Per tutto il mese di giugno ero riuscito a rimandare questo incontro.
LUBIANA da un po' aveva incominciato ad insistere perchè andassi a pranzo dai suoi genitori che volevono conoscermi.
Dalle mie esperienze precedenti a lei, gli incontri con i genitori erano avvenuti molto naturalmente, ma questa volta, non so per quale ragione, temevo l'incontro.
Lo rimandavo, preferivo non pensarci. Mi piaceva l'idea che LUBIANA fosse: sola, libera, ragazza, donna ma non figlia.
Con LUBIANA parlavamo molto dei nostri genitori ma nonostante la mia solita curiosita' non ero attratto dall'idea di andare a casa sua.
un sabato sera, dopo che avevamo un po' bevuto, mi disse che i suoi mi aspettavano l'indomani a pranzo, me lo disse mentre io,
divertito, giocavo a baciarle le spalle, e senza pensarci piu' di tanto, acconsentii.
La mattina, quando mi alzai, ero nervoso e pentito di aver fatto quella promessa, e il mal di testa che mi prende regolarmente ogni domenica mattina, non mi aiutava ad accettare la cosa con rassegnazione.
le strade di REGGIO EMILIA erano caldissime, silenziose e deserte, le attraversai depresso.
LUBIANA mi aprì felice di vedermi, energia vitale ma io non avevo la forza di sorridere, nè ero felice di vederla in quel momento e sopraTtutto in quel luogo.
la trattai molto male con lo sguardo e un abbraccio molto freddo
lei come se nulla fosse chiamo' sua madre:
"MAMMA, è arrivato ALESSANDRO"
Mi scusai per essere arrivato a mani vuote e cercai di reagire con un sorriso, mi sentivo un cretino.
Non mi piaceva il suono della mia voce, non mi piaceva la vitalita' di LUBIANA, che a queto punto era forzata ed in contrasto con la mia depressione; e poi non mi piaceva la casa, la sala da pranzo dove avevano apparecchiato, con dei mobili bombati, rotondeggianti, marroni.
Da una porta sbuco' il PADRE che mi venne incontro allungando la mano con un saluto, ed un'aria molto formale, capii che era timido e mi sembro' anche molto piu' vecchio di come me lo ero immaginato.
Ci sediamo a tavola e non c'era verso di tenere in piedi degli argomenti, nonostante ormai la noiosa vitalita' di LUBIANA.
Mentre si parlava dei miei studi e della scuola in generale
mi scoprii a guardare la bocca di suo padre e quella di sua madre, mentre mangiavano; seguivo i cucchiai cercare i tortellini tra il brodo e ripartire per ritornare alla bocca dentro alla quale sparivano, per poi ricomparire un po' alla volta dalle labbra, vuoti e luccicanti.
La mia attenzione si fermo' definitivamente sulle bocche e ogni tanto, buttavo lo sguardo anche su quella di LUBIANA, di colpo mi sentiI strano.
Trovavo la bocca di LUBIANA, cosi figlia di quelle bocche, per me estranee e brutte, che mi fece impressione averla baciata.
Io non c'entravo niente con quelle bocche, con le bocche di quella famiglia... con la loro storia, mi inquietava scoprire, forse per la prima volta, come la carne è figlia della carne, i denti di altri denti, la bocca di sua MADRE, mentre faceva sparire il cucchiaio colmo di brodo e tortellini, sembrava dirmi: questa è la nostra bocca, è la bocca di LUBIANA quando avra' la mia eta', è la bocca che avranno i suoi figli.
Non trovavo nessun legame tra me e quelle bocche e per averne conferma mi bastava immaginare di baciare la bocca di sua MADRE, la bocca di suo PADRE: provavo repulsione.
Non riuscivo piu' a finire i tortellini e sorridendo balbettai
che non avevo mai appetito alla domenica mattina; subito dopo il caffe' convinsi LUBIANA, a fare 2 passi, fuori, all'aria aperta.
Camminando in silenzio sotto il sole, la tenevo per mano, sudando, desiderando d' esser solo.
Ogni tanto la guardavo tentando di sorridere, ma era definitivamente diversa dalla LUBIANA che conoscevo.
Leggevo nel suo viso nuovi lineamenti, un nuovo profilo, nuove espressioni, che non mi piacevano, che non conoscevo, che non erano piu' solo sue, ma di una razza precisa, eredita' di antenati.
Cercavo di mettere a fuoco il viso che mi piaceva ma era uno sforzo inutile, non ci riuscivo piu'.....END/ 1 / PARTE.
[Modificato da redattore1 26/04/2005 23.57]