Spesso il giornalista nella aseica affermazione del proprio costrutto come universalmente valido, non si avvede di incorrere in apologia ideologica retta solo da personali limiti assiologici.
si avvede, si avvede fidati
ma io non parlerei solo di "un certo tipo di giornalismo" culturale o pseudoculturale
ogni campo ha la propria terminologia, che serve (oltre che a far sentire chi capisce come appartenente a una cerchia eletta) anche per abbreviare la comunicazione, basta una paroletta e tutto il discorso è fatto (con gran risparmio di costi di carta e stampa e grande diletto dell'editore)
o "non fatto" secondo interpretazioni metalinguistiche che riguardano più la psicologia e il potere, per dirla con Foucault
proviamo infatti a leggere una pagina di calcio
io personalmente capisco la metà, tra pallonetti e mediani e corner, termini evidentemente chiarissimi a chi è abituato
ma d'altra parte anche dire E=mc2 è chiarissimo, tanto quanto le equazioni di Format o l'orizzonte degli eventi, come creatore di materia, che tutti hanno visto il film e nessuno dice che non ci ha capito niente
a parte una bella storia d'amore
PS
cionontoglie che l'uso di linguaggi "tecnici" (compreso quello del calcio) sia semplicemente uno strumento di potere (leggi propaganda, o imbonimento, o per dirla chiara lavaggio del cervello a chi ne sa di meno, sempre alla Foucault) se usato in testate a pubblica diffusione e a parte la "terza pagina", che nessuno obbliga a leggere :P
[Modificato da Violadaprile 12/03/2015 13:31]