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Abitudini

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2011 14:16
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Erano parecchi anni, ormai, che i coniugi Manfredi avevano preso quell’abitudine.
Ogni sera, imprevisti permettendo, si sedevano nel patio e Giacomo leggeva una storia, un racconto o, qualche volta, anche un romanzo, mentre Anna lo ascoltava appoggiata alla sua spalla.
Giacomo si impegnava molto nel recitare bene la parte dei vari personaggi e, spesso, risultava molto buffo nella sua allegra goffaggine e Anna, ogni volta, rideva chiudendo gli occhi.
Nonostante l’età avanzata che aveva cambiato tutta la sua persona, la sua risata non era mutata negli anni. Il tempo le aveva concesso questo grazioso dono di conservare la stessa risata che aveva da ragazzina.
Questo era, forse, il più importante dei motivi che spingeva Giacomo, ogni sera, a trasformarsi nei personaggi, a volte eroici, a volte comici, dei tanti libri della loro giovinezza.
Per un lungo periodo, dopo che la passione del matrimonio aveva lasciato spazio ad un sonnacchioso affetto e, dopo che i figli, come è solito per la loro specie, erano cresciuti e poi scomparsi, si erano sentiti distanti.
Alle volte il solo guardarsi li spingeva a fare pensieri che procuravano loro una sfumata tristezza, come la paura di non conoscersi in fondo, di non appartenersi.
Così un giorno, per gioco, davvero, Giacomo iniziò a leggere un buffo racconto ad alta voce e lei si sedette ad ascoltarlo.
In quella consuetudine avevano ritrovato l’infantile gioia della semplicità. L’incredibile ed essenziale stupirsi nello scoprire che si aspettava la sera per una cosa così piccola.
Una sera, dopo aver letto l’ultima riga, Giacomo alzò lo sguardo dal libro e guardò Anna che gli sorrideva con quella stessa aria da bambina che lo aveva fatto innamorare quasi cinquant’anni fa. A quel punto si tolse gli occhiali e le disse una sola frase.
- Se potessi, ti risposerei ogni giorno -
Lei lo prese per mano, alzandosi, e, posando la testa sul petto di lui, cominciò a ballare. Lenti, acciaccati dall’età e dai dolori di una lunga vita, ballarono piangendo silenziosamente.
E in quel momento fu come se fossero ancora giovani, come in quelle vecchie foto in bianco e nero che conservavano in salotto.
Lui l’avrebbe risposata ogni giorno, ma non si poteva e tutto c’era già stato e così tutto finì quella mattina che lei non si svegliò.
Giacomo si distese accanto a lei ancora una volta, posando la testa sui suoi capelli, assaporandone ancora l’odore.
La sera stessa del funerale, lui uscì di casa portando con sé una piccola sedia pieghevole.
Dopo essersi seduto di fronte la lapide, prese il libro e lo aprì nel punto in cui aveva lasciato l’orecchietta.
- Ti volevo finire di leggere questo racconto - disse.
- Mancano solo due pagine -
Come al solito si impegnò in quella recita che questa volta durò meno di cinque minuti. Solo allora, chiuso il libro, il vecchio si abbandonò alle lacrime che non si era ancora concesso, solo allora avvertì come reale e assurda quella mancanza.
- E’ molto bello - la voce di Anna era serena.
Giacomo si asciugò le lacrime con la manica della giacca.
- Sì, lo penso anch’io -
- Allora domani ne iniziamo un altro? -
Giacomo sospirò, nel freddo della sera il suo respiro formò una piccola nuvoletta.
- Sì.. -
- Allora a domani sera - disse Anna.
Giacomo si alzò e chiuse la sedia, poi si voltò e sorrise, stanco.
- A domani sera -
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19/01/2011 15:18
 
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E' una bellissima storia d'amore. Anch'io sono sposata da trentaquattro
anni, ho condiviso con il mio sposo una vita intensa, molto difficile ma con
attimi bellissimi. Siamo stanchi perchè soli con il figlio lontano.Quando riusciamo ad avere momenti di allegria dove mi diverto a mimare, a prenderlo in giro e lui lo lascia sempre fare: allora ricordo, per poco, cosa significa amarsi. [SM=x142870]
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20/01/2011 14:16
 
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Mi fa davvero piacere di esser riuscito a trasmettere qualcosa. Io, ovviamente, non ho la tua stessa esperienza, ma credo che l'amore non sia una macchina che va sempre a mille. Forse è bello anche per questo.
Grazie [SM=g27823]
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