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Un giorno di vita

Ultimo Aggiornamento: 08/01/2005 10:09
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06/01/2005 18:23
 
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In un paesino di montagna siciliano,durante la messa del sabato sera,un bambino fingeva di recitare una preghiera che non conosceva.
Seduta in prima fila c'era una vecchia signora,che notando il fatto s'infastidì,questa tornata a casa e non avendo null'altro da fare (bisogna capirla,in un paese di 50 abitanti che altro può fare) telefonò alla figlia e assieme si colmarono sparlando dei loro mariti incapaci nel loro mestiere.
Quand'ebbero finito le critiche riguardo a loro,la vecchia racconto del bambino disgraziato,la notizia sorprese la figlia che indignata lo raccontò alla parrucchiera.Questa sempre più stupita lo raccontò a tutte le sue clienti che fecero una manifestazione cristiana contro l'incapacità di istruzione ai bambini.La notizia Passò dunque per ogni scuola,a ogni messa e perfino nei programmi televisivi,dove qualche genio nascosto aveva inventato il canzoniere delle preghiere:una barca di Noè costruita in plastica con gli animaletti i quali al posto di fare il verso che li spetta,recitavano una preghiera. [SM=g27828]
Nel frattempo in un villaggio del centro africa,un uomo scavando trovò dell'acqua potabile,avvertì tutti gli altri e divenne la divinità dell'acqua.
Solo una cosa gli andò storta:essendo una divinità non poteva bere alla fonte comune,e di atre fonti non ven'era neppure l'ombra.Dopo aver vissuto una settimana di goduria massima,l'uomo morì di sete,sorridendo.
Nello stesso istante i genitori del bambino che non sapeva le preghiere,vennero travolti da una valanga.Sei giorni dopo vennero dati per dispersi.

"Seta azzurra cristallina,come la voleva lei.
Gliel'avrei poggiata indosso,a esaltare il suo corpo ormai sanguinante,
l'avrei accarezzata un' ultima volta rubandole una ciocca di capelli.
Cilindro blu a toppe viola,come lo sognava lui.
L'avrei affiancato al suo corpo ben composto nella bara
un vero signore,ha rapito gli inganni per lanciarli lontano da me
l'avrei carezzato baciandolo in fronte.
Non ho mai capito perchè ogni volta che dico qualcosa,qualcuno in qualche posto remoto dela terra,sotto qualche ponte o in un letto o magari in bagno,ride."
Certo,il più delle volte gli era capitato di persona di veder ridere qualcuno di ciò che egli diceva.
Ma ormai era diventato così scontato che se non rideva chi lo ascoltava,rideva per ragioni logiche fermamente confermate dallo stesso,qualcun'altro da qualche altra parte per aver affiorato nel pensiero un uomo che diceva qualcosa di assurdo,e quella persona ovviamente era lui, Peter.

Quarto anno di liceo artistico,sezione sperimentale indirizzo figurativo.
Certo,per andare a scuola dallo scarto di paese in cui si trovava,doveva farsi un km a piedi fino ad arrivare alla fermata dell'autobus,una volta salito su questo e sorpassate cinque fermate,doveva attraversare un campo di grano,un torrentino,due pratoni e giungere finalmente alla stazione.Da qui poteva comodamente prendere il treno,scendere due fermate dopo,aspettare il treno successivo e arrivare a scuola coordinato al suono della prima campana.
"Per fortuna che esistono le "scorciatoie"-si diceva-altrimenti non potrei arrivare a scuola in tempo".

Ma Essendo questa una storia,deve avere il suo momento culminante...un incidente,l'arrivo di una navicella spaziale,la morte di qualcuno o la nascita di qualcun'altro,un sogno,un incontro,una litigata,un amore,un animale un piatto di pasta!
Una lezione di filosofia....
"Sesso e cibo governano il mondo"
Queste erano le uniche parole che gli erano restate in testa di tutta la lezione..gli istinti dell'uomo...quale amore si poteva umanamente provare per la vita,se la si fosse consumata godendosela al massimo??quale sfrenata passione verso i nostri istinti ci catturavano a tal punto da farci innamorare,ma non solo,perdere,inresistibile richiamo,insfuggibile, umano istinto!Istinto.
E lo stesso giorno,mentre Peter raggiungeva la stazione pensando a quanto sarebbe bello mangiare e scopare e correre e ridere e parlare secondo i propri istinti,un jazzista negro suonava in strada solo,orgoglioso felice a petto gonfio e mentre suonava ballava,e se la gente gli gettava una moneta egli la segiuva suonando,poi s'inchinava e rivolgendosi al cielo continuava a suonare.
Peter prese un posto proprio accanto a lui,e lo ascoltò mentre il treno arrivava,raccoglieva i passeggeri e ripartiva...
"Complimenti!sembra che improvvisa signore,anche se una musica così bella non può che essere studiata da una grande testa"
Il jazzista smise di suonare,lo guardò sorridendo e gli disse "lo vuoi un caffè?"

La sua casa era un buco di talpa colorato,con miliardi di foto appese per i muri,immagini strabilianti una più strana dell'altra,dipinti fantastici inraggiungibili nella loro semplicità,frutto di una testa che non solo ha vissuto,ma ha anche voluto vivere.
Si chiamava Eric,vestiti eleganti e sandali da contadini rotti,papion e coppola a toppe rosse.

"Perchè non mi prendi con te?possiamo suonare assieme...insomma...basta che mi insegni"

Ma lui non disse di si e neppure di no..i suoi occhi si illuminarono come una stella nel più buio dei cieli senza stelle:
"Mai sarai incapace di suonare il jazz,e mai imparerai a farlo.Non esiste regola...segui il tuo istinto ragazzo,e sarai capace anche di deliziare un vaffanculo suonado il jazz!!!"
E Peter crebbe,con un distacco di cultura allucinante,abituato a precisione e spartiti:l'uomo gli fece conoscere la magia di battiti spontanei,libere note e un formicolio svanito dell'anima,quello più comune ad ognuno di noi:la privazione del'essere.

"Che musica si sentiva per le strade di Venezia!!!sembrava che il tramonto si chinasse ad ascoltarci,mentre dedicavamo al mondo le nostre sensazioni,quelle vere senza la paura di piangere se eri commosso quando moriva una farfalla.
Venezia...uno spettacolo vivente,una lacrima sparsa per le strade,e corridoi di cielo in terra,e fiumi di barchette in cielo...ti affogava dolcemente se ti avvicinavi troppo....come successe ad Eric che si affogò delicatamente in una sbronza al bar della Quercia,addormentandosi per sempre su quel tavolino che sembrava accoglierlo meglio di una villa.
E la risposta di Peter fu un fondente amaro,dalla rabbia di aver perso anche Eric,unico suo caro e amico,lui,
lui aveva preferito abbandonarlo lasciandolo solo!!

"Devasterò il tuo corpo
brucerò le ceneri bruciate
ed emalgamerò ciò che rimane al deserto,resterai solo,
la tua carne al corpo
il tuo sangue al calice."
E peter,che oramai aveva carpito la bellezza degli istinti e più poteva farne a meno (molto più dell'istinto stesso)decise di continuare solo la sua strada.

Camminava per la strada sorridendo,e si fermava ad osservare le vetrate e si sbalordiva,e poi guardava il cielo e si meravigliava e fermo in mezzo al marciapiede,con la testa chinata vedeva passare i piedi della gente e se ne innamorava.
Sembrava che i suoi occhi non vedessero cose reali,pareva che le immagini che ne riceveva erano colori mescolati e che da essi lui ne delineava fantasiosi folletti che dazavano con fate d'orate nell'eterna confusione che più d'ogni cosa era bella,come i giorni di primavera,quando i fiori cantano e le paure svaniscono.
Peter era entrato nel nirvana,aveva aperto il suo balcone,ha spalancato le porte della sua felicità,e seduto sul suo cesso,mangiando,si addormentò come aveva fatto Eric,pensando alla sua mano che carezzava una donna,e lui ne riusciva a percepire l'immensa bellezza,un sublime respiro senza che i suoi occhi si aprissero una sola volta.Sentiva le ombre della sua pelle e i morbidi lineamenti del suo viso e le affascinanti curve del suo corpo.

E giunto in cielo,riincontrando Eric gli parlò,come se mai l'aveva amato e mai odiato,solo conosciuto.

"In tutti questi anni con te sono riuscito a trovare me stesso,permettendoMI di vivere anche se solo per un giorno,come mai nessuno vivrà...è stato come mangiarsi tutti i dolci più buoni di tutte le pasticcierie più raffinate di Venezia.
Ma solo una cosa non riesco ancora a capire...
Cosa cazzo ci faceva un jazzista negro in uno sperdutissimo paesino siciliano??"

E lo abbracciò forte.







[Modificato da Fiumi di porpora 06/01/2005 23.20]

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06/01/2005 23:27
 
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a me piace molto,anche se non sono riuscita a esprimerlo perfettamente chiaro,quando l'ho pensato mi piacevano le sensazioni che mi provocava e penso che per un lettore sarà difficile riceverle.

E che quando l'uomo era seduto e stava per morire,la sua testa era un concentrato di spensieratezza,la vera felicità...qualcosa che cerchiamo continuamente in milioni di parole e scritti e fiori...mentre lui l'aveva a un passo,e quel passo sembrava eterno,un orgasmo immobilizzato,un continuo eterno di godimento,lui era felice nel suo passo.Quanto potrei descriverlo,insomma non basterebbe ciò che provo.

[Modificato da Fiumi di porpora 06/01/2005 23.28]

[Modificato da Fiumi di porpora 07/01/2005 0.29]

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07/01/2005 20:47
 
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Te l'ho detto...IRONICA[SM=g27828]
Bella,scende bene compliment[SM=g27817]
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08/01/2005 10:09
 
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ehehehe l'hai letto!!!!

un abbraccio
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