Aprire le finestre su un orizzonte
di serenità ove il mare si accende
di faville. Piove la luce, fonte
dorata. La primavera splende
con serti rosa fra peschi e ciliegi,
sprizza canti pregni di profumi,
sui prati intesse armonie e fregi.
Immergersi beati nei fiumi
di brezze indaco, bere alle polle,
adagiare il capo, tu ed io, amore,
sui guanciali di erbose zolle,
mentre s’illimpidisce ogni rumore:
il favellio dei ciuffolotti,
le voci trasognate nell’aurora,
fra dolci empiti sgorgati a fiotti,
quando la campagna si colora.
Vivere finalmente, tu ed io,
non più perduti, ma persi in Dio.
[Modificato da macrino 05/03/2017 16:44]
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