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Amor vincit omnia (I)

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2010 12:23
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E' il seguito del racconto...

"Sulle sponde del fiume piedra mi sono seduta e ho pianto. I ricordi di quella sera sono confusi e vaghi. so soltanto che sono stata vicina alla morte, ma non ricordo nè il suo volto nè dove mi conducesse.

Vorrei rammentarla, per poterla scacciare dal mio cuore. Non ci riesco. Dal momento in cui sono uscita da quel tunnel buio e ho ritrovato un mondo immerso nelle tenebre, tutto sembra un sogno"

(Coelho)



Il guerriero del nord aprì gli occhi. Era ancora notte…

Per la prima volta, dopo molti anni, non si era svegliato di soprassalto.

Il suo pugnale era ancora nella fodera della cintura.

Intorno a lui, si stendeva una placida pianura. Non vi era il segno di alcun pericolo.

Ne c’era.

Tàti si volse a guardare, al suo fianco, il volto di Dakkar.

Dormiva serena.

"Stavolta partirò da solo, Dakkar."

"Non te ne andrai senza di me, Tàti. Anche se tu avessi deciso di raggiungere le porte dell’inferno !"

Tante volte si era chiesto perché… Dopo la morte di Juza, e l’omicidio di Tanatos.

Perché non era solo come sarebbe dovuto essere.

Perché con lui, lei c’era sempre.

E perché insieme a lei, sentiva sempre Angelica al suo fianco.

Era quasi l’alba.

Tàti si soffermò a guardare i primi raggi del sole.

Si levò a sedere. Dakkar aprì gli occhi …

"E’ già giorno, Tàti ?"

"Si, Dakkar. Dobbiamo andare"

Pochi minuti dopo, erano in cammino. Il loro viaggio volgeva al termine.

"Perché non mi dici dove stiamo andando, Tàti ?"

"Tu non dovevi venire con me, Dakkar. Quando saremo davanti alle porte, ti fermerai e mi aspetterai".

"No, Tàti. Tu vuoi affrontare il guardiano di pietra, non è vero ?"

Il guerriero del nord si fermò, e fisso Dakkar negli occhi.

" Tu NON verrai con me, ragazzina, né parteciperai al combattimento. E non provare a discutere."

Anche Dakkar si fermò… "Come vuoi, Tàti."

Giunti nei pressi della rocca di pietra, Tàti rivolse un rapido saluto a Dakkar, imbracciò la spada e si incamminò verso le porte.

Quando si fu allontanato, Dakkar sussurrò ... " Anche per me è difficile starti vicino, Tàti.."

Mentre Tàti camminava, dando le spalle a Dakkar, le lacrime gli scivolavano lente sul viso.

"Mi dispiace, Dakkar... stavolta non tornerò indietro. Sto andando in contro alla mia morte. Avrei voluto dirti molte cose, ma non ci sono riuscito... Ed è mio destino andare in contro alla morte da solo."

"Eppure, il pensiero della morte non mi incute paura...nè angoscia, nè inquietudine. Il mio maestro mi sta aspettando. Non ho più paura."

"Non mi è stata concessa una vita serena. Ma gli anni trascorsi con te, sono stati una gioia. Un balsamo per il mio animo tormentato.

Ora è finita. Sono nato sotto una stella maledetta. Ti ho salvato la vita, Dakkar... e sono felice di averlo fatto. Sei forte, e diverrai sempre più forte.. il tuo cammino è libero... è ora che io vada"

Ma non le aveva detto nulla di tutto questo... e forse, non ce ne sarebbe stata più occasione.

Mi dispiace...

Quando giunse davanti alle porte di pietra, esse si spalancarono semplicemente alla sua presenza. Tàti stava per entrare, ma si volse un ultima volta a guardare la fanciulla che lo osservava da lontano. Quindi fece il suo ingresso nella rocca.

Al suo interno, una vasta zona pianeggiante, circondata da pareti di pietra, con una bassa vegetazione, un piccolo lago, e qualche albero. Le porte si richiusero alle sue spalle. Non c'era altra via d'uscita.

E al centro, sulle rive del lago, stava seduto, immobile, il guardiano di pietra.

Nulla accadde per qualche istante. Poi il guardiano iniziò a muoversi, volse le sue orbite di pietra verso l'intruso, e una voce si levò torreggiante"

"CHI DISTURBA IL RIPOSO DEL GUARDIANO ?"

"Io, Tàti, discepolo di Juza, guerriero del nord"

"QUALE E' IL MOTIVO DEL TUO INGRESSO IN QUESTO LUOGO DA ME VIGILATO ?"

"Sono venuto a sfidarti, o guardiano immortale. Sono qui per ottenere ciò che custodisci. Sono pronto a combattere"

"NESSUNO PUO' OTTENERE CIO' CHE IO CUSTODISCO. E' DA SECOLI CHE VEGLIO SU QUESTO LUOGO. COME GLI ALTRI CHE TI HANNO PRECEDUTO, MORIRAI."

Tàti ebbe un attimo di timore. Strinse le mani sull'elsa della spada, e ritrovò il coraggio.

"Mi dispiace, Dakkar..." sussurrò a se stesso.

L'istante dopo, il guardiano di pietra si scagliò ferocemente contro di lui.


Dakkar era ora davanti alle porte di pietra. Chiuse. Non sembrava esserci alcun modo di entrare.

Strinse le mani, fino a farsi male.

"Lascia che ti aiuti, Tàti, ti prego !"

Le sue parole si persero nel vento.

Si volse a guardare all'orizzonte, disperata.

Stava arrivando qualcuno...in lontananza, la polvere sollevata dagli zoccoli di due cavalli.

Amici o nemici ? Dakkar strinse la sua arma.

Non riusciva a colpirlo. Era troppo veloce, troppo forte. I suoi pugni calavano su di lui con temibile velocità, a dispetto della sua mole.

Non gli dava il tempo di replicare... riusciva a malapena a parare, e la sua spada non avrebbe retto per sempre.

Poi, un errore di valutazione, e uno dei suoi magli di pietra lo colpirono, in pieno petto.

Tàti fu scagliato in aria, per metri e metri, e atterrò con un tonfo. Il colpo era stato terribile, lottò per respirare.

Non ebbe il tempo di rialzarsi. Il guardiano con un balzo lo raggiunse e lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra. La spada pendeva inerte dalla sua mano.

"SCIOCCO MORTALE, CHE OSI SFIDARMI ! DIMMI, COSA SI PROVA A GUARDARE IN FACCIA LA MORTE ?"

Sembrava quasi che un ghigno malefico si stesse dipingendo sul volto del mostro di pietra.

Eppure, era impossibile...non provava emozioni. Posto lì dal suo padrone, un potente mago... ma forse il suo spirito aleggiava lì intorno.

Cosa si provava ? No, non più pace... Tàti voleva vivere. Si, voleva vivere. La vita era stata crudele con lui... eppure, valeva la pena vivere... Dolore, rimpianti... ma no, non paura. In fondo, aveva vissuto da eroe. E da eroe sarebbe morto. Si era scagliato contro i nemici e le avversità, finchè aveva avuto forza, nel corpo e nell'anima.

"Libera le anime dei caduti. Lasciale compiere il viaggio verso l'aldilà." disse con un filo di voce.

"ESSI SONO MALEDETTI, COME TE ! E NON TEMERE, PRESTO ANDRAI A FARE LORO COMPAGNIA...NELL'ETERNO LIMBO"

Il guardiano strinse la presa... un altro attimo, e il collo di Tàti avrebbe ceduto.

"Angelica...mi dispiace..."

Poi accadde qualcosa...un rumore indistinto.... e si ritrovò a terra. Davanti a lui, un braccio di pietra che si sgretolava, e un urlo non umano.

(continua...)
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Amor vincit omnia (II)
" Ho provato ad uccidere il dolore
ma ne ho solo attirato dell'altro
giaccio morente
e sto versando rimorsi e tradimenti rosso sangue
sto morendo, pregando, sanguinando e urlando
sono troppo perso per essere salvato?
sono troppo perso? "
(Evanescence, Torniquet)




Saphira si ergeva all'ingresso della grotta, con l'arco teso in mano. Una delle sue frecce magiche.

Il guardiano volse i suoi occhi vuoti verso l'arciera. Tàti giaceva a terra.

In un istante, il corpo del guardiano si illuminò di una luce rosso fuoco, quindi da lui si stacco una sfera incandescente, che rapidissima correva verso la donna.

Quando fu a pochi metri da lei, Saphira scartò di lato, evitando una morte certa.

Si alzò in piedi e incoccò un'altra freccia.

Il braccio del mostro si ricompose in un attimo.

"QUEST'UOMO E' PERDUTO, COME LA SUA INTERA RAZZA ! PERCHE' GETTI INUTILMENTE LA TUA VITA, DONNA ?"

Tàti si alzò faticosamente in piedi e raccolse la spada. Il sangue delle ferite scorreva copioso.

"Neppure vivessi un milione di anni, potresti comprenderlo, demone..." sussurò Saphira. E scagliò la freccia.

Non mancava mai il bersaglio.

Il petto del guardiano esplose.

Un istante dopo, la pietra si era ricomposta.

"Non puoi sconfiggerlo ! Scappa o morirai !"

L'urlo di Tàti fu inutile, e stavolta il guardiano fu più rapido a scagliare la palla di fuoco.

Saphira urlò dal dolore, mentre le fiamme la lambivano. Cadde a terra.

Con un gesto fulmineo, il guardiano colpì Tàti con un pesante pugno.

Tàti sentì che qualcosa si frantumava dentro di lui. Crollò di nuovo.

Ormai il dolore gli annebbiava la vista. Non riusciva a respirare.

Il guardiano si preparò a finirlo.

Poi, si udì l'imperioso grido di guerra di Kharas.

Con una velocità sorprendente per un nano, percorse tutta la distanza che lo separava dal guardiano, e lo colpì con l'enorme maul, frantumandogli una gamba.

Il guardiano si piegò, e Kharas velocissimo stava per schiacciargli la testa, ma il guardiano lo spazzò via con il pugno di pietra.

Il nano si rialzò, trafitto dal dolore, guardandolo con sprezzo e sfida.

"Non lo ucciderai, finchè ci sarà una goccia di sangue nel mio corpo!"

Un istante dopo, una nuova freccia saettò, e la seconda gamba del demone andò in pezzi.

Saphira era ancora lì, con l'arco teso, il sangue che le colava da una ferita sul fianco.

"Ti faremo a pezzi un milione di volte, se necessario..."

Stavolta il demone parlò con una voce nuova, che non sembrava sua.

"Non avete speranze contro di lui. Non può essere ucciso."

L'energia rosso fiamma si concentrò nuovamente nel corpo di pietra, e stavolta vi fu un'immane esplosione.

Quando il bagliore cessò, Saphira e Kharas giacevano a terra, immobili.

Allora Tàti si alzò un'ultima volta, il viso ridotto a una maschera di sangue, stringendo un medaglione nella destra, e recitando parole arcane.

Darò la mia vita per renderti mortale, guardiano.

Non ha più importanza.

Il guardiano si lanciò contro di lui con furia cieca. I suoi magli di pietra incontrarono solo l'aria. L'immagine di Tàti spariva e riappariva, rendendo impossibile identificarlo.

"Non puoi sconfiggerlo con una magia così elementare. Inoltre sei allo stremo."

Sono troppo perso per essere salvato.

(Continua...)

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Amor vincit omnia (III)
" Dura è la mia lotta
e torno con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita."
(Neruda)



Tàti pronunciò l'ultima parola nella lingua arcana, mentre il suo corpo evanescente fluttava, e il guardiano tentava invano di colpirlo.

Dal suo corpo iniziò a irradiarsi una luce azzurrina, sempre più forte...

La luce esplose, e un'onda si abbattè con potenza immane sul guardiano, che rovinò a terra fu spinto lontano.

Maledetto !

Tuonò un grido terrificante e non umano... che lentamente si spense.

La pietra si spaccò in innumerevoli pezzi, finchè ove si trovava il guardiano, ora c'erano solo un mucchio di sassi.

Tàti cadde a terra. Sentiva la vita che lo stava abbandonando.

Il sangue colava a terra, il suo viso era sempre più bianco, e ogni energia e vitalità era stata spesa per il potente arcano.

Alzò gli occhi l'ultima volta, e ciò che vide gli spezzò il cuore.

Dakkar, sulla soglia dell'antro, lo guardava con sguardo colmo di dolore.

"Tàti!!"

Prima che potesse accasciarsi al suolo, lei lo aveva preso fra le braccia.

"Ma perchè ? Perchè l'hai fatto ? Non puoi lasciarmi sola !"

L'ho fatto solo per te.

"Parlami, ti prego ! Fammi guardare le tue ferite, forse posso..."

E' finita. Sei libera dalla mia eredità maledetta.

"Per gli dei... perchè ti sei ridotto così ?" Piangeva sommessamente. "Ma io ti salverò... ti salverò..."

Lo hai già fatto.

Tàti chiuse gli occhi.

Io ti amo, Dakkar.

E spirò.

Le anime degli Irda, prigioniere da secoli del corpo del Guardiano, iniziarono ad ascendere al cielo. Erano un fiume lucente, di figure evanescenti, che guizzavano nell'antro, pervase da una gioia infinita che si percepiva nell'aria.

Libere.

Un unico grido di giubilio, e volarono via, verso il cielo.

Ma un unica figura, era rimasta.

Juza.

Guardò colmo di fierezza ed amore, la donna che piangeva disperatamente, e l'uomo che stringeva fra le braccia, cullandolo come fosse un bambino.

Chinò la mano eterea ad accarezzarli, senza che potessero rendere conto.

"Hai vinto, Tàti." sussurrò.

Juza volse lo sguardo verso l'alto, osservando qualcosa che solo lui poteva vedere.

"Va bene così, non è vero, mia dea ?"

E svanì.

Il guerriero del nord aprì gli occhi.
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