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IL TESORO DEL CASTELLO DI BURGOS. (Leggenda popolare sarda)
In cima ad una vetta pittoresca e ripida ancora si vedono, in posizione dominante, i ruderi del tenebroso castello del Goceano, detto anche castello di Burgos.
Lì i corvi si posano a centinaia ed il loro lugubre gracchiare, quasi presagio di morte, si spande tutt'intorno.
Ancora la torre del castello si erge solitaria e misteriosa, a ricordare guerre e intrighi, assedi e prigionie, tesori inafferrabili e fugaci fantasmi.
Un fantasma che ancora vi aleggia è quello della infelice Adelasia di Torres che, prigioniera fra le sue mura, vi consumo' i suoi giorni.
L'altro, terribile all'aspetto, è quello di Don Blas d'Aragona che apparve a coloro che vogliono impadronirsi del suo tesoro.
Secondo la leggenda, nel castello di Burgos sta nascosto un grande tesoro. Nessuno però è mai riuscito a prenderlo, perchè è custodito dal terribile Don Blas che si presenta con l'aspetto di un uomo enorme e tutti lo credono un diavolo.
Una volta un pastorello, mentre pascolava il suo gregge nei dintorni del castello, penetrò fra le sue mura alla ricerca di una pecora che si era allontanata dal branco. Scese nei sotterranei e si trovò davanti ad un mucchio d'oro che luccicava intensamente.
Il ragazzo si stropicciò gli occhi pensando ad un'allucinazione, ma il tesoro stava là, a portata di mano ed era facile impadronirsene.
Il pastorello ricordò tutte le storie che da piccolo aveva sentito raccontare sui tesori: non bisognava mai toccarli se si voleva entrarne in possesso. Ricordò inoltre le terribili cose che si raccontavano su Don Blas che appariva con aspetto spaventoso.
Il giovane fu preso dal terrore e scappò via senza prendere nulla.
Era stato così forte lo spavento che la sera, tornato in paese, si recò dal parroco per farsi "leggere l'evangelo" e gli raccontò il motivo della paura che lo aveva colto nei sotterranei del castello.
Sentito il racconto il parroco decise, con l'aiuto di un altro prete, di impadronirsi del tesoro cacciando via, mediante esorcismi, il fantasma di Don Blas.
Armati di libri e di paramenti sacri, i due preti si avviarono di nascosto verso il castello. Arrancarono faticosamente, specie il rettore che era grasso, fino a raggiungere la cima del colle ove si ergeva il maniero.
Qui sostarono ammirando gli ultimi bagliori del sole che era scomparso nel lontano orizzonte tinto di rosso.
Poi, senza esitare, penetrarono in quel nido di sparvieri intorno al quale i corvi roteavano silenziosamente. Nel sotterraneo furono abbagliati dal tesoro che luccicava; stavano per afferrarlo quando comparve Don Blas. I due preti cominciarono a leggere nel libro, a fare scongiuri, a spruzzare acqua benedetta e a recitare formule magiche, ma Don Blas, senza punto scomporsi, fece cadere su di loro una pioggia di fuoco e morirono bruciati.




[Modificato da debona 04/02/2011 09:06]