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C'è chi nacque per sognar le stelle,
per librarsi in aria con le rondinelle
e toccare il cosmo e mille meraviglie
col raro dono di poter volare senza briglie.

Chi lo sa chi regalò una tale sorte, benedetta
e cosa non darei per condividerne una fetta,
ché nel brillar nel cielo e in tutto il mondo
ignorano di fare ogni buio men profondo.

Né dall'alto delle solitudini celesti
posson percepire noi, più piccoli e modesti,
né la nostra sconfinata adorazione
che renderebbe senza dubbio meno solitaria una tal navigazione.

C'è chi nacque per sognar le stelle
e chi per ammirar da lontano quelle minuscole favelle.
E quando dal mio timido buco al cielo volgo l'attenzione,
di quel tesoro luminoso faccio avida collezione,
che se d'invidia si pecca mal non fa un po' d'emulazione


...

"E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: A che tante facelle?Che fa l'aria infinita e quel profondo Infinito Seren? Che vuol dir questa Solitudine immensa? Ed io che sono?" G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia