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Dakkar (I)

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2010 16:03
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Era un bel pò che non scrivevo sul forum...nel frattempo ho scritto altri racconti, ne condivido uno con voi :

DAKKAR

[...]

<< Tatì ? >>

<< Ti ho detto mille volte che il mio nome è Tàti, ragazzina. Cosa c'è ? >>

<< Possiamo portarla con noi, Tatì ? >>

Tàti osservò la bambina, di forse quattro, cinque anni che Dakkar teneva per mano.

<< No, non possiamo. La porteremo alla città più vicina. Lì qualcuno si occuperà di lei.>>

<< Perchè ? Portiamola con noi ! Lì nessuno le vorrà bene. >>

<< Non possiamo portarla con noi, Dakkar, lo sai. Ora dobbiamo andare. Chi ha compiuto questo massacro potrebbe essere ancora nei paraggi.>>

<< Non ce ne andiamo, Tatì, se non mi prometti che la porteremo con noi ! >> Dakkar si sedette per terra, in mezzo alle macerie del villaggio distrutto.

<< Bene, come vuoi. Rimani qui e fatevi uccidere tutte e due. Io riprendo il viaggio.>>

Tàti si voltò, e fece qualche passo.

<< Sei uguale a tutti gli altri, Tatì. Tu non vuoi bene a nessuno, neanche a me. Vattene, non voglio più vederti. So cavarmela da sola. >>

Tàti si fermò. << E' vero, ragazzina. Io non voglio bene a nessuno. L'unica persona cui volevo bene è morta.

Va bene, quella bambina verrà con noi... per il momento. Una volta in città decideremo cosa fare. Va bene così ? >>

<< No, Tàti. Devi promettere che ti occuperai di lei, come ti occupi di me. >>

Tàti si avvicinò rapidamente a Dakkar, e le indicò il villaggio distrutto in cui si trovavano. C'erano cadaveri ovunque.

<< C'e una guerra in corso, Dakkar. Vedi queste persone morte ? Vuoi fare la loro fine !?! >>

Dakkar guardò Tàti, con gli occhi lucidi.

<< Tu non sei affatto buono, Tatì. Vorrei non dover venire con te. Quando sarò capace di reggere una spada, me ne andrò, e non vorrò vederti mai più. >>

<< Bene. Ma fino a quel momento sarò io a badare a te, ragazzina. Hai solo dodici anni, e non sopravviveresti un giorno in queste terre. >>

La scena svanì dalla mente di Tàti.

Si svegliò di soprassalto, con il pugnale stretto nella mano. Era steso su un giaciglio, in una stanza dalle pareti di legno.

Una stanza che ondeggiava... era su una nave.

Dakkar dormiva a pochi metri da lui.

"... E' così difficile adempiere al giuramento che ti ho fatto... Shalafi."

Salì i gradini che lo separavano dall'esterno, e giunse sul ponte della nave.

Era notte, e Tàti si soffermò a guardare il cielo stellato.

<< Arriveremo al porto di Olimpia fra poche ore, straniero. Sarai contento di tornare a casa. >> Vicino a lui, uno dei marinai, con cui aveva già avuto occasione di parlare.

<< Si, certo... sono stanco, ho un gran desiderio di rivedere il mio lago...>>

<< Vivi sul lago di Esperia, straniero ? Dicono sia molto bello. Io non l'ho mai visto.>>

<< Si, è un buon posto per vivere.>>

<< Cosa ha portato te e quella ragazza ad andare a FlameBlade ? A proposito, il mio nome è Yozan. >>

<< Io sono Tàti, Yozan. Mia sorella, Dakkar, si era trasferita lì qualche tempo fa. Ma è diventato troppo pericoloso vivere oltre i confini dell'impero, così l'ho raggiunta per riportarla a casa. >>

<< Si, sospettavo che si trattasse di tua sorella... era troppo giovane per essere la tua compagna, e non poteva essere tua figlia. Perdonami se sono così invadente, ma il viaggio è stato lungo, e siete gli unici passeggeri. >>

<< Non preoccuparti, Yozan. Mi fa piacere fare due chiacchiere con te. >>

<< Oramai la guerra incombe... il regno di FlameBlade ha cessato ogni trattativa con i separatisti, e tempo un mese e scorrerà il sangue, puoi giurarci, Tàti. >>

<< Lo so, Yozan... lo so.>>

"Sangue... ancora sangue. Sulle mie mani.

Io non sopporto la vista del sangue.

Soprattutto quando sono stato io a versarlo."

<< Mi hai sentito, Tàti ? >>

<< Scusami, Yozan. Cosa hai detto ? >>

<< Il sole sta sorgendo. Presto si potrà vedere il porto imperiale di Olimpia.>>

<< Ti ringrazio, Yozan. Ora torno dentro, mia sorella si sveglia sempre ai primi raggi del sole.>>

<< Ti chiamerò quando attraccheremo, Tàti. Buona fortuna.>>

<< Anche a te, Yozan.>>



Dakkar stava per svegliarsi. L'aveva osservata altre volte mentre dormiva... oramai la conosceva da quattro anni.

Tàti sentì una fitta al braccio, là dove il giorno prima era stato ferito. Ma non si lamentò, si sedette vicino a lei e attese.

Dakkar aprì gli occhi.

<< Tàti ? >>

<< Si, sono io, Dakkar. >>

<< Dove siamo, Tàti ? Che ci fai qui ? >>

<< Siamo su una nave, Dakkar. Fra poco arriveremo a Olimpia. >>

<< Olimpia ? >> Dakkar si levò a sedere, confusa.

<< Si, Dakkar. Lo so che ricordi ben poco... qual'è l'ultima cosa che ricordi ? >>

<< ... ero in città, a FlameBlade. Io e i miei compagni ci trovavamo nel castello, quando si è sentita quella grande esplosione...>>

<< Che altro ricordi, Dakkar ? >>

<< ...Quegli uomini... con il volto coperto da una maschera... erano armati con delle mazze... hanno iniziato a colpire i miei compagni... noi eravamo disarmati.>>

<< Perchè non sei scappata, Dakkar ? >>

<< Non potevo lasciarli... anche se ero disarmata. Li ho affrontati. Ne ho colpiti due. Poi ricordo solo un grande dolore alla testa.... >>

<< Si, non volevano uccidervi. Vi hanno rapito. >>

<< Rapito ? Ma chi erano quegli uomini, Tàti ? E dove sono i miei compagni, ora ? >>

Tàti chiuse gli occhi. I raggi del sole nascente entrarono attraverso l'oblò della cabina.

<< Mi dispiace, Dakkar. I tuoi compagni sono morti. Non ho potuto salvarli. >>

<< Morti ? >>

<< Ma come ? >>

<< Non è vero ! >>

<< Dobbiamo tornare indietro, dobbiamo salvare anche loro ! >>

<< E' troppo tardi, Dakkar... mi dispiace, davvero... non c'è più niente da fare.>>

<< Perchè non hai salvato anche loro ? Erano miei amici ! Dovevi salvare anche loro ! >>

<< Se avessi potuto, l'avrei fatto. Sono stato a un passo dalla morte, per riuscire a salvare te. Io sono solo un uomo, Dakkar...>>

Dakkar iniziò a piangere.

Tàti la prese fra le braccia.

"Piangi pure, piccola. Piangi quanto vuoi. Sei ancora viva. Ai morti penseremo dopo."



Yozan aprì la porta della cabina. << Siamo arrivati, Tàti. Siamo a Olimpia.>>

<< Ti ringrazio, Yozan.>>

<< Ma vedo che la tua principessa si è svegliata ! >> Yozan sorrideva. << Hai dormito tutto il tempo, ragazza. Tuo fratello ti ha portata in braccio sulla nave, ma ora puoi scendere con le tue gambe ! >>

Dakkar era in un angolo della cabina, e fissava il vuoto.

<< Andiamo, Dakkar. Siamo arrivati. >>

Le prese la mano, e la guidò fino sul molo.



[...]



<< Questa è Olimpia, Tàti. >>

<< Non ho mai visto una città tanto grande, maestro ! >>

Juza sorrise. << Tu non hai mai visto una città, Tàti. La capitale è molto più grande.>>

<< Davvero, maestro ? E' meraviglioso ! E' lì che siamo diretti, alla capitale ? >>

<< Si, Tàti. O almeno ci passeremo. C'è un posto, lì, dove dobbiamo andare. Un tempio. >>



[...]



<< Tàti ? >>

<< Si, Dakkar ? >>

<< Sei ferito, Tàti. E' inutile che cerchi di nascondermelo. Ti hanno ferito a un braccio. >>

<< Si, Dakkar, sono ferito. >>

<< Vieni, cerchiamo un guaritore. >>

<< Non abbiamo tempo, Dakkar. Non è una ferita grave. >>

Dakkar esitò...

<< Qualcuno ci segue, Tàti ? >>

<< Si, Dakkar. Ma non dobbiamo preoccuparci. Non vuole ucciderci. >>

<< Cosa vuole, allora ? >>

<< Vuole assicurarsi che consegnamo una busta a una persona che vive qui a Olimpia. >>

<< Una busta ? Ora basta, Tàti. Voglio che mi racconti ogni cosa. >>

<< Si, lo farò, Dakkar. Una volta che quell'uomo se ne sarà andato. Siamo arrivati. >>

Si trovavano davanti all'ingresso di un tempio.

Dakkar esitò di nuovo. << Questo è un tempio di Asaph, Tàti. Non sei mai voluto entrare in un tempio della chiesa imperiale, neppure per accompagnare me.>>

<< Lo so. Farò un'eccezione.>>

Entrarono nel tempio, e Tàti lo attraversò rapidamente. Giunto nel chiosco laterale, Tàti individuò un chierico con le insegne di Asaph. Le sue vesti lo identificavano come un sacerdote minore. Tàti gli si avvicinò.

<< Consegnala al gran sacerdote. Un'offerta per il tempio.>>

<< Ti ringrazio, fratello. Vuoi che riferisca al gran sacerdote il tuo nome ? >>

<< No, padre. Non ce n'è bisogno.>>

<< Che Asaph ti benedica, fratello.>>

Tàti si allontanò senza dire altro.

Quando si trovò nei pressi dell'uscita, vide che Dakkar si era fermata e stava inginocchiata su una panca.

Pregava.

Tàti stava per avvicinarsi... poi si voltò e uscì dal tempio.

Quando fu di nuovo all'aperto, cercò con lo sguardo fra la folla, finchè il suo sguardo non si incrociò con quello di un altro uomo.

Era un uomo alto, molto alto... e muscoloso. Portava una spada alla cintura e indossava un'armatura di cuoio.

Un guerriero.

I due si osservarono per qualche istante, poi il guerriero sparì di nuovo nella folla.



Tàti scese le scale del tempio, e raggiunse un giardino poco lontano. C'era un piccolo cerchio di colonne azzurre, e Tàti entrò al suo interno e si inginocchiò.

"Ti ringrazio per avermi aiutato a salvare la vita di Dakkar. Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto.

Ti chiedo perdono per il sangue che ho versato. Ma non ho spento nessuna vita che tu hai generato.

Continua a vegliare su Dakkar... e su di me."



Pochi minuti dopo, Dakkar lo raggiunse nel giardino.

<< Sapevo di trovarti qui, Tàti. Ora devi raccontarmi cos'è successo. >>

<< Vi hanno rapito, Dakkar. I separatisti. Il loro piano era di uccidervi tutti come rappresaglia. Io ero appena arrivato a FlameBlade, e sono arrivato al castello poco dopo che se n'erano andati. Ho trovato le loro tracce e sono giunto nel loro nascondiglio fuori città. >>

Dakkar attese impaziente che continuasse.

<< ... quando ho capito che non c'era speranza di salvarti con un'irruzione, nè avevo tempo di cercare aiuto, ho trovato un membro della gilda dei ladri di FlameBlade. Lui mi ha portato dai separatisti.

Ho finto di voler entrare fra le file dei ribelli. Loro mi hanno portato dal loro capo, e lui mi ha interrogato a lungo... sospettava fossi una spia, dei regnanti o degli imperiali.

Il mio contatto della gilda mi ha aiutato di nuovo. A quanto pare avevano bisogno di un imperiale per una certa missione... così li ha convinti che potevo aiutarli.

Quando finalmente si sono convinti, lo hanno ucciso... non gli serviva più.

Hanno detto che dovevo portare una busta al sommo sacerdote del tempio di Olimpia. Uno dei loro alleati in città si sarebbe assicurato che svolgessi il compito.

Poi mi hanno chiesto cosa volessi in cambio.

Io ho detto che volevo che mi consegnassero te.

All'inizio hanno riso. Poi mi hanno attaccato.

Quando i primi tre si sono trovati a terra, il loro capo li ha fermati.

Ha detto che avevano oltre cento ostaggi... una in meno non avrebbe fatto differenza. Tuttavia, tu saresti rimasta una condannata a morte. Ti avrebbero uccisa comunque, una volta che ti avessi portata fuori di lì.

Ma era rimasto colpito dal mio valore come guerriero... o forse temeva la spada che avevo strappato a uno dei miei avversari. Ha detto che, secondo le loro leggi, se un condannato a morte sopravvive a tre esecuzioni viene graziato.

La prima esecuzione ha già avuto luogo. Ora dobbiamo sopravvivere alle altre due. >>

Dakkar non riuscì a dire nulla, per diverso tempo. Quando finalmente riprese a parlare, disse soltanto :

<< Perchè ? Perchè continui a rischiare la vita per me ? Io ti ho liberato dal giuramento che hai fatto a Juza ! >>

<< Non l'ho mai fatto perchè l'ho giurato a Juza, Dakkar. Fin dal momento in cui ti vidi per la prima volta, quattro anni fa, circondata dai seguaci del serpente... mentre li minacciavi con un pugnale.>>



[... continua...]
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aspetto con interesse il seguito


...

La mente è come un paracadute, funziona soltanto se si apre.
A. Einstein
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Dakkar (II)
Dakkar (II)

[...]



<< Dobbiamo procurarci dei cavalli. Vieni, andremo nella piazza del mercato.>>

Tàti e Dakkar attraversarono Olimpia, fino a giungere nella grande piazza centrale della città.

Mentre Tàti trattava con un mercante per l'acquisto, Dakkar osservava la folla.

Ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione.

<< Tàti...>>

<< Cosa c'è, Dakkar ? >>

<< C'è un serpente nella piazza, Tàti.>>

<< ... 50 monete va bene. Prendiamo i cavalli.>>

<< Andiamo via, Tàti.>>

Tàti si voltò, e osservò la grande folla che animava la piazza. Poi sussurrò a Dakkar :

<< E' troppo tardi, Dakkar. Sali subito sul cavallo e scappa... fuori dalla città.>>

<< Io non me ne vado senza di te.>>

<< Io non posso scappare, Dakkar. Non lascerò che queste persone muoiano, senza aver tentato di salvarle.>>

<< Allora combatterò con te. >>

Tàti prese le redini del cavallo, e le porse a Dakkar.

<< Non posso proteggere te, e allo stesso tempo cercare di salvare queste persone ! Vattene ! >>

Poi ci fu una terribile esplosione... e una seconda, una terza.

<< Palle di fuoco... maledetti.>>

La piazza bruciava, mentre le esplosioni di fuoco continuavano a mietere decine di vittime.

Nella piazza dilagò il panico.

L'istinto del guerriero si impadronì di Tàti. "I maghi... trova i maghi."

Chiuse gli occhi.

Non sentiva più il caos della piazza, nè le grida di terrore.

Poi li sentì. Quattro maghi, sul tetto di uno dei palazzi che circondavano la piazza.

Riaprì gli occhi, salì rapidamente sul cavallo e lo spronò in quella direzione.

Dakkar lo seguì.



<< Continuate a bersagliare le quattro strade che conducono fuori dalla piazza. Nessuno deve scappare, si devono concentrare al centro.>>

<< Si, lord Tanatos.>>

<< La ragazza che deve essere uccisa è nella piazza, Iryon. Appena la vedrai, colpiscila con una delle tue frecce.>>

<< Certo, Tanatos. Sarà facile... sta correndo dritta verso di noi.>>

<< Cosa ? >>

<< Eccola, lord Tanatos... è a una cinquantina di metri dal palazzo su cui ci troviamo.>>

Iryon incoccò una delle sue frecce, e dopo aver mirato per qualche istante, la scoccò.



[...]



<< Non è possibile, maestro.>>

<< Si, Tàti, è possibile. Soltanto, è difficile... all'inizio.>>

<< Non si può deviare una freccia con la spada ! >>

<< Mio giovane allievo... non solo si può deviare una freccia con la spada, ma la si può afferrare, e rilanciarla verso il tuo avversario.>>

<< Cosa ?!?>>

<< L'ho fatto molte volte, in battaglia. Tuttavia, visto che non mi credi... colpiscimi con una freccia.>>

<<... Ma potrei ferirvi, o uccidervi...>>

<< Fallo e basta, Tàti.>>

Juza si allontanò da Tàti di una ventina di metri, poi gli disse << Lancia quella freccia... Ora.>>



[...]



Tàti vide l'arciere... è un istante dopo vide la freccia. Volava dritta verso Dakkar.

In poche frazioni di secondo, estrasse la spada, e come sempre chiuse gli occhi... e menò un fendente nell'aria.

Quando li riaprì, dietro di lui c'erano i frammenti di una freccia.



<< Hai fallito, Iryon.>>

<< Ma, lord Tanatos... come ha fatto quell'uomo ? Tiro un altra freccia.>>

<< No. Non qui, non ora. Sparisci.>>



Tàti arrivò fino alla base del palazzo, e si pose in piedi sul cavallo per poi saltare su uno dei balconi del primo piano.

Dakkar fece la stessa cosa, subito dopo.



<< E' il momento. Fate esplodere le cariche.>>

<< Si, lord Tanatos.>>



Tàti entrò nel palazzo, seguito da Dakkar, e si precipitò su per le scale.

Ma era troppo tardi...

Una enorme esplosione di fuoco devastò la piazza... e uccise in un istante tutti i suoi occupanti.

I vetri del palazzo andarono in frantumi, e le sue fondamenta tremarono.

Tàti e Dakkar vennero spinti dall'onda d'urto contro la parete, violentemente.

L'istante dopo, videro le fiamme levarsi alte verso il cielo.



Quando giunsero sul tetto, non c'era traccia dei maghi.



[...]



<< Non potete lasciare la città, siamo in stato di guerra, cittadino.

Inoltre la ragazza non ha documenti. >>

<< Lo so, capitano. Ma vogliamo soltanto tornare a casa, siamo due cittadini dell'impero. >>

<< Mi dispiace, ma non posso fare niente per voi. La città è nel caos. Stiamo cercando di mantenere l'ordine, ma è un'impresa ardua. Trovate un luogo sicuro e attendete domani.>>

<< Va bene, capitano.>>

Tàti e Dakkar si allontanarono dalla porta sud della città. Dietro di loro, una gran folla di cittadini cercava di abbandonare la città... ma il duca di Olimpia aveva fatto chiudere le porte.

<< Perchè non ci fanno andar via, Tàti ? >>

<< Immagino che il duca speri di trovare gli autori dell'attentato... che stolto, saranno già a mille miglia da qui.

A causa delle falle nel sistema di sicurezza della città, ha consentito che tutte quelle persone morissero.

Dubito che l'imperatore gliela farà passare liscia.>>

<< Cosa facciamo, Tàti ? >>

<< Cerchiamo un rifugio per la notte. Dovremo stare attenti a ladri e assassini... in città c'è vige la legge marziale, ma molti squallidi individui stanno approfittando del caos per fare ciò che vogliono.>>

<< Sono già stato in questa città. Troveremo rifugio presso alcuni vecchi amici.>>



<< Tàti ? >>

<< Si, sono io, Kharas.>>

<< Sono passati sei anni... sei diventato un uomo, ormai ! >>

<< Si, è così, vecchio amico mio.>>

<< E chi è la tua amica ? >>

<< Lei è la figlia di Juza, Kharas. >>

<< Juza aveva una figlia ?!?>>

<< Perdonatemi e lasciate che mi presenti. Sono Kharas, umile servitore dell'imperatore... ero molto amico di tuo padre, ragazza. >>

<< Io sono Dakkar. Sono contenta di conoscerti, Kharas. Non ho mai conosciuto mio padre... ma Tàti qualche volta mi parla di lui.>>

<< Venite, entrate ! E' incredibile quello che è successo ! La mia casa ha tremato e si sono spaccati tutti i vetri quando c'è stata quell'esplosione... ma chi accidenti è stato ?!? >>

<< Sono stati i Separatisti del regno di FlameBlade, Kharas. Ma non parliamone qui fuori.>>



All'alba del giorno seguente, le porte della città vennero aperte. Tàti e Dakkar poterono uscire da Olimpia, e cavalcarono tutto il giorno.

Era notte inoltrata quando poterono avvistare in lontananza il lago di Esperia.

<< Siamo arrivati a casa, Dakkar. >>



Tàti scese da cavallo, e suonò il corno che avvertiva gli abitanti della fortezza del suo arrivo.



Attese che le porte venissero aperte, e così avvenne.

Quindi si voltò per fare cenno a Dakkar di entrare.

La scena che gli si parò davanti gli gelò il sangue.

<< Tanatos...>>

L'assassino di Juza era davanti a lui, e teneva un pugnale puntato alla gola di Dakkar.



<< Mi dispiace, Tàti... è sbucato dal nulla, non ho potuto fare niente... >> disse Dakkar, terrorizzata, con un filo di voce.



Una pioggia leggera iniziò a cadere.



Chiuse gli occhi, e il tempo iniziò a rallentare.

Non vedeva più il suo avversario, né Dakkar.

Ma riusciva a sentirli… percepiva la vibrazione emanata dal corpo di Dakkar,

e quella emanata dal corpo di Tanatos.

Solo un altro istante, e Tàti sentì battere il cuore di Tanatos.

E seppe esattamente il punto in cui colpire.

Si voltò con uno scatto fulmineo, e lo stiletto di Juza lasciò la sua mano.

Solo in quel momento aprì gli occhi.

Lo stiletto sfrecciò in poche frazioni di secondo dritto verso il cuore di Tanatos.

L’istante dopo, si udì il rumore del metallo del pugnale nero che cadeva a terra.

Sul volto di Tanatos non c’era dolore… solo stupore, e terrore.

Il braccio che teneva Dakkar scivolò via, e Tanatos si accasciò a terra, con lo stiletto di Juza piantato nel cuore.

Tanatos aveva ucciso Juza.

Tàti aveva ucciso Tanatos.

Il cadavere di Tanatos aveva il viso rivolto verso il cielo. La pioggia bagnava i suoi occhi spalancati, nel loro ultimo sguardo di terrore.

Dakkar non si mosse, né emise un suono. Sembrava paralizzata.

Tàti rimase ancora qualche secondo con il braccio proteso, poi si inginocchiò, e mormorò queste parole.

“Signora di tutto ciò che vive… mia signora Angelica.

Io ti chiedo perdono per aver spento una vita che tu hai generato.

Non ho avuto altra scelta.

Io ho strappato una vita per salvarne un’altra a me cara.

Se ora desideri che per questo mio atto io venga punito, fai di me ciò che desideri.”

E chiuse gli occhi.

I raggi dell’aurora illuminarono prima la fortezza, poi il cadavere di Tanatos e Dakkar, e infine raggiunsero Tàti.

Quando sentì il calore del sole, Tàti riaprì gli occhi.

La pioggia era cessata.

Si rialzò in piedi, e si avvicinò a Dakkar.







<< Ora ho violato l'ultimo dei vostri comandamenti, Dakkar.

E il primo dei miei.

Torna alla fortezza. Ti hanno già visto. Io me ne andrò. >>

Tàti si voltò e fece alcuni passi.

Allora Dakkar corse verso di lui, e lo afferrò con le braccia, stringendolo a se.

<< ... ricordi quella bambina che trovammo in quel villaggio distrutto ? Io avevo dodici anni...>>

<< Si, lo ricordo. >>

La voce di Dakkar tremava.

<< Si chiama Giselle. Adesso ha otto anni. Vive nella nostra fortezza, dove tu la portasti... quattro anni fa. E' una bambina fantastica, Tàti. Diventerà una donna forte... e combatterà per le cause che riterrà giuste.

E questo avverrà grazie a te. >>

<< Io volevo abbandonarla al primo tempio che avessimo trovato sulla nostra strada, Dakkar. >>

<< No, non l'avresti mai fatto. Non l'avresti mai lasciata nè in un paese in guerra, e tantomeno in mano ai chierici. Non hai mai saputo mentire, Tàti.

Io ho sempre saputo che se vegliavi su di me, se combattevi per proteggermi, non era perchè l'avevi giurato a Juza.

Perchè tu non l'hai mai giurato a Juza, vero Tàti ? >>

Solo allora Tàti si voltò a guardare Dakkar. Provò a parlare, ma non riuscì a dire nulla.

<< Lui ti disse di vegliare su di me. Non disse altro. Te lo chiese soltanto... e tu non potesti dire nulla, perchè l'istante dopo è spirato. >>

<< La verità è che tu l'hai fatto per amore, Tàti. E' per amore che combatti. Non l'amore per me... tu ami, così come Angelica ti ama.>>

<< Ora hai spento una vita... e Angelica ti ha già perdonato. Non perchè la vita che hai spento era malvagia. Non perchè l'hai fatto per salvare me. Lei ti ha perdonato. >>

<< Entra nella fortezza con me, Tàti. Non andartene. >>

" Torna al tuo castello... "

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10/02/2010 16:03
 
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Mi sembra che questo racconto sia molto ben scritto... mi piacciono molto i ritorni al passato e come li hai inseriti... rendono bene l'idea del flusso dei pensieri nella mente del personaggio, e la storia che racconti mi è piaciuta... inoltre mi piace il fatto che nella sintesi si un racconto breve tu abbia sviluppato in modo esauriente una trama dall'inizio alla fine.

Sei molto bravo [SM=x142874]

L'unica cosa che voglio dirti è che l'uso di << >> a me rende un filo difficoltosa la lettura ma magari è solo un mio limite, senti anche gli altri cosa dicono.

Veronica. [SM=x142887]
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