Se c’è una cosa bella della vita
è che si vive solo nel presente;
premetto che lo so che tanta gente
vive una dimensione indefinita
e per sapere che sarà domani
frequenta gli stregoni e gli sciamani.
Io no, vivo nell’oggi ed il reale,
che riesce sempre a dirmi cose nuove,
insieme mi ferisce e mi commuove
portandomi al di là di tutto il male.
Ognuno può pensare ciò che vuole,
a buon intenditor poche parole.
Allora posso dirlo: son felice
e mi accomuna a voi la malattia
di vivere di musica e poesia
con Erato, mia musa e mia nutrice.
Voi che in questo giardino siete in tanti
ma, ad uno ad uno, abbraccio tutti quanti.
Signori vi saluto, voi che immersi
a camminare dritti nel sentiero
che scarta l’apparenza per il vero
e a cui ciascuno dà la forma in versi;
lieto di star con voi in questo giardino,
ringrazio e mi produco in un inchino.
Dolci signore, abbozzo il mio sorriso
a voi che, sole, siete poesia stessa,
anime care, albore di promessa
del bello che si avrà nel paradiso;
vi giunga il mio saluto da lontano
e, galantuomo, faccio il baciamano.
Mi sento un cavaliere e a volte ardisco,
armato di matita e di blocchetto,
a spalancare il cuore e aprire il petto…
invece sono timido e arrossisco;
ma la poesia è il mio mondo, mi appartiene
e brucia come fuoco nelle vene.