Pensiero scritto di getto, sopra le note di una poco celebre canzone
Ricordo quando mesi fa ascoltavo questa canzone con il cuore colmo di dolore.
Adesso ogni nota riverbera quella tristezza che pizzicava le corde della mia anima creando nell’aria tenui melodie dall’andamento lento e biascicante.
I pensieri si affollano dietro il feretro della mia felicità, piangendo sommessi la scomparsa di una cara amica che hanno conosciuto ben poco e che sembra esser andata via per sempre.
Le parole s’aggiustano con cura i loro vestiti neri e s’accodano dietro di loro, lasciando che la loro inespressività non lasci trapelare la loro voglia di esibirsi, lontano da quel contesto, lontano da quei pensieri.
Le note fanno da coda al corteo con la loro splendida eleganza, risuonando con macabra spontaneità ad ogni passo mosso verso il silenzio tombale del mio respiro.
Tutto ora ha smesso di esistere e il vuoto incombe sulla mia testa facendo sentire il proprio peso con fitte ritmiche di disperata desolazione.Aprendo gli occhi appannati dalla pioggia di emozioni, non vedo nient’altro che me, sciocco riflesso di un nulla sbagliato, intento a scrivere con cura delle parole in rosso scuro su di un foglio di carta. La prigionia dell’anima è la fine del corpo, e delle lunghe e pesanti catene passano attraverso i miei pallidi e quasi dissanguati polsi per ricordarmelo.