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In materia d'amore

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2011 16:34
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04/01/2011 15:16
 
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Mi rendo conto che, nel percorso che è la mia vita, non ho mai amato. Neanche durante una storia importantissima appena conclusa.Ho detto "Ti amo" tante volte, quello si. E tutte le volte l'ho sempre detto alla stessa persona.Però mi rendo conto solo ora che non ho mai amato, che tutti quei "Ti amo" erano fasulli (non proprio fasulli; più che altro lasciano il tempo che trovano).Questo periodo ho riflettuto veramente tanto. Questo periodo (metà agosto 2010 - data sconosciuta) è, forse, l'unica volta in vita mia che sento di amare.Precisando che un discorso incentrato sul capire cosa sia l'amore è già di natura particolarmente fallace, ho riflettuto parecchio ultimamente. Posso affermare con certezza che questo è il momento di picco del mio sentimento; di questo ne sono sicuro.



Ho capito che affermazioni come "ti lascio", "non stiamo più insieme" e simili, non significano assolutamente nulla.Le persone non si "lasciano" se continuano a parlare, continuano a salutarsi e a scherzare insieme. Le persone non si "lasciano" se "l'amore" è finito. Le persone non si lasciano se stanno bene insieme, aldilà del mero rapporto ragazzo-ragazza.Non ci si lascia, se si è creata la sintonia, se si sta bene insieme. Ho capito che l'amore è qualcosa che va oltre l'amore.Ho capito che, se mentre stavamo insieme la amavo, allora, in questo momento, non saprei descrivere con nessuna parola al mondo cosa provi per lei.Ora c'è qualcosa di più.



C'è la voglia di non rovinare un rapporto. C'è la voglia di continuare a stare insieme, a livello proprio personale, morale ed etico.L'amore non è l'andare insieme per mano, il baciarsi continuamente, il divertirsi a letto e cose varie. Per me l'amore è quel che succede dopo. Due persone che si "lasciano" e continuano a stare insieme, quello è amore. Perchè sai di aver seminato lungo tutto il rapporto e poi, alla fine, ne raccogli i frutti.Ho capito che l'amore si trova ad un livello ontologico, si trova quando si capisce l'essere della persona. In compenso, non scade nel livello etimologico di parole futili, quali "ti lascio".Ed è ormai da parecchio che mi domando: è forse questo l'amore tra due persone? il voler continuare a stare insieme contro qualsiasi pensiero, persone terze, parole e quant'altro?E' forse amore quel che provo adesso? il perdonare una persona che mi ha procurato un'enorme dolore e il voler abbracciarla in continuazione?



Allora, vedete come l'amore sia sempre stato sottovalutato? come un sentimento esistente solo quando due si sentono coppia? o è qualcosa di più?E' un qualcosa che non muore mai?



Capite, l'amore finisce nel momento in cui non ci si parla più, nel momento in cui l'altro non esiste.Ora, raggiunta questa consapevolezza, posso dire che se mai l'amore esista, io mi ci sono parecchio avvicinato.
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07/01/2011 10:22
 
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Interessante riflessione. [SM=x142891]

[SM=x142870]
Giancarlo
[Modificato da Cobite 07/01/2011 10:23]


...

- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.- (Cobite)
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12/01/2011 14:44
 
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Mi scuso se l'ho già riportato questo "passo" di Romeo e Giuletta, ma è talmente bello che vale la pena rileggerlo:
"L'amore è come una nuvola che si forma col vapore
dei sospiri: se la nuvola svanisce
l'amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti;
se s'addensa ai venti contrari può diventare
un mare che cresce con le lacrime dell'amante.
E che cos'è l'amore, se non una pazzia mite,
un'amarezza che soffoca, una dolcezza che dà sollievo?"

[SM=x142887]
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15/01/2011 16:34
 
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Realtà e chimere...
Il vivere un'amore è cosa spesso problematica o quantomeno conflittuale tanto per essere "realistici"... ci si confronta più che con l'altro/a con le proprie aspettative, le proprie chimere... quel che può spiazzarci è il non trovare riscontro tangibile ai nostri castelli mentali che non sempre combinano con la realtà dei fatti... in ultimo si vive di compromessi o accomodamenti che si ritengono accettabili quando si coabita con un minimo di serenità e di adattamento alle circostanze... una sorta di rispetto per le abitudini, del sesso accettabile, un minimo di libertà reciproca sempre che in tutto questo vi sia un certo agio economico che non intervenga ad inacidire gli animi...
Il quadro non è esaltante lo so... ma la dimostrazione di quanto dico sta nel sempre crescente numero di divorzi o di mancati matrimoni in funzione di una sempre crescente precariatà dei rapporti basati sulla convivialità...
I figli fino a pochi anni fa facevano da collante tra i cocci di un vaso infranto dall'interno... oggi neanche più loro riescono a determinare una unione tra parteners delusi...
Ciò non vuol significare che non esistano più coppie esenti da tali problematiche... ma certo la percentuale è inferiore più di quanto si possa pensare tanto che spesso un matrimonio ben riuscito e durevole viene preso come esempio sul quale riflettere.

Un saluto da Sato
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