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Figlio di una terra ingrata
che aliena i suoi poeti,
cantori di libertà.

Prigioniero di un verde paradiso,
la tua musa ti parlò
dal verde degli alberi
dal sussurro dei rivi.

Ti parlò col triste richiamo dell’upupa
quando tristi erano i tuoi versi.

Dal vetro ingiallito del confino
scorgevi un sole malato di nostalgia.

Nella incerta luce di quei giorni
nasceva il fiore poetico
che ti fece immortale.


P.S. Chiedo perdono a Aleksàndr Pushkin per questo piccolo indegno ricordo