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Ultimo Aggiornamento: 03/01/2013 14:58
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La baita


Sulla porta Andrea le venne incontro. Subito corse via per andare a prendere due tazzine. Il caffè brontolava dentro la caffettiera. Le riempì.
"Come mai ti sei alzata così presto?"… "Hai dormito male?", domandò.
Lei annuì sorseggiando il caffè bollente.
Il gesto e le parole la riportarono al mondo delle cose consuete, in quello spazio divenuto ormai da settimane familiare. Attorno al grosso tavolo, seduta sulla panca, accarezzando la tazzina fra le mani, cominciò a leggere con le dita gli intarsi, le morbide venature, le eccentriche, i pozzi, le sorgenti del legno.
Andrea la osservava con lo stesso sguardo tenero e attento di sempre. Aveva finito di bere il suo caffè. Le prese le mani, le trattenne giocando con le sue dita. Non poteva sentire i battiti del suo cuore, mentre le portava alle labbra.
Accese la radio.
Si erano fatte le otto e il notiziario cominciò a consumare suoni e parole. Erano inquieti. Aspettavano notizie. Ascoltavano con una grande ansia. Nulla. Qualcuno sarebbe salito per metterli al corrente della situazione.
Erano riusciti a mettersi al sicuro e da due settimane vivevano lassù con le risorse di cibo, che in parte si erano portati quella notte. Notte tremenda. Ancora non riuscivano a dimenticare la fatica sostenuta mentre si arrampicavano per i torrenti, canaloni e sterpaglie. Non conoscendo quei luoghi, avevano rischiato di perdersi. Le gambe irrigidite, gli zaini pesanti, la fretta di raggiungere la baita li aveva stroncati. Alla vista del rifugio i loro corpi si erano lasciati andare al sonno. Lo sconforto era seguito al risveglio.
Ad Anna venne in mente la corsa di poco fa, le caviglie le facevano ancora male e il corpo non riusciva a fondersi con il tepore della stanza.
Al radio giornale seguì una canzone molto triste, che si insinuò in tutta la casa. Dopo aver sistemato lenzuola e coperte, Anna si avvicinò al camino e cominciò a rigirare la legna, seduta su uno sgabello di fibre. Il fuoco le accendeva il viso, le bruciava le gambe, fasciate dalla vestaglia. Sentì i fantasmi infantili attraversarla piacevolmente. Le succedeva quasi sempre davanti al fuoco. Venivano alla luce i ricordi di bambina: il padre con i braccianti sedeva attorno al grande camino della casa colonica e raccontava storie, incantate e terribili. La vita intera usciva dallo scrigno aperto di quelle favole. La paura e l'ansia, che esse suscitavano. li tenevano insieme. Per difendere la mente e il cuore, l'esperienza umana aveva racchiuso le guerre, gli eccidi, gli stupri, le paure, gli esodi, le lacrime dentro racconti terribili che turbavano ma facevano meno male. Da queste storie, filate dalla magia del narratore, si tessevano meraviglie, ricami e intarsi. Si stava con gli occhi sbarrati e il cuore palpitante. Le madri, le nonne, avendo paura per i piccoli li spingevano a letto, ma questi non volendo perdersi quello strano mondo immaginario, tornavano tra le sedie, in piedi e spesso nascosti dietro le tendine ad ascoltare quel canto di sirene. Quella comunità che condivideva le ansie, le gioie e i fantasmi dell'incanto, che la parola diffondeva, si stringeva in se stessa, si raccoglieva sicura nelle braccia del compagno, dell'ospite, del fratello, del vecchio!
Anna si guardò attorno ancora una volta, osservò le solide connessure del tetto e l'enorme trave che percorreva l'intero locale. Il legno splendeva al chiarore della fiamma. Quella trave non la impauriva come nei primi giorni, quando, stesa sull'enorme letto, le accadeva di sentirla scricchiolare e pesarle addosso. Ora la conosceva, sentiva di esserne protetta.
La stanza odorava di resina, il caminetto squadrato era il cuore della casa, era un rifugio: accogliente e sensuale. Le parve ancora, come un tempo, antico e tenero il senso dei gesti: raccogliere la legna dalla cesta ed alimentare il fuoco, allo stesso modo di come si scalda il cuore d'affetto, di sogni, di parole amichevoli mentre la mente, intorpidita, rimane stordita, ammutolita.
La baita era costituita da un unico locale, che si suddivideva in più piccoli spazi. Due armadi affiancati separavano la zona notte dal soggiorno, ampio, al centro del quale un grande tavolo di legno. Il piano era stato ottenuto da due larghi tavolati connessi alla meglio ma , levigato con cura, lasciava sulle dita piacevoli sensazioni. La cucina a legna era posta accanto al camino, grossa e nera appariva come un ammasso di ferraglia, aveva un boiler sul fianco e numerosi cerchi in ferro posti uno dentro l'altro, concentrici. Ormai sconnessi tra loro lasciavano vedere le lingue di fuoco che saltellavano.
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