di giorno, di freddo

Era solo un brusio. Era sommesso, quasi timido. Al suono era taciuto. Ma era lì, ed era lì, lì che cercava, lì che puntava, lì che voleva. Era solo un giorno, un giorno qualunque, uno come davvero tanti altri. Ma i giorni sono sempre gli stessi, nascono, muoiono, sei tu che li guardi con gli occhi che invecchiano. Che invecchiano giorno dopo giorno. Lo sapevi benissimo, lo sentivi scorrere nelle assenza che stava accadendo, anzi, ne eri così sicuro che non vedevi l'ora di farlo tu. E allora... com'è che poi quando arriva non ne sei per nulla pronto?
Forse perché era solo un brusio, una voce che trema dalla rabbia, dal dolore di non sentirsi amato, amato abbastanza, amato a sufficienza. Una voce che sembra la tua, si, ma di quando eri piccolo, e gridavi, fin da piccolo, nel sonno, per far correre qualcuno, qualcuno che arrivava, si, ansimante, e che imprecava, ancora una volta, di quanto eri stupido.
Sembrava solo un brusio, poi si apre, piano, si apre, in un flusso, un coro ridondante, torrente di emozioni legate alle lacrime, che a stento trattieni, tenute nei singhiozzi, a tento trattieni, a stento...
Era solo un brusio, ma davvero adesso non lo è più, adesso che sei rannicchiato su un divano, cuscino stretto al petto, a piangere, a chiederti perché, ancora una volta, perché, a disperarti, a ritornare bambino, tu, che forse, grande, non lo sei stato mai.

Amarezza, tanta; bravura pure.

Leggendoti mi hai colpito, è come se un faro fosse puntato pure su di me che seguivo te.

Impressioni di un giovane uomo che ha bisogno dell'unica medicina in grado di guarire, l'Amore, che quasi mai è presente quando serve.

Dai, che tutto trascorre; come il flusso e riflusso delle onde, un giorno ami e l'altro sei amato, è così che va questa fottutissima vita.

Questa fottutissima vita...

l'Amore, che quasi mai è presente quando serve…

e la medicina mancante, sempre mancante di tempismo, a prenderti gioco, un gioco da bambini, il giro tondo... rincorrere, seguire... manca il tempo, il tempo giusto, e il tepore, per riscaldarti il petto, dolorante per gli anestetici, troppo forti, troppo in fretta, sigaretta dopo sigaretta, i polmoni rifiutano l'aria, cercano un respiro, tu gli offri un fumo denso, ma ti serve, ti stordisce, te ne aggrappi, ti addormenta.
Gli anestetici non sono mai sufficienti, mai rimettono le cose apposto, quei pezzi sparsi che credevi prendessero finalmente una forma, e una ragione, un posto dove stare, magari braccia, braccia che amavi, e che adesso ti tengono sveglio, e che se dormi diventano incubi. L'amarezza di aver creduto, lottato, voluto, sperato, sentito, sbagliato, mille volte, e mille volte dopo a rimpiangerti gli sbagli, ma siamo solo esseri umani, a volte anche stranieri, poco preparati, la vita sembra sfuggirci di senso, e noi sempre in affanno, e non è solo il fumo.
Ci sono cuori che non sono forti abbastanza, troppo fragili, pelli troppo sottili, e sentono sempre troppo forte, e anche il brusio diventa assordante.

grazie per le parole, per il bravo, e per l'assoluta sincerità che mi è arrivata.

Vivo con sensi di colpa dalla nascita.

Ho rovinato la vita a mia madre nascendo
ho inflitto un dolore ai miei nonni andandomene con la mamma
ho amato mio marito come fosse il sole
ho spaccato il cuore chiedendo il divorzio
ho il cuore è ancora sanguinante
ho cresciuto due figlie che ora vivono lontane
ho infinite malattie e non posso essere quella di prima
ho scaraventato il mio destino nella brace


non chiedo altro dalla vita:
vorrei solo essere dimenticata.

Io ho rimpianto gli anni ogni anno che passava, legato a sbarre sottili, invisibili, tenaci, pareti di paure, inculcate a forza, a minacce, mai troppo violente, mai abbastanza velate, solo minacce, come sguardi, toni di voce, ritardi impossibili da colmare, rincorse sempre troppo affannate, e non era ancora il fumo, ma solo la paura, tremenda vendetta di chi ti ha cresciuto con tutto l'amore che poteva, un amore così grande, così forte, scaraventato addosso, in ogni modo, in ogni momento, a ricordarti che sei figlio di quell'amore, e allora fai di tutto per guadagnartelo, ad esserne degno, ma non basta, non basta mai, sempre inopportuno, perchè sempre l'altra cosa andava fatta...
A volte si chiede qualcosa, così, semplicemente, senza dover dare dell'altro in cambio.

Io, una vita blindata; ho detto sempre si per accontentare tutti, per farmi apprezzare da chi amavo.
Non è bastato, ancora oggi a malapena ottengo la sufficienza da mia madre (anche se mi ama alla follia), non sono mai all'altezza di ciò che si aspetta da me: snob, griffata, attenta alle amicizie, in pratica ODIOSA.

Per il suo egoismo ho detto si tante volte che ho sopportato tutto il possibile; ho detto si ad un marito che, passata la passione iniziale, ha trascurato me e le mie figlie; ma aveva prestigio sociale ed ero "qualcuno".
Quando, per non morire, ho imparato a dire dei no ecco che non ero più la stessa, che qualcosa mi aveva confusa e che non ragionavo come al solito.


Quanto è bello essere liberi e dire tantissimi NO!!!!!

Colpa mia: troppi si sono deleteri.