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ONDA ANOMALA

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2012 09:33
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17/03/2012 09:33
 
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Era lì seduta, col capo chino sul tavolo della cucina. Era sola, ma anche quando ci fosse stato qualcuno in casa, sarebbe stata sola lo stesso.
Piangeva, e le lacrime bagnavano le maniche della camicia creando una macchia. Poteva essere sangue: ogni lacrima versata era una goccia di sangue che, anziché uscire dal cuore, usciva dagli occhi. Non si chiedeva più nulla, ormai le domande non avevano più ragione di esistere e non esistevano risposte. Solo dolore. E quello sfogo che la portava a non essere più, a non vivere più.
Negli anni passati aveva provato la disperazione, credendo di non poterne più uscire ed aggrappandosi come una naufraga ad ogni appiglio che trovava in quel mare di vita. E quel mare la portava ad essere onda anomala, a tratti calma e rassicurante, a tratti travolgente e distruttiva.
Eppure, quando era svenuta battendo dapprima il viso ed il corpo nella doccia e successivamente all’indietro, sul pavimento del bagno, non immaginava che la sua vita sarebbe cambiata così tanto, drasticamente e dolorosamente. I lividi se ne erano andati, così come i dolori provocati dalle cadute, ma le ferite interne… quelle no, non se ne erano andate e non c’era verso di curarle.
Quando pensava che tutto andasse bene, ecco che bastava un nonnulla per farla stare male, riversando il proprio malessere verso sé stessa e inveendo contro la cattiva sorte.
Quando stava bene, donava il suo bene a chi ne aveva bisogno. Quando stava male, era incapace di voler bene anche a sé stessa.
Anche Dio aveva la sua colpa: perché creare una ciambella senza buco? E di queste riflessioni si nutriva, trovando capro espiatorio e consolatorio a qualcosa più grande di lei.
Il tempo l’aveva aiutata, creandole una doppia personalità: l’altra “lei” appariva quando ce ne era bisogno, quando la disperazione la opprimeva, quando l’oblio che precede il sonno la colpiva, evitandole di cadere in quel baratro distruttivo. L’altra “lei” la riconduceva sulla retta via quando –naufraga- si aggrappava a falsi appigli che in realtà la facevano annegare ancor di più…
Si era sentita anormale e con mille difficoltà aveva accettato questa sua doppia versione. Incapace di darsi una spiegazione: come posso essere qui a piangere e contemporaneamente essere lì e guardarmi? Come posso annegare in questo mare e contemporaneamente aggrapparmi a questa mano tesa che mi appartiene e che mi salva? E mille altre domande la assillavano, raggruppate in un’unica frase: “Come posso amare la vita e non riuscire ad amare me stessa?”
Ma si sa, “coi come e coi perché non si va avanti”. E se avere una seconda lei poteva voler dire tornare a stare bene, allora doveva ritenersi fortunata. Forse era il caso di iniziare ad accettare ed accettarsi. E forse quella eccessiva sensibilità che alcune volte l’aveva messa in condizione di “vedere oltre”, non era debolezza.
Insomma, forse quella ciambella senza buco, Lui l’aveva fatta apposta e non per sbaglio.
E così ora ringraziava Dio, ogni giorno e con quel suo modo particolare di essere, non scervellandosi più per trovare risposte ad ogni costo. Ciò che prima era debolezza ora era forza, e con questa consapevolezza lo ringraziava per ogni anomalia donata, per ogni onda in quel mare di vita.




17/03/2012 g.c.




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