| | | OFFLINE | | | Post: 58 Post: 58 | Registrato il: 15/02/2010
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06/05/2010 17:53 | |
Recensione silloge di Anna Marinelli “ Di mare e di Terra” Portofranco editore.Ta
Anna Marinelli è poetessa che ha al suo attivo un lungo e profondo rapporto con la poesia, testimoniato sin dal suo esordio più importante di Animismo domestico, che inaugurava una collezione di poesia contemporanea, Delphinus, sempre con “portofranco”, divenuta negli anni punto di riferimento nella storia della cultura pugliese del nostro tempo. Da quel momento, la sua ascesa è stata costante e direi inarrestabile, lungo un percorso costellato non soltanto ed unicamente da pubblicazioni poetiche ma anche di prosa narrativa, ad esempio i racconti de La Sirenetta, fino alla studio e alla valorizzazione di tradizioni, usi e costumi della comunità sangiorgese, dove la Marinelli è nata e vive svolgendo anche una proficua attività di operatrice culturale a diversi livelli.
Ora Anna Marinelli ci offre un altro spaccato della sua vocazione poetica, che si sviluppa in una dimensione duplice come richiamato dal titolo della raccolta, Di mare e di terra, ma che pure s’incunea in un’unica realtà, quella di una circolarità delle suggestioni alle fondamenta della sua vocazione.
E’ subito evidente come il verso della Marinelli si dispieghi fresco, arioso, senza elucubrazioni linguistiche, per cui sa come catturare l’attenzione del lettore e condurlo per mano nei labirinti della sua anima. Qui entra in gioco la folla delle immagini : il vento, il mare, i fiori, il grano, i vitigni, che raccontano come la poetessa non si lascia andare mai Oltre, cioè non affida la propria emozionalità e il proprio verso ad uno spazio inintelligibile, ma preferisce ascoltarne gli aromi e lasciarsi avvolgere dai profumi che essi emanano. Così, la parola poetica si snoda in un andirivieni di richiami evocativi, che alla fine si mostrano nella loro interezza, dispiegando un ventaglio di proposte quanto mai suggestive.
Ma quel che più emoziona in questa raccolta sono le liriche che parlano delle donne, viste nella loro muliebre bellezza e nel fascino che sempre sanno amplificare anche nei piccoli gesti. C’è, ad esempio, nella poesia Le donne di Tagore, un’amplificazione che tocca le corde di una melodia rarefatta, luminosa, e che culmina in un invito d’amore quando “alla fine del giorno / non hanno vergogna a mostrare / l’incantato giardino / al loro giardiniere”. Queste donne della Marinelli ora “intrecciano conchiglie di sorprese” o “sciolgono silenzi di vetro”; ancora “sigillano pulviscolo di solitudini” e giungono a sublimarsi nel momento in cui “le mani delle donne spalmano carezze di nutella / su fette d’anima fragrante”. E questa limpidità la si ascolta ancora più fragorosa in Avatar, laddove la poetessa si scruta fino in fondo e aspettando a riva l’ultimo marinaio, si pronuncia nella sua più intima fragilità: “sono Anna dal ventre di terra / e tu?”. Di mare e di terra, comunque, qualità che ci sembrano la cifra stilistica ed umana di questo suo viaggio, impastato di zolle e di onde, ferite nell’abbacinante luce delle stagioni che trascorrono sul calendario del Tempo. Sempre e comunque alla ricerca dell’ “afflato con l’Immenso”.
Angelo Lippo
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