Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Magenta

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2009 19:18
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23/10/2009 01:21
 
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Il magenta è un colore che non fa parte dello spettro ottico: cioè la sua tonalità non può essere generata con luce di una singola lunghezza d'onda.



Prima parte _ Magenta


Cresce.
Cresce, senza un perchè. Domande inutili, risposte superflue.

Alzo gli occhi, attratto da una nuvola che inghiotte il sole, mentre gli ultimi raggi schizzano qua e là come le note di un vecchio giradischi.
Il gran carro della pioggia ne assorbe l'anima, e li incatena a sé.
Promette pioggia, un bell'acquazzone si profila all'orizzonte: presto sarà qui, non è conveniente fermarsi troppo a lungo.
Ma possiamo restare ancora qualche minuto; il tempo di domare la furia gioconda di Marie e di riempirmi i polmoni dell'aria rigonfia che precede il temporale, satura di quell'animalesco istinto che impone la ricerca di un rifugio.

Dove diavolo sarà finita la piccola?
Mi alzo dal tappeto d'erba, che s'era deciso finalmente ad abbracciarmi come un'amante, facendo forza sulle ginocchia.
L'improvviso cambiamento di luminosità non giova di certo alla mia vista: le pupille si dilatano violentemente, proprio come la bocca di Liza aveva fatto appena la sera prima.
La bamboccina sta giocando nell'erba, tra i rami più appuntiti. Dannazione, il ripetergli che lì non deve andare non fa altro che attirarla, manco l'avessi presa e lanciata direttamente tra i rovi. Dopo frignerà per qualche minuscolo taglietto provocato dai rovi disidratati, e sarò io a dovermela sorbire.
Poveri rovi.
Il parco della città di certo ha visto periodi migliori. Io e Jacob venivamo qui di continuo, da piccoli, a prenderci a *****tti contro quei dannati del rione orientale. Ora, con tutti questi rovi secchi e disidratati, un passo falso potrebbe far perdere un occhio al primo marmocchio abbastanza avventato da avvicinarsi più del dovuto.
L'idea mi inquieta non poco, e decido di chiamare Marie usando un tono di voce più teso del solito. Andiamo, è il momento di esser severi.

<Marie! Marie! Allontanati da lì, immediatamente. Sai che non devi andare a giocare da quelle parti.>

La piccola ha un sussulto, ma non sembra per niente spaventata o intimorita dal mio tono di voce. Anzi, ride, quasi non avessi aperto bocca.
Mi irrita non poco, ma è Marie.

Un lampo scuote il cielo e i suoi occhi si sbarrano, grandi e azzurri, quasi come un'istantanea di quel cielo grigio senza nuvole che avevamo sulla testa pochi minuti prima.
Con la coda dell'occhio noto una grossa goccia di pioggia, quasi un frammento di nuvola.
Le cade sulla spalla bagnandole i boccoli castani, che mi erano costati l'ira di dio e che avevo pagato appena il giorno prima.
Poi l'acqua si infiltra attraverso i capelli e le bagna il vestitino nuovo, l'altro supplizio per le mie finanze, comprato appena la settimana scorsa.

Alza la testa e mi guarda, con quegli occhi azzurri sempre sbarrati e adesso anche strangolati dalle lacrime.
D'improvviso mi pare di osservare la scena in terza persona, come se avessi lasciato il mio corpo indietro per poter assaporare una visione d'insieme.

Quegli occhi, di quell'azzurro cielo, si scagliano contro il magenta dell'abitino da donnina che indossa.
Quel colore mette in risalto la profondità dell'azzurro, mi perfora, mi giudica l'anima.

<Papà!>

Il mio corpo mi riassorbe, come fossi un detenuto al termine dell'ora d'aria.
Ho uno strano sussulto, i ricordi si accavallano tra i miei capelli, mi accarezzano il cranio, intorbidiscono i miei pensieri.
Guardo Marie che frigna.
Le prendo la manina, il tempo di giocare è finito.

<Su, fiamma, adesso entriamo in macchina o ti rovinerai il vestito e la pettinatura!>


Mi volto indietro, mentre la piccola mi segue reticente e, come al solito, lamentandosi.
Il vento burrascoso smuove i vecchi cespugli di rovi secchi.


Sembra quasi un saluto.

O una pena.

Fine Prima parte.

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L'acqua in natura è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute, uomo compreso; la stessa origine della vita è dovuta alla presenza di acqua nel nostro pianeta.


Seconda parte _ H2O

Mi è sempre piaciuto paragonarmi a una goccia di pioggia.

Cos'è la nostra vita se non una discesa inesorabile?

E' divertente incontrare altre gocce in discesa libera che ci sfrecciano di fianco. E' piacevole toccare un'altra goccia e pagare la metà del prezzo d'affitto.
Ma ad un certo punto del tragitto ti accorgi che il suolo è vicino. E non sei ignorante abbastanza da non provare paura.

Il mio vecchio ombrello lercio e sporco si frappone tra Marie e le gocce che si gettano disperate al suolo. Si infrangono contro il telo malandato, che non riesce a contenerne l'avanzata; alcune cadono e s'insinuano tra la pelle del collo e il colletto della camicia, strisciandomi lungo la schiena e trascinando un sottile e pungente brivido freddo lungo il percorso.

Apro la portiera della macchina. Marie non vuole saperne di salire, si ferma ad osservare le gocce d'acqua che s'infrangono al suolo.

<Andiamo, fiamma, vuoi bagnare il vestitino nuovo? E poi la zia Colette ci aspetta, vogliamo che passi da sola il giorno del suo compleanno?>

Marie si volta di scatto verso lo sportello dell'auto, come lasciandosi alle spalle le gocce d'acqua che un attimo prima l'avevano tanto attratta. La sua attenzione s'è spostata a Colette, alla festa, ai palloncini.

La pioggia puoi vederla spesso durante la stagione invernale, quando il vento freddo che viene dalla Manica ti incide il gelo tra le ossa. Il compleanno della zia Colette è invece una delle grandi occasioni per lei, paragonabile a quello che doveva essere per gli antichi abitanti di Parigi un ballo alla corte del Re Sole. A quell'età ogni cosa, anche la più minuscola, diviene grandiosa. Ed è facile divenire recettore per quella grandiosità.

Finalmente si è seduta al suo posto, quello davanti, al mio fianco, così che possa tenerla d'occhio mentre guido.
Sarebbe capace di tuffarsi fuori dal finestrino, quel piccolo demonio!

Entro anche io in macchina e chiudo la portiera. Mi prende improvvisa la voglia di nicotina, mi attanaglia come un cobra che mi morde la giugulare.
Ma c'è la bambina e non è il caso di aprire il finestrino, col diluvio che c'è.

Colette abita a Creil, poco fuori città. Scelgo di passare per i grandi viali alberati di Sarcelles, accorciando il percorso.
Ma il traffico è spietato, affamato del mio tempo e aizzato dalla pioggia che scroscia insistente sul parabrezza. Decido di aprire un pò il finestrino, diavolo, sarò io quello che si bagna.
Mi accendo una sigaretta e respiro, mentre il fumo prende il posto della fredda aria della tempesta. E' una situazione piacevole e spiacevole al contempo.

La piccola Marie mi stava raccontando della sua giornata di scuola, e improvvisamente s'è fermata.
Non che m'interessi granché di quello che si fa in quel mattatoio istituzionalizzato, ma diamine, la ragazzina non deve fare la mia fine.
Ma perchè s'è interrotta?
Dallo specchietto retrovisore noto che ha gli occhi persi in un punto ben definito dell'orizzonte, la cui locazione mi sfugge; le piccole labbra formano una specie di grande O, mentre un rapido lampo di stupore le tinge di rosso il viso dall'emozione,

<Piccola? Cosa guardi?>

Le metto la mano destra sulla spalla, quasi a lasciare che la sua emozione trovi un punto in cui confluire col mio essere.

<Papà! Il pino! Urla!>

Alzo leggermente gli occhi, spostandoli dal viso sconvolto e al contempo soddisfatto della piccola.
Proprio come lo descriveva lei: il grande pino sito sul lato destro della strada combatte una lotta impari con la tempesta, che squarcia la sua folta chioma in più punti mentre il robusto ma flessibile tronco ondeggia ritmicamente. Il vento che filtra fino ai rami e le foglie della pianta si infrange contro di essi, emettendo un suono sinistro: l'urlo del pino, l'aveva chiamato Marie. Da oggi in poi lo sarà anche per me.

Fine Seconda parte
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Per ora ciò che ho scritto è tutto qui! Accetto pareri di ogni genere, vorrei migliorare il mio stile...
23/10/2009 19:08
 
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Per ora ti basti il mio parere; qui i poeti si soffermano poco; sono di fretta ed egocentrici; accettano commenti sotto le loro poesie ma, quanto a replicare agli altri, lasciano molto a desiderare.

Mi hai incuriosito, spero che tu prosegua presto il tuo racconto, che mi è parso ben scritto, linguaggio scarno ed essenziale, nessun "sbrodolamento" (permettimi questo termine) o pause morte.
Si legge volentieri, noto la tua proprietà nel maneggiare le parole, come un abile giocoliere, proprietà di linguaggio e capacità di tenere desta l'attenzione di chi ti legge senza annoiare.

Ripeto: aspetto il resto, tu non aspettarti troppi commenti. [SM=x142880] [SM=x142895]
Al momento siamo solo in tre, in redazione, poi lentamente, altri visitatori faranno capolino.
Bravo [SM=x142874] [SM=x142887]
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23/10/2009 20:15
 
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Beh, grazie per i complimenti!

Penso sia meglio un commento serio ricevuto da una persona che ha letto realmente il lavoro rispetto a mille commenti di persone superficiali che rispondono solo per far sì che il contatore messaggi aumenti!

[SM=g27823]

Grazie mille per averci sprecato un pochino del tuo tempo! [SM=g27827]
[Modificato da drkheart 23/10/2009 20:16]
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23/10/2009 20:35
 
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Io che non so fare prosa so però apprezzare chi ne scrive ... aspetto il seguito [SM=x142874]


...

Scrivere è la liberazione dell'animo
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25/10/2009 12:05
 
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Re:
drkheart, 23/10/2009 8:15 PM:

Beh, grazie per i complimenti!

Penso sia meglio un commento serio ricevuto da una persona che ha letto realmente il lavoro rispetto a mille commenti di persone superficiali che rispondono solo per far sì che il contatore messaggi aumenti!

[SM=g27823]

Grazie mille per averci sprecato un pochino del tuo tempo! [SM=g27827]




Qui sicuramente non succede. E poi la prima lettrice, Fiordineve, e' una delle piu' attente per la prosa di questo forum. Ho letto anche io con piacere il tuo racconto ed aspetto il seguito. Sono sicura non ci deluderai [SM=x142922]


...

Giovanna
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25/10/2009 19:18
 
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Non mi riferivo certo a questo forum o all'utente in particolare! Era un discorso generale [SM=g27824]


Grazie anche a te! [SM=g27827]


...

Time takes a cigarette, puts it in your mouth. You pull on your finger, then another finger, then your cigarette. The wall-to-wall is calling, it lingers, then you forget. How how how, you're a rock'n'roll suicide. Don't let the sun blast your shadow. Don't let the milk float ride your mind. You're not alone.
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