Bianco di pagina

Mi lecca le mani la pagina bianca
fa le fusa strizza l'occhio
Lei sa della mia malattia
ma le parole non chiedono di nascere
non desiderano un letto di carta
non vogliono un vestito d'inchiostro

Sono anime strane le parole
Nascoste e camuffate nei dizionari
Sfuggenti e istintive nei desideri
Testarde e incancellabili nei peccati
Ingenue e maliziose
come le domande dei bambini

Le ignora la pagina bianca
e affonda nei fondi bottiglia
aspettando un urlo ferito
un capogiro d'amore melenso
o l'affanno che rincorre il ricordo
Efeba e calva
resta a guardia di un deserto
che ha perso la voce
e dell'umano l'accento

Mi lecca le mani
e mi strizza l'occhio bianco la pagina
perchè entrambi sappiamo
che le parole più belle
sono quelle che non saranno mai scritte

Profonda e ben strutturata.

Piaciutissima.


Claudio

Mi è piaciuta la poesia ma non l'ultima strofe che mi ricorda genericamente Hikmet in una poesia molto conosciuta ma che a me non mi piace.
"...
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto."

Ciao

Giancarlo

Grazie ad entrambi per l'attenzione.
Giancarlo, conosco Hikmet, ma non quella poesia; in quale raccolta si trova?

Applaudo questa tua ennesima poesia, profonda e ben ponderata, strutturata contenutisticamente sulle parole di un poeta, quelle che scrive e quelle che non scriverà mai.
Bravissimo.
Piaciuta



Laura.

Grazie Laura, in questa giornata un po' "così" le tue parole sono un raggio di sole