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PICCOLE COSE-

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2008 08:04
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29/09/2008 11:01
 
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Piccole cose. Piccole semplici cose. Le conosci da bambino e ti rimangono dentro. Dentro come il petto generoso della madre quando t’attacchi al seno o il buio fitto delle notti nei posti solitari che animano le ombre. E gli oggetti e le cose prendono forma e vita, si muovono e t’incutono paura. Paura fino a farti tremare le gambe e fuggire sconvolto, verso un dove che non sai, pur che sia lontano, lontano da essi. E ti porti tutto dentro, forgiato a fuoco vivo, pronto , come riemerso da un pozzo senza fondo, a velare il tuo viso di smarrimento o renderlo incline al sorriso, alla bonomia o aperto al sarcasmo e all’ironia. E poi i sapori, quelli antichi, di sempre, della buona tavola contadina: piccole cose! E gli odori che si mescolano ai sapori? Un connubio irresistibile! Crescendo impari a fronteggiare e tenere lontane le paure. Ma gli odori ed i sapori quelli no, quelli li cerchi, li vuoi e se non li hai ti mancano da morire.

Nello Cusimano s’arrabattò tutta una vita per regalare sapori ed odori ai suoi compaesani delle quattro rocche. Un artista! Un vero maestro! Dopo anni d ‘indefessa attività, gli fu tributato il meritato riconoscimento. Fu insignito del titolo di cavaliere della Repubblica. Da quel giorno non smise più giacca e cravatta e rafforzò il tono baritonale della voce che dall’alto della sua figura segaligna giungeva imperiosa ai suoi interlocutori.

Le occasioni per ricordare ed onorare il cavaliere Cusimano di certo non mancano e quando ne soffro l’assenza, me li procuro . Un buon odore di grigliata d’arrosto, il profumo intenso dei fiori d’arancio o di gelsomino appena schiuso, il buon sapore dei pistacchi di Bronte o l’odore e sapore del pesce appena pescato e cucinato, raggiungono l’acme del mio sensoriale.

Oggi è un giorno di fine agosto. Mi trovo a Firenze per motivi d’ufficio. Ho già esaurito i miei compiti quando la luce del giorno si avvia a spegnersi. Lo sento arrivare infido e prepotente. Cresce e lo riconosco. Il mio sensoriale sprigiona il bisogno di essere soddisfatto! Ma dove cercare ? E a chi chiedere? Distolgo lo sguardo dall’aerea spirale della scalinata del Nervi posta lateralmente al rettangolo di gioco dello stadio Artemio Franchi e mi guardo intorno. Due ragazzi con i pattini a rotelle ed un vecchietto con bastone.Troppo veloci i primi ed altrettanto inopportuno e tardo l’altro. Penso che….forse potrei rinunciare. Ma no, pura follia desistere! La pulsione monta come quella delle donne incinte: desideri appena espressi e di colpo soddisfatti. Lascio lo stadio in direzione di via Fanti. Al primo quadrivio chiedo all’edicolante. Non ottengo risposte adeguate e soddisfacenti. Non insisto. Ho l’impressione che il Tizio stia peggio di un limone spremuto.Mi rivolgo ad un viandante di mezza età e poi ad un altro passante più giovane. Ma nulla, niente di niente. Nessuno che sappia indirizzarmi o darmi l’imbeccata giusta.

Sono quasi arrivato all’incrocio con viale Calatafimi. Naufrago allo stremo delle forze, combattuto e vinto dal mio sensoriale tiranno:” Che tu sia maledetto! “

Poi all’improvviso, inaspettatamente la vedo. Eureka! Il tempo necessario di sbrigare il protocollo per farla mia e la tengo, vellutata e profumata, col palmo della mano. La conduco con me nei giardinetti dello stadio, quasi deserti per l’ora di cena. Occupiamo una panchina sotto un cerro con la veduta dell’aristocratica Fiesole che ci sta di fronte, illuminata come un presepe.Ora finalmente posso averti, nuda ed indifesa come sei! I miei occhi sono avidi. Il tuo profumo di gelsomino arabo mi stordisce. Affondo la mia lingua fra le tue rotondità, da polo a polo, da lato a lato, da banda a banda, incontrollata serpeggia e ti sugge e s’inebria, perfora, ritorna, s’inerpica. Finalmente! Che goduria! Un rumore c’interrompe. Scruto. Sulla panchina di fronte …..un uomo ci spia



La luce dei lampioni focalizza la sua testa pelata e nell’indistinto del volto, gli occhi: grandi, rotondi ed umettati di sangue. Decido che qualunque cosa succeda, non posso negarmi a te, e che un minchione di stoccafisso non può privarci dell’estasi di un indicibile momento.

E tu sei mia, dolcemente arresa, profumata e languida.

Non una goccia dei tuoi virginei, pettorali umori vada dispersa.

Il mio organo sensoriale saetta, le raccoglie, l’assapora, le raduna e disperde.

Lo stoccafisso, immobile ci osserva.

Col polso, ti giro e ti rigiro a mezzo giro mentre ti godo.

Ti pizzico, mordicchio e ti sfinisco.

E la tua pelle bruna, broccato di Damasco, cedevole si sfibra alle carezze.

Il barbagianni, di sottecchi, allampanato guarda.

Bruna la pelle sì, bruna di pelle.

E lo sapeva bene il cavaliere Cusimano che portava le chiare, presto all’alba, dalla zia Maria e ritirava le traslucide brune, calde e profumate, per l’appagamento mattutino dell' esigente clientela.( Che cavolo di lavoro svolgeva il cavaliere Cusimano, voi l’avete capito?)

Per la verità, a sentire le malelingue del vicinato, la zia Maria , da quando giovanissima era rimasta vedova, s’era dovuta abituare al baratto. Scambiava così piccoli favori che l’aiutavano nella gestione del suo forno, con prestazioni che rendeva, con l’altro forno, nel pagliericcio situato nell’ammezzato della legnaia.

Della qualità delle stesse non so dire nulla, ma di certo le sue brioches ,caramellate con le chiare d’uovo, rimangono le migliori in assoluto e senza possibilità di alcun confronto quando venivano imbottite col gelato del cavaliere Cusimano, specialmente quello al gusto di gelsomino.

La mia brioche è finita, Appagato, con le dita in bocca, aspiro l’ultima residua fragranza del gelato
M’avvio. Fiesole è sempre là, piccola e maestosa nella sua placida, sonnolente luminaria.
Lo stoccafisso mi taglia la strada ed ansioso m’apostrofa;” Mi scusi signore, dove ha comprato il panino col gelato?” Con tono duro lo rimbrotto: “ Quello non era un panino, ma una brioche, una brioche col gelato di gelsomino.”







[Modificato da ceo1 29/09/2008 11:08]


...

si
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29/09/2008 22:25
 
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Un racconto denso di doppi sensi maliziosi che sapevano fare molto bene i nostri nonni.
Magistrale.
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30/09/2008 08:04
 
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davvero un bel racconto, sembra di sentire il sapore e il tuo piacere

scritto davvero bene, si legge volentieri e lascia un sorriso [SM=x142922]
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