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Il tempo di dormire (seconda parte)

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2004 19:19
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12/12/2004 21:06
 
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Il tempo di dormire, parte seconda
ovvero La pantera colorata

N.d.A. Nonostante il riferimento a fatti di cronaca, il racconto è frutto di fantasia. Per cui ogni somiglianza a fatti o persone realmente esistiti o esistenti è puramente casuale.


Il pomeriggio si allungava pigramente sulla noia di Libero, che si attardava a lavare i piatti con lentezza estenuante, accompagnata dall’indifferente ronzio del televisore. Si girò verso la tv giusto per sorprendere un Mentana piuttosto cupo: notizie dell’ultim’ora, siori e siore.
Incidente occorso a un ragazzino in moto: un proiettile dietro la schiena; altrimenti detto “omicidio” se il colpo non fosse stato sparato dalla pistola di un poliziotto in servizio. Un fiotto improvviso di adrenalina oscurò per un attimo la vista a Libero. Respirò.

In facoltà si affaccendavano un numero sorprendente di facce nuove; Libero si sorprese a chiedersi da quanto tempo mancava. Quindi si diresse nell’aula di Storia Contemporanea; la lezione era iniziata, ma lui entrò ugualmente, sedendosi nelle ultime file. Il professore lo guardò con un sopracciglio alzato, a metà tra lo stupore e lo scetticismo; comunque sorrise e annuì col capo. Libero diede una rapida occhiata all’aula, senza trovare quello che cercava; ci vollero altre due rapide occhiate per scoprire che in realtà Antonio era presente, soltanto non l’aveva riconosciuto. Infatti era un ragazzo che si presentava perfino agli esami, figurarsi a lezione, col suo tipico abbigliamento punk; da sottofondo musicale gli faceva il rumore delle catene che portava fino alle caviglie. Ma quella mattina Antonio aveva rinunciato al suo aspetto solito, facendo perfino scomparire la cresta multicolore dietro un rovinatissimo berretto verde militare. Libero conosceva poche occasioni in cui Antonio rinunciava alla sua “identità” per confondersi: in quel momento capì che anche lui aveva qualcosa in mente. Comunque lasciarono che il professore finisse la sua lezione (governo Tambroni) prima di incrociare sguardi e parole.

- Domani sera mettiamo a soqquadro il centro… - disse Antonio con tono tanto preoccupato quanto irriducibile.
Libero strinse le spalle.
- Altre idee? – chiese il punk.
Libero rimase qualche secondo in silenzio.
- Coloriamo una pantera – lo sfidò con lo sguardo. L’aria di Antonio si fece ancor più preoccupata, comunque concesse: - Qualche ragazzo al circolo lo riesco a convincere.
- Vieni da me alle undici; i ragazzi non farli venire direttamente dal circolo che ci beccano prima di cominciare; li incontriamo sul corso.

Corso S. Giorgio a quell’ora era quasi deserto; solo qualche barman si attardava ancora con l’immondizia della giornata. La volante ripassò per il solito giro.
Uscita la volante dalla visuale, due gruppetti sbucarono dal vicolo della videoteca, incappucciati, e cominciarono a prendere di mira vetrine e cassonetti; si accese qualche luce dai palazzi che sovrastavano il corso.
Appena due minuti dopo una rumorosa accelerata gli comunicò che la volante stava tornando ed erano stati visti. Si divisero di nuovo in due gruppi e lasciarono di corsa il corso, infilandosi in due vicoli, uno di fronte all’altro. La volante si fermò bruscamente all’entrata del primo vicolo: dei vasi di cemento bloccavano l’ingresso alle auto, quindi l’inseguimento continuò a piedi. Comunque nessuno fu preso.

Dopo due giorni i giornali locali parlarono di generici “atti vandalici in centro”; nessuno scrisse, e forse neppure seppe, che al ritorno alla volante i due agenti trovarono l’auto imbrattata di spray rosso con una scritta sul cofano: “Sporchi di sangue”, diceva.

I ragazzi del circolo erano un po’ euforici per averla fatta franca (nonostante interrogatori di rito e perquisizioni al circolo) e un po’ delusi dalla poca eco che le loro gesta avevano provocato.
Libero, dal canto suo, si sentiva un perfetto co****ne. Comunque s’era sfogato ed era riuscito con quella ragazzata a mettere un po’ di pace nel suo animo. A chiusura della vicenda andò dal barbiere; la prudenza non è mai troppa, dopo tutto. E mentre il barbiere tagliava i suoi lunghi capelli, Libero pensò che una mano bianchissima, una sera, aveva legato quegli stessi capelli in una sottilissima treccia. Gli venne improvvisamente voglia di tornarsene a casa. A farsi due o tre giorni di sonno, naturalmente.

13/12/2004 11:58
 
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Non ho letto la prima parte, dove si trova? Scommetto che l'hai nascosta e non vuoi farmela leggere.[SM=x142858] [SM=x142856]

In fondo in fondo, sotto sotto, chi è Libero?[SM=x142854] [SM=x142855]

Sa tanto di partigiano.[SM=x142880]
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13/12/2004 19:08
 
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Re:

Scritto da: fiordineve 13/12/2004 11.58


Non ho letto la prima parte, dove si trova? Scommetto che l'hai nascosta e non vuoi farmela leggere.[SM=x142858] [SM=x142856]

In fondo in fondo, sotto sotto, chi è Libero?[SM=x142854] [SM=x142855]

Sa tanto di partigiano.[SM=x142880]



..hihihihi..in realtà l'hai letta, ma evidentemente non ricordi!
Era quel pezzo di cui non volevo darti la seconda parte, perchè non mi piaceva...e invece adesso l'ho messa!
13/12/2004 19:19
 
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Non ricordo, mi dici il titolo, please?[SM=x142887]


L'inizio della fine, per me.[SM=x142858]
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