La notizia.
Il “Datore” elimina 10 minuti di pausa. Sarà mica la fine del mondo.
Il Datore sposta il pranzo alla fine del turno. Di che ti lagni?
Il Datore vuole molto più orario di lavoro, che comunque paga. Vuole garantirsi lo straordinario nelle festività.
Tutto pagato, anzi le tasse sullo straordinario, per volere del governo, sono minori.
Così Il Datore facendo lavorare una volta e mezza gli operai, per ogni due operai ne risparmia un terzo e paga pure meno tasse.
Lui è un amministrativo, sa fare bene i conti, specialmente di quanto ci sta guadagnando sulle promesse. E’ riuscito perfino a lasciare fuori del cancello della fabbrica i sindacati in disaccordo ed imporre con la minaccia di spostare la fabbrica in altra nazione la sua volontà agli operai.
Bravo Il Datore! Ha l’ammirazione perfino del Governatore.
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Ma questa cosa io l’ho già vista a fine anni 60, quando, cioè, mi pagavo i libri per andare a scuola lavorando come operaio “stagionale” in catena di montaggio di una industria ben conosciuta.
Il Capo aveva proposto di fare la produzione facendo lavorare gli operai per 10 ore al giorno, compreso il sabato, invece di fare due turni di lavoro come previsto, risparmiando così sul costo di produzione.
Ebbe l’appoggio degli amministrativi e la promessa di una percentuale sul “risparmiato”.
La fatica che si fa 10 ore, senza riposo e senza interruzioni (a dire il vero allora almeno c’era una congrua interruzione per il pasto) è davvero eccessiva. Lo posso dire perché l’ho provata.
Io giovanotto con buona muscolatura, buona salute e che ha lavorato una “stagione” solo, ce l’ho fatta senza ammalarmi, ma sono stato l’eccezione.
Gli altri, con il tempo si fiaccavano nel fisico, specialmente le donne, e cadevano vittime di malattie, anche banali, che trascuravano per essere egualmente presenti alla catena di montaggio ed evitare di venire scartati alla seguente “stagione” o magari per non perdere un’assunzione a tempo indeterminato che gli avevano promesso se il periodo di prova andava bene (e con la famiglia da mantenere, a quei tempi, questo sarebbe stato terribile).
L'"epidemia" alla catena di montaggio dopo un mese era bella che incominciata. C'erano donne e uomini che svenivano interrompendo o rallentando la produzione fintanto non veniva trovati dei sostituti. Dopo due mesi c’era gente che nonostante la grande necessità di lavorare non si presentava sul posto e si ammalavano gravemente perché si erano trascurati o cercavano altro lavoro lontano da li.
Ricordo di un giovane, ma già sposato e con un figlio piccolo, che fu colpito da mal di denti ma, visto l’orario che si faceva, non faceva il tempo ad andare da un dentista e , visto l'aria che girava, chiedere un permesso era come licenziarsi. Venne a lavorare nonostante l’assesso estremamente visibile e doloroso. Il Capo lo vide ma non se ne importò. Io l’aiutai nei sui momenti di debolezza coprendo, per quanto possibile, il suo lavoro. Lo dovevo fare di nascosto dal capo perché altrimenti avrei compromesso sia lui come lavorante, sia il posto stesso se risultava che una persona poteva (sia pure provvisoriamente) asservirne a due posizioni contemporaneamente.
Alla fine svenne di brutto e dovettero portarlo all’ospedale d’urgenza.
Ebbene, nonostante le bestialità e le minacce del capo che voleva assolutamente la piena produzione, al secondo mese la produzione rallentò di brutto per la mancanza di personale e per l’incapacità di chi aveva comunque resistito di mantenere la velocità voluta. La produzione rallentò talmente tanto che non si riusciva fornire neppure il minimo previsto. Il capo perse il suo incentivo e fu ripristinata la turnazione e il ritorno a otto ore di lavoro senza sabato.
Ora vorrei solo che Il Datore di cui sopra che non vuole pagare i concordati primi tre giorni di malattia perché a lui paiono essere un incentivo all’assenteismo, stesse un solo mese alla catena di montaggio per capire quale idiozia sta proponendo o, quantomeno, poi restituisse quanto ora sta “guadagnando” presentando dei preventivi ed ottenendo dei consensi minacciando di lasciare a casa gli operai..
Giancarlo
[Modificato da Cobite 14/01/2011 14:17]
- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)