Il pesce e la pozzanghera

La vita non è prendere-e-basta quello che hai intorno mentre vivi. Intendo, trova te stesso. Se la tua esistenza è diversa da come credevi, non ti devi prendere per quello che non sei. Quando ti senti un pesce, non puoi stare lontano dal mare. Non puoi essere altrimenti. Cerca il tuo mare, fai crescere la tua capanna. Costruiscila sulla spiaggia, riparata dal vento che porta le onde. Vicina, per sentire il suoni dei frangenti che si rotolano aspettandoti.
C’è una parte del mare che aspetta un pesce perduto, che non sente più l’istinto per tornare tra le sue correnti. Per lui leggere e dolci, tempranti. Liquido semplice dove nuotare sicuro. Armonie perse, tra lui e il suo liquido ora il legame sfugge al pari del ricordo, confinato com’è in una pozzanghera piena di rane. E’ in esilio volontario, inconsapevole, potrebbe ma non sa. Conosce ma è lontano, parla con la lingua sbagliata. Non ha visto, là dietro l’angolo o dall’altra parte del pianeta. Non sa se la leggenda è vera, ora ha comunque qualcosa, perché cercare? Vivere sul fondo, stare nel punto più lontano dall’aria. Nel profondo la luce è lontana quanto l’aria, è difficile vedere quello che circonda, sordo standard. Aspettare una corrente di vita tra lo stagnante è vano. Ma pur sempre vivere sul fondo è tranquillo e caldo, inconsapevole sguazzare. Ogni tanto si è preda del più forte, ma a chi capita non racconta, non gli è ancora capitato sennò sarebbe morto. Se otterrai quello che cerchi sarai un essere felice. Se rimani in quello che non ti appartiene vivrai la vita di un pesce che sguazza, come tanti, nel fondo.

Andrea (10/10/03)