Anima dolorosa

Anima dolorosa

Mai volasti leggera
trasportata dal vento fresco:
povera anima affannata,
mente divisa che più non torna,
sei rimasta appesantita
e persa nella bufera
delle voci che avevi dentro,
rabbiose fino all’ultimo muro
sfregiato dai tuoi ritagli infantili.

Ora nel letto d’ospedale stai,
donna presente ma lontana:
ravvolta nell’ultimo sole
d’agosto, schiacci coi piedi
la luna e sulla testa
una sterile corona di spine,
rigida e dolorosa come rana
nel pozzo, che nemmeno immagina
l’Oceano, ma solo conosce l’altezza
del cielo, ulteriore privazione.

Scusa la sincerità ma a me pare che a delimitare i versi ci sia l'esigenza di scrivere in colonna più che quella di cercare un ritmo poetico.

Il senso è molto sentito ed emozionante poiché apre una finestra a situazioni purtroppo ben avvertite ai giorni nostri.

Un applauso.

Giancarlo

---

Scusa la sincerità ma a me pare che a delimitare i versi ci sia l'esigenza di scrivere in colonna più che quella di cercare un ritmo poetico.

---

Concordo con Giancarlo solo in parte poiché ravviso questo "difettuccio" solo in certi passaggi, in particolare nella seconda strofa. Contenutistimente è davvero stupenda e densa di significato, ti rapisce letteralmente facendoti immergere in realtà che non sono delò tutto inventate.
Piaciute.



Laura.

> Giancarlo, non c'è nulla da scusare nella tua osservazione. Anzi, potresti spiegarmela meglio (magari con una mail privata). Sulla questione del ritmo (fondamentale per tutti noi) da tempo mi chiedo se, oltre a considerazioni metriche e formali (dove la forma è sostanza), non si debba anche riflettere sull'esistenza di un personale modo di "sentire" quel ritmo, una sorta di "orecchio" diverso per ciascuno. Non so, è solo un pensiero "a voce alta".

> Raggio di sole, grazie, Come hai intuito, la situazione che descrivo la conosco da anni e la poesia è nata ad agosto, di fronte a muri "sfregiati" da questa "anima dolorosa".

Ad entrambi, grazie per la vostra lettura!