Dakkar (II)
[...]
<< Dobbiamo procurarci dei cavalli. Vieni, andremo nella piazza del mercato.>>
Tàti e Dakkar attraversarono Olimpia, fino a giungere nella grande piazza centrale della città.
Mentre Tàti trattava con un mercante per l'acquisto, Dakkar osservava la folla.
Ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione.
<< Tàti...>>
<< Cosa c'è, Dakkar ? >>
<< C'è un serpente nella piazza, Tàti.>>
<< ... 50 monete va bene. Prendiamo i cavalli.>>
<< Andiamo via, Tàti.>>
Tàti si voltò, e osservò la grande folla che animava la piazza. Poi sussurrò a Dakkar :
<< E' troppo tardi, Dakkar. Sali subito sul cavallo e scappa... fuori dalla città.>>
<< Io non me ne vado senza di te.>>
<< Io non posso scappare, Dakkar. Non lascerò che queste persone muoiano, senza aver tentato di salvarle.>>
<< Allora combatterò con te. >>
Tàti prese le redini del cavallo, e le porse a Dakkar.
<< Non posso proteggere te, e allo stesso tempo cercare di salvare queste persone ! Vattene ! >>
Poi ci fu una terribile esplosione... e una seconda, una terza.
<< Palle di fuoco... maledetti.>>
La piazza bruciava, mentre le esplosioni di fuoco continuavano a mietere decine di vittime.
Nella piazza dilagò il panico.
L'istinto del guerriero si impadronì di Tàti. "I maghi... trova i maghi."
Chiuse gli occhi.
Non sentiva più il caos della piazza, nè le grida di terrore.
Poi li sentì. Quattro maghi, sul tetto di uno dei palazzi che circondavano la piazza.
Riaprì gli occhi, salì rapidamente sul cavallo e lo spronò in quella direzione.
Dakkar lo seguì.
<< Continuate a bersagliare le quattro strade che conducono fuori dalla piazza. Nessuno deve scappare, si devono concentrare al centro.>>
<< Si, lord Tanatos.>>
<< La ragazza che deve essere uccisa è nella piazza, Iryon. Appena la vedrai, colpiscila con una delle tue frecce.>>
<< Certo, Tanatos. Sarà facile... sta correndo dritta verso di noi.>>
<< Cosa ? >>
<< Eccola, lord Tanatos... è a una cinquantina di metri dal palazzo su cui ci troviamo.>>
Iryon incoccò una delle sue frecce, e dopo aver mirato per qualche istante, la scoccò.
[...]
<< Non è possibile, maestro.>>
<< Si, Tàti, è possibile. Soltanto, è difficile... all'inizio.>>
<< Non si può deviare una freccia con la spada ! >>
<< Mio giovane allievo... non solo si può deviare una freccia con la spada, ma la si può afferrare, e rilanciarla verso il tuo avversario.>>
<< Cosa ?!?>>
<< L'ho fatto molte volte, in battaglia. Tuttavia, visto che non mi credi... colpiscimi con una freccia.>>
<<... Ma potrei ferirvi, o uccidervi...>>
<< Fallo e basta, Tàti.>>
Juza si allontanò da Tàti di una ventina di metri, poi gli disse << Lancia quella freccia... Ora.>>
[...]
Tàti vide l'arciere... è un istante dopo vide la freccia. Volava dritta verso Dakkar.
In poche frazioni di secondo, estrasse la spada, e come sempre chiuse gli occhi... e menò un fendente nell'aria.
Quando li riaprì, dietro di lui c'erano i frammenti di una freccia.
<< Hai fallito, Iryon.>>
<< Ma, lord Tanatos... come ha fatto quell'uomo ? Tiro un altra freccia.>>
<< No. Non qui, non ora. Sparisci.>>
Tàti arrivò fino alla base del palazzo, e si pose in piedi sul cavallo per poi saltare su uno dei balconi del primo piano.
Dakkar fece la stessa cosa, subito dopo.
<< E' il momento. Fate esplodere le cariche.>>
<< Si, lord Tanatos.>>
Tàti entrò nel palazzo, seguito da Dakkar, e si precipitò su per le scale.
Ma era troppo tardi...
Una enorme esplosione di fuoco devastò la piazza... e uccise in un istante tutti i suoi occupanti.
I vetri del palazzo andarono in frantumi, e le sue fondamenta tremarono.
Tàti e Dakkar vennero spinti dall'onda d'urto contro la parete, violentemente.
L'istante dopo, videro le fiamme levarsi alte verso il cielo.
Quando giunsero sul tetto, non c'era traccia dei maghi.
[...]
<< Non potete lasciare la città, siamo in stato di guerra, cittadino.
Inoltre la ragazza non ha documenti. >>
<< Lo so, capitano. Ma vogliamo soltanto tornare a casa, siamo due cittadini dell'impero. >>
<< Mi dispiace, ma non posso fare niente per voi. La città è nel caos. Stiamo cercando di mantenere l'ordine, ma è un'impresa ardua. Trovate un luogo sicuro e attendete domani.>>
<< Va bene, capitano.>>
Tàti e Dakkar si allontanarono dalla porta sud della città. Dietro di loro, una gran folla di cittadini cercava di abbandonare la città... ma il duca di Olimpia aveva fatto chiudere le porte.
<< Perchè non ci fanno andar via, Tàti ? >>
<< Immagino che il duca speri di trovare gli autori dell'attentato... che stolto, saranno già a mille miglia da qui.
A causa delle falle nel sistema di sicurezza della città, ha consentito che tutte quelle persone morissero.
Dubito che l'imperatore gliela farà passare liscia.>>
<< Cosa facciamo, Tàti ? >>
<< Cerchiamo un rifugio per la notte. Dovremo stare attenti a ladri e assassini... in città c'è vige la legge marziale, ma molti squallidi individui stanno approfittando del caos per fare ciò che vogliono.>>
<< Sono già stato in questa città. Troveremo rifugio presso alcuni vecchi amici.>>
<< Tàti ? >>
<< Si, sono io, Kharas.>>
<< Sono passati sei anni... sei diventato un uomo, ormai ! >>
<< Si, è così, vecchio amico mio.>>
<< E chi è la tua amica ? >>
<< Lei è la figlia di Juza, Kharas. >>
<< Juza aveva una figlia ?!?>>
<< Perdonatemi e lasciate che mi presenti. Sono Kharas, umile servitore dell'imperatore... ero molto amico di tuo padre, ragazza. >>
<< Io sono Dakkar. Sono contenta di conoscerti, Kharas. Non ho mai conosciuto mio padre... ma Tàti qualche volta mi parla di lui.>>
<< Venite, entrate ! E' incredibile quello che è successo ! La mia casa ha tremato e si sono spaccati tutti i vetri quando c'è stata quell'esplosione... ma chi accidenti è stato ?!? >>
<< Sono stati i Separatisti del regno di FlameBlade, Kharas. Ma non parliamone qui fuori.>>
All'alba del giorno seguente, le porte della città vennero aperte. Tàti e Dakkar poterono uscire da Olimpia, e cavalcarono tutto il giorno.
Era notte inoltrata quando poterono avvistare in lontananza il lago di Esperia.
<< Siamo arrivati a casa, Dakkar. >>
Tàti scese da cavallo, e suonò il corno che avvertiva gli abitanti della fortezza del suo arrivo.
Attese che le porte venissero aperte, e così avvenne.
Quindi si voltò per fare cenno a Dakkar di entrare.
La scena che gli si parò davanti gli gelò il sangue.
<< Tanatos...>>
L'assassino di Juza era davanti a lui, e teneva un pugnale puntato alla gola di Dakkar.
<< Mi dispiace, Tàti... è sbucato dal nulla, non ho potuto fare niente... >> disse Dakkar, terrorizzata, con un filo di voce.
Una pioggia leggera iniziò a cadere.
Chiuse gli occhi, e il tempo iniziò a rallentare.
Non vedeva più il suo avversario, né Dakkar.
Ma riusciva a sentirli… percepiva la vibrazione emanata dal corpo di Dakkar,
e quella emanata dal corpo di Tanatos.
Solo un altro istante, e Tàti sentì battere il cuore di Tanatos.
E seppe esattamente il punto in cui colpire.
Si voltò con uno scatto fulmineo, e lo stiletto di Juza lasciò la sua mano.
Solo in quel momento aprì gli occhi.
Lo stiletto sfrecciò in poche frazioni di secondo dritto verso il cuore di Tanatos.
L’istante dopo, si udì il rumore del metallo del pugnale nero che cadeva a terra.
Sul volto di Tanatos non c’era dolore… solo stupore, e terrore.
Il braccio che teneva Dakkar scivolò via, e Tanatos si accasciò a terra, con lo stiletto di Juza piantato nel cuore.
Tanatos aveva ucciso Juza.
Tàti aveva ucciso Tanatos.
Il cadavere di Tanatos aveva il viso rivolto verso il cielo. La pioggia bagnava i suoi occhi spalancati, nel loro ultimo sguardo di terrore.
Dakkar non si mosse, né emise un suono. Sembrava paralizzata.
Tàti rimase ancora qualche secondo con il braccio proteso, poi si inginocchiò, e mormorò queste parole.
“Signora di tutto ciò che vive… mia signora Angelica.
Io ti chiedo perdono per aver spento una vita che tu hai generato.
Non ho avuto altra scelta.
Io ho strappato una vita per salvarne un’altra a me cara.
Se ora desideri che per questo mio atto io venga punito, fai di me ciò che desideri.”
E chiuse gli occhi.
I raggi dell’aurora illuminarono prima la fortezza, poi il cadavere di Tanatos e Dakkar, e infine raggiunsero Tàti.
Quando sentì il calore del sole, Tàti riaprì gli occhi.
La pioggia era cessata.
Si rialzò in piedi, e si avvicinò a Dakkar.
<< Ora ho violato l'ultimo dei vostri comandamenti, Dakkar.
E il primo dei miei.
Torna alla fortezza. Ti hanno già visto. Io me ne andrò. >>
Tàti si voltò e fece alcuni passi.
Allora Dakkar corse verso di lui, e lo afferrò con le braccia, stringendolo a se.
<< ... ricordi quella bambina che trovammo in quel villaggio distrutto ? Io avevo dodici anni...>>
<< Si, lo ricordo. >>
La voce di Dakkar tremava.
<< Si chiama Giselle. Adesso ha otto anni. Vive nella nostra fortezza, dove tu la portasti... quattro anni fa. E' una bambina fantastica, Tàti. Diventerà una donna forte... e combatterà per le cause che riterrà giuste.
E questo avverrà grazie a te. >>
<< Io volevo abbandonarla al primo tempio che avessimo trovato sulla nostra strada, Dakkar. >>
<< No, non l'avresti mai fatto. Non l'avresti mai lasciata nè in un paese in guerra, e tantomeno in mano ai chierici. Non hai mai saputo mentire, Tàti.
Io ho sempre saputo che se vegliavi su di me, se combattevi per proteggermi, non era perchè l'avevi giurato a Juza.
Perchè tu non l'hai mai giurato a Juza, vero Tàti ? >>
Solo allora Tàti si voltò a guardare Dakkar. Provò a parlare, ma non riuscì a dire nulla.
<< Lui ti disse di vegliare su di me. Non disse altro. Te lo chiese soltanto... e tu non potesti dire nulla, perchè l'istante dopo è spirato. >>
<< La verità è che tu l'hai fatto per amore, Tàti. E' per amore che combatti. Non l'amore per me... tu ami, così come Angelica ti ama.>>
<< Ora hai spento una vita... e Angelica ti ha già perdonato. Non perchè la vita che hai spento era malvagia. Non perchè l'hai fatto per salvare me. Lei ti ha perdonato. >>
<< Entra nella fortezza con me, Tàti. Non andartene. >>
" Torna al tuo castello... "