Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
  Pubblicazione di scrittori dilettanti È vietato copiare senza l'autorizzazione dell'autore. redazionedifiori@hotmail.com    

 

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Mexico (terza parte)

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2004 23:45
OFFLINE
Email Scheda Utente
Post: 9
Post: 9
Registrato il: 26/10/2004
Sesso: Maschile
27/10/2004 20:56
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Ormai parlava, quasi correttamente, inglese e spagnolo; dopo un anno e mezzo a Santa Maria era più messicano di un messicano.
Aveva lasciato crescere i capelli che dovevano, per decenza, essere quasi sempre raccolti in una coda più che consistente; tranne quand’era ubriaco; allora lasciava sparpagliare i propri capelli dove meglio credevano, e loro credevano quasi sempre sul viso. Gli facevano da scura tendina al suo sguardo vuoto, che avrebbe spaventato più d’uno; in quelle occasioni ricordava vagamente una vecchia canzone che parlava di occhi, di anime, di pozzi e abissi. Per il resto, passava le sue giornate allegramente; a dispetto delle previsioni di Gino, non si era affatto stancato della pigra esistenza che si menava in quel pezzo di deserto sconosciuto alla geografia, ma si era adattato perfettamente, abbronzandosi e mettendo su un sette chili abbondanti. Nei discorsi svogliati dei pochi residenti, Antonio veniva chiamato “quello strano”, modificato in “ragazzo”, “Tony” o “Antò” in sua presenza; ma era comprensibile; pure al messicano più menefreghista del deserto sarebbe parso strano che un giovane dalla fedina penale pulita si ricacciasse in quel luogo pieno solo di sabbia, scorpioni e vecchi mariachi, dove la donna più giovane aveva già compiuto i cinquanta. Nessuno chiese mai spiegazioni.
- Corona!
Antonio alzò le sopracciglia, più divertito che perplesso e si girò verso Gino, il quale, trattenendo a stento una risata, strinse le spalle. Senz’altro, si chinò sul frigo a prendere l’ennesima Corona; col passo lento che impari solo in mezzo al deserto, Antonio si avvicino, birra alla mano, al tavolo innaffiato di birra del vecchio Gomez.
- Salute! – ma era più una speranza che un augurio.
Al vecchio ubriaco non sfuggì il sorriso divertito del ragazzo: - Maledetti italiani! Sempre a ridere! Che c’è da ridere!? – l’apostrofò in uno spagnolo che suonava spagnolo come il napoletano eletto a italiano.
Antonio non raccolse e si riavviò dietro il bancone, strizzando l’occhio a Gino, che se la godeva divertito sulla poltrona, sotto il televisore.
Guardò la cartolina, ancora bianca, che aveva sotto il bancone; poi guardò la penna; poi, a turno, Gino e il vecchio Gomez; era la terza che scriveva in un anno e mezzo. Era contento di averci visto giusto; Maria non l’aveva raggiunto; l’aveva fatta piangere, sicuramente, ma l’aveva salvata da una scelta affrettata e, a posteriori, sbagliata. Così decise di non mandare più cartoline; accartocciò quella che aveva tra le mani e si versò della tequila.
Una vecchia pellerossa inondò il locale d’ombra, mettendosi tra la porta e il sole; era verosimilmente incazzata.
In una posa che ricordava quella del duce italiano, guardava con vivo astio verso il tavolo del vecchio, ignaro della minaccia incombente.
- Ahia! – si lasciò sfuggire Antonio; nessuno gli badò.
Un attimo dopo la grassa “indiana” cominciò ad inveire ed avanzare minacciosa; il vecchio, preso alla sprovvista, diede un colpo alla sua birra, rovesciandola sul tavolo già pregno. La birra sprecata fece incazzare notevolmente pure il vecchio, così iniziarono ad urlarsi addosso in una lingua che in pochi avrebbero riconosciuto. Gino scuoteva la testa, un po’ annoiato, un po’ divertito, mentre Antonio cercava di afferrare qualche parola che somigliasse lontanamente allo spagnolo, inutilmente.
La discussione terminò bruscamente, com’era cominciata; l’enorme ammasso di donna diede le spalle ai tre e uscì al sole, a testa alta, mentre il vecchio rimaneva seduto, a testa bassa, a guardare la birra che dal tavolino cadeva a terra; Antonio, per l’ennesima volta, andò a prendere lo straccio.

§

- Mi ami?
I suoi occhi erano lucidi; quelli di Maria stancamente divertiti.
Che cossè l’amor? Si chiese divertita la ragazza, pensando al biglietto.
Oh, se era nascosto bene! L’aveva ritrovato dopo la prima cartolina! Dopo essersi fatta insultare dal padre di Antonio, al quale aveva chiesto informazioni, dopo esser andata a letto con Dario.
- Perché non mi rispondi?
Marià si scosse.
Guardò con pazienza il ragazzo: - “Se stiamo insieme ci sarà un perché” – concesse citando, notando divertita che le sue citazioni erano culturalmente scadute dalla partenza di Antonio. Dario sorrise compiaciuto, per il momento bastava.
- Adesso devo proprio andare – cambiò discorso lui – ho un colloquio col professore per la tesi.
- Devi proprio proprio? – chiese lei, più per conferma che per speranza del contrario. Lui sorrise, soddisfatto; lei sorrise, con quello sguardo cattivo di cui credeva capace solo gli uomini.
- E mi sa di sì! – sospirò il ragazzo - …ci sentiamo stasera.
Si baciarono, appassionatamente.
Sola in camera Maria cantava a bassa voce.
Guardò le cartoline appese sopra la scrivania; che posti di merda che si sceglie!, pensò divertita e serena; cercò di immaginarlo, con scarso risultato. In quasi due anni la disperazione era passata (in pochi giorni, in verità), l’odio anche (con un po’ più di tempo), ora rimaneva la dolcezza della malinconia. A volte, all’improvviso, sulle labbra le tornava il sapore di Sambuca, gin e Antonio. Sussultava di piacere fisico prima che la sensazione sparisse, e, disperatamente, si cercava con la lingua, sulle labbra, tracce di quel sapore, inutilmente. Poi sorrideva.
Guardò la prima cartolina; stava già facendo le valige, quella volta, prima di capire che non avrebbe saputo dove andare; era in Messico, ma dove? Non riusciva a leggere il timbro. Delusa, aveva rimesso tutti i vestiti nell’armadio. Sulla seconda cartolina il timbro era chiaro: Santa Maria, Taxo. Pensò che Antonio avesse un macabro senso dell’umorismo; comunque la voglia di partire era passata. Più che altro aveva deciso così.
La musica era finita, ma Maria continuava a canticchiare a bassa voce, come a non voler disturbare l’aria serena che s’era venuta a creare nella stanza.

§

Un vecchio furgoncino passò, cigolando, sulla strada.
Antonio si affacciò alla finestra della sua modestissima camera, facendo appena in tempo a vedere quel rottame, scoperto, con dei tipi sopra, con facce da comparsa per un film di Sergio Leone. Aprì la finestra e si sporse a guardare; più su il vecchio Gomez stava bestemmiando qualcosa contro quei tipi che passavano, ridenti e sornioni.
S’infilò i pantaloni e una canottiera e uscì.
Ignorò il vecchio che continuava a bestemmiare verso la nuvola di polvere e sabbia alzata dal furgone; trovò Gino con la sua birra.
- Chi erano quei tipi? – chiese piuttosto teso.
Gino strinse le spalle : - Siamo in Messico, figliolo!
Non bastava, ma, chiaramente, il ciccione non voleva parlare.
- Dammi una tequila – chiese Antonio, poi, riflettendo sull’ora - …anzi una birra,va!
- Da quando tu sei il padrone e io il garzone? – scherzò Gino, aprendo una Corona.
- Da quando comincio a lavorare alle dieci, manca mezz’ora – rispose prontamente il ragazzo.
Il vecchio Gomez apparve sulla soglia.
- E’ ancora chiuso! – tuonò Gino – Cristo, sono le nove di mattina!!!
Il vecchio brontolò qualcosa, allontanandosi.
Antonio guardò un porta-foto, nascosto dalla macchinetta del caffè, che non conteneva foto, ma un foglietto vecchio e ingiallito con una scritta in corsivo, indecifrabile; strizzò gli occhi per tentare di decifrare, per l’ennesima volta e senza successo, quelle righe.
Gino, mosso a compassione spiegò: - “Non ho strada, ho solo da camminar”.
Antonio sorrise soddisfatto: - Bella, di chi è? – chiese, aspettando il nome di qualche poeta locale.
Gino ricambiò il sorriso: - Di una a cui piaceva camminare – rispose sibillino.
Antonio capiva.
Cominciò a togliere le sedie da sopra i tavoli, risistemandole sotto.

§

La giornata era calda; comunque a Maria parve di vedere dei fiocchi di neve grossi come S. Bernardo cadere da quel cielo estivo azzurrissimo.
Sorrise ai suoi fantasmi; ne avete ancora per poco, pensò.
I due borsoni erano pieni di roba, l’indispensabile. Al resto avrebbe dovuto pensarci la sorella, o, al limite, la padrona di casa avrebbe lasciato tutto così, per la nuova inquilina; comunque non erano fatti suoi.
Per un attimo pensò di lasciare un biglietto a Dario, ma si strinse nelle spalle, pensando che non ne valeva la pena; maledicendo la distanza dalla fermata degli autobus, sbuffò, appoggiandosi i due borsoni a ciascuna spalla.
Aveva sottovalutato il caldo; figurati laggiù! pensò distrattamente.
Camminando lentamente, per il peso dei borsoni, passò in rassegna la sua rubrica mentale, pensando se ci fosse qualcuno, se non da avvisare, da salutare; con un po’ di tristezza si accorse che non doveva salutare nessuno.
All’altezza di un fast-food, odori di fritto e di cartelle di scolari si mischiavano. Una tipa rasata, spalleggiata dal suo pitbull, si avvicinò.
- Mi dai qualche spicciolo, dai… per far mangiare il cane – piagnucolò.
Il suo sguardo si rasserenò vedendo la ragazza mettersi una mano in tasca. Ma per poco. Con tutta l’incredulità di cui i suoi occhi erano capaci, vide il telefono cellulare della ragazza passare nelle proprie mani.
La tipa rasata balbettò qualcosa; alla fine riuscì a mettere insieme un incredulo: - Grazie…
Maria, che già aveva fatto qualche metro, senza girarsi le urlò, poco educatamente: - Grazie al cazzo! …mica si mangia!

27/10/2004 23:45
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota



Personaggi che mi sono divenuti familiari come quel paese messicano; buona l'esposizione anche se ancora non ho capito chi sia Antonio, dato che si nomina il padre.


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:32. Versione: Stampabile | Mobile | Regolamento | Privacy
FreeForumZone [v.6.1] - Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com