Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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pagine....per te

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2005 09:49
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27/05/2005 21:56
 
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Un chiaro cigolio si libera mentre apro la porta.
I due giri di chiave nella serratura, quel movimento quotidiano appartenutomi per circa dieci anni, oggi non è davvero più necessario.
E’ stato sufficiente poggiarvi la mano perché ai miei occhi si riproponesse quella vista e così il passato è penetrato in me ,violentemente.
Durante questi anni di assenza più di qualcuno si deve essere arrogato il permesso di visitare questo ex ristorante senza chiedere mai un mio parere che pure a tutt’oggi ne risulto ancora proprietario.
Molte cose sono gettate in terra senza alcun equilibrio, è tipico dei ladri lasciare questo scenario.
Mi inoltro con estrema lentezza, comportandomi come un giocatore di scherma, schivo colpi di ragnatela dall’alto ed evito, nel basso, tavoli sedie bicchieri tovaglie sparse e soprattutto ricordi, che come mine esplodono ad ogni avanzata del corpo .
Eppure ….. percepisco ancora l’odore del locale di tanti anni fa…….
E’ come se i sughi e gli arrosti ed i dolci ed i profumi più diversi introdotti dai clienti fossero rimasti sospesi e vivi, in attesa del nostro ritorno.
Ma questa è una speranza ,lo so, ma è così forte che mi appare come una certezza.
Esattamente come l’immagine di te che continua si mostra ai miei occhi.
Ma tu non ci sei e non potrai esserci mai più.
Da cinque anni porto fiori alla foto di te che scelsi, tra le tante in mio possesso, perché fosse appesa ad un foglio di marmo…… da cinque anni scrivo lettere cui non giunge mai risposta….. e poi attendo ansioso la carezza della tua mano….. ed ancora mi esercito nella danza che preferisci……
Ma tu non ci sei più.
Continuo ad avanzare con lentezza nel buio del locale e ti ricordo sorridente mentre aprivi ogni mattina le finestre.
“il mondo ha bisogno d’aria” urlavi.
“ed io ho bisogno di te” aggiungevi avvicinando le tue labbra alle mie.
La vetrina dei bicchieri…..anche quella hanno frantumato….perché?.
Riuscirò mai ad accettare un sacrilegio così forte?
Tu ti ponevi li di fronte e sussurravi…… “siediti a quel tavolo……bravo…proprio lì…..”
Nel frattempo ornavi la vetrina con un pizzo diverso…..o solamente cambiavi l’ordine dei bicchieri, poi felice volgevi lo sguardo “ com’è ora? …dai amore mio…. fai la parte dell’avventore e dimmi…com’è la vetrina?”.
Ed io ti amavo e ti amo da impazzire ancora oggi.
Ma tu non ci sei più.
“ è splendida…… però il quinto da destra non è ben allineato…..”
E tu ,presa nel ruolo che adoravi, migravi alla ricerca dell’errore, ma la tua fuga era destinata al fallimento, perché l’errore era solo una mia invenzione.
E quando in te ciò diveniva certezza sapevo attendere la vendetta che mi servivi in abito d’ironia.
Ma mai nell’immediato.
La lasciavi sospesa in attesa dell’attimo giusto per scagliarla.
Così come d’altronde anch’io giocavo sull’altalena dei pasti da preparare.
Era una letizia giungere d’improvviso nella cucina e soddisfatto annunciare…..” i sei sono diventati dieci…… - riuscivo infatti a dividere o moltiplicare l’essere umano nel volgere di pochi secondi e chi si intende di ristorazione può perfettamente comprendere ciò di cui sto parlando - come siamo messi con la pasta…?”
E quello sbigottimento nel tuo volto era per me eguale ad un amplesso, perché vedevo affiorare in te le unghie, e lottare con forza per il nostro successo.
Ma tu non ci sei più.
“quante prenotazioni abbiamo per la cena…?”
“siamo quasi al completo …circa quaranta coperti….”
“circa quaranta…… cosa significa….?”
A quel punto iniziavo ad apparecchiare.
E così ogni poco tornavi in sala e contavi con gli occhi i posti già pronti.
Su questo sai che non baravo assolutamente.
Mai avrei posto un coperto là dove sapevo non vi fosse una certezza.
E così alla fine scoprivi il mio gioco rendendolo un numero finito, perfetto.
Ed adoravo quel tuo sorridere mentre dicevi “ sapevo sarebbero stati trentotto” ed ogni volta mi sembrava di scoprire un sapore nuovo nelle tue labbra che prontamente avvicinavo.
Ma tu non ci sei più.
Solo che a volte i clienti mentivano anche a me e ,per quanto mi sforzassi di educarli, giungeva ogni tanto la serata in cui dovevo detrarre o sommare posti tavola come fossero nuvole sospinte o fuse da un vento inatteso.
Ora, mentre mesto proseguo il peregrinare nella sala, mi trovo accanto al tavolo con dieci posti .
D’istinto gli concedo uno sguardo scolpito dal piacere.
E’ sempre stato lui il mio preferito.
Per me che non ero confinato alla stanza dell’alchimia, così ho da sempre chiamato la cucina, per me la sala ha ogni giorno rappresentato un atollo di isole ognuna con le proprie caratteristiche.
I tavoli da due richiedono un’accurata attenzione iniziale, che poi si smorza in seguenti passaggi rapidissimi.
Di solito sono meta di coppie nel cuore dell’innamoramento.
Hanno una posizione sempre defilata, vicina agli angoli dove la luce è più soffusa, lì dove i fiori emanano maggiore la loro fragranza inebriandosi con gli sguardi infusi di passione e gli oggetti appesi alle pareti regalano netta la sensazione dell’alcova.
Molto più raramente sono meta di affari, due uomini di solito, con un numero misurato di parole, rare gocce di vino nel bicchiere ed un gioco di sguardi che invece cercano,sotto la maschera di un falso sorriso, la debolezza nell’altro.
I tavoli da quattro o sei posti hanno per me sempre rappresentato l’ibrido.
Molteplici coppie che miscelano sulla tovaglia, come in un gioco di società, le proprie insoddisfazioni, trovando negli altrui insuccessi un motivo di conforto ai personali fallimenti.
Oppure famigliole che cercano nel poter scegliere e nell’essere servite una distrazione conosciuta e rassicurante allo scorrere monotono del vivere.
Il tavolo da dieci ,invece, ha quasi sempre rappresentato la gioia.
La comitiva che lieta si incastra nella danza della tavola e gioisce della miscela che nasce in toni d’allegria e visi rubicondi di felicità.
Spesso è capitato che mi dicessero….”faccia lei….ci porti un po’ di tutto” e quella era un’ulteriore prova della voglia di confondersi, della loro apertura verso il mondo.
E mi si apriva il cuore quando tornavano, a volte nella medesima composizione quasi fossero dei fiori rari, altre cambiando parte dei petali ma mantenendo intatta la corolla densa d’allegria.
Dalla stanza dell’alchimia invece proponevi note di piacere dipinte nei piatti e da lì segnavi, con forte carattere, la tua personalità abbinata alla descrizione che ti riportavo dei tavoli.
Riuscivi a stupirmi soprattutto con i tavoli da due.
Quel riso agli asparagi selvatici che decoravi nel piatto con un quarto di fragola matura.
Leggevi lo sconcerto nei miei occhi mentre mi porgevi il piatto pronto da portare in tavola.
“Guarda che la fragola stimola l’appetito” mi dicevi sorridendo.
Ma tu non ci sei più.
Il massimo lo hai raggiunto quando hai posto al centro del piatto un kiwi aperto contornandolo di minuscole salsicce alla brace e di patate novelle divise a metà dopo la cottura sotto la cenere.
“ quando lo porti al tavolo dì loro che il kiwi è la freschezza dell’amare, la salsiccia il morso della passione e la patata la semplicità dei gesti ”.
Rimasi di sasso, allibito.
“Vai…. sù sbrigati” mi rimproverasti, felice di avermi sorpreso ancora una volta.
Ma tutto ora è immobile.
Impolverato e stantio.
Anche gli oggetti appesi alle pareti hanno portato via, pentole di rame e vecchi attrezzi che fuori da qui non valgono davvero nulla.
Il cassetto delle posate deve essere stato visitato da qualche topolino dispettoso, ha lasciato ricordi del suo passaggio in traccia di piccole deiezioni nerastre.
Ora mi s’apre la vista sul camino,che nelle serate di scarso tepore aveva il ruolo indiscusso di Re della sala.
Quasi completamente aperto,rialzato di soli pochi centimetri dal pavimento, attirava l’attenzione, rapiva gli sguardi, toglieva il fiato, riempiva il sorriso, regalava dolcezza, era vita, il centro del vivere di questo nostro piccolo mondo.
Tenevo la fiamma mai troppo alta, la legna di quercia doveva avere un suo equilibrio, quel gioco di ossigeno che bruciava e brace che cresceva e luce che lenta mutava ad ogni istante, donando la magia dell’imponderabile.
Ma tu non ci sei più.
Ancora pochi metri ed ecco il bagno, il luogo addetto a celare quel sali e scendi di cerniere e di pantaloni che giungono di fretta dalla sala e ne fanno poi ritorno con il viso ed il corpo davvero sollevati.
Lì lo specchio , che tu volesti contornare con rosate matite di cotto, è ora proprietà di una coppia di ragni.
E quella mosca agonizzante deve essere parte del loro ultimo bottino.
Non v’è più traccia di asciugamani ne di saponi contenuti in scatole di plastica.
E neppure il tasto dello scarico ha trattenuto il suo splendore, sembra che anch’egli abbia sofferto la solitudine in questi anni, ha l’aspetto invecchiato.
Ed ora……
Nella cantina no, davvero non ho il coraggio di scendere quella scala.
Quante volte ti ho convinta a far l’amore lì, tra scaffali di vino e barattoli di salse varie.
Era più forte di me.
Quel luogo buio di un buio diverso dal normale, quel luogo fresco di freschezza naturale, quel luogo intriso del silenzio della terra, scatenava in me improvvisi istinti animaleschi.
Ma lì ora no, davvero non riesco ad entrare.
Ho le lacrime agli occhi amore mio.
Sai, arrivando qui ho visto che a pochi metri c’è un bel negozio nuovo, ha la vetrina piena di cartelli di case e terreni e locali in vendita.
Ho deciso.
Gli lascerò le chiavi del nostro ristorante.
Prima però apro le finestre.
Il nostro mondo ha bisogno di liberarsi all’aria.
Tra poco porterò una carezza alla tua foto, amore mio.
Aspettami.
Sono certo che mi sorriderai.





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31/05/2005 01:39
 
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una pagina da leggere e rileggere in silenzio ,testimonianza di un amore che sa andare...oltre,...
scrittura delicatissima che pone l'anima in ascolto nei sentieri più profondi ripercorrendo la fragilità e la forza del nostro essere semplicemente umani ...di passaggio.
Splendida![SM=x142887]



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31/05/2005 04:35
 
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Davvero splendida, commovente, travolgente nelle emozioni che riesce a dare.. una pagina di vita vera
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31/05/2005 20:57
 
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vi ringrazio sinceramente
per la "bellezza" dei vostri commenti.....



[SM=x142887] [SM=x142887]

pg


02/06/2005 19:55
 
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PER LEI


Strano l'abbinamento tra il ristorante
e la tua lei perduta; come ripercorrere
un viaggio alla memoria;
là tutto è vostro, c'è la tenerezza,
l'amore, la complicità che vi univa
e mi vien da esclamare: "Destino bastado!". [SM=x142905]

Mi sono commossa, tu hai scritto senza pietismi,
eppure sento tutto il dolore che provi
e lo trasmetti anche a chi legge.[SM=x142825] [SM=x142850]

Splendido racconto, vorrei tu mi rispondessi
che è tutta un'invenzione lettararia,
che nulla è vero,
io lo spero..........[SM=x142903] [SM=x142887] [SM=x142824]



FIORE-----MARIA ANTONIETTA
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Gesù.

[Modificato da fiordineve 02/06/2005 19.56]

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04/06/2005 15:49
 
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non è una storia vera , Maria Antonietta,
nel senso che la donna non è morta
ma è andata via per sempre, questo si,
ed una sera mentre chiudevo la porta del locale
ho avuta netta la sensazione della sua assenza definitiva
come se anche quelle mura avessero finito di respirare
e così ho dato vita a questa storia
in parte vera ed in parte di fantasia
che sono felice ti sia piaciuta.....
chissà magari fra un po' di tempo
consegnerò davvero le chiavi al negozio poco più in là....

[SM=x142944]

pg
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05/06/2005 09:49
 
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Mi son commossa leggendo questa storia....veramente hai trasmesso in modo così sincero e diretto le tue emozioni da rendere partecipe anche me...mi auguro che...quell'amore potrai riprovarlo un giorno...[SM=x142850]
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