DIALOGO CON DIO
Un giorno i miei occhi saranno
un paesaggio limpido e verde,
un commovente feretro fiammingo
(aldilà) del quale
i miei sogni troveranno le finestre del cielo
aperte,
e nella profondità del silenzio
un sentiero sapiente
stenderà su di esse l’infinito multiforme di Dio.
Un giorno i miei pensieri variopinti
scenderanno dai poggi montuosi dell’anima
divenendo estasi universale
del mio sapere.
Nonostante l’umana apparenza
quando il dolore mozza il respiro
mi chiedo da quali labbra umane
l’uomo potrà riconoscere il destino di Dio.
Vorrei chiedere congedo da ciò che angustia
il mio cuore,
discendere quel pendio ripido
per dissetarmi,
un attimo,
di quella pioggia celeste che tanto ama
la mia ardita ventura.
Ma l’immenso ha lacrime amare
di frequente anche angeli impotenti
cosa ne sarà di me,
profeta trionfante,
quando non saprai più rispondere
a queste domande così tanto ostili al tuo credo?
In quel tempo,
allora,
seppellirò l’oblio del potente,
e il supplizio, fonte inestinguibile della mia fede,
affogherà
nel seno di Dio
estinguendo la sete della mia conoscenza.
Gae