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notte, letto, luce

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2005 21:50
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29/06/04
notte, letto, luce…


e pensavo…

Quante cose sono rimaste qui, a pensare, quante…
Sono ferme, qui, nella punta di una penna, trafelata dalla frenesia di scrivere, ma lo stesso si trattiene, si ferma. Vede ostacoli, come recinti, come mani che stringono in gola parole, che restano ferme, intrappolate nei pensieri. Parole che sanno di esistere, ma non sanno di essere sospese.
Quante cose avrei già voluto scrivere, milioni di lettere incatenate ad inchiostro e fogli, incatenate libere, scritte, per essere lette, riconosciute, assaporate, in bocca, sulla lingua, a voce, di un’altra bocca, su un’altra voce, la tua.
Lettere, parole, pensieri, i mie, e come un postino invisibile che viaggia solo di notte, un messaggero che cavalca le onde dei sonni e dei sogni, bussa ad un tuo sogno, in un tuo sonno. Bussa, due volte, entra, consegna una lettera, guarda uno sguardo curioso e stupito, incastonato in due occhi scuri e brillanti, due occhi che vedono più di quel che vedono, e guarda, consegna, sorriso, non va via, no, semplicemente scompare, perché il messaggero è il suo messaggio, e una volta ricevuto lui semplicemente scompare, resta lo sguardo, quei due occhi sulla lettera. Mano, emozione, movimento, sorriso, prima incerto, chi sarà? ma un pensiero già corre su un volto, corre come una speranza che trattiene il fiato prima di voltare l’angolo, che trattiene gli occhi prima di guardare, poi sorriso, adesso riconosciuto, il cuore riprende il battito perso, sorriso, ed occhi che scorrono sulle righe, quegli occhi, incastonati dall’emozione, che guardano dentro a quel che guardano, e incastonati si emozionano, accendendo flash di pensieri che come quadri dipingono la realtà intorno, e come scrigni nascondono segreti dentro, incatenati all’iride, come l’inchiostro al foglio, ma invisibile, scritto, ma incomprensibile per chiunque, nascosto, lì, dentro, e nascondono ciò che vedono e ciò che sentono, o hanno sentito in un tempo che non si ricorda quando, e gelosamente conservano, in un fitto labirinto di passato, ricordi, sentimenti, emozioni, e pezzi di se, che sembrano non incastrarsi mai se non bagnati bene dalle lacrime e dal pianto. Occhi, micidiali, singoli e solitari, occhi, che vorrebbero perforare le pareti che si costruiscono, anche solo per guardare, anche solo per capire, anche solo sbirciare, ma poi sapere, sapere perché quel tempo non torna, non passa, resta dove lo hai lasciato, immobile. Occhi, scuri, neri, marroni, profondi, brillanti, viaggiatori, cercatori, estrattori di sogni, come diamanti, da profondissime miniere, viscere di roccia che abbracciano granitiche le pietre preziose dei desideri, confessati ad una stella cadente, semplici, irrealizzabili, vicini, lontani, tenuti per mano, stretti, baciati, ma poi persi, ma poi, poi… Occhi, e labbra, che leggono seguendo gli occhi, seguendo le lettere, riconoscendo una grafia, facile, e guardano tra le lettere, tra le righe, con gli occhi che potrebbero restare chiusi, perché sentono la musica, 52, i tasti bianchi, e loro, gli occhi, neri, marroni, profondi, incastonati, aggiungono gli accordi, 36, i tasti neri, come gli occhi, ed è lo stesso pianista, come gli occhi, lo stesso strumento, soli, e lo sgabello che è una zattera, soli, il mare intorno, sotto, a destra, a sinistra, ma soprattutto è dentro, soli, poggia le mani, tieniti forte alla tastiera, 88, i tasti tutti, e 4, le mani che suonano la stessa musica, e 4, gli occhi che guardano lo stesso sguardo, neri, marroni, profondi, incastonati, chiusi, persi, lasciati andare alla culla della musica, il mare comincia, è danza, volteggio suadente, lunghissimo, sensuale, travolge, onde, in cima, in fondo, curva, su cui scivola, la nave, il piano, le mani, gli occhi, le labbra, respiro, quel tuffo, vertigini, abbandono, lento, suadente, scivola, sulle note di un mare, scivola sulle acque di un incastro.

da un Mago, un Viaggiatore.

03/05/2005 23:22
 
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