Non è lontano
il rumore della notte
mentre ti stanno sbranando.
La follia sorda che si abbatte
sulla tua carne
si può sentire nell’aria,
mentre dilaniano
sporcano, imbrattano
piastrelle e lenzuola,
frattaglie di vita comune a mani nude
rimasugli di cuore
tra improbabili giacigli d’amanti.
“Donna, se vuoi lasciarmi
allora dovrai patire
ogni istante del mio amore grande
e te lo griderò, finchè
non sarai con l’anima esanime
al pavimento, finchè non riuscirai
a guardarmi con terrore
mentre ti toglierò tutta l’aria per gridare.
Perché io voglio il tuo cuore
e ancora non basta
perché odio sentire urlare i tuoi rifiuti
e ancora non basta
perché non basta nemmeno il pianto
insistito e inutile dei tuoi figli”.
E la notte non passa, non sa passare,
mentre cadi, come una morte fredda,
in questa fossa comune
che si alimenta e maleodorante
ti trattiene,
donna pestata, donna percossa, donna sottomessa
donna sfigurata di solitudine
ignobile trionfo da mostrare
alla specie di tutti gli assassini.
pennabianca