Avevo chiuso gli occhi , aspettavo solo una luce bianca ma, nulla.
Mi ritrovai in un corridoio buio, lungo e stretto.
Avvertii la paura che si impregnava sui muri mentre muovevo qualche passo stordita dall’immensità del silenzio, una luce tenue filtrava da una porta nascosta e l’eco d’una nenia cantata sottovoce ruppe quell’immobilità.
Sottile. come un'ombra, m'introdussi in quella stanza senza tempo.
Mille milioni d’orologi ticchettavano
minuti sui muri bianchi di quel luogo vuoto, la polvere s’insinuava dovunque , come un velo, si posava leggera.
In questo ampio spazio, v'era una figura china su se stessa, s'attorcigliava , contorcendosi in un lamento privo di alcun suono. l
Le sue mani circondavano la propria vita , in una sorta d’illusorio abbraccio.
I suoi capelli eran come l’argento fuso, lisci e spenti ricadevano spettinati sulle spalle, celava il corpo sotto una veste nera e lucida , di seta.
Alzò solo per un momento, lo sguardo fragile, mi fissò e disse qualcosa. Le sue parole, però, non fecero rumore e quell’immagine svanì come un sogno lontano.
Sentii freddo e fui scossa dalla marea.
Ero altrove , sentivo l’aria del mattino e l’odore dell’Oceano, perfino il tormento delle onde, udivo, mentre morivano nelle scure acque senza nome né memoria.
Ero su un'antica rotaia sommersa dal mare, non v’era quasi distinzione fra il chiaro cielo addolcito da un’alba e quella distesa d’acqua infinita.
Mi sentii come sperduta, in
quell' universo azzurro,
Mi accorsi di avere qualcosa fra le mani , un pezzo di carta sgualcito, quasi illeggibile .
Lo riconobbi appena, era un biglietto di un treno, sola andata.
E così attesi , in quelle ore che scivolavano pesanti sul quadrante del mondo.
Un suono quasi indistinto , si percepiva fra le urla soffocate delle onde : il treno era arrivato .
Sbuffando , s’avvicinava lentamente .
Salii , inconsapevole della sua direzione,
ignara di alcuna destinazione.
Sapevo solo che me ne stavo andando e sarebbe stato per sempre.
.::.
In quel vagone, v’erano alcune ombre posate stancamente sui sedili.
Lo sguardo cupo e basso , non riuscivo a catturare nemmeno il respiro di quelle figure invisibili. Il treno correva veloce , come avesse fretta , e dal finestrino si dipingevano distrattamente i luoghi a me più conosciuti.
Passavamo fra la gente, ma come sorda e priva d’occhi. non s’accorgeva di nulla. Continuava a bere il caffè, a sorridere, a camminare, a piangere.
Per loro eravamo solo un alito di vento impertinente fra i capelli , un raggio di sole fastidioso , un sospiro appena percepito.
Riconoscendo i loro volti, si struggeva dentro di me un dolore antico . Il mio cuore fu rapito dalla paura più comune, più reale, più temuta : il timore di rimanere soli.
Ed io ero sola , rinchiusa in quell’eternità, su un treno che viaggiava verso l’infinito, capace solo d’avanzare mentre vorresti andare indietro.
Quel senso di solitudine s’impossessò di me, sapevo che anch’io stavo diventando un'ombra, come gli altri passeggeri mi ritrovai ad appartenere a quel mucchio di anime deboli e sole.
Non ero più padrona del mio corpo , le ossa eran di carta ed il sangue ormai acqua chiara.
Mi ero tramutata in un ricordo ancora vivido, destinato a dissolversi seguendo la danza che le lancette eseguivano meste sull’orologio.
Dinanzi a me, v'era una vecchia signora , ormai leggera quanto un soffio ed appena visibile. Ai suoi piedi
aveva un cesto malandato , con alcuni fiori secchi.
Era quello che forse faceva una volta , agli angoli delle strade ... Vendeva colori,profumi ... dei fiori .
I suoi occhi guardavano lontano, come assenti da qualsiasi realtà . Le sue mani raggrinzite , congiunte a mo di preghiera. Anche se aveva perso la fede, come la vita, insieme ai suoi fiori appassiti .
S’aggrappava ad una sorta di speranza riposta ai margini del suo povero cuore .
Quella non era la pace , non la luce che ci aspettiamo dopo l’ultimo respiro .
Tutte quelle sfumature d’oscurità avevano una storia da raccontare , le loro anime avrebbero continuato a viaggiare attendendo qualcuno che sappesse ascoltare .
Si guadagnava poche monete , con quei fiori di campo . E voleva bene , ad ogni singolo petalo. Erano i suoi unici amici, diffidava degli uomini. E loro lo facevano con lei , nemmeno s’accorgevano della sua esistenza, in quel piccolo angolo sporco della strada.
Completamente indifferenti ed assorti in migliaia di pensieri banali . Così , quando è morta nello stesso angolo , nessuno si è mai chiesto chi era .
In quell’angolo adesso c’è un altro mendicante ... Ma è uguale per chi continua a camminare sulla stessa via , ogni mattina , e senza riconoscerla vedono solo una figura gettata sull’asfalto .
[ il mio primissimo racconto , è un pò lunghetto forse. . .
Ma mi servirebbero davvero delle opinioni. .
non è finito =P ]
Ho fatto un pochetto la correttrice di bozze anche se alla fine, mi sono stancata e ho "arronzato".
Vedi piccola, scrivi bene, dovresti curare però anche l'impaginazione del testo quando posti, sono sicura che ti darai da fare per dare una veste piu piacevole e invitante per chi ti deve leggere che, fa fatica a leggere sui verti di un pc tutte quelle parole messe una dietro l'altra,così alla fine rinuncia per non affaticarsi molto e soprassiede alla lettura.
Ti consiglio, comunque, di passare il testo, dopo averlo scritto, al controllo ortografico e grammaticale, avrai notato che ho dovuto spostarti tutta la punteggiatura e ho dovuto sistemare alcune parole che non concordavano con il tempo verbale usato.
Hai molta fantasia e l'hai usata bene, ma la troppa voglia di scrivere ti ha portato a non centrare l'obbiettivo di viaggio;
per esempio, non hai chiuso il primo tema quello del tuo viaggio, lasciandolo in sospeso e accavallando quello delle donna dei fiori ( che devi assolutamente rivedere perchè potrebbe essere scritto meglio).
Nel complesso hai dato una buona dimostrazione delle tue capacità di metterti di fronte alla tua fantasia e di saperne riportare anche le sfumature. Brava
[Modificato da ariadipoesia 16/08/2008 20:15]