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antonio

Ultimo Aggiornamento: 01/01/2010 21:49
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01/01/2010 14:59
 
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Maggiana è una graziosa frazione di Mandello, ed è posta su una balza della montagna in una bella posizione dominante. Di lì si domina il lago di Como fino a Bellagio, e le montagne della Mesolcina fanno da sfondo. Per tanti anni vi abbiamo passato le vacanze estive, in affitto presso una famiglia del luogo. Razza lacustre, avrebbe detto Stendhal , che nei suoi scritti ammirava la sobrietà e la lealtà degli abitanti locali.
Lui era Natalino, operaio alla Guzzi, nota fabbrica motociclistica di Mandello. Lei era Gina, una donnona di centoventi chili carica di simpatia, la quale cantava con una voce che si sentiva a distanze incredibili. Avevano quattro figli maschi. Uno di loro si chiamava Antonio.
La casa era stata costruita con le proprie mani da Natalino, che nel tempo libero si dedicava alla realizzazione della sua casetta, un sogno da lui coltivato per tutta la vita. Il piano superiore era abitato dalla famiglia, e quello inferiore lo abitavamo noi nei tre mesi estivi. Io vi passavo il fine settimana, ma la mia famiglia era di stanza lì per tutto il periodo estivo. Una grande terrazza si stendeva davanti alla casa, ed era bellissimo al pomeriggio sdraiarsi e godersi la breva, un venticello che scende dallo Spluga lungo il lago e ti accarezza la pelle.
Dunque, i figli erano quattro dicevo. Tre di loro erano normali giovanotti che lavoravano alla Guzzi come operai, e non avevano altra aspirazione oltre a quella di risparmiare per farsi una famiglia. Antonio invece no. Lui voleva volare! La Guzzi gli stava stretta, e il mondo è grande, e lui lo sapeva.
Un bel giorno fuggì da casa senza spiegazioni. La famiglia era in ansia, perché il ragazzo era giovane, e per loro l’orizzonte era il lago. Mandò alla mamma una cartolina da Roma, ove si diceva incantato dalle bellezze della capitale, ed era affascinato dalle antichità. La sciura Gina si rimise a cantare come una calandra, forse orgogliosa di avere un figlio pieno di coraggio. Lei pure forse sognava di evadere verso altre terre poste al di là dell’orizzonte…
Per tornare a casa Antonio lavorò presso un meccanico, perchè non aveva più soldi. Antonio tornò, ma non riuscì più a integrarsi nell’ambiente in cui era nato. Io gli feci la paternale, con le solite frasi di circostanza, e lui fingeva di ascoltarmi, ma pensava ad altro. Aveva le ali Antonio, e voleva volare…
Il servizio militare non fu la panacea di cui si usa parlare, e Antonio cominciò a sbandare vistosamente.
Un giorno un fratello si trovò ventimila lire in meno nel portafoglio… Natalino, uomo di un’onestà immensa, non riuscì a tollerare l’accaduto e ad Antonio fece una scenata memorabile.
Un’ora trascorse in silenzio, e poi uno sparo fece tremare i vetri…
Antonio si era sparato in bocca con il fucile da caccia…
Natalino ne fu distrutto, perché si sentì responsabile. Eppure aveva fatto solamente il suo dovere di padre… Morì dopo un anno di cancro, e la sciura Gina, che aveva smesso di cantare, morì l’anno dopo del marito. Il funerale, in una giornata freddissima, si snodava in una di quelle stradine descritte dal Manzoni, e c’era pure una cappelletta, e sul muretto di pietra mi sembrava di vedere seduti i due bravi così amati da Don Abbondio…
Così venne distrutta una sana famiglia lombarda. Rimasero i tre figli, che si sposarono ed ebbero altri figli… e così la vita ha l’abitudine di continuare.


eugen
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01/01/2010 20:28
 
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Una storia molto triste che, come tu racconti, ha distrutto una famiglia. La scatola dei ricordi diventa colma nell'eta' matura e ci si rende spesso conto quanto certi episodi abbiano influenzato al nostra vita. E' un piacere leggerti


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Giovanna
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01/01/2010 21:49
 
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Sono di fretta, ma leggerò.

Ciao e auguri di buon anno

Giancarlo


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- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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