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The last day

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2010 08:57
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The last day



Sul terreno, sulle rive del lago, giacevano i corpi di cinque guerrieri in armatura nera... e i cadaveri di sei cavalli.

Il comandante dei servi del serpente era in piedi, illeso, e brandiva la sua spada a due mani.

Di fronte a lui, a pochi metri, stava Tàti.

Respirava affannosamente, e aveva numerose ferite.

Stringeva ancora la sua spada.

Poco distante, una ragazza, un fantasma e una dea osservavano la scena.

Tanatos era impassibile... Angelica aveva un'espressione contrariata.

Dakkar si teneva alla roccia, con la paura negli occhi.

<< Tàti ! Lascia che ti aiuti, ti prego ! >>

L'ultimo nemico rimasto guardò beffardo il suo avversario.

<< Perchè non lasci che la fanciulla ti aiuti, guerriero Irda ?

Voglio che tu sappia che quando ti avrò ucciso strapperò il suo cuore...>>

Tàti non rispose, ma chiuse gli occhi e si concentrò sul suo avversario.

Il nemico continuava a parlare, schernendolo.

Lui non lo udiva più.

Sentiva nella sua mente gli insegnamenti di Juza.

"Il cuore del serpente. Devi sentire il suo battito, e dirigere la tua lama verso di esso."

Tàti respirò profondamente, poi di scatto aprì gli occhi e si lanciò con la spada puntata verso il petto del nemico.

Il servo del serpente rimase sorpreso solo per un istante, poi si preparò all'attacco.

Le due spade cozzarono con un grande rumore.

Tàti rialzò la spada per colpire di nuovo.

Quando sferrò il secondo colpo, la spada nera del suo nemico si crepò per poi spezzarsi.

La lama di Tàti affondò nella spalla del suo avversario.

Si udì un atroce grido di dolore. Il nemico cadde in ginocchio.

Tàti estrasse la spada, ma prima che riuscisse a sferrare un altro colpo, sentì la lama di un pugnale penetrargli nella gamba.

Il dolore fu forte, troppo forte.

Tàti cadde in ginocchio. La spada gli scivolò dalle mani.

<< Sei stato bravo, devo ammetterlo. >> disse una voce soffocata e contratta dal dolore.

<< Ma un solo guerriero Irda non vale sei valorosi figli del serpente. Muori ! >>

Il nemico alzò il pugnale per piantarlo nel collo di Tàti.

Tàti chiuse di nuovo gli occhi.

"Dea Angelica, signora di tutto ciò che vive... ti affido la mia anima."

Soltanto un istante... il sibilo di una freccia, e un nuovo grido di dolore.

Il pugnale nero cadde a terra.

Tàti riaprì gli occhi.

Molto distante, dietro il suo nemico, stava avanzando una donna con un'armatura dorata.

Teneva un arco d'oro fra le mani.

<< Saphira...>>



[...]



"Dakkar, rimani dietro di me."

La guerriera dall'arco dorato li osservava.

"Non sei un figlio del serpente, uomo. Perchè non gli dai il colpo di grazia ?"

"Io non uccido, guerriera."

"Non uccidi ? E come vuoi sperare di sopravvivere su Kismet ?"

La donna impugnò la scimitarra e la alzò per abbattere il guerriero del serpente che giaceva privo di sensi al suolo.

Tàti afferrò il suo polso, fermando il suo colpo.

"Vuoi che uccida anche te ? Lascia subito il mio braccio ! "

"Se vuoi combattere, sono pronto. Ma non lascerò che tu lo uccida, sopratutto mentre è svenuto."

Saphira si liberò della stretta di Tàti, e lo osservò.

"Come ti chiami, guerriero ?"

"Tàti. E questa è mia sorella Dakkar."

"Perchè il Serpente voleva ucciderti, Tàti ? "

"E' la loro missione. Ucciderci entrambi. Ci perseguitano da un anno ormai."

"I Serpenti lasciano la loro tana solo per andare a caccia di Irda. Sei forse un Irda, Tàti ?"

"Si. E anche Dakkar lo è. Ma non mi hai detto il tuo nome, guerriera."

"I miei nemici mi chiamano Sagitter. Ne ho trapassati a centinaia con le mie frecce."

"E come ti chiamano i tuoi amici, guerriera ?"

"Non ho amici, Tàti. Sono stata allevata dai centauri, e la mia gente è stata sterminata dai Serpenti anni fa. Mio padre fu ucciso da uno dei loro capi, il cui nome è Tanatos."

"Io ora vivo per ucciderli tutti, e non avrò pace finchè non ne rimarrà nessuno."

Tàti tese la mano.

"Se vorrai, un giorno potrai divenire nostro amico, guerriera."

Saphira esitò solo qualche attimo, poi strinse la mano a Tàti.

"Ho sentito parlare tanto degli Irda da questi Serpenti, Tàti. Loro vi odiano. Possiamo essere alleati, per ora..."

Dakkar urlò.

Tutto si svolse molto rapidamente.

Un guerriero del Serpente apparve alle spalle di Saphira, e stava per trapassarla con il pugnale.

Lo stiletto di Tàti apparve nella sua mano, e venne scagliato verso Saphira, lasciandole un graffio sulla tempia, per poi piantarsi nell'occhio destro del nemico.

L'istante dopo, Saphira si girò e tagliò il ventre del Serpente con la scimitarra. Il suo cadavere crollo al suolo.

Il tempo riprese a scorrere, e Saphira disse :

"Mio padre e i centauri mi chiamavano Saphira, Tàti. Ma sono molti anni che nessuno pronuncia il mio nome."

"Io ti ho salvato la vita, Saphira. Ora essa mi appartiene, secondo le antiche leggi Irda. Ma mi è concesso rendertela, anche subito.

Il Serpente che ha ucciso tuo padre è morto. Gli ho piantato il mio pugnale nel cuore. Ora io e Dakkar riprenderemo il viaggio, ma sappi che ci sarà sempre un rifugio per te, se lo vorrai, nella nostra fortezza, sul lago di Esperia."

"Ci rivedremo presto, Tàti."



[...]





Il guerriero del serpente si stringeva la mano sanguinante. La freccia l'aveva trapassata da parte a parte.

Si voltò e vide il nuovo avversario.

In pochi istanti, spezzo la freccia stringendo la mano, con una smorfia di dolore.

Saphira incoccò un'altra freccia, continuando a camminare.

<< Non ho mai mancato un colpo in tutta la mia vita, Serpente. >>

Il guerriero del serpente cercò di raccogliere il pugnale con la mano illesa.

Si udì il sibilo di una seconda freccia.

Con un tonfo, si piantò nella schiena del guerriero del serpente.

Il volto del comandante nemico era una maschera di dolore. Crollò tenendosi con le mani al terreno, e sputò sangue.

Saphira incoccò una terza freccia... ormai era a poche decine di metri dai due.

<< Non ucciderlo, ti prego, Saphira. >>

Il guerriero del serpente alzò lo sguardo per osservare la sua assassina.

<< Non ti servirà a niente uccidermi. Altri del mio popolo verranno, e mi vendicheranno. Ti daranno la caccia per tutta Kismet, donna ! >>

<< Sono io che vi do la caccia, Serpente. Chiama pure tutte le tue legioni, se possono salvarti dalla morte, ora ! >>

La guerriera lasciò cadere l'arco, e con un gesto fulmineo estrasse una scimitarra che portava alla cintura e tagliò la gola al guerriero del Serpente.

<< No, Saphira !! >>

Pochi secondi, e il nemico si accasciò in una pozza di sangue, privo di vita.

Dakkar iniziò a correre verso suo fratello.

<< Ora la tua vita mi appartiene, Tàti. >> disse Saphira con un sorriso.

Dakkar raggiunse Tàti, e lo sorresse prima che crollasse al suolo. Sanguinava copiosamente.

Saphira estrasse una fiasca d'acqua.

La porse a Tàti.

<< La tua vita è mia, e io non ti consento di morire.

Bevi da questa fiasca, e fallo ora.>>

Dakkar prese la fiaschetta e la portò alla bocca di Tàti.

E così, pensò Tàti, altri hanno deciso per me. Io vivrò ancora, e potrò tener fede al mio giuramento.

Potrò continuare a proteggere Dakkar.

E mi sarà concesso di vedere altre trecento volte il sorgere del sole.

E quando un altro anno sarà finito... allora potrò scegliere, stavolta senza costrizioni.

Ma per ora... di nuovo non ho scelta.

<< Tu mi hai salvato la vita, Saphira. Come Juza prima di te.

E finchè vivrai, la mia vita ti apparterrà.>>

Tàti prese l'acqua della vita, e bevve.

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Scusami ma mi sembra di vedere due vizi sistematici nello scritto. Uno è l'uso iniziale dei puntini di sospensione al posto delle virgola e l'altro è l'uso della virgola prima della "e" di congiunzione e in qualche altra occasione in cui non ci andrebbe. Sono due vizi logici che a mio avviso vanno corretti.
Poi non capisco la riga bianca alternata alle righe scritte.
Interessante trovo il dialogo.

Un applauso. [SM=x142874]

[SM=x142897] Giancarlo


...

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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