(riferimento a Follie di Brooklyn di P. Auster)
Aspetto a volte che il tempo mi raggiunga e mi superi
annoiato mi rinchiudo nel mio "hotel-esistenza"
a immaginarmi completo
aggiungendo gli altri strumenti dell'orchestra
suoni che non mi appartengono
suoni che solo io sento
resta della mia voce un rantolo sottile
un accordo stonato, l'idea sfiorata
Insisto che il tempo neanche mi sfiori
e che nella mia stanza,nel mio letto disfatto
abbia ancora i sogni interi
ma non posso condividere queste note
che sfuggono al pentagramma
del mondo di fuori
resta della canzone l'intuizione
una melodia spoglia, l'idea sfiorata
Nel mio "hotel-esistenza" mi rifugio
e ritorno in un loop isterico alle felicità acquisite
al ritmo del sogno
conosco le parole, le pause e le note
il pensiero assiste alla sua opera di sabbia
felice della sua precarietà eterna
da fuori neanche una corda vibra
si sente solo un cuore che palpita
per nulla.
ventriloquo del silenzio
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