Fata sotto un cielo di giostra

L’atmosfera notturna, la piazza, le bancarelle, come scatole chiuse, pacchi di natale prima di essere aperti, e intorno i bambini ad aspettare.
E tu,
a guardare stupita quel posto, quel gioco, quel sogno. Guardare, Stupita. E sulla bocca un desiderio…

-Andiamo…?

È una pazzia...

-Si! Andiamo!

È una pazzia.

Di notte, nessuno in giro, e chi c’è sta dormendo, ma lì vicino. Allora piano, silenzio in punta di piedi, intono al cerchio coperto di blu. Si, di blu, manco a farlo apposta. Di blu. Colore che è come un destino, una strada, un luogo, mai troppo lontano, luogo che è sempre stato qui, dentro di noi. Coi passi lenti, leggeri, come a fare finta di nulla, come a camminare con scarpe di nuvole, ci avviciniamo, al girotondo coperto dal telone del colore mare. Un giro intorno, per trovare l’entrata, e lo stupore si fa paura, emozione, fiato trattenuto, e voglia irresistibile. Eccola. L’entrata. Pochi lacci, e poi, dentro, lì, dove riposano, al buio, i sogni dei bambini, i ricordi, le urla, le risate, e i cuori che non vogliono crescere mai. Salto. E tuffo. E siamo dentro. Nella giostra coperta per la notte, coperta per gli adulti troppo grandi, coperta per il freddo, coperta, di magia, perché tutto dentro tace immobile, tutto tace, ma non per tutti, no, e a passi piccoli entriamo, e tutto non tace più, no, è una voce che urla, che prede forma, sulle mani, sulle bocche, nei pensieri, nelle orecchie, sui contorni, prende forma: è la voce di essere sempre bambini, abbracciati da un incantesimo di fata.
Tela abbassata, e finalmente dentro, soli, con i cavalli, le carrozze, le magiche atmosfere, coperti e riparati da tutti gli occhi troppo grandi che non guardano, che non sentono, non potranno mai vedere, né le voci, né i bambini, nessuno può vederci, solo i suoni sanno, i nostri passi sentono, e noi lì, in quel luogo, violato al silenzio, tolto al riposo, incastonato in quest’attimo incantato, ma che sembra non aspettasse altro, altro che noi, altri bambini, a tutte le ore, di tutte le età, e noi lì, adesso, a prendere il tempo di quando gli anni erano piccoli e felici, e felici scoppiamo di gioia a sentirti rivivere come quando lo stupore era tutto il fiato che tenevamo nei polmoni.
Prendere un cavallo, legno, accarezzato, dipinto, da una mano che sembra di un mago, prenderlo, e volergli subito bene, è lui, lo stesso, lo stesso, di quando giocavo, di quando ero bambino, e poi salirci, e esplodere in risate, sorriso antico, si, quello di quando eri un piccolo sognatore, una piccola sognatrice, quello di quando il cielo ti stupiva ogni notte con i suoi colori, quello, di quando la luna ti faceva battere forte il cuore, ma anche adesso, quello, che contavi le stelle e dicevi di volerle visitare tutte ma anche adesso, e ora è qui, con te, lo sai, non l’hai mai dimenticato, e lui mai, mai ti ha lasciato, e allora, allora, allora, magia!
Le luci, non per gli occhi, ma per il cuore e gli occhi sognatori, le luci, si accendono, tutto intorno si accende, e la giostra prede vita, e tutti, tutti i personaggi sono vivi, siamo vivi, tutti, in un giro di giostra, ché no, non è ferma, no, è viva, e gira, è vola, e suona, e tu con lei, con la forza dei desideri, dei sogni, con la musica dei sorrisi, sfrenato giro di mondo, sui cavalli di quando eri bambina, i capelli sciolti al vento, la bocca spalancata nell’urlo di felicità fanciulla, tutto sotto un cielo blu, coperto di blu, ma non c’è nulla che possa coprire la bellezza di questo sogno, noi, in un giro di giostra, incantato di indaco in chiaroscuro, in una notte dove la luna traspare sulle vele delle nuvole, trasporta il suo incanto di faro, e passa, filtra i suoi raggi, attraversa il buio, attraversa il blu, e la giostra, qui, adesso gira, gira, gira, veloce, veloce, veloce, per i cuori sognatori, e fa ridere come pazzi, come pazzi, e i cavalli, le carrozze, i colori, aprono gli occhi, e allora soffiano negli strumenti magici musica per bambini ritrovati, bambini mai sperduti, mai più, perché qui, assieme, adesso, qui, a far di un desiderio un sogno realizzato. E allora non fermarti, no, continua a girare, stella cadente, continua a volare, la giostra non vuole altro che quella voce felice, si ricorda, di quando eri piccola, e a primo sguardo ti ha riconosciuto, adesso che sei piccola, che sei grande, che sei sempre la stella di sempre, la stessa sognatrice di mari infiniti, di coralli, di delfini, conchiglie e onde, e qui, su un cavallo, che non si vede, ma si vede, tu lo vedi, lo sa il tuo cuore, ha le ali, per volare, e portarti dove vuoi, dove vorrai, occhi di bimba, stupore mai sopito, mai notte sarà fredda abbastanza per uccidere quegli occhi, mai, mai, mai addormentato quel cuore, mai, e per quegli occhi, per quegli occhi sono luci, sono fuochi, sono musica, sono giostre, in un veloce, veloce, veloce giro di mondo, un vortice, un’emozione, un sogno, un desiderio, una felicità sazia, e una voglia, immensa, di non essere mai terra, di non essere mai stanca, di non essere mai ferma, di non essere mai senza, e di essere per sempre stella, in un sogno di fata, in un giro di giostra, sotto un cielo di mare, in un infinito viaggio.

Hai la straordinaria facilità di scrivere sceneggiature che si vivono; su quella giostra di notte, il blu che amate e voi che tornate bambini..... sono commossa

LODE LODE LODE

Complimenti... l'ho trovata anch'io un'incredibile favola.