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Angeli senza nome

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2010 20:54
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“ Dopo una dura giornata di lavoro voglio proprio dedicare un po' di tempo

alla preghiera”
aveva pensato padre Cirillo, dopo essere stato tutto il giorno nell'orto del convento, a
curare le sue pianticelle, sotto il caldo sole della primavera inoltrata. Mentre
coltivava la terra, però non aveva mai smesso di pregare e di pensare ai bambini
dell'oratorio ai quali era molto affezionato e che lo riempivano di mille domande, a
volte le più strane, ogni volta che si ritrovavano insieme a lui.
Aveva fatto una corsa per dare una ripulita alla sua celletta,
smesso il saio da lavoro aveva indossato quello pulito
e prima dei vespri voleva stare un po' da solo in preghiera
davanti al tabernacolo.. Dopo avrebbe condiviso tutti i suoi pensieri con i confratelli,
ma ora voleva godersi un momento di pace.
Entrando nella piccola chiesetta del '300 adornata solamente da qualche vecchio
affresco e poche immagini di santi, ma che emanava una certa spiritualità, si poteva
sentire la presenza di quel piccolo uomo che tanti secoli prima aveva soggiornato in
quell'eremo, che là era stato curato e che là, aveva sparso per il mondo la sua fede e il
suo amore per Gesù. Quel piccolo uomo di nome Francesco, aveva lasciato in quel
luogo più che un semplice ricordo del suo passaggio: aveva lasciato la sua presenza!
La luce delle candele, l'odore acre del fumo dei ceri, i vecchi banchi consunti, tutto
dava a quel luogo un' atmosfera d'altri tempi, tutto ciò permetteva di crearsi un
piccolo rifugio dove rimanere soli con se stessi, ascoltando solamente il suono del
proprio respiro intervallato alla lettura dei salmi.
Non erano passati nemmeno dieci minuti che forse per stanchezza dopo la faticosa
giornata e per il silenzio di quel luogo, padre Cirillo si assopi'…
Entrò in un mondo tutto suo, fatto di suoni dolcissimi di caldi colori e di profumi...
per un momento pensò, avvolto da questo torpore: “ Sono finalmente in Paradiso,
grazie Signore perché mi vuoi bene“ .
All'improvviso un gran trambusto lo destò; era come se in quella piccola chiesa
fossero arrivate centinaia di persone, come se tutto il paese si fosse riversato là dentro
per qualche inspiegabile evento; senza aprire gli occhi tolse gli occhiali e si strofinò il
naso.. poi... quando riusci' a mettere a fuoco, per un istante non vide nulla e gli
sembrò di aver sognato..,ma un attimo dopo ecco davanti ai suoi occhi.. una gran
luce, bambini che correvano avanti e indietro per la chiesa, ridendo e giocando come
se quel luogo sacro fosse diventato un parco giochi, senza preoccuparsi di chi, nella
chiesetta, era intento a pregare; non c'era nessuno oltre a lui e tutti quei bimbi.
La cosa però che lo stupi' e lo fece sobbalzare, non fu vedere i bambini intenti nei
loro giochi, ma qualcosa di strano, di inspiegabile, qualcosa che andava al di là di
ogni umana ragione. Vide angeli librarsi sulla volta della chiesa, cherubini svolazzare
attorno all'altare, li sentì cantare: un canto celestiale che mai le sue orecchie avevano
udito, che non ricordava mai aver sentito nemmeno nei sogni.
Gli sembrava strano tutto quello che stava accadendo attorno e pensò che forse stava
sognando: allora provò a sbattere le palpebre, dicendosi “ Adesso mi sveglio e finirà


tutto, non mi pare che tutto questo sia vero!“. Ma non fu cosi perché sbattere gli occhi
non servì a niente, continuava a vedere e continuava a sentire. Spaventato cercò di
rialzarsi dal banco dove sedeva, ma non ci riuscì: era bloccato da qualcosa che lo
teneva come inchiodato e che non gli permetteva di andare.
Mentre cercava di riflettere, di capire, di ragionare su quanto stava accadendo, un
bambino, così piccolo che neanche Padre Cirillo credeva potesse esistere, gli si
avvicinò e con voce dolcissima, quasi impercettibile, lo salutò.- “ Ciao Cirillo, non ti
spaventare “ - gli disse quel batuffolo, e continuò - “ tutto questo è vero, non stai
sognando! Dio ha voluto farti un regalo, sa quanto ami i bambini e quanto fai per
loro..ed ha voluto mostrarti tutto questo.” Gli si sedette accanto, gli prese la mano e
comincio' a descrivergli tutti coloro che lo circondavano. “ Vedi” - gli disse, - “
quelli laggiù sono cherubini, guarda come stanno accanto al tabernacolo, loro stanno
dove c'è Gesù, Gli sono sempre vicini! Quelli lassù invece sono gli Angeli Custodi,
vanno in giro per il mondo proteggendo le persone, e anche se invisibili, ci sono
sempre, sono sempre presenti. Pregano molto per coloro che proteggono, sperando
che non commettano peccati, e che seguano il Signore.” E continuò così descrivendo
ogni cosa in ogni loro particolare, Angeli, Cherubini, Santi, tutti cantavano e
pregavano... Ad un certo punto Padre Cirillo domandò al bambino “ E tutti questi
bambini che giocano, cantano e ballano, chi sono? Da dove vengono? “ E il piccolo,
con un sorriso che aveva di divino, così candido e puro, gli rispose: “ Ma come non lo
sai? Credevo l'avessi capito. Tu ami i bambini e fai molto per loro e le loro famiglie..
quei bambini ed io stesso siamo Bambini mai nati, Siamo Aborti.. Le nostre mamme
non ci hanno voluto, vuoi per paura, per difficoltà, perché troppo giovani, e allora
hanno deciso, o qualcuno ha deciso per loro, che noi non saremmo mai dovuti
nascere. Allora Dio ci ha accolto tra le sue braccia, ci ama e non ci abbandona mai.
L'unica cosa che ci manca, o meglio che manca a molti di noi è un nome. Tutti i
bambini della terra, quelli che nascono hanno un nome . Io almeno e molti di noi, no!
Le nostre mamme non ce l' hanno dato..” - Padre Cirillo a queste parole rimase
sbigottito, non sapeva che pensare, si sentiva stordito, confuso.. Ma il piccolo lo
rincuorò, lo rassicurò e continuò a dirgli. “ Sai la mia mamma lavorava quando
rimase incinta di me, aveva già un bambino ed ebbe paura di perdere il lavoro.. così
decise di non farmi nascere... Ma un giorno, dopo tanti anni entrò in chiesa e di fronte
a Gesù Bambino si ricordò di me e pianse tanto da non riuscire a consolarsi in nessun
modo.. Il Sacerdote le si avvicinò, le chiese perché fosse così disperata e lei gli
raccontò di me. Quel bravo sacerdote allora le disse che Dio l'aveva già perdonata e
che anche lei avrebbe dovuto farlo con se stessa, cosi chiese perdono e poi si
confessò. Infine quel sacerdote le disse: “Quando vai a casa, metti un vasetto di fiori
vicino ad un Crocifisso, dì una preghiera e dai il nome al tuo bambino mai nato.. “
Stupita la mamma pensava di non aver capito e domandò al sacerdote - “Un nome?
Sei sicuro che basti questo per ottenere il perdono? “. E il sacerdote ribadì che Dio
l'aveva già fatto, ed ora toccava a lei. Il bambino continuò a parlare e disse: “ Cosi la
mia mamma andò a casa e fece quanto le era stato chiesto. Dopo aver messo dei fiori
vicino al crocifisso chiamò il mio papà, il mio fratellino che era già grandicello,
insieme recitarono una preghiera ed infine mi diedero il nome! Ecco io mi chiamo
Salvatore, perché la mia mamma ha capito che Dio l'aveva perdonata e io ero sempre


vicino a Lui. Ora la mamma va tutte le domeniche in chiesa, e prega sempre per me...
Non ha una mia foto, però le basta quel mazzolino di fiori che ogni giorno mette
davanti al Signore per ricordarsi di me. Adesso aspetta un altro bambino ed è molto
felice, dice che sarà una femminuccia e la chiamerà Maria, come la mamma di Gesù.”
Padre Cirillo non poteva credere a ciò che aveva appena sentito, o meglio non
immaginava mai che Dio avesse potuto fargli un dono così grande, mostrargli quanto
è immenso il suo amore per tutti gli uomini del mondo. Salvatore continuò a
raccontargli le meraviglie di Dio, rimase ancora un po' con lui e poi salutandolo con
una carezza gli disse, : “Porta questa esperienza a tante altre mamme che pensano di
non far nascere i loro bambini e, se è troppo tardi, dì loro di dare un nome ai loro
Angeli non nati, e che Dio le perdona sempre... “ Cosi Cirillo in un istante, come
all'inizio si era trovato circondato da angeli, bimbi e musica celestiale, si ritrovò in un
silenzio irreale, solo, con il cuore gonfio d'amore e gli occhi pieni di lacrime per la
meravigliosa giornata che Dio, nella sua infinita misericordia, gli aveva fatto vivere.
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Gran bel testo Giovanni [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]


...

La mente è come un paracadute, funziona soltanto se si apre.
A. Einstein
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