Avremmo dovuto scrivere una storia a quattro mani, avremmo dovuto fare un figlio e abitare il cascinale, avremmo dovuto rifuggire da ciò che è stato, fare quel viaggio, ci avrebbe cambiato la vita.
Adesso è tardi. Troppi treni sono ormai passati su quei binari tirati a lucido da tutte quelle piogge cadute dagli occhi nei gelidi inverni e nelle torride estati.
Nessuno è stato preso. Dalla banchina li abbiamo visti passare, l'incedere lento dei vagoni, le carrozze spalancate, invitanti. Ci siamo alzati, ci siamo avvicinati, abbiamo scrutato l'orizzonte e incerti abbiamo deciso di aspettare il prossimo convoglio.
L'ultimo non ha atteso molto, mi sono precipitata, i piedi sul predellino consunto, nelle mani i miei sogni.
Ce l'avevo fatta.
Correndo a perdifiato per gli scompartimenti ovunque potevo sentire il tuo odore, ma i sedili in pelle erano intatti, nessuna piega, nessun oggetto dimenticato da chissà quale pendolare, nient'altro che le tende gonfiate dal vento e la corsa a perdifiato della mia anima tra le pareti del mio Io.
Quando ti ho visto immobile e lontano sulla banchina che diveniva sempre più un puntino, la giacca a vento nera e i calzoni color sabbia, scuro in volto, gli occhi vacui, ho scavato una voragine con le mie stesse dita troppo piccole e mi sono lasciata risucchiare.
Il tempo non è di tutti non è vero?
Il tempo non è mio amico ma nemico.
Non lenisce le ferite, dura poco, incede con il suo famelico passo e mi sta alle calcagna.
Il tempo per l'amore l'abbiamo mai avuto?
Raccontami la storia di o quando con le dita carezzi il mio profilo, quando ti soffermi sulla bocca e ne disegni un bacio. Negato.
Eppure avida ricerco le tue strette labbra che sfuggono e si negano ancora una volta fino alla morte.
Impavido alla mia femminilità sublime, ai giochi che in un tempo nemmeno troppo remoto preferivi e alle lusinghe del mio desiderio.
Abbracciami.
Agognavi i miei abbracci amie e adesso che sono abbracci impazziti d'amore li allontani?
Oh amie bramo ogni singola particella del tuo corpo e ogni singolo pensiero della tua mente.
E tu, amie?
Mentre siamo su questa scomoda sedia accanto alla finestra che inonda luce sul mio corpo decido di donare un pò d'ombra al mio pallore, non sono più sicura di piacerti, temo i confronti e ho paura di uscirne perdente.
Sono l'eterna sconfitta non è forse vero?