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Di un certo giornalismo

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2015 17:17
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Gaspy., 09/03/2015 22:56:

Di un certo giornalismo
Spesso, nella mia esegetica lettura di un articolo giornalistico, applicando tutte le armi che la mia personale povera ermeneutica concede, mi imbatto in anfibolie con apodittiche antinomie che conducono a posizioni necessariamente aporiache.
Spesso il giornalista nella aseica affermazione del proprio costrutto come universalmente valido, non si avvede di incorrere in apologia ideologica retta solo da personali limiti assiologici.
Nelle per lui catafatiche ma pseudoapodittiche, antinomiche affermazioni percorre palindromiche vie che ad una analisi approfondita portano a nulla.
Non basandosi su di un'approfondita eziologia del fatto che descrive, assume paradigmaticamente ipotesi non verificate estraendone sillogisticamente conclusioni errate.
Denuncia anomia quando soggetto a regole che non gli piacciono. Le stesse regole con le quali, se applicate agli avversari, invoca la nemesi
Disgraziatamente, inoltre, il suo testo è troppo spesso ricco di solecismi per carenze culturali. Ha poca conoscenza della semantica dei termini che utilizza, cosa che lo porta anche qui troppo spesso a metonimie assurde se non ridicole




Negli anni '70, '80 era in voga il registro burocratico, il politichese di un certo partito ( es. "divergenze parallele) il linguaggio di stampo forbito - curiale insegnato a scuola( "eseguire i compiti").

Quello che era veramente atroce era il filosofese ( es. Sartre) ma usato anche dagli accademici universitari e il gergo della stampa della sinistra, più per certi tic verbali.
Certo giornalismo specialistico ne rispecchiava tali stilemi.

Oggi i grandi giornalisti, in verità non molti ma sufficienti e riconoscibili da chi frequenta i quotidiani, comprese pagine culturali, non si nascondono dietro termini fumosi e interminabili ridondanze per nascondere un povertà di idee, e quando usano un termine difficile non lo fanno per vezzo, ma perché identificativo di un certo concetto.
Inoltre sono abili ad adeguarsi ai loro lettori presunti medi di testata.
Non possono semplificare troppo, li offenderebbero.

I termini che citi li ho letti raramente, evidentemente le tue scelte sono diverse dalle mie. Comunque non tutti sono così desueti e fuori posto:

"metonimia" è una figura retorica che ogni lettore di poesia, se non poeta, dovrebbe conoscere.Es mi piace leggere "Gaspy" è una metonimia.

"Ermeneutica" lo trovi ora spesso in articoli culturali di argomento letterario, filosofico, religioso e spesso poetico, ci si abitua a considerarlo alla stregua di "interpretazione".

Così eziologia, apologia. Per gli altri hai ragione: devi scegliere meglio le tue letture. [SM=x142888]

[SM=x142870]




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