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Su questo palco...

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2011 12:40
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12/04/2011 00:05
 
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Ogni uomo è vittima e complice della propria arte e dei propri pensieri, con essa si esalta e cade, come il re del suo personale teatro, l'artista di spicco che splende sulle scene fintanto che il trucco regge per poi sfumare, deteriorandosi su di un viso che si interroga perplesso sulle realtà celate da quel cerone riflesso su uno specchio ormai impietoso, ricordando e vivendo di quel ricordo dapprima ricercato e poi odiato, mentre intorno il bianco diventa grigio, il nero perde lucentezza e si rende opaco, mentre niente appare più come su quel palco.
E l'uomo in quel preciso istante decide il peso di quest' arte, di questi pensieri, decide il prezzo della sua anima.
Decide di abbandonare quelle scene, di ripulire quel viso e con esso le sue glorie, rinnegandosi e nascondendosi nella moltitudine di persone che prima di lui sono fuggite a quel castello di polvere e ruggine che una volta era un regno, osservando poi da lontano le rovine che si è lasciato dietro, che altri si sono lasciati dietro, confidando e ripetendosi di aver preso la scelta giusta, vivendo l'eterno rimorso di ciò che anche per un breve attimo è stato ma fuggendo all' idea di esserlo nuovamente, nascondendo impaurito cicatrici che un tempo erano medaglie, oppure decide di lasciarsi cadere nella desolazione che un palco vuoto lascia, beandosi negli echi di antichi applausi, ignorando l'uomo dietro al trucco di scena, diventando la sua arte e dimenticando la sua natura, diventando concetto e dispensando, nascosto da un sorriso dipinto, un monito a chiunque voglia per un attimo assistere a quello spettacolo: Niente è eterno, ma potete illudervi di questo. E l'illusione diventa parte di quell' arte, la esalta e concede a quell' uomo l'immortalità. Ma nessuno di questi uomini sceglierà una via giusta, nessuno di questi uomini vivrà altre glorie perchè ogni singolo istante di quelle vite si paragonerà a quel monologo finale in cui ogni spettatore li osservava in piedi su quel palco, forti e decisi, perfetti in quell' interpretazione che veniva seguita da uno scrosciante applauso e dai drappi rossi che scorrendo chiudevano la scena, dividendo l'artista dalla platea, interrompendo l'esibizione nel più glorioso dei finali, dandogli una breve anticipazione di quello che sarebbe stato e ricordandogli continuamente che nulla è eterno, che finiscono le glorie e terminano le opere, che solo le comparse sfuggono a quel dolore.
Qualunque tipo di uomo io sia, o qualunque tipo di uomo voi consideriate io possa essere quindi, permettetemi un consiglio: Siate comparse. Il protagonista non dura che il tempo della commedia.

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Ho trovato molto interessante il tema, ma di dfficile lettura, forse per i periodi troppo lunghi. [SM=x142922]


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Ciao Giovanna
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