Un asfalto umido
assorbe il sangue
dell’uomo prigioniero.
E l’arcobaleno piange
un giallo ocra,
un verde steppa,
un viola indaco.
Libero è l’uomo
dal cibo e dalla fame,
dall’acqua e dalla seta,
dal gesto e dalla smorfia,
dall’ingegno nella parola.
E il cammino sfuma
in passi senza forza
di un uomo libero
dalle catene del destino.
Libero è l’uomo
dalla carne e dal gene,
dal pensiero e dalla malizia,
dove l’animo trova quiete
nel cielo in tempesta,
nel deserto eterno.
Libero è l’uomo
se è capace d’unire
il bianco e il nero,
come genesi del tutto,
come linfa del mondo.