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ALLA RICERCA DEL SACRO GRAAL


Romanzo fantasioso scritto a più mani


A seguire vengono postati i capitoli, ognuno dei quali reca indicato all'inizio l'autore.




Gio Girisper

1.

Il mare è in burrasca oggi a Genova, piove fitto e tira vento. Quattro ragazze molto belle, tutte bionde e assai poco vestite stanno tremando mentre aspettano il treno. Si sono passate la voce la sera prima e si sono date appuntamento qui. Il treno arriva quasi puntuale, scende la ragazza che aspettavano. Non l'avevano mai vista prima di adesso eppure appena la vedono avanzare sul marciapiede 7 capiscono che è lei: è mora, con una maglietta corta rossa, blue jeans. Le vanno incontro. Sono di fronte.
- Ragazze, siete voi? Ma che freddo che fa! A Roma si scoppiava dal caldo quando sono partita. Io sono Gio Girisper, ma chiamatemi Gio’.
- Io Lucia Barbara Zadora, ma chiamami pure Luba.
- Io sono Esmeraldas, ma chiamami pure Esme.
- Io sono Esmeraldinhas, sua sorella più piccola, puoi chiamarmi Raldy.
- Io sono Lola Tekila, chiamami pure Lola.

Decidono che è meglio raggiungere un luogo al coperto, è quasi sera. Vanno a chiudersi al "Free Ba "”, dove spesso le quattro amiche si ritrovano, i prezzi sono onesti, non si mangia male e si ascolta buona musica. Gio’ si guarda intorno: davvero un bel locale, con un'intera parete a specchio sulla sinistra rispetto all’entrata. C'è anche un pianista, tutto vestito di nero, biondo con gli occhi azzurri, niente male davvero. Peccato abbia un'aria piuttosto malinconica e uno sguardo che sembra di ghiaccio.
- Ragazze, ma come mai la musica è irradiata da altoparlanti? C'è un pianista
- No, quello è Jovall, il nuovo pianista. Lui non suona.
La interrompe Luba. Si tratterà di un pianista ornamentale, pensa Gio. Interviene Esme:
- Amiche, moviamocisi al sodo: d’altre?

Gio rimane un attimo perplessa, poi le spiegano che Esme a volte si esprime in maniera molto personale, per cui bisogna interpretare quel che dice. Ha chiesto notizie delle altre ragazze coinvolte nella vicenda. Risponde Gio, che ha organizzato la cosa.
- Non sono riuscita ad avvisare personalmente Prisca, Kate e Philia, c’era troppo poco tempo, ma ho lasciato un messaggio a ciascuna di loro. Fiore e Blondie dovrebbere già essere state avvisate.
- Da chi?
- Dal Barone.
Le quattro ragazze si guardano perplesse. Raldy rompe gli indugi:
- Di quale Barone parli?
- Del legittimo proprietario del manoscritto. E’ stato lui a mettermi al corrente di tutto e a darmi appuntamento qui a Genova per Domenica. Io ho pensato che non mi andava di muovermi da sola, e conoscendo voi quattro, già sul posto, ho pensato di coinvolgervi. Poi mi sono detta che era bene rendere partecipi tutte le amiche del Club di questa vicenda.
- E gli amici?
- Il Barone ha detto che li coinvolgerà, o ci penserà lui direttamente o lo faremo noi a suo tempo. Ognuno di noi avrà un suo compito, mentre il Barone si muoverà con alcuni amici suoi. Pare che ci sarà da guadagnarci parecchio, non ho capito come. Forse si tratta di trovare un tesoro, oppure è lo stesso manoscritto che ha un valore immenso.
- Quindi tu conosci il Barone, gli hai parlato…
- No.
- Noooooo???

Le quattro bionde genovesine hanno urlato l’interrogativo in coro, attirando l’attenzione di tutti per qualche momento. Smettono di parlare e danno fondo alle loro cinque birre chiare. Riprende Gio:
- No che non lo conosco e nemmeno gli ho parlato.
- Ma…
- L’ho semplicemente sognato e nemmeno in sogno l’ho visto: ho solo sentito la sua voce attraverso una parete della casa di campagna, a Genzano.
- Non crederai mica sul serio a queste cose?
- Ai sogni premonitori e ad altre simili stranezze? No, non ci credo. Ma a questo sì che ci credo: l’ho trovato esattamente dove il Barone ha detto che si trovava, cioè dietro la parete da cui mi parlava. Le ho dato un paio di martellate, si è aperto un buco ed ecco qui…

Così dicendo Gio estrae dal borsone un manoscritto di alcune pagine rilegate, evidentemente molto antico, e lo appoggia sul tavolino davanti alle amiche, rimaste a bocca aperta per lo stupore. In quel mentre un uomo con i capelli rossi seduto al tavolino vicino, che non visto ha seguito con attenzione la scena e i discorsi delle ragazze, esce di gran fretta dal locale, come se avesse premura di avvisare qualcuno, di chiamare qualcuno. Gio continua il discorso.
- Vi spiegherò tutto per bene, ma spostiamoci al tavolino di fronte, vicino alla finestra, così parlando si può guardare il cielo colorato dal tramonto.




Walko

2.

Nell'angolo, davanti alla specchiera, il pianista non si è accorto di nulla (non è vero: lui vede tutto riflesso nello specchio e non importa se è un mondo all'incontrario).
E' rimasto fermo col pensiero, alle frasi delle ragazze. Ripensa a quel guardare il cielo e si dice che lui invece non lo guarda, perché ogni volta il cielo gli piove dentro agli occhi; tiene la testa chinata, lo sguardo sopra ai tasti neri e bianchi (e ogni tanto allo specchio), le mani sui ginocchi. Immobile.
Ma a cosa cazzo serve un pianista che non suona, che certamente non suonerà mai più? Forse a mantenere lì il vecchio cartello: "non sparate sul pianista": fanno parte dell'arredamento, tutti e due.
Si spalanca la porta, entra un uomo alto e grosso, ha grandi baffi scuri e gli occhi piccoli e spenti, striscia dentro (i vermi strisciano). Si alza in posizione eretta, si guarda intorno, vede gli avventori, vede le cinque ragazze, vede il pianista. Una smorfia gli deturpa il viso, una smorfia di disprezzo, di disgusto. Non parla (i vermi non parlano), ma dalla bocca gli esce una nuvoletta e nel fumetto è scritto confusamente di ricchezze da conquistare, di amicizie e di amori da distruggere, di nuovo odio da instaurare. Cosa unisce gli animi? Forse la musica. E allora che si interrompa la musica, che le regole si infrangano, che il sangue scorra, infine. Si infila una mano sotto la giacca, s'intravvede una fondina di pistola.
Il pianista non si volta nemmeno, lentamente alza la mano destra, è armata, ha una pistola: guarda allo specchio, appoggia la mano armata sulla spalla, rovescia un colpo, un colpo solo e torna a fissare i tasti neri e bianchi, il bicchiere è appoggiato sul pianoforte, dentro un ricordo di vaudeville, dolceamaro.
L'omone barcolla, cade lungo disteso in mezzo al bar. Due camerieri in mezzemaniche lo prendono ognuno per un piede e lo trascinano fuori, disegnando una piccola striscia rossa sul pavimento. Le ragazze lo vedono passare. Il morto ha un'espressione un po' stupita in faccia, e un forellino proprio in mezzo agli occhi.
Il pianista nell'angolo tiene la testa chinata, lo sguardo sopra ai tasti neri e bianchi (e ogni tanto allo specchio), le mani sui ginocchi. Immobile.
Ma a cosa cazzo serve un pianista che non suona, che certamente non suonerà mai più?
Bhè, a qualche cosa serve.



Gio Girisper

3.

La sera successiva le ragazze si incontrano a casa delle sorelle Esmeralde, dove finalmente Gio potrà spiegare nei dettagli i termini della misteriosa vicenda, senza altri contrattempi e sparatorie. E fortuna che non si sono trovate al Free Bar, ché sarebbero rimaste coinvolte in un altro guazzabuglio!
Ignare di tutto, le ragazze si accordano ascoltando Gio che spiega fin dove può spiegare: dovranno incontrare il Barone e una persona che prenderà in consegna il manoscritto, ma che al momento non si sa chi è; da quel momento anche loro faranno parte attiva della vicenda, che al momento non si sa cosa sia, ma è certo che se tutto andrà a buon fine anche loro ne avranno un bel guadagno. Esme, la più scettica del gruppo, avanza qualche perplessità:
- Non sarà tutto un trucco? Chi ci assicura che il manoscritto appartenga al Barone? E se questi fosse una specie di paragnosta che è venuto a sapere dell’esistenza del prezioso documento e se ne vuole appropriare? Magari Gio è stata ipnotizzata a distanza, da qui il sogno e tutto il resto.
- Ma se fosse così perché coinvolgere altre persone, perché inviarmi qui a Genova?
- Anche questo è vero. Mistero! Ci vorrebbe Sagitt, lui è un esperto in misteri. L’unica cosa da farsi è aspettare che il misterioso Barone si faccia vivo, preferibilmente faccia a faccia e non parlando in sogno protetto alla vista da una parete.

Poche ore prima, ad insaputa delle ragazze, al Free Bar era successo un altro fatto eclatante. Prima dell’ora di cena era entrato un uomo, mai visto prima da quelle parti: è alto, magro, giovane ma già con i capelli tutti grigi, la barba di una settimana, lo sguardo un po’ trasognato e quasi triste. Ha chiesto un aperitivo al banco. Nel frattempo Jovall il pianista ha cominciato a suonare il pianoforte, forse per provare qualche pezzo per la serata. E’ come se per l’uomo alto e magro con i capelli grigi questo fosse un segnale. Trangugia d’un fiato l’aperitivo poi si dirige lentamente verso l’uscita, si ferma sulla porta e si volta di scatto, e allora tutti si accorgono che tra le mani gli è comparsa una pistola, una vecchia Colt a tamburo. Spara tre colpi in rapida sequenza alla schiena del pianista, che smette di suonare e si piega sul fianco destro. Tra le grida disperate e isteriche degli avventori lo sconosciuto esce dal bar con aria tranquilla, imperturbabile. Nessuno ha osato inseguirlo. Il barista ha telefonato alla polizia.



Walko

4.

La polizia ha trovato l'assassino, l'uomo che ha ucciso il pianista: si chiama Zeno, è un emigrante: puliva i vetri alle Torri Gemelle di New York, ora è disoccupato. L'hanno preso mentre passeggiava in un'aiuola del centro, stava raccogliendo un fiore. Gli hanno puntato mille fucili, l'hanno incatenato, l'hanno portato alla Centrale, lui e i suoi tre amici, la sua banda: un ragazzo con le ali, che non ha smesso di ridere nemmeno per un minuto durante tutto l'interrogatorio; un uomo in mantello, con in testa un alto cilindro, con un bastone dal pomo d'oro massiccio e una lama accuminata in punta, che si è qualificato come il Barone Occlavius e ha detto di essere alla ricerca di chi l'ha assassinato più di cento anni fa; ed infine... accidenti: il pianista!
Il Commissario è disorientato: ma non era lui la vittima dell'efferato delitto? E allora che ci fa qui, insieme al suo assassino, e ai suoi complici, l'angelo e il fantasma del Barone assassinato? No, gli spiega il pianista, però guardi, al momento non sono più l’unico pianista; vede, il fatto è tutto da riferirsi allo specchio, quello è tutto un altro mondo, capisce? Lui, Zeno, non sapeva che solo il proprietario dell’immagine può uccidere la propria immagine.
Il Commissario suda, l'angelo ride; il Barone con la punta del bastone estrae il foglio del verbale dalla macchina da scrivere e con mossa elegante lo deposita nel cestino della carta straccia; l'agente Percivalle, il verbalizzatore, dorme profondamente con la testa reclinata all'indietro e sogna di cavalcare nella brughiera sopra ad un cavallo bianco, alla ricerca del Graal; l' “uomo dei vetri” mette un fiorellino all'occhiello della giacca del Commissario che suda sempre di più e allunga il braccio, accende il ventilatore, estrae una sigaretta da un vecchio pacchetto di Marechal di contrabbando e chiede all'angelo se ha per caso da accendere, ma l'angelo gli dice lei non fuma, ricorda Commissario?
- E' vero, per la miseria, io non fumo! Il pianista non è morto, l'uomo dei vetri ha sparato nello specchio, l'omone coi baffi è stato ucciso dal pianista per legittima difesa, il fatto non costituisce reato: il caso è chiuso e archiviato. Ancora due domande: voi conoscete una ragazza venuta da Roma che si fa chiamare Gio?

Certo, gli dice il pianista, e la seconda domanda?
Il Commissario non se la ricorda, suda troppo. Dentro fa troppo caldo, fuori c'è troppa notte, troppo mare, troppo vento, troppa Genova, troppi misteri, troppe consuetudini: meglio far finta di niente.
I quattro personaggi se ne vanno nella notte. Il Commissario salta su un cavallo e si lancia nella brughiera, all'inseguimento dell'agente verbalizzatore.



Gio Girisper

5.

Le ragazze passano la notte a cercare di comprendere il testo del manoscritto, ma nemmeno Esme, specialista nella scomposizione e ricomposizione della sintassi non riesce a capirci un signor tubo di niente. Si mettono in contatto con le cinque ragazze mancanti all’appello. Solo Prisca aveva già avuto qualche segnale misterioso, che stentava ad interpretare. Si accordano per trovarsi tutte a Genova: Kate e Prisca arriveranno già domani; Philia, Fiore e Blondie si uniranno a loro poco dopo. Al momento ciò che attira l’attenzione delle ragazze è la questione del pianista Jovall. Hanno letto insieme il giornale da cui si capisce che il pianista è stato ucciso nel bar da uno sconosciuto di nome Zeno, che è stato arrestato ma subito rilasciato grazie alla decisiva testimonianza… dell’assassinato. Avrebbero altro a cui pensare: la questione del manoscritto, l’attesa apparizione del Barone. Decidono che aspetteranno che sia lui a farsi avanti, anche nel caso fossero loro a rintracciarlo per prime. Ma dopo, nei loro discorsi, torna in primo piano il mistero del pianista del Free Bar, assassinato e vivo nel medesimo tempo. Non sanno dirsi perché, ma sentono che in qualche misteriosa misura questa vicenda interessa anche loro, forse è intrecciata con la stessa vicenda del manoscritto. Fra questi dubbi e queste domande irrisolte trascorre il giorno intero, fino a sera.


cpntinua



[Modificato da fiordineve 23/01/2009 01:31]