuo volto,
tutta la bellezza se ne va in un canto,
questa tua bellezza che è la mia muore dentro un canto.

» Malinconia leggera «


Malinconia leggera, com'è bella questa notte nei tuoi occhi,
che bello questo rivedermi uguale in mille differenti specchi;
malinconia, puttana che mi fotti con il tempo e la distanza,
e butti là che le persone amate non le ho amate mai abbastanza:
ho come l'impressione che ho vissuto qualche cosa d'importante,
ma senza te mi sembra che in passato non mi sia successo niente:
sto tra un addio che viene e un altro addio che va
con compiaciuta viltà.
Malinconia, ragazza nella nebbia di stazioni di frontiera,
donna di mare in piedi sulla spiaggia ad aspettare la mia vela!
Io non so dirti quando tornerò
perché ho giornate molto belle,
e i segni della notte mi confondono la luce delle stelle
e tra un addio che viene e un addio va vivo diviso a metà,
e tra un addio che viene e un altro addio va passa di qui la realtà.

Averlo qui, non perderlo, sentirlo tutto quello che ho vissuto,
riviverlo continuamente come se non fosse mai finito:
ma chi lo dice ai figli che ho paura di cantare e di volare
e che volare è facile
ci vuol più fantasia per camminare:
e tra un addio che viene e un altro addio che va
ridersi senza pietà
e tra un addio che viene e un altro addio che va
frignare con dignità


» Storia e leggenda del lanciatore «

Mio nonno li lanciava sempre spalle al bersaglio,
senza voltarsi mai, senza il minimo sbaglio:
e io stavo a guardarlo innamorato perso sulla riva del fiume,
seguendo i suoi coltelli volare leggeri come piume...
E mio padre m'insegnò a lanciarli ad occhi chiusi,
perché si mira con il cuore,
perché un vero lanciatore di coltelli ricama la vita,
non tira mica per colpire;
e mio padre m'insegnò che i venti cambiano sempre
e ti imbrogliano le dita e non c'è memoria dei tiri precedenti
perché ogni volta è una scommessa infinita.
E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro
i coltelli di mio padre e di mio nonno,
ogni tiro era un capolavoro,
ogni lama prendeva una stella,
ogni stella si sparpagliava nel cielo,
e potevi finalmente vederla la vita vederla, vederla davvero...

E così imparai a lanciarli senza essere bravo,
forse per imitarli, o forse perché amavo...
E volavano su nel cielo lungo invisibili fili d'oro:
ma questi erano i "miei" coltelli e lo vedevo che assomigliavo a loro;
e ogni volta ero senza fiato, e ogni volta mi guardavo la mano,
"ma come ho fatto? Ma com'è che è stato?
Com'è che vanno così lontano?"

E volavano su nel cielo come ricordi, come paure,
queste piccole cose di uomo che sono ritorni, che sono avventure
e anch'io ogni tanto prendevo una stella,
e illuminavo uno sputo di cielo e potevo finalmente
vederla la vita vederla, vederla davvero!

All'alba raccoglievo i coltelli di mio padre e di mio nonno;
e loro non mi dissero mai che viaggiavano dentro un sogno;
che finito il momento magico del suo coltello in volo,
il lanciatore è solo.


» Ma che razza di Dio c'è nel cielo? «


L'infinito silenzio sopra un campo di battaglia quando il vento ha la pietà di accarezzare;
l'inspiegabile curva della moto di un figlio che a vent'anni te lo devi scordare...
Sentire d'essere noi le sole stelle sbagliate in questa immensa perfezione serale;
e non capirci più niente nel viavai di messia discesi in terra per semplificare.
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di guitto mascherato da Signore sta giocando col nostro dolore?
Ma che razza di disperato, disperato amore,
lo potrà mai consolare?

Aprire gli occhi e morire in un fruscio di farfalla
neanche il tempo di una ninna nanna;
l'idiozia della luna, la follia di sognare,
la sterminata noia che prova il mare;
e a questa assurda preghiera di parole, musica, colori,
che Gli continuiamo a mandare,
non c'è nessuna risposta,
salvo che è colpa nostra e che ci dovevamo pensare.

Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore,
può tagliare la notte e il dolore?
Ma che razza di disperato, disperato amore più di questo
respirare, più di tutto lo strisciare?
più di questo insensato dolore?

Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di buio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore
più di questo insensato dolore?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di buio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore più
di questo non capire, non sapere sbagliare e lasciarsi perdonare?
Ma chi è l'altro Dio che ho nel cuore?
Ma che razza d'altro Dio c'è nel mio cuore,
che lo sento quando viene,
che lo aspetto non so come
che non mi lascia mai,
non mi perde mai e non lo perdo mai.



» Viola d'inverno «


Arriverà che fumo o che do l'acqua ai fiori,
o che ti ho appena detto:
"scendo, porto il cane fuori",
che avrò una mezza fetta di torta in bocca,
o la saliva di un bacio appena dato,
arriverà, lo farà così in fretta
che non sarò neanche emozionato...
Arriverà che dormo o sogno,
o piscio o mentre sto guidando,
la sentirò benissimo suonare mentre sbando,
e non potrò confonderla con niente,
perché ha un suono maledettamente eterno:
e poi si sente quella volta sola
la viola d'inverno.
Bello è che non sei mai preparato,
che tanto capita sempre agli altri,
vivere in fondo è scontato
che non t'immagini mai che basti
e resta indietro sempre un discorso
e resta indietro sempre un rimorso...
E non potrò parlarti, strizzarti l'occhio,
non potrò farti segni,
tutto questo è vietato da inscrutabili disegni,
e tu ti chiederai che cosa vuole dire tutto quell'improvviso starti intorno
perché tu non potrai,
non la potrai sentire la mia viola d'inverno.
E allora penserò che niente ha avuto senso
a parte questo averti amata,
amata in così poco tempo;
e che il mondo non vale un tuo sorriso,
e nessuna canzone è più grande di un tuo giorno
e che si tenga il resto,
me compreso, la viola d'inverno.
E dopo aver diviso tutto:
la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,
questa è davvero l'unica cosa
che devo proprio fare da solo
e dopo aver diviso tutto
neanche ti avverto che vado via,
ma non mi dire pure stavolta
che faccio di testa mia:
tienila stretta la testa mia.

» La mia stanza «


La chitarra riempie la tua stanza
come te la riempivano gli amori,
forse a diciott'anni non c'è distanza
tra le cose dentro e quelle fuori,
forse a diciott'anni si canta e basta:
essere sentita o non sentita non ti cambia la vita.
Io non ho l'età
e ho le palle piene di vedermi questa gente intorno:
managers cazzuti, falchi e iene,
ti farò sapere quando torno
ma ti lascio un sacco di parole
e quel po' di roba che mi avanza
qui nella mia stanza...

Passerà tutto questo vivere,
questo andare e venire di treni,
questa lettera da leggere e da scrivere;
passerà questo vivere nei tuoi occhi
da non poterlo più tenere dentro,
da farti credere che il cuore ti scoppi,
e allora canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, amore mio
finché ti batte il cuore.
canta, canta, canta, canta
canta, canta, canta, canta
canta, canta, canta, finché ti basta il cuore.

Tutto questo c'è nella mia stanza,
giuro, non lo so se è poco o molto,
so che non sapevo mai starci senza
e mi vien da ridere se mi volto:
se ti va puoi entrarci,
se no pace!
vedi di giocartela a testa o croce,
ma con la tua voce.

Passerà tutto questo vivere,
questo fottutissimo tempo stupendo,
questo dolore che ci fa ridere;
passerà questo vivere nei tuoi occhi
da non poterlo più tenere dentro,
da farti credere che il cuore ti scoppi,
e allora canta, canta, canta, canta,
canta canta, canta, canta, canta
canta canta, amore mio,
finché ti batte il cuore;
canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, amore mio,
finché ti basta il cuore.
canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, canta,
canta, canta, canta, amore mio,
finché ti basta il cuore
e se non basta il cuore,
canta con il mio cuore.


» Il lanciatore di coltelli «


A puttane il tempo...
a puttane i nostri sogni...
oggi il lanciatore di coltelli
si è disteso lungo il fiume
e guarda il cielo:
guarda il cielo come se dovesse
da un momento all'altro venir fuori Dio,
e si scatta qualche polaroid
che forse gli pubblicherà un tablid.
E a puttane pure il cielo...
che non c'è,
non è neanche vero...
oggi il lanciatore di coltelli
conta tutte le parole
e scrive "zero":
ho tentato tutto quello che ho potuto,
come l'ho potuto,
fino a non poterci niente,
ma tu mi conosci molto bene,
tu che mi sei stata sempre insieme
non confondermi mai,
non confondermi mai col vento e le stagioni
e non confonderti mai,
non confonderti mai con gli altri suoni;
e non mi mettere mai,
non mi mettere mai tra i cattivi o tra i buoni:
io sono solamente quel che sono
un vero lanciatore di coltelli...
Ma di tanto amore, di così tanto amore
io mi sento addosso quel profumo
che dà un petalo di rosa secco al sole,
vivo ancora l'illusione eterna di potere sbattere le braccia
e alzarmi in volo,
e tu che mi conosci molto bene
tu che mi sei stata sempre insieme
non confondermi mai,
non confondermi mai con i geni o coi coglioni
e non confonderti mai, mai, mai,
mai coi ciarlatani:
se ti verrano a dire, e ti verrano a dire,
che non so più chi sono,
rispondigli che sono ancora e sempre
un grande lanciatore di coltelli e il tuo uomo.

» Il Mago di Oz «


E quando venne il ciclone
Dorothy perse la sua casa;
perse la bambola,
chissà come anche i soldi della spesa:
povera Dorothy,
venne giorno, perse la strada del ritorno,
le restarono al fondo del vento solo due...
scarpette d'argento.
Lungo il sentiero del non ricordo
incontrò uno spaventapasseri,
un uomo di latta, un leone codardo
che ancora prima di conoscerli
"dove vai?" le chiesero in coro,
"dove vai?" le chiesero in coro,
unisciti a noi che andiamo da un mago che fa miracoli...
col suo "zigozago"
Lui è il mago di Oz!
Magnifico mago di Oz!
Lui è il mago di Oz!
"e se non fosse il mago di Oz?"
Lui è il mago di Oz!
l'unico mago di Oz!
e se non fosse il mago di Oz,
sarebbe un altro,
più o meno simile al mago di Oz.

"E chi è, dove abita?"
Dorothy chiese,
"E chi è? Può ridarmi la casa?":
"una casa? Per lui è uno scherzo"
rispose il leone,
"Può dare ogni cosa!
A me lui darà un coraggio migliore
che per un leone ci vuole anche quello,
un cuore allo spaventapasseri,
all'uomo di latta un nuovo cervello!

Lui è il mago di Oz!
Magnifico mago di Oz!
Lui è il mago di Oz!
"e se non fosse il mago di Oz?"
Lui è il mago di Oz!
l'unico mago di Oz!
e se non fosse il mago di Oz,
sarebbe un altro,
più o meno simile al mago di Oz.

E cammina cammina
gli apparvero alberi azzurri e campi dorati
e giardini magnifici, tutti ben bene cintati.
"Ma che bello, che bello,
che ricco, che ricco
che favola è il regno di Oz!"
"Ma che bello, che bello,
che ricco, che ricco
che sballo che è il regno di Oz!"
"Come sembravano tutti felici,
felici nel regno, nel regno di Oz!"
Disse Dorothy.
Cosa aspettiamo,
corriamo, corriamo, corriamo
corriamo dal mago di Oz!
È lui il mago di Oz!
Il mago di Oz!
Il mago di Oz!
L'unico, l'inimitabile,
l'incontrastabile mago di Oz,
lunga vita, lunga vita, tre urrah per il mago di Oz.
lunga vita, lunga vita, tre urrah per il mago di Oz.
Ma quando poi furono a un passo da questo presunto gigante,
fu Dorothy sola ad accorgersi quant'era piccolo e insignificante;
che parlava, parlava, e rideva,
rideva rideva da fare spavento:
lui diede all'uomo di latta un pallone firmato
e lo fece contento...
c'o piffere e'o triccaballacche
lo spaventapasseri andò via cantando...
ed ebbe il leone tre o quattro girelle
da non starci più nella pelle...
"E tu cosa vuoi? E tu cosa vuoi?"
le chiese il mago di Oz.
"Bambina che vuoi? Su, dimmi che vuoi?"
Le chiese il mago di Oz!"
"Voglio un mondo dove" disse Dorothy,
"un mondo dove, voglio un mondo dove
non ci sia nessun mago di Oz!"
E mentre scappava, guardava, guardava le sue scarpette d'argento;
e mentre scappava diceva
"portatemi a casa scarpette d'argento!
Correte più forte, portatemi a casa voi siete la vera magia;
correte più forte, scappate lontano,
correte, portatemi via!"
Bambini, bambini, bambini state attenti al mago di Oz!:
Bambini, bambini, bambini non vi fidate del mago di Oz!
Bambini, bambini, bambini non giocate col mago di Oz!
E soprattutto non prendete caramelle dal mago di Oz!

fiordineve
00sabato 4 settembre 2004 03:03
ROTARY CLUB OF MALINDI


Nini Kuna?

(Roberto Vecchioni - Mauro Pagani)


Dimmi padre cosa c'è
sopra il tetto di Makuti
sopra il pozzo cosa c'è
oltre gli alberi fioriti.



Dove va a finire il fumo
quando tutto il fuoco è spento,
cosa c'è che non vediamo
cosa c'è più su del vento.



"Eh, figlio sopra il vento c'è la sera
che diventa polvere il mattino
e se passi l'ultima frontiera
i granai del turco e l'abissino
e al di là dell'infinito mare
uomini più simili a cicale
che non sanno ridere e sognare".



Padre padre cosa c'è
dove non arriva il faro?
Cosa c'è di là del tuono
di là del Kilimangiaro?



"Ci sono pesci di metallo
che nessuno può mangiare,
grandi uccelli di cristallo
che nessuno può guardare".



E più su, dove il vero non è vero,
che cosa c'è
che si illumina nel cielo?
E lassù, cosa vedo lassù
oltre il blu?
dimmi padre, dimmi tu!



"Su nel cielo ci son stelle
che son lacrime del mondo
per la fame per le guerre
arrivate fin là in fondo,



su nel cielo c'è la luna
che è una donna senza amore
condannata alla sua pena
di inseguire sempre il sole...



E sopra il sole c'è un guerriero triste
che ha sfidato l'allegria celeste
e da che han rapito la sua sposa
nessun uomo più riposa
nessun fiore sceglie il suo colore,
nessun fiume il letto dove andare,
gli uomini impararono a morire...



Poi, poi non c'è che il fiume dell'addio
e non c'è ritorno figlio mio,
oltre il buio c'è soltanto Dio"



E lassù, te ne prego padre mio,
che cosa c'è oltre il fiume dell'addio?
E lassù, te ne prego padre mio,
che cosa c'è oltre il limite di Dio?



Dimmi padre cosa c'è
sopra il tetto di Makuti
sopra il pozzo cosa c'è
oltre i fiori sconosciuti,



dove va a finire il fumo
quando il fuoco è tutto spento
cosa c'è più in là del vento.



Cosa c'è nel tuo bastone
che comanda l'acqua e il vento?
Cosa c'è nel tuo bastone
che riaccende il fuoco spento?



Dimmi padre cosa c'è,
cosa c'è nella mia mano
che mi porterà lontano
dimmi padre cosa c'è.


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L'uomo che vorrei


(Roberto Vecchioni)



Sono il bambino che sta lì nelle tue mani,
quello imbranato che se non ci pensi tu,
se lo stritolerebbero da qui a domani
perché non c'ha le palle che c'hai tu.

Come ti è nata questa idea di amarmi tanto?
io ho visto bene, ma che cosa hai visto tu?
come mi volto trovo un nuovo figlio accanto
ti prego amore mio pensaci su...

Come vorrei
spiegare a tutto il mondo quella donna che sei,
farli arrivare al fondo di quei sogni che hai,
che sono così grandi, così grandi
che mi vergogno dei miei.

Ma com'è bello il mare d'Africa stasera,
perché anche l'Africa me l'hai insegnata tu,
quella dietro la spiaggia quella vera,
quella che vedi e non la scordi più.

Come vorrei che tu cambiassi un po' di mondo,
come vorrei che ci arrivassi fino in fondo,
come vorrei che tu vincessi qualche volta:
tu, sono più i giorni,
i giorni che hai imparato a perdere,
che torni a casa come fosse tutto inutile,
e poi ti passa e neanche c'è un perché...

Come vorrei
ripeterti le stesse cose che ti dicevo da grande
e mi credevi un uomo eroico perfino in mutande
come se fossi sceso da una stella
a illuminare te.

Sei tu.
Sei quello che non sono stato mai,
l'uomo che io non sono e che vorrei,
sei tu.


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Rotary Club Of Malindi


(Roberto Vecchioni)





TONE TONE VUNJA JIWE
JAMBO JAMBO ASANTE SANA

Chi l'ha detto che siam nati per soffrire?
Pagare prima, poi vedere.
Chi l'ha detto che noi non ci abbiamo niente
è una falsa lingua di serpente.
Qui da noi c'è sempre roba da buttare,
mica siamo un mondo occidentale.
E abbiamo in mente un'organizzazione
per tutti i bianchi in depressione.

Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi

E ancora grazie al primo esploratore
e all'inglese che era un gran signore,
l'italiano che non ci vuol mai truffare
e lo svizzero dal grande cuore!
Ci hanno cancellato fame e malattia,
e in attesa di sapere cosa sia
abbiamo la democrazia.

Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi

Ma quando all'ora del gabbiano tutto se ne va
e nel silenzio si addormenta il sole,
ti prende in fondo una tristezza che non sai,
che non sai da dove viene:
sta nell'odore della sera
nel colore così basso del cielo
inventato dal vento,
e tutto passa e tutto è vivo
e niente può tornare, neanche Dio
da qualche stella d'argento.

TONE TONE VUNJA JIWE
JAMBA JAMBO JAMBO BWANA

Uomo bianco "ASANTE" che vuol dire grazie,
per le attenzioni alle ragazze,
uomo bianco "ANAGA" che vuol dire piacere,
qui tutti abbiamo il suo mestiere:
caro bianco "IEO" che vuol dire insieme,
e solo Dio sa quanto ci volete bene,
se venite a Rotary di fine mese
avrete un mucchio di sorprese.

Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi
Rotary club of Malindi (per 3)


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Il libraio di Selinunte

(Roberto Vecchioni)





Così di notte quando tutto era silenzio nella strada,
io scavalcavo la finestra
e camminavo con le scarpe in mano,
e mi infilavo nella luce fioca della sua bottega
per sentire la voce di quel piccolo uomo.

Così di notte in quella stanza
dove mi dimenticavo il tempo,
io stavo ad ascoltarlo di nascosto
mentre lui leggeva
parole di romanzi e versi come cose da toccare
e al frusciare di pagine mi sentivo volare...

E le parole come musica di seta
mi prendevano per mano,
e mi portavano lontano dove il cuore
non si sente più lontano:
dentro le immagini, nei libri e nella pelle
di chi aveva già vissuto cose tanto uguali a me,
nella follia d'essere uomo e nelle stelle
per andare oltre il dolore più inguaribile che c'è;
e le parole si riempivano d'amore,
le sue parole diventavano d'amore,
le sue parole diventavano l'amore...

Così la notte quando gli incendiarono la casa,
e la gente rideva e diceva che era finalmente ora,
capii che c'è davvero una diversità infinita
tra imparare a vivere e imparare la vita;

guardavo il pifferaio che si portava dietro le parole
e se le trascinava nella luce bianca della luna:
non si voltò, non si voltò neanche a salutare,
se le prese su tutte e le gettò nel mare...

E le parole del libraio da quella sera
se ne andarono per sempre
e mi lasciarono con gli occhi di un bambino
che non può sognare più.
Tutte le notti torno con le scarpe in mano
per vedere se da qualche parte le riporterai;
di giorno provo a ricordarmele ma invano,
troppi uomini non cambiano
e non cambieranno mai:
parlano tutti ma non dicono parole,
le loro cose non diventano parole,
mi manchi tu, mi mancano le tue parole...

Ma ci son sere che scendendo verso il mare
mi sembra come di sentirti, e non ti vedo;
ma se mi illudo che sia ancora tutto vero
quasi ci credo.


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Dimentica una cosa al giorno

(Roberto Vecchioni)




Dimentica una cosa al giorno,
come i tratti di un disegno,
perché devi cancellarlo
prima che ti prenda il sonno,
quasi dopo tanto tanto amore, madre,
non avessi amato mai.

Dimentica una cosa al giorno,
l'albero che arrampicavi,
l'uomo che giocava il cielo, l'uomo che tu perdonavi,
la ferita dell'addio dai figli, madre,
una cosa al giorno, sai...

Per non scordarle tutte insieme,
tutte all'ultimo minuto,
quando il cuore non ce la fa più a reggerle,
tenerle tutte lì, e non potrai sorridere così.

Dimentica una cosa al giorno,
Napoli, la nostra casa,
l'uomo che ti uscì da un sogno,
che brillò nella tua ombra,
tutto quello che ci hai dato, madre
e non hai voluto indietro mai.

Dimentica una cosa al giorno, madre,
grande lago calmo, prima stella della sera,
foglia gialla dell'autunno,
vecchio cucciolo all'abbraccio che volevo darti
e non ti ho dato mai;

e se in quell'ultimo momento
si sciogliesse tutto il tempo,
e tu senza dolore andassi via,
io ti terrei la mano nella mia;

ma dopo aver dimenticato
tutto quello che è passato,
come un vento che non soffia più,
dimentica, per ultimo, anche me
o non potrei dimenticare te.



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Faccetta rosa (in campo azzurro)

(Roberto Vecchioni)




Si può cantar, si può cantar,
non è impossibile cantar;
si può sognar, si può sognar,
non è incredibile sognar;
Si può volar, si può volar,
toccare il cielo con un dito,
e da lassù sì da lassù
vedere loro a testa in giù
Si può cambiar si può cambiar si può cambiar

Si può cantar, si può cantar,
faccetta rosa è in mezzo al mar;
deve nuotar, deve nuotar,
che è troppo basso per toccar,
Che bel veder, che bel veder,
faccetta rosa in campo azzurro
ad annaspar, ad annaspar
col suo sorriso da boulevard
Si può cantar si può cantar si può cantar

Ahi Maria, luce della luce della vita mia,
ahi Maria, molla tutto e scappa via con me!

Ahi Maria, mettiti il vestito più indecente,
toglimi il pensiero dalla mente,
che non resisto più!

Si può cantar, si può cantar,
ora è possibile cantar,
si può sognar, si può sognar,
ora è possibile sognar.
Si può bailar, si può bailar
in mezzo ai venti della vita
e non ci chiuderemo più
a cospirare dentro i bar;
Diremo quello che ci par,
perfino qualche puttanata,
si può parlar adesso sì, si può parlar

Ahi Maria, luce della luce della vita mia!
Ahi Maria, sbattimi sul fieno e dimmi sì

Ahi Maria, questa notte non spezzarmi il cuore,
visto che mi gioco anche l'onore
per una gioia così.

Si può cantar, si può cantar,
che bella luna da guardar!
Si può sognar, si può sognar,
che bel mattino da aspettar!
Si può ballar, si può ballar,
in mezzo ai venti della vita,
adesso che, adesso che
faccetta rosa no c'è più,
E far l'amore e far l'amor
perfino tutta la giornata
e far l'amor e far l'amor e far l'amor

Ahi Maria, non diremo niente a Santa Rosalia;
ahi Maria, corri a fare festa insieme a me!

Ahi Maria, mettiti il vestito più indecente,
serviti di me sfacciatamente,
che non resisto più!



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Tango di rango


(Roberto Vecchioni)





Giovane fui nel tempo
che le ragazze non la davan mai,
se la tiravan tutti da intellettuali
che nemmeno sai;
ho appreso dalla vita
l'amaro frutto della vanità,
mi sbellico dal ridere
per chi ha letto in me la verità:
chiedo clemenza ai giudici
come un gesto di carità.

Tango,
vorrei sorridere ma piango,
vorrei partire ma rimango
incatenato a me;
Tango,
sono un perdente ma di rango
e se ho la testa giù nel fango
la tiro sempre su.

Scettico mi fe' il mondo,
ma solo scettico e neanche blu,
spargo insincere lacrime
su tutto quello che non torna più;
ho consumato l'ultimo
amaro calice del piacer
giro di notte assorto
più da imbranato che da viveur,
coltivo come un fiore
la mia raggiante misantropia...

Tango,
vorrei soffrire ma mi tengo,
e poi che cosa me la piango?
Ragioni non ce n'è.
Tango,
sono un perdente ma di rango
e se ho la testa giù nel fango
la tiro sempre su.

Tango,
sono uno scettico di rango
e poi nemmeno ce l'ho lungo,
sempre se ancora c'è;
Tango,
sono un perdente, ma di rango,
e se ho la testa giù nel fango,
la tiro sempre su.



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Momentaneamente lontano


(Roberto Vecchioni)




Guardami ora, guardami adesso,
appoggiami la mano sul cuore
per sentire se sono ancora lo stesso:
guardami bene,
dimmi se questo è ancora il mio sorriso,
quello che tu conosci a meraviglia,
quello che ti assomiglia...
no, perché io sono lontano,
come se un altro uomo mi parlasse dei figli
mi chiedesse canzoni
di entrare nel tuo letto
lontano
come se fuori piovesse non ci fosse mai il sole
e mi mancasse il cuore di avere un nuovo giorno;
lontano
come se mi sognassi in un tremendo sogno
che non mi sveglio mai
e ricomincia sempre
da dove non ci sei.

Guardami ora, guardami con tenerezza
il tempo non mi passa mai,
è di una smisurata lentezza:
guardami ancora, anche se non ti rispondo,
e se mi cerca qualcuno, digli che lo richiamo,
e che sono momentaneamente andato lontano,
a cercare il mio cane, l'albero dei fagioli
il soldato di stagno, l'uomo del tiro a segno,
lontano,
dove se vinco o perdo ora non ha importanza
perché questo lontano è solo un'altra stanza
lontano
come un pesce in acquario, la fine di un binario
per non sapermi mai in fondo alla paura
in questa notte scura.

Dio com'è difficile
vedermi così lontano lontano lontano,
non riconoscermi più nell'uomo che sognava,
e che teneva tutto il mondo stretto nella sua mano;
lontano come se io non fossi più
quello che io amo
e rivivessi all'infinito un'infinita sera,
così tremendamente lontano.

Guardami ora, guardami adesso,
appoggiami la mano sul cuore,
per sentire se sono ancora lo stesso;
guardami dentro,
perché qui dentro tu sei la sola
che puoi entrare e inventare
l'unica possibile parola
perché io torni da lontano:
come se all'improvviso s'illuminasse il cielo,
riconoscessi il sole, vedessi il mio dolore,
lontano,
piccolo come un punto lo strappo di quel pianto
che ricucì mia madre con un filo d'argento,
lontano,
non sentire più il tempo che non si passa mai,
non aver più paura,
in questa notte scura.

Dio com'è difficile
vedermi così lontano, lontano, lontano
senza le mie parole
che non vengono più come mi venivano prima;
senza le mie canzoni
che morivo per farle nelle notti di luna;
senza un biglietto da quell'uomo che io sono
e che io amo,
e salutarmi allo specchio quando non bevo
e non fumo

così tremendamente lontano.



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Il vecchio e il mare


(Roberto Vecchioni)




Lasciatemi restare così
tra questa barca e il cielo
fermo e inimmaginato come una nota di Mahler
sopra un violino solo.

Lasciatemi restare così
con questo pescecane legato al mio fianco
che dovrei riportare a riva
se solo fosse un po' più stanco.

Così, dove tutte le cose sono soltanto
battelli di passaggio,
viste e perdute nell'attimo che un faro
le trapassa di un raggio.

Perché il vecchio adesso ha vent'anni
e il mare ne ha milioni di milioni,
perché il vecchio adesso ha un sorriso
che ha superato tutte le illusioni.

E l'amore, l'amore, l'amore,
che bella scusa per sentirsi vivo
è stato questo amore,
e l'amore, l'amore, l'amore
che insensata pagina di violenze, lacrime, sudore,
e lontano, lontano, lontano il vecchio
ha sempre la tua lettera che dice di tornare,
perché ti ha amato così tanto
nonostante l'amore.

Lasciatemi questa zona d'ombra,
questo sentimento di non partenza;
stendermi, ben sapendolo,
in questa dolcissima, totale indifferenza;

ho figli che devono tirare le reti
e fastidiosi richiami dalla riva,
e conti da saldare
con chi mi compra il pesce perché io sopravviva.

E l'amore, l'amore, l'amore
che infrangibile anello è stato il tuo amore,
l'attimo nella nebbia
che più credibilmente rassomiglia al sole
in mezzo a scogli e stelle e guizzi di delfini
da non considerare
perché il vecchio ora sa che è vero solo il mare.

E non c'è niente che sia vero
tranne il mare;
il vecchio sa,
perché ora il vecchio
è il mare.



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Marika


(Roberto Vecchioni)





Canta Marika canta che da domani tornano le stelle,
canta noi siamo il sangue che scorre nella tua pelle,
canta non ti fermare, non ti voltare, gira tra la gente,
siamo nelle tue mani, un vento sale un vento scende
dietro è il domani, domani è il presente.

Canta Marika canta, come sei bella l'ora del destino,
ora che stringi la dinamite come un figlio in seno,
canta Marika canta, nel buio della storia,
lucciola che si accende sul far della sera,
canta Marika la nostra memoria.

Non vedrò com'è il vestito che si comprerà mia figlia,
la preghiera della notte intorno al fuoco di famiglia,
non vedrò più l'uomo che mi seminava dentro il cuore
l'ora dell'amore, l'ora dell'amore.

Canta Marika canta siamo i tuoi occhi
siamo il tuo sorriso, canta che Dio ti guarda
che anche sulla terra c'è il paradiso,
stringiti forte il fiore che porti sotto il vestito nero,
volano duri petali per ricoprire il mondo intero
non la tua terra, non il nostro cielo.

Non vedrò più la mia terra, non vedrò
i colori del mio cielo, l'albero che mi chiamava
sulla via di scuola e rispondevo,
il quaderno delle cose
quelle che scrivevo a me sola;
vola il tempo vola, qui che sono sola.

Canta Marika canta la vita
è semplice come un bambino
e arriva l'alba di un nuovo mattino,
dove mangeremo pane così tanto dolce
che saprà di miele,
senza vuotare mai un giorno il bicchiere
senza vedere in cielo quei lampi e quei tuoni...

Canta Marika canta, per la tua terra per la tua gente,
perché sorgeranno case dove non c'era niente,
perché giocheremo in cerchio intrecciando le dita,
e potremo finalmente aspettare la vita.

Canta Marika canta nel tempo che vola,
canta Marika canta, che non sei più sola.



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E invece non finisce mai


(Roberto Vecchioni)






Quando passo di notte
per vedere se siete ancora tutti lì...
e mi pare impossibile di potervi amare più di così...
quando ripasso a memoria uno per uno
i momenti che vi baciai...
e mi chiedo più di tutto questo amore
come posso amarvi mai...

perché ci sarà bene un benedetto segno
che più oltre di lì non si può andare,
quando il cielo è così pieno di luce
che un'altra luce lo farebbe scoppiare,
qualcosa che assomigli a un limite
perché l'amore avrà bene un confine,
qualcosa come una fine...

E invece non finisce mai,
si fa più piccolo che può
e ti sta dentro e cresce sai,
com'è possibile non so,
e più ne perdi e più ne hai
e più ne incontri e più ne dai
l'amore non finisce mai.

Quando guardo i tuoi occhi, mi sorprendo
che tu sia bella più di prima,
che mi facevi impazzire al solo ricordare la tua pelle
così talmente oscena.
Come potevo immaginare allora
che eri il mio scandalo, la mia bambina
che avrei potuto amarti sempre più
nei giorni che la bellezza trema?

Perché pensavo ci sarà pure una fine
quando non ci sarà più spazio per tenerlo dentro,
un momento che l'amore si ferma, si volta
si addormenta contento,
un momento che l'amore non potrà, non saprà,
non ce la farà più ad aumentare,
che non avrà più niente da dare...

E invece non finisce mai
si fa più piccolo che può
e ti sta dentro e cresce sai
com'è possibile non so,
ma più ne perdi e più ne hai
e più ne incontri e più ne dai...

l'amore non finisce mai
si fa più piccolo che può
e non ti lascia in pace mai,
toglie il respiro a dirgli "nò";
e più ne perdi e più ne hai,
e più ne incontri e più ne dai:
l'amore non finisce mai.



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Papà

(gosth track - Carolina Vecchioni)





Ad un concerto di qualche anno fa
papà
il palco illuminava un grande re
e per la prima volta in un passato senza te
riflessa nei tuoi gesti vidi me.
E piansi a quindici anni come a sei
perchè
in te vidi il bambino che vorrei
per me
rinchiuso nel suo mondo
e pronto a dimostrare che
senza di lui nessun mondo c'è.
Una volta mi hai detto:
"adesso finalmente ho te
qualcuno che mi assomiglia un po'"
e io allora ho capito
che fin quando ci sarai
unica qua fuori non sarò.
Hai amato chi ti ha amato
più di quanto ti ami te
e questo sai che non è facile
ma per lei sei cresciuto
a 50 anni ed io lo so
che nemmeno il tuo Alessandro ci provò.
Vedrai che lo scudetto prima o poi arriverà
vedrai che quel sorriso che ci manca tornerà
e presto quell'ulivo ben fiorito tu vedrai
e nessuna viola sentirai.
E c'è ancora del tempo per quella cartoleria
per sognare, amare e scrivere poesia
per vedere i ragazzi innamorarsi come te
e capire che allora forse un senso c'è.
Sai che ho voluto bene
sai che ho amato e che amerò
sai che so già chi sono
chi son stata e chi sarò
sai che so ciò che voglio
e sai che ce la farò
ma quanto tu mi hai dato, questo no.
E ti chiedo perdono
se ogni tanto anch'io
ti deludo con un pianto o un addio
sappi che da quel giorno
tu non mi hai deluso mai
e sono sicura che mai lo farai
non lo farai.

fiordineve
00domenica 5 dicembre 2004 00:54

Buon Natale, Prof.[SM=x142887] [SM=x142944]
debona
00venerdì 10 dicembre 2004 12:46
Mi sembra di avere capito che ti piacciono i testi di Vecchioni.. anche a me tantissimo!

[SM=x142922]
fiordineve
00giovedì 9 giugno 2005 17:55


Ho ascoltato il Prof 7 volte dal vivo; l'ho incontrato a Festivalletteratura a Mantova; lo aspettavo da tanto tempo e che fa?

Tiene un concerto mega, nellamia città, IL 4 GIUGNOOOOOOOOOO, giorno del matrimonio di mia figlia...........

NON ME LO DOVEVI FARE, PROFESSORE (voce di Pippo Baudo)
[SM=x142887] [SM=x142828] [SM=x142828] [SM=x142828]
fiordineve
00mercoledì 9 novembre 2005 17:33


A quando il prossimo disco? [SM=x142905] [SM=x142905] [SM=x142905] [SM=x142905] [SM=x142905] [SM=x142905] [SM=x142905]
AMIL
00giovedì 10 novembre 2005 00:17
Ho sentot a domenica in che deve uscire a breve se non è giù uscito non ricordo bene!
Non avevo visto questo post, avendo trovato quei testi li ho inseriti :D
Grazie per averlo tirato su

Andrea
[SM=x142933]
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