(Ispirato a Ces gens là, di jacques brel)
quella gente là
(per Sara)
Detesto una persona. La detesto profondamente. Della serie che se la vedo, vorrei stritolarla con le mie mani (e, mi creda, signore, la vedo spesso, visto che viviamo insieme, nonostante non sia mia parente e né io né lei lo abbiamo voluto). Viviamo insieme, sissignore, in una stanza, una stanza sola, in un…convitto. Perché? Siamo poveri, signore, mica storie. Poveri…
(Lei? Lei non sa neanche il mio nome. Per lei sono un pezzo della mobilia. La stanza è ammobiliata, bene io sono uno dei mobili- alquanto fastidioso fra l’altro- dati in dotazione.)
Una persona cattiva è una che gode a vederti soffrire, giusto? Ecco, lei è così. Ed io, capisce, non sono forte, è una parvenza, mi mostro forte, ma in realtà non riesco a parlare quando vedo queste cose, mi tengo tutto dentro, e…e mi viene quel magone allo stomaco, quel morso di rabbia, che talvolta- mi creda- non riesco neppure a parlare, da quanto mi sembra…non so neanche come dire, signore, non lo so.
(non è cattiva, lei neanche si rende conto)
Cos’è che mi da più fastidio di quella? Che entro in camera- ed è la mia camera, potrò entrarci, no?- ed è nuda come un verme accanto a qualche altro verme che la liscia…entro e neanche si degnano di finirla, vanno avanti, così, come se fosse entrata aria, ecco, sì, signore, aria. Oppure- oppure- dormo, questa entra alle quattro di notte, accende la luce, mette un disco a tutto volume e c’è sempre l’idiota da denudare che la liscia, e la liscia…
(bisogna dire, signore, che quella gente là, mica pensa, sa…mica pensa…)
Quelli che la lisciano sono tanti, ma di un solo genere: li vedesse, signore: tutti uguali! Tutti! Falsi intellettuali, falsi alternativi (che poi, come fai a definirti
alternativo quando ce ne sono a greggi uguali a te?), gente che dice “Beethoven, che genio! Cinque canzoni in sessanta minuti” parlando della nona…solo per far colpo su di lei, perché (ovvio) tutto ha un doppio fine – lisciarla.
(bisogna dirlo, signore, che quella gente là, non vive mica, sa…non vive mica).
Quello che io mi attendevo, una volta che mi sono trasferita qui da un posto che bene o male amavo, dalla mia famiglia, dai miei amici più cari…era un po’ di amicizia. Niente di più. Amicizia per soffocare il turbinio dei miei pensieri, amicizia perché tendo ad essere triste, volevo qualcuno che mi rispettasse, rispettasse la mia stanchezza, i miei orari, le mie fisime, la mia mania di privacy…rispettasse
me, perché anche io sono una persona, sa signore…ma quelli, quelli sono ovunque, credono che tutti siano come loro, se non lo sei, sei “a-normale”, così ti chiamano, e poi…quando il padrone, che pure lui viene spesso beffato, esce e se ne frega…
(bisogna dirlo, signore…)
ma io mi sono scocciata. Io non ne posso più. Non sono mica di legno, sa, signore, io il contratto lo straccio…e poi…e poi me ne vado via, me ne vado in una bella stanzetta bianca, piena di muri, con una finestrina piccola, mi basta. Mi basta.
(…che quella gente là…)
altrimenti la uccido, signore. Se le tocco il collo, lo stringo, signore.
(…anche se la uccidi non morirà mai…)
E non è giusto, signore. Non è giusto.
Ma è tardi, signore. Bisogna che rientri su. Da me.
[Modificato da Mel K. 08/05/2005 20.41]
[Modificato da Mel K. 08/05/2005 20.41]
[Modificato da Mel K. 08/05/2005 20.43]