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La fine di un amore

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2007 18:18
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19/01/2007 13:58
 
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Quella sera la luna era davvero bella, attorniata da una luce argentea, si mostrava sfacciata agli uomini, con indosso il suo mantello di stelle, in tutta la sua grandezza. Era impossibile non notarla, non lasciarsi ipotizzare dalla sua beltà. Sofia però non si accorse di tale spettacolo, i suoi pensieri era tutti rivolti a ciò che era successo nell’ultima settimana. Maria, la sua migliore amica, l’aveva chiamata, le aveva dato appuntamento nel parco per chiarire, per cercare di trovare una spiegazione a quella situazione. Sofia attendeva impaziente, seduta sugli scalini del parco. “Al telefono aveva una strana voce, una voce che non promette niente di buono. E se si fosse stancata, se si fosse stancata di questa situazione, di quegli incontri nascosti, di quei…No non posso crederlo, lei non mi farebbe mai una cosa del genere, lei non sarebbe così crudele.” Continuava a pensare guardando incessante l’orologio “Sono le 21,00…l’appuntamento era a quest’ora. Perché non arriva? Perché ritarda? Forse sarà per colpa del padre? Fa sempre problemi di orario… soprattutto ora…e…e se avesse scoperto che ci incontravamo, che stasera avrebbe visto me? Forse non l’avrà fatta più uscire, forse la costringe a rimanere a casa…se è così, se è davvero così non rispondo di me…non può impedirle di vedermi, non può farlo!” La paura di perdere l’amica era tanta, non l’avrebbe sopportato, non per colpa del padre di Maria, non per l’uomo che rendeva la vita impossibile alla persona a cui voleva più bene, per la quale aveva un senso restare lì, al freddo ad aspettare. Erano le 21,15, di Maria ancora nessuna traccia “Ma che fine ha fatto? Perché non arriva? Dio, spero non le sia successo nulla, non per colpa mia, non me lo perdonerei”. Dal fondo del parco un’ombra si mostra; il suo andare è lento ma sicuro. La sua forma pian piano diventa sempre più chiara fino a mostrarsi interamente “Maria!!!” con un abbraccio forte e caloroso Sofia accolse l’amica che rimase immobile, incurante di quel gesto d’affetto.
“Scusami, il bus non arrivava mai”
“Non importa, ora sei qui”
Il sorriso le illuminava il volto. Vedendola quella sera anche la luna avrebbe provato invidia. Sofia era felice, lo era sempre se al suo fianco c’era Maria.
“Allora cosa dovevi dirmi di così urgente? Per caso centra tuo padre? Che ti ha fatto questa volta?”
“No, non centra mio padre, o almeno non del tutto…Sofy dobbiamo parlare seriamente, dobbiamo chiarire questa situazione”
Il suo tono era severo, nunzio di cattive notizie, di parole amare.
“Mery cosa c’è? Cosa dobbiamo chiarire? Non capisco”
“Di noi due, di quello che ci è saltato in mente di fare, dei nostri incontri segreti…cxxxx, di tutto questo dobbiamo parlare!”
“Ok, ok parliamone se per te è importante”
“Certo che lo è! Per te è normale quello che è successo? Quello che abbiamo fatto?”
“Si…è normale, normalissimo…perchè mi fai queste domande? Perché mi parli di normalità?”
Gli sguardi delle due amiche si scontrarono, la rabbia dell’una contro l’incredulità dell’altra.
“Secondo te è normale che ci siamo baciate? Che i nostri corpi si siano uniti per puro piacere? E normale dirsi ti amo tra amiche?”
“Noi siamo più che amiche… noi siamo amanti, compagne di vita…il nostro è vero amore”
“Amore? Ma quale amore…il nostro è sesso, è perversione, è…”
“E’ cosa? E’ cosa Mery, cosa????”
Sofia presa dalla rabbia afferrò Maria, le strinse le braccia e iniziò ad agitarla quasi volesse che il demone che era dentro di lei uscisse: quella non era la sua amata, non era l’angelo con cui aveva trascorso quelle notti piene di dolcezza, di passione mista a tenerezza.
“Sofy lasciami, lasciami cxxxx…mi fai male”
“No, fino a quando il demone che ti possiede non si mostra…non lo temo”
“Sofy sei pazza! Ma quale demone?”
“Quello che ti fa dire ste stxxxx…la Mery che amo non le direbbe, non le penserebbe”
“Invece si…si che le pensa… ogni santo giorno”
Maria si libera dalla stretta dell’amica e guardandola negli occhi trova il coraggio di dirle ciò che la tormentava.
“Sofy io non ce la faccio più… non ce la faccio più a mentire a mio padre, a mia madre, a mia sorella…non lo sopporto. Non voglio vivere nascosta, non voglio fingere.”
“Ma amore nessuno ti costringe a farlo, nessuno ti impedisce di rivelare la verità…Ti amo cucciola, non avevo capito, scusami”
“Non hai capito Sofy, non hai capito”
“Mery invece si! Ho capito. Vuoi dire ai tuoi, a tutto il mondo che mi ami…ank’io farò lo stesso, credimi”
“Sofy è vero… io voglio urlare al mondo il mio amore, ma non questo, non quello che ci unisce…non è questo il mio intento”
“Mery non capisco, ti prego spiegati!”
“Voglio che tu mi stia lontana, voglio non vederti più, voglio finire questa relazione, questa perversione morbosa…voglio vivere un amore normale”
“Ma tu mi ami, lo so che tu mi ami, non puoi negarlo, non puoi finire così la nostra storia…non puoi farlo!”
“Io non ti amo, cavolo non ti posso amare…non voglio amarti”
Sofia era inginocchio davanti all’amata, il suo sguardo la supplicava di smettere, di tacere quelle menzogne.
“Sofy smettila, sei patetica. Il nostro non è amore, ma sesso, puro e semplice piacere fisico… e se credevi che fosse altro allora sei un’illusa…una povera sciocca. Non ti ho mai amata, ne mai lo farò. Cxxxx! Non sono lesbica. A me i ragazzi piacciono, e come! Ti ho usata, mi dispiace”
“Non può esser vero, non puoi dire il vero”
Ma gli occhi di Maria erano seri, troppo per poter pensare ad una commedia. Sofia li fissò per bene, ne percepiva la freddezza tanto che le raggiunse il cuore. Il suo amore, la sua ragione di vita le stava dicendo addio, le stava svelando la sua vera identità. Le sembianze di Maria erano simili a quelle di un seviziatore, che malevolo tortura le sue vittime fino alla fine, prima di darle la morte, prima del colpo finale.
“Sofia ora devo andare, mio padre mi ha chiesto di ritornare presto a casa. Ti prego solo di rispettare la mia decisione, di non cercarmi, di non chiamarmi, di non amarmi più…perché io non lo farò. Addio”
Maria si allontanò veloce e Sofia avrebbe tanto voluto fermarla, sequestrarla con un abbraccio, soffocarla in un bacio, ma il dolore la paralizzava. Era china su se stessa, sul volto le lacrime scivolavano veloci, i singhiozzi si susseguivano rapidi e violenti. Il respiro le mancava, il cuore sembrava impazzito. Avrebbe voluto morire, liberare l’anima e volare via, lontano, il più lontano possibile, ma fortunatamente non fu così. Dopo un’ora, si alzò da quegli scalini, si asciugò le lacrime e iniziò, passo dopo passo, a camminare verso casa. Il dolore era forte, ma ce l’avrebbe fatta, l’avrebbe
superato. Mentre Sofia diventava pian piano un’ombra in lontananza, un’altra si ripresentò su quegli scalini, priva però della maschera da boia. Quell’ombra si mostrava ora nella sua fragile natura. Maria aveva cercato di trattenersi, di aspettare che il suo amore si allontanasse rassegnato all’idea di perderla; ma ora non poteva più farlo. Implorante pietà guardò la luna e le mostrò ciò che aveva celato:“Sofia ti chiedo scusa… ti chiedo scusa amore mio. Ho dovuto farlo, non potevo andare avanti così, non potevo continuare a vivere nella menzogna. Ti amo mia cara Sofia, ti amo più di ogni altra cosa…sei il motivo per cui mi sveglio la mattina, per cui respiro, mangio, leggo, sorrido, amo…vivo. Tu sei la mia vita. Avrei voluto viverti alla luce del sole, urlare il nostro amore al mondo intero…ma non posso. I miei genitori non lo accetterebbero mai, non capirebbero il nostro amore…il nostro amore li distruggerebbe, ed io non voglio che loro soffrano…anche loro sono la mia vita. Non potrei vivere sapendo che mi odiano, che disprezzano ciò che sono. Non voglio che si vergognino, che non camminino più a testa alta per colpa mia…che mio padre perda il suo onore. Amore mio non sono riuscita a scegliere, non posso scegliere tra te e loro, non vivrei comunque. Quindi questa sera porrò fine al mio dolore, alla mia vita. Amore…spero che tu un giorno riesca a perdonarmi, che riesca a capire perché ti ho detto quelle cose. Non volevo che tu pensassi che il nostro amore, così puro, dolce e innocente… fosse la causa della mia morte…non è lui, non è mio padre…credimi Sofia! La colpa è della vita, di questa fxxxxx vita che è sbagliata, del mio non coraggio, della mia paura di perdere coloro che amo… è questo che mi porta a porre la parola fine. Addio mia amata, mia ragione di vita…mia Sofia”
Un colpo di pistola si sentì riecheggiare nell’area, il tanfo di un corpo morto, sull’asfalto una pozza di sangue e dopo poco il silenzio.



[Modificato da Cobite 19/01/2007 17.17]

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19/01/2007 14:38
 
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una finale tragico per una storia tormentata [SM=x142887]
16/02/2007 18:18
 
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Mah!!! [SM=x142904]



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