00 15/08/2008 18:40
racconto





Avevo chiuso gli occhi , aspettavo solo una luce bianca . Ma nulla . Mi ritrovai in un corridoio buio , lungo e stretto . Avvertii la paura che si impregnava sui muri mentre muovevo qualche passo stordita dall’immensità del silenzio , una luce tenue filtrava da una porta nascosta e l’eco d’una nenia cantata sottovoce ruppe quell’immobilità . Sottile come un’ombra , m’introdussi in quella stanza senza tempo . Mille milioni d’orologi ticchettavano muti sui muri bianchi di quel luogo vuoto , La polvere s’insinuava dovunque , come un velo si posava leggera . In questo ampio spazio , v’era una figura china su se stessa . S’attorcigliava , contorcendosi in un lamento privo di alcun suono . le sue mani circondavano la propria vita , in una sorta d’illusorio abbraccio . I suoi capelli eran come l’argento fuso , Lisci e spenti ricadevano spettinati sulle spalle . Celava il corpo sotto una veste nera e lucida , di seta . Alzò solo per un momento , lo sguardo fragile , mi fissò e disse qualcosa . ma le sue parole non fecero rumore e quell’immagine svanì come un sogno lontano . Sentii freddo e fui scossa dalla marea . Ero altrove , sentivo l’aria del mattino e l’odore dell’Oceano . perfino il tormento delle onde , udivo , mentre morivano nelle scure acque senza nome né memoria . Ero su un’antica rotaia sommersa dal mare . Non v’era quasi distinzione fra il chiaro cielo addolcito da un’alba e quella distesa d’acqua infinita . Mi sentii come sperduta , in questo universo azzurro . ma fra le mani mi ritrovato qualcosa , un pezzo di carta sgualcito . Quasi illeggibile . Lo riconobbi appena . Era un biglietto di un treno , sola andata . E così attesi , in quelle ore che scivolavano pesanti sul quadrante del mondo . Un suono quasi indistinto , si percepiva fra le urla soffocate delle onde : il treno era arrivato . Sbuffando , s’avvicinava lentamente . Salii , inconsapevole della sua direzione , di alcuna destinazione . Sapevo solo che me ne stavo andando e sarebbe stato per sempre . In quel vagone v’erano alcune ombre posate stancamente sui sedili . Lo sguardo cupo e basso , non riuscivo a catturare nemmeno il respiro di quelle figure invisibili . Il treno correva veloce , come avesse fretta , e dal finestrino si dipingevano distrattamente i luoghi a me più conosciuti . Passavamo fra la gente , ma come sorda e priva d’occhi non s’accorgeva di nulla . Continuava a bere il caffè , a sorridere , a camminare , a piangere . Per loro eravamo solo un alito di vento impertinente fra i capelli , un raggio di sole fastidioso , un sospiro appena percepito. Riconoscendo i loro volti , si struggeva dentro di me un dolore antico . Il mio cuore fu rapito dalla paura più comune , più reale , più temuta : il timore di rimanere soli . Ed io ero sola , rinchiusa in quell’eternità . Su un treno che viaggia verso l’infinito , capace solo d’avanzare mentre vorresti andare indietro . Quel senso di solitudine s’impossessò di me . Sapevo che anch’io stavo diventando un’ombra , come gli altri passeggeri mi ritrovai ad appartenere a quel mucchio di anime deboli e sole.
Non ero più padrona del mio corpo , le ossa eran di carta ed il sangue ormai acqua chiara . Mi ero tramutata in un ricordo ancora vivido , destinato a dissolversi seguendo la danza che le lancette eseguiscono meste sull’orologio . Dinanzi a me , v’era una vecchia signora , ormai leggera quanto un soffio ed appena visibile . Ai suoi piedi c’era un cesto malandato , con alcuni fiori secchi . Era quello che forse faceva una volta , agli angoli delle strade . . Vendeva colori,profumi . . dei fiori . I suoi occhi guardavano lontano , come assenti da qualsiasi realtà . Le sue mani raggrinzite , congiunte a mo di preghiera . Anche se aveva perso la fede , come la vita , insieme ai suoi fiori appassiti . S’aggrappava ad una sorta di speranza riposta ai margini del suo povero cuore . Quella non era la pace , non la luce che ci aspettiamo dopo l’ultimo respiro . Tutte quelle sfumature d’oscurità avevano una storia da raccontare , le loro anime avrebbero continuato a viaggiare attendendo qualcuno che sappia ascoltare .
Si guadagnava poche monete , con quei fiori di campo . E gli voleva bene , ad ogni singolo petalo . Erano i suoi unici amici , diffidava degli uomini . E loro lo facevano con lei , nemmeno s’accorgevano della sua esistenza , in quel piccolo angolo sporco della strada . Completamente indifferenti ed assorti in migliaia di pensieri banali . Così , quando è morta nello stesso angolo , nessuno si è mai chiesto chi era .
In quell’angolo adesso c’è un altro mendicante . . Ma è uguale per chi continua a camminare sulla stessa via , ogni mattina , e senza riconoscerla vedono solo una figura gettata sull’asfalto .











[ il mio primissimo racconto , è un pò lunghetto forse. . .
Ma mi servirebbero davvero delle opinioni. .
non è finito =P ]