(Carmela Cioffi & Renato Fedi)
Staziono muta e salda
coi due piedi ben stretti
piantati sulla stessa mattonella
a riprova schiacciante
d’una stabilità precostituita
in un dato confine
Mi appoggio attonito
all’incostanti pieghe
d’un vento che mi scuote
le mani a far da ancora
le vesti a parabrezza
controcorrente spinto
Ma l’indomita mente
lungi dall’apparente nuovo conio
si stacca dalla roccia
nuota a ritroso e cerca
il bandolo perduto...
Stretto da note costrizioni
fendo l’aria che avanza
sospeso tra le evanescenze
con fronte pronta ai colpi
vedo aprirsi il cielo tra le nubi
La stanza degli unguenti
mi riporta al tuo sguardo
alieno al mio raccogliere
Dell’ultimo percorso
cerco nei miei cassetti
qualcosa da raccogliere
Non stacco ancora i piedi
ma le mie dita corrono
nella palestra grigia
sul mostro...
dai martelli alfanumerici
Continuo ad appoggiarmi
ma non trovo più le pieghe
il vento ora mi frusta
e volo via perduto
tra inutili incertezze
[Modificato da debona 05/05/2010 22:40]
La mente è come un paracadute, funziona soltanto se si apre.
A. Einstein