Riecheggiano ululati notturni
In un cupo silenzio delirante,
Sonno allucinato dalla febbre
O veglia stravolta da un bianco boato
Sotto un sole vuoto rivoli neri
Superbi si credono fiumi impetuosi,
Mostran chiostre di candide pietruzze,
False dighe contro la bufera della vita
Irrorano vasti prati desolati
Ricolmi di gialla sterile erba,
Fiori vanitosi che non danno frutto
Ma un vuoto color che da vertigine
Tessuto di sogni, illusioni e bugie
Copre da sé stessi quanto dagli altri
Tale è la natura dell'uomo
Tale è il vizio della società
"E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: A che tante facelle?Che fa l'aria infinita e quel profondo Infinito Seren? Che vuol dir questa Solitudine immensa? Ed io che sono?" G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia