Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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A Giacomo

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2008 17:32
09/01/2007 21:47
 
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Si maschera l’autunno di grigio
spegnendo sotto la scarpa le braci
d’un'estate scialacquata a sperare
brezza d’ardesia e boccioli divaricati
a bacio nella mano

si dirama la malinconia in rivoli
che scendono serpeggiando nel cuore
trascinando i ricordi come sassi sgretolati
dalla montagna che dietro muta si siede
a pensarsi polvere o forse solo foglia
che il vento non prende con sé

e se l’inverno ancora non s’affaccia
dalle nuvole con i suoi occhi di cristallo
è solo per timore di bussare troppo presto
alle porte dell’anima che sul davanzale
osserva la luna precipitare adagio fra le stelle

cercando l’amante sui tetti di Recanati
spogli di canti e brizzolati da fogli lanciati
come foglie caduche nella notte.
lei non sa che lui da troppo dorme
o forse come me non s’arrende

ad ancora la sua voce sente
sospirare fra le spoglie delle rose
quando l’estate in punta di piedi s’allontana
e di petali l’accompagnano in stormo
oltre la siepe dove il suo canto
si fonde nel soffio di vento.
Non disprezziamo i nostri padri, non ne abbiamo il diritto. Piacesse a Dio che potessimo ritrovare, con i loro pregiudizzi e i loro difetti, un poco della loro grandezza
Alexis de Tocqueville, "Antico regime e la rivoluzione"

[Modificato da Nichilista errante 09/01/2007 23.23]

09/01/2007 21:53
 
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Meditazione su Leopardi
Se qualcuno si chiedesse il perchè di questa poesia, offro in aggiunta alla stessa, un frammento delle mie ricerche sul pensiero leopardiano, spero non siano così ridicole le mie conclusioni. ave

Ci sono autori sui quali è necessario tornare, anche a quasi 2 secoli di distanza, autori che è necessario ripensare, scrollandosi di dosso quella/e tradizione/i interpretativa/e che sembrano come reti aver catturato l’essenza di quel autore, ed invece ne hanno solo colto brandelli, frammenti che non soddisfano la sete che ci spinge a tornare ad abbeverarci dal filosofo/poeta di Recanati. Liberarsi dalla tradizione che riveste il pensiero dell’autore fino a soffocarlo non è semplice, nel caso di Leopardi poi ritornare nel luogo dei suoi versi alla ricerca di indizi altri, non visti o nascosti dai predecessori, è impresa ancora più difficile: da Carducci a D’Annunzio, da Marinetti a Montale l’interpretazione pessimistico-nichilistica di Leopardi, ateo cantore della vanitas di tutte cose, sorta di principe Quolet razionalista sembra assodata ed inconfutabile. Ma io propongo di andare oltre: il pessimismo che sconfina in un rabbioso nichilismo, la malinconia del passero ingobbito innanzi alla passera che vola lontano è la bigiotteria leopardiana, che luccica molto ma non dice nulla del poeta di Recanati n’è tanto meno di ciò che il suo verso a dis-velato. Avanziamo d’un passo: nel verso Leopardi si rappresenta uomo-titano destinato a perdere da un fato (simboleggiato nel suo maggiore dialogo filosofico –non a caso- dalla sfinge che già aveva segnato il passo a Edipo) indifferente alla sua/nostra sorte; fin qui sembra scorrere tutto liscio, eppure stona qualcosa: Leopardi descrive una tragedia, che richiede come ogni dramma un teatro, degli attori e un direttore e… non specifica che è lui stesso attore (mai dimenticare la lezione di Pessoa: il poeta è sempre un attore), a cui è affidata una parte. Non è difficile capire qual è la parte che è stata data (o che si è dato?) il nostro: s-coprire il teatro, fabbrica d’illusioni che velano il dolore che costituisce il fondo ed il fondamento della rappresentazione a cui siamo chiamati; per far ciò il verso diviene (meglio ri-viene) mano dell’anima che alza i veli con cui il fato copre il senso e la mancanza di senso del nostro recitare.
Il poeta di Recanati nella sua furia de-costruttrice procede in maniera serrata, da lasciare senza fiato:
se il dolore è il fondamento dell’esistenza (intesa etimologicamente “emergere da”), il piacere è il velo che ricopre questa base, ma (e qui pochi l’hanno inteso) il piacere è anche ciò che dis-vela i lineamenti di ciò che copre, in quanto solo attraverso le scanalature e le pieghe del piacere riusciamo a formarci un idea dei contorni del dolore, che nella sua nudità è indicibile ed impensabile. Qui si giunge apparentemente ad un empasse, in quanto piacere e dolore, idee razionalmente contraddittorie, sono essenzialmente ed inscindibilmente unite, e non posso darsi all’uomo l’una senza l’altra: ed è proprio qui che arriviamo al punto. Se Leopardi nelle “Operette morali” ci mostra la vanità e l’aleatorietà di ogni piacere dei sensi, nel contempo nella poesia scava oltre lo scorrere frammentario del piacere, e trova il nesso che lega inscindibilmente dolore e felicità e li rende entrambi eterni: Leopardi s-copre (dopo più di 2000 anni dai tragediografi classici) il piacere terribile ed immenso della lotta costante contro il destino, il piacere dell’uomo/formica scelto come nemico mortale dall’onnipotente ed eterno destino, posto da quest’ultimo come suo pari e non come suo inferiore… Leopardi mette in scena una guerra serrata fra l’io e Dio (inteso non in senso cristiano, per carità!), di cui teatro è il mondo, ed attori/guerrieri tutti gli uomini. Nella “Ginestra” la meditazione sul conflitto appare in tutta la sua compiutezza: la natura dall’enorme potere distruttivo travolge la piccola ginestra destinata alla sconfitta, tuttavia la ginestra subito risorge per re-iniziare il conflitto... il dolore per l’inevitabile sconfitta e il piacere per l’eroica resistenza (e potenza) dimostrati ad un avversario invincibile sono il senso del vivere, e dobbiamo al poeta di Recanati avercelo (di)mostrato in tutta la sua evidenza.
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10/01/2007 12:19
 
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Caro Leo, inizi con una dedica al grande poeta, scritta con cuore e anima e devo dire che mi è piaciuta moltissimo, poi sotto la sorpresa.

Ho letto attentamente questa tua analisi sul pensiero filosofico di Leopardi interpretato attraverso le sue opere.
La trovo molto corretta e sinceramente il finale fornisce una conclusione molto interessante. Questa lotta contro il destino e la rigenerazione del vinto, cozza con il pessimismo ad oltranza che finora avevo letto di lui e fornisce una nuova chiave di lettura interessantissima.

Complimenti Leo e grazie. [SM=x142873]

[SM=x142848] Giancarlo


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10/01/2007 13:26
 
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Ciao ! [SM=x142870]
questa poesia è bellissima, davvero; come tutte le altre che hai scritto, a mio avviso le tue sono le migliori. [SM=x142892] davvero complimentissimi! simona [SM=x142872] [SM=x142873]
[SM=x142870]
10/01/2007 21:34
 
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Grazie a Simona (troppo, troppo buona) e a Giancarlo. effettivamente mi hanno sempre poco convinto le interpretazioni pessimistico nichilistiche di Leopardi, un autore troppo grande per avere una visione puramente negativa della vita: lo studio del suo pensiero mi richiederà parecchio tempo, ma credo i risultati ripagheranno ampiamente. ave [SM=x142891]
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30/03/2008 17:32
 
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Appena ho un po' di tempo ti rispondo.
Ciao.
Laura
P.S. Posso condividere o meno la tua ipotesi critica ( me la devo leggere con calma e ti DEVO rispondere con calma ) ma apprezzo i ragazzi come te che non hanno messo il cervello in naftalina o nel freezer e non sanno neanche come si chiamano.


...

Laura______Raggio di Sole21.
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